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Autore: MAFU    21/12/2016    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 31

 
“Senti, e se ricoprissimo la tua coda di coralli?” “Oh sì, geniale. Così sarebbe molto più carina… Ma non invisibile.” Lamia guardò esasperata Rin, che stava di nuovo sfoggiando la sua imbecillità. “Andiamo, ci sarà qualcosa in questa cavolo di grotta per coprirti!” mentre lui e la succube rovistavano tra le alghe, Yukio si era chinato accanto a Shiemi per controllare le sue condizioni di salute. Respirava normalmente ma non aveva ancora aperto gli occhi. Questo per il momento era a loro vantaggio ma dovevano trovare un sostituto del pareo di Lamia prima che anche la poveretta priva di sensi diventasse un ulteriore testimone scomodo. “Yukio, come sta Shiemi?” “Bene.” Rispose secco. Il professorino non era ancora riuscito a scollarsi di dosso il nervoso di poco prima e stava cercando di concentrarsi su altro per non esplodere. Il bacio di Lamia gli era servito a tornare in forze ma non era di certo più sereno. Le nuove informazioni che ora erano a disposizione di Rin lo minacciavano come una pistola puntata alle tempie. Altri problemi a cui pensare. “Lamia, qui c’è un biglietto per te.” Rin d’un tratto si trovò per le mani un pezzetto di carta decorato con la calligrafia da scuole elementari di Mephisto. La donna guardò l’affarino capendo tutto all’istante. “Pizzetto io ti uccido.” Sibilò tra i denti strappandoglielo di mano. “Che razza di… Ma insomma… Non è assurdo averlo trovato su un’isola deserta!?” Rin continuò a rimuginare sulla busta come se stesse cercando di risolvere una complicata equazione matematica. Ma Lamia subito dopo aver letto il messaggio, accartocciò il biglietto con violenza e sbattendolo via girò i tacchi stizzita guardandosi freneticamente intorno. “Eh? Che c’era scritto?” “Non ho parole!” l’urlo della succube echeggiò per tutta la grotta e la donna riemerse con un nuovo pareo avvolto in vita, diverso però da quello che aveva prima. “Che tempismo di merda.” Digrignò i denti con le mani sui fianchi guardando parecchio infastidita il lungo velo volteggiarle attorno le gambe. Rin spalancò la bocca squadrando il nuovo indumento apparso dal nulla. “E quello dove lo hai trovato!?” Yukio sentendo strillare il fratello si voltò verso Lamia e vedendola con addosso quel pezzo di stoffa variopinto sgranò gli occhi esterrefatto. Sarebbe bastato averlo mezz’ora prima per evitare il macello. “Non. Fate. Domande.” Lamia scandì parola per parola cacciando indietro l’ira funesta nei confronti di Mephisto. Mordendosi un labbro si rese conto che molto probabilmente era tutto un suo piano. Ma perché proprio Rin? “Ragazzi…” Shiemi riaprì lentamente gli occhi tossicchiando un po’ d’acqua. “Shiemi!” Rin rivolse a lei le sue attenzioni precipitandosi al suo capezzale. Yukio si scostò standogli alla larga aiutando però la compagna a mettersi seduta. “Grazie al cielo… Stai bene?” “Sì… Grazie Yuki…” la ragazza un po’ intontita si toccò i capelli bagnati un po’ timorosa. Lamia alzò un sopracciglio osservando i ragazzi aiutarla ad alzarsi in piedi e non disse nulla. Yukio buttando per caso l’occhio in sua direzione si sentì fulminare ma non era dell’umore per poterle dare corda. Il ragazzo ora non era solo in collera con lei ma a poco a poco lo era anche sempre di più con suo fratello che li aveva fatti cacciare nei pasticci. Il montare di pensieri sempre più negativi lo fece scattare a debita distanza a pugni stretti. Shiemi lo guardò confusa, mentre Rin invece era intento a rivolgerle un sorriso da idiota, “Meno male che hai scelto questo momento per svegliarti!” si grattò la testa ridacchiando sotto lo sguardo stranito dell’amica, voltatasi verso di lui attonita. Al che, Yukio girandosi come una furia lo guardò come se gli avesse appena ucciso la famiglia. L’altro accorgendosi di cosa aveva appena detto, saltò sull’attenti col cuore che gli martellava nel petto. Lamia trattenne il fiato roteando gli occhi all’indietro. “Ci risiamo…” pensò esasperata. “Yukio io non…” balbettò Rin vedendoselo piombare addosso. “Ragazzi?” Shiemi guardò i due senza parole capendoci sempre di meno mentre Lamia pensando di intromettersi, vedendo che però nessuna pistola era stata sfoderata, optò per il restare in disparte. Yukio non avrebbe mai fatto mosse avventate davanti a quella sprovveduta di Moriyama e lei ne era quasi certa avendo intuito la sua personalità. Il ragazzo afferrò il gemello per il giubbotto di salvataggio strattonandolo molto vicino al suo grugno furibondo, “Cuciti quel forno.” Gli sibilò in un mezzo ringhio mollando quasi subito la presa. “E chiedi scusa a Shiemi per averla trascinata qui.” Aggiunse guardando la ragazza deviando il discorso. “Eh? N…Non deve! Sono stata io a seguirlo!” saltò su la bionda agitando le mani. “Piuttosto… Dove siamo?” domandò guardandosi intorno. “Ecco…” Gli Okumura si ricomposero ma il minore fulminando il maggiore che stava per rispondere, lo obbligò al silenzio. Lamia li guardò scossando il capo lievemente e pensò a sua sorella. Sentiva già il dolore delle mazzate che avrebbe ricevuto. “Siamo in una grotta poco distante dalla spiaggia.” Yukio fu l’unico a prendersi il lusso di spiccicare parola. Aveva preso ufficialmente le redini del comando. Il fratello lo guardò in silenzio con un’espressione di velato sconforto. “Abbiamo ricevuto l’ordine di cercare il santuario del dio del mare che protegge queste acque.” “Il Dio di queste acque?” domandò Shiemi innocentemente, “Sì, un Wadatsumi…” “Oh… capito…” la ragazza fu distratta da qualcosa alle sue spalle. “Ditemi… è possibile che sia lui?” una sagoma scura comparve dietro di lei e un gigantesco Sea Monk fece capolino dall’ombra. I ragazzi sussultarono alla vista di quell’enorme ammasso di alghe e coralli e in un primo momento, Rin prese in mano il fodero della sua spada preparandosi all’attacco. “Shiemi, allontanati, è pericoloso!” strillò il giovane ma lei non sembrava per niente turbata. Lamia si era precipitata a una decina di metri di distanza reggendo saldamente il suo nuovo pareo evitando ogni possibile scontro. “No! Aspettate! Non è pericoloso!” disse Shiemi tutta agitata e il piccolo Green man che era solita evocare nelle situazioni critiche, le comparve su una spalla. “Lui è parente di Nii-chan! Dice che è stato lui a salvarci!” disse tutta contenta guardando i compagni. “Quel coso è stato nascosto qui dentro tutto questo tempo e non l’abbiamo visto!?” si lasciò sfuggire Lamia sconcertata. “Ma certo… Un Sea Monk…” Yukio guardò la creatura annuendo, seppur alquanto meravigliato. “Sono in grado di produrre coralli dal nulla… Ora si spiega quella bizzarra stradina in mezzo al mare…” commentò grattandosi il mento. Rin lo guardò mordendosi la lingua per stare zitto e non dire scemenze. D’un tratto, il grosso demone girò i tacchi flemmatico imbucando di nuovo il cunicolo da cui era venuto. “Eh? Dove vai?” Shiemi prese a seguirlo allarmata, “Dice di seguirlo.” Rin si concesse di aprire bocca solo per tradurre i pensieri della bestia, Yukio e Lamia guardandosi di sottecchi senza nemmeno farlo apposta, partirono al suo inseguimento. Lentamente giunsero a un secondo atrio della cava molto ampio e arioso. “Guardate, qua la grotta si allarga!” strillò Shiemi ora tutta pimpante. Non sembrava nemmeno che avesse rischiato di affogare. La succube non poté che sospirare seccata da tutta quell’energia inopportuna. Faticava a sopportare la sua presenza superflua. Era già stanca di stare là sotto, specialmente ora con Yukio di quell’umore nero. Il ragazzo non la degnava più nemmeno di uno sguardo, concentrato com’era su se stesso. Teneva poi d’occhio Rin come se ne andasse della sua stessa vita. “Oh.” Shiemi ad un certo punto arrestò il passo spalancando la bocca davanti all’inaspettato. “Una balena?” rimase di sasso scrutando l’immensa creatura cornuta. Non era un cetaceo comune, sembrava persino che le sue pinne fossero in realtà veri e propri arti ma era infossata in un acquitrino stagnante non molto profondo per la sua stazza. “Il Wadatsumi.” Annunciò Yukio senza spirito. Non si capiva se era contento o meno di averlo trovato. Rin squadrò la bestia con una faccia attonita mentre Lamia incrociando le braccia non sembrava per nulla impressionata. “Ne ho visti di più grandi.” Sbuffò per poi venir fulminata dal professore. La donna roteò gli occhi facendo cenno a quella scema di Shiemi che non la stava minimamente ascoltando. “Rilassati, signorino…” mormorò alzando un sopracciglio, ma il ragazzo non dette cenno di cedimento. Nel silenzio tombale, la gigantesca balena sembrò emanare un lamento sommesso e lentamente socchiuse gli occhi fino ad allora rimasti serrati. Lo avevano disturbato. “Ma allora è vivo!” Rin spalancò la bocca indietreggiando. “Certo che sono vivo. Mi chiamo Amatsumihiko… Sono stato io a condurvi qui.” Il dio aprì bocca parlando perfettamente la loro lingua. I ragazzi sbalorditi, ammutolirono all’istante. “Percepisco un grande potere… E desidero che colui che è in grado di usarlo protegga questo specchio d’acqua al mio posto…” continuò a parlare con una voce così spettrale e profonda da far vibrare i loro diaframmi, “Il mio corpo è diventato ormai vecchio e debole… Ho bisogno che qualcuno mi dia il cambio per poter liberare il mio mare da quella bestia immonda… Anche se dubito di avere ancora abbastanza forza.”. Shiemi guardò gli Okumura un po’ spaesata e Rin guardando il fratello si indicò la punta del naso un po’ dubbioso. Yukio però estrasse in silenzio il suo cellulare e mandò un messaggio a Shura come richiestogli. Come professore era tenuto a farlo, e per adempiere al suo incarico accantonò in un angolo in suo stato d’animo.
Intanto Shura sulla spiaggia aveva ricevuto la mail. Finito di leggerne il contenuto non perse tempo e telefonò per prima al ragazzo. “Oi. Avevo detto di chiamarmi.” Disse seccata non appena lui sollevò la cornetta. Dall’altro capo del telefono però non giunse che un breve lamento. “Sì.” Fu poi tutto quello che riuscì a dire Yukio mormorando. Dissimulò il più possibile ciò che stava pensando, ormai sicuro del fatto che Rin avrebbe tenuto la bocca cucita. “E per inciso, non si butta giù il telefono in faccia alle signore!” gli strilli di Shura arrivarono fino alle orecchie di Mephisto, rimasto davanti alla passerella di spalle. Alzando un sopracciglio guardò la donna agitarsi in lontananza e si mise ad origliare senza alcun pudore. “Semplice. Dovete fargli delle offerte.” La professoressa Kirigakure rispose alle domande di Yukio recuperando un po’ di calma, “Poi dovrete anche recitare le formule adatte per celebrarlo. In questo modo diverrà abbastanza potente da abbattere il Kraken.” Si lasciò sfuggire un sorrisetto. “Ottimo lavoro. Mh… Sì, ovvio. Vi manderò tutto l’occorrente.” Continuò a parlare rivolgendosi all’isolotto in lontananza. “Bene.” Disse a se stessa chiudendo la telefonata con un breve sospiro. “E bravi i miei bambini…” Mephisto sogghignò distogliendo lo sguardo da Shura incrociando le braccia soddisfatto. Pensando poi ad altro, si grattò il mento scrutando l’orizzonte con un mezzo sorriso. “Coraggio… quand’è che comincia il vero spettacolo?” mormorò tra sé e sé. Lilith non gli staccava gli occhi di dosso. “Lilith, non serve che tu stia così in ansia.” Ryuji provò a distrarla fallendo miseramente. Ovviamente non aveva capito cosa o chi stesse fissando così incessantemente. “Lilith?” la chiamò Koneko dando manforte al compagno. “Sembra che abbiano trovato la soluzione per sbarazzarci del Kraken… Presto saranno tutti di nuovo qui e anche tua sorella.” Aggiunse logico e razionale. “Koneko ha ragione, possiamo considerarli gli eroi di questa follia.” Fece spallucce Shima abbandonandosi all’indietro coi gomiti poggiati sui gradini. La ragazzina li guardò titubante. Non poteva fare a meno che sentire lo stesso puzza di bruciato. Ad un certo punto però, si alzò in piedi andando a prendere gli avanzi della cena. “Vado a buttare via questi.” Disse senza entusiasmo guardando i ragazzi di sfuggita. “Oh… Ok, grazie…” Renzou la osservò prendere su e andarsene con in mano la pila di piatti sporchi. “Almeno fa qualcosa per distrarsi…” “Già, cominciavo a preoccuparmi.” Gli rispose Ryuji arricciando il naso. Izumo lo trafisse con un’occhiataccia immotivata facendolo innervosire di nuovo. Lilith passò dietro a Mephisto cercando di attirare la sua attenzione ma non volendolo dare troppo a vedere, si limitò a tossicchiare avanzando verso il bidone dell’immondizia dietro il chiosco del bar. Si sentì osservata e andando effettivamente a buttare la spazzatura, seppur sentendosi oltremodo umiliata, quando tornò indietro notò con soddisfazione che l’uomo la guardava avvicinarsi di sottecchi. La ragazza fermandosi in un punto ceco ai ragazzi, gli fece allora un cenno distratto di avvicinarsi e lui con nonchalance, scivolò verso di lei quatto quatto. “Mi dica, madame.” Sibilò guardando il mare, “Tu sai qualcosa, non è così?” “Oh! So molte cose!” squittì Mephisto portandosi una mano al petto buttando l’occhio verso la ragazza, “Che sta succedendo su quell’isola?” mormorò Lilith guardandolo storto, “Lo scoprirai presto, anzi… prestissimo.” Lui le fece l’occhiolino sogghignando raggiante.
Nella grotta, Rin era alle prese con tonnellate e tonnellate di pesce fresco da cucinare e donare al dio del mare. Aveva per le mani due enormi wok che ardevano sulla fiamma viva di un falò e il profumo era talmente invitante che anche altri demoni marini erano accorsi alla baia nella speranza di rimediare un boccone. “Wow… Certo che Rin è proprio bravo a cucinare…” Shiemi lo osservava armeggiare con le padelle piena di ammirazione. Lei e Lamia si erano sedute vicino la riva, sotto il promontorio su cui il cuoco stava lavorando. Yukio un po’ più in disparte aveva sentito il commento di Shiemi senza però aver voluto ribattere. Si guardava intorno con circospezione a braccia conserte, appoggiato alla parete rocciosa. “Sentite che odorino…” la ragazza chiuse gli occhi in estasi. “Che schifo.” Schioccò la lingua Lamia tornando ad osservare l’acqua cristallina. Shiemi allora presa in contro piede, le rivolse un’occhiata un po’ delusa. La succube con le ginocchia strette al petto non aggiunse altro divenendo pensierosa. “Ah! Attenzione!” d’un tratto Shiemi prese a trillare scansando un lungo demone gambero peloso che stava per travolgerla dalla foga di salire sullo sperone di roccia da cui proveniva il profumino. “Stai attenta.” L’ammonì severo Yukio da lontano. Lamia, voltatasi di scatto, guardò la compagna agitarsi per il rimprovero ma il suo sguardo fu attirato da qualcosa di rosso scintillante che era caduto dal dorso del demone. “Oh! Non ci credo!” spalancò la bocca piena di stupore strisciando a carponi verso l’oggetto misterioso. “Rieccovi qui!” strillò tirando fuori da una pozzanghera di acqua salmastra e melma il suo tanto amato paio di occhiali perduto. “Ah! Ma quelli sono i tuoi occhiali!” li additò Shiemi sconvolta, “Mi accorgo solo ora che non li stavi indossando…” aggiunse picchiandosi la fronte dandosi da sola della scema. Lamia però era troppo contenta per farle caso. Yukio sgranò impercettibilmente gli occhi osservandola inforcarsi le sue specialissime lenti tutta contenta. “Sìì!” la donna si lasciò scappare uno squittio di pura gioia. “Oh… Ci tenevi davvero tanto eh?” Shiemi, fattasi seria la guardò con gli occhi di un bambino. “Già… Non puoi immaginare.” “Come mai?” Storia lunga. Affari miei.” Tagliò corto Lamia tornando a trattarla male come sempre. La ragazza strinse le labbra un po’ risentita e in silenzio rivolse lo sguardo altrove. “Vado ad aiutare Rin…” disse infine alzandosi e andando per la sua strada. Yukio, guardando Shiemi imboccare la salita, ne approfittò per avvicinarsi con cautela a Lamia, rimasta sola in mezzo ai coralli. “Sei strana.” Disse appoggiandosi al promontorio con la schiena. “Ma guarda un po’ chi è tornato a rivolgermi la parola.” Osservò sarcastica la donna guardandolo con la coda dell’occhio. “Se vuoi torno a ignorarti.” “No.” La sua risposta fulminea lo lasciò di stucco. “In ogni caso, anche se ti parlo non vuol dire che non ce l’abbia più con te.” “Perché allora mi sei venuto a parlare?” “Ero solo curioso di sapere perché tenessi ai tuoi occhiali più che alla tua stessa vita.” Nessuna risposta. “Te lo dirò solo se prometti che smetterai di guardarmi come se fossi un mostro.” Disse Lamia dopo un breve silenzio, ma Yukio stette zitto. “Chi tace acconsente.” La donna fece spallucce rivolgendosi alla baia scintillante. “La prima volta che salii ad Assiah li vidi in una vetrina.” Guardò distratta il Wadatsumi cibarsi tentando però di ricordare quelle immagini ormai sbiadite dal tempo. “Ti parlo di duecento o trecento anni fa ormai…” Yukio la ascoltava in silenzio, tornato a serrare la bocca nervoso, “All’epoca ero ancora una succube incompleta, dall’aspetto quindi di una ragazzina. Ne rimasi affascinata.” “Stiamo sempre parlando di un paio di… occhiali?” “Sì.”. Lamia si lasciò sfuggire un sospiro, “Che vuoi che ti dica? Sono aggeggi bizzarri, non li vedi spesso a Gehenna, anzi… Mai.” La donna si levò un attimo la montatura per studiarla con attenzione, “Quando vidi le persone portarli, notai che ognuno aveva un proprio modo singolare di indossarli… C’era chi li colorava, chi portava una sola lente… Chi addirittura li comprava solo per moda e li teneva nel taschino.” Ridacchiò scossando il capo rinforcandoseli, “Per me erano il colore degli esseri umani.”. Yukio spalancò gli occhi impercettibilmente guardando poi altrove con un velato imbarazzo. “Sarà per quello che trovo così attraente chi li indossa?” ridacchiò maliziosa accavallando le gambe sotto lo spesso pareo. Il ragazzo non disse nulla limitandosi a deglutire avvolto da mille pensieri. “Comunque questi sono il mio colore. La mia anima, rossa fuoco e sbarazzina. Fattene una ragione, bambolo.” Lo guardò ammiccando e lui aggrottò le sopracciglia cercando di mantenere una faccia da poker, “Chi lo sa…” Lamia scossando il capo tornò a scrutare le profondità della pozza davanti a loro, “Magari ho scelto di indossarli proprio per invidia nei confronti di voi esseri umani.” Mormorò soprappensiero. Yukio alzò le sopracciglia sentendosi pervadere da una strana sensazione nostalgica, come se stesse avendo un déjà-vu ma non comprendendone il motivo cercò di ignorare quel blocco alla bocca dello stomaco. Intanto, Shiemi allontanatasi anche da Rin, troppo indaffarato per poter chiacchierare, si era andata a sedere lontana contro le rocce con in mano una ciotola con la sua cena. Da lì osservava il ragazzo buttare nella bocca del Wadatsumi grandi quantità di cibo, lo stesso che un po’ le aveva gentilmente donato. Mangiando in silenzio sembrava però malinconica. Osservava Yukio avvicinatosi a Lamia e si chiedeva di che cosa stessero parlando. Un po’ invidiava la donna che sembrava essere molto più vicina a lui di quanto non fosse lei in quel momento. Le parve addirittura che fossero diventati intimi ma scossando il capo si convinse che fosse solo una sua impressione. Yukio era pur sempre diventato il loro professore, il suo comportamento doveva essere certamente dettato dalla sua professione. Doveva per forza trattarsi di una coincidenza il loro essersi appartati. Mentre guardava la scena muta, Il suo piccolo green man saltellava sulla sua testa spensierato aspettando che finisse il pasto. D’un tratto un rumore provenne alla sua sinistra ma non dandoci troppo peso continuò a fissare la cena masticando. Qualcosa le afferrò improvvisamente le caviglie ma non ebbe nemmeno il tempo di gridare aiuto che il wadatsumi sollevò il capo sgranando gli occhi, “Sento la presenza di quello là!” ruggì cercando di arrampicarsi su per il promontorio rovesciando le pentole di Rin sparpagliando le offerte ovunque. “Cosa!?” il ragazzo si scostò rapido, anche Yukio e Lamia scattarono indietro allarmati per poi sentire l’urlo di Shiemi echeggiare lontano. “Dannazione! Shiemi è una mia responsabilità!” sbottò il professore Okumura correndo avanti per primo. In realtà pensava solo a se stesso. Lamia lo guardò torva fuggire verso l’oscurità restando al fianco di Rin, sconvolto più del fratello.
Il lamento straziato della ragazza risuonò per tutta la baia. Shiemi era stata trascinata fuori dal Kraken che riemerso con tre tentacoli stava attaccando l’isola del Wadatsumi. Brandendo la poveretta per una caviglia, la sballottava a testa in giù in qua e in là nel cielo. Shura, che finalmente stava mangiando un boccone a gambe incrociate sulla sabbia, sputò il gamberetto che stava masticando sgranando gli occhi. “Eccolo finalmente!” mollò la cena alzandosi in tutta fretta graffiando la sabbia con le unghie. “Quello era l’urlo di Moriyama!?” Shima saltò sull’attenti correndo giù per le scale seguito dagli altri ragazzi in allarme. “Cosa stanno combinando!?” persino Izumo aveva raggiunto la combriccola strillando incredula davanti alla scena. “Sbaglio o quella appesa al tentacolo è proprio lei!?” Ryuji spalancò la bocca senza parole. “Ah!?” Lilith si voltò verso il mare col cuore in gola. “Oh… Finalmente stiamo per iniziare…” disse Mephisto guardandola eccitato infilandosi le mani in tasca. La ragazza gli rivolse un’occhiata di totale sgomento non sapendo come ribattere. Lamia era laggiù, che cosa stava combinando? Cominciò a venir sopraffatta dall’agitazione. Un boato fragoroso spaccò l’isolotto in due sotto i suoi occhi sconvolti. Vide il Wadatsumi comparire dalle macerie ruggendo minaccioso verso il Kraken, ora completamente fuori dall’acqua, e scorse la piccolissima sagoma di Shiemi liberarsi dalla morsa della bestia cadendo nel vuoto. “No!” Shima si tappò la bocca terrorizzato. Ma la compagna si salvò per il rotto della cuffia evocando delle radici col suo green man. I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo però la calma durò poco. Infatti ora, trovandosi davanti il calamaro gigante senza alcun ostaggio, il dio del mare si tuffò addosso a lui dilaniandolo con un potente morso ben assestato. Lilith si aggrappò d’istinto al braccio di Mephisto terrificata da quello scontro tra titani. Sua sorella era laggiù e non poteva che pensare alla sua incolumità. La cosa certa era che se fosse sopravvissuta, ci avrebbe pensato lei stessa a strangolarla con le sue mani. Credeva di impazzire dall’ansia. L’uomo la guardò con la coda dell’occhio lasciandosi sfuggire un sorrisetto sghembo senza però togliere le mani dalle tasche dei bermuda. “Com’è romantico…” sospirò ammirando lo scontro sotto il cielo stellato. La ragazza si voltò verso di lui attonita sperando che quello fosse soltanto sarcasmo. Dall’espressione enigmatica di Mephisto però non si poteva affatto dire che stesse scherzando. Quello era il genere d’intrattenimento che amava di più. Era pur sempre un demone parecchio contorto. Sembrava tuttavia che si stesse rivolgendo a qualcuno al di là dell’orizzonte. La lotta delle due creature millenarie si protrasse per un paio di minuti buoni senza alcuna pausa. I loro lamenti risuonavano potenti facendo tremare la baia. Il Wadatsumi a forza di cucci e spintoni stava riuscendo a portare il Kraken verso riva. Il corpo del calamaro era ormai completamente esposto all’aria e i suoi occhi iniettati di sangue guardavano la spiaggia gremita di esorcisti. Con uno scatto feroce, il Kraken afferrò coi tentacoli il corpo possente della balena lanciandolo lontano. Il dio del mare rotolando nella bassa marea si arenò sotto gli occhi increduli di Shura, che corse via evitando l’impatto. “Oh no! E adesso?” Lo sconforto generale si levò tra le squadre d’azione, erano tutti increduli. Anche la loro ultima speranza sembrava ormai spazzata via. “Dannazione non ce l’ha fatta!” la professoressa Kirigakure guardò la bestia inerme e il Kraken trionfante poco più avanti, “Non importa… È riuscito comunque ad avvicinare il Kraken!” le rispose un suo sottoposto travolto da un forte vento levatosi dal nulla. “No… Il Kraken ferito è ancora più pericoloso!” ribatté la donna mettendosi sulla difensiva. In fatti aveva ragione. Il calamaro si agitò come un budino molliccio stiracchiando le sue profonde ferite e da queste emise una fitta coltre di fumo che invase l’intero golfo. “Cos’è questo fumo!?” gli esorcisti si tapparono la bocca confusi brandendo le loro armi. “Che sta succedendo!?” tossì Shima coprendosi il volto con un braccio, “È un fumo mimetico emesso dal Kraken!” Gli rispose Koneko schiarendosi la voce, “Lo plasma e crea delle…” mentre stava finendo di parlare, dalla coltre presero forma numerosi cloni del Kraken, del tutto identici e imponenti. Gli studenti rimasero senza fiato spalancando la bocca paralizzati. “Prendete, presto!” Ryuji, recuperando lucidità, afferrò i fucili lanciafiamme dati loro in dotazione che avevano lasciato ai piedi della passerella lanciandoli ai compagni. Ne porse uno a che a Izumo che senza farsi pregare accettò l’arma in silenzio. “Aspettate, dov’è Lilith?” gridò agitato trovandosi per le mani due fucili rendendosi conto dell’assenza della ragazza. La piccola era dietro la scalinata nello stesso punto di prima, con le unghie piantate nel braccio di Mephisto. “Che si fa!?” gli chiese saltando per l’agitazione. “Ma quanti sono!?” sbottò Shima non facendosela sotto per poco. “State calmi! A parte il corpo originario, sono tutte brutte copie! Basta colpirli in fronte per eliminarli!” Shura aveva recuperato il suo megafono cercando di riportare ordine nel caos. “Ovviamente se uccidete il corpo originario spariranno tutte!” aggiunse guardando proprio in direzione di Shima ripiombato in un limbo di panico. “Cercate l’originale!” la professoressa interruppe le comunicazioni brandendo la sua Katana tagliando il primo dei sosia a metà. “Occupatevi degli squid!” gridò agli studenti scattando verso il prossimo obiettivo. I ragazzi interdetti imbracciarono i fucili come di dovere e cominciarono a prendere di mira i piccoli calamaretti impertinenti che iniziarono a sorgere dai flutti. “Ma questi sono più scassamaroni del Re dell’Impurità!” Renzou ne mancò un paio che presero a rotolare per tutta la spiaggia. Subito un’altra decina di quegli affarini comparve davanti al suo naso mandandolo fuori dai gangheri. “Shima calmati, cerca di prendere la mira!” gli gridò Ryuji cominciando a sparare fiamme con un fucile per braccio, abbandonando l’idea di trovare Lilith in quelle condizioni critiche. “Woah Bon, sei un figo!” Renzou guardò il compagno abbattere gli Squid come se fossero castelli di carte. Izumo gli rivolse un’occhiata sbigottita arrossendo lievemente ma non si permise ulteriori distrazione tornando a inondare col fuoco quei piccoli demoni fastidiosi. “Ah!” Lilith scavalcò uno dei piccoli calamaretti con un saltello mentre questo andava dritto a nascondersi sotto la passerella. “Non temere… Quelli hanno paura dei demoni illustri come noi…” la rassicurò Mephisto sentendola parecchio in tensione, “Lo so benissimo.” Rispose lei seccata, “Non volevo farmi toccare, sono viscidi.” Aggiunse poi allontanandosi da lui mollando la presa. “Cosa stiamo qui impalati a fare?” domandò muovendo qualche passo in avanti per degnare di attenzioni il caos infernale che si era scatenato tutto intorno a loro, “Non dirmi che vuoi sporcarti anche tu le mani…” “Dipende che fine ha fatto Lamia, perché non vuoi dirmelo?” la ragazza gli dette le spalle voltandosi di tre quarti, “Non riesci proprio ad avere pazienza…eh?” sogghignò Mephisto incrociando le braccia, “Orsù, assapora il momento…”. Una fiammata improvvisa per poco non la travolse, convincendola a tornare di corsa al fianco di Mephisto, “Che piacere riaverti qui, vicina vicina…” la schernì l’uomo ridacchiando ma lei non rispose fissando accigliata la sabbia ai suoi piedi. Nel trambusto, Shura mirò alla fronte di un quarto calamaro ma questo si coprì la testa rapido con un tentacolo. “Ah!? L’ha parato!” digrignò i denti confusa, “Pare che abbia un briciolo di intelligenza allora!” ma mentre la bestia abbassava la guardia, un colpo partito in lontananza la centrò in mezzo agli occhi facendola scomparire in un ringhio di dolore. Yukio, dall’alto dell sperone roccioso dell’isola si era acquattato col suo fucile da cecchino in pugno e stava coprendo le spalle alle squadre. “Fuori uno.” Disse privo di tono. “Vai così Yuki!” saltò su Shiemi, di nuovo al sicuro accanto a Rin con la Katana in pugno. Non aveva ancora liberato le sue fiamme però. Lamia era rimasta in disparte guardando la spiaggia sotto attacco. Cercava di trovare sua sorella tra le teste confuse ma non vedendola non seppe come reagire. “Fuori due…” disse Yukio continuando a sparare ai calamari lontani. Mentre stava per annunciare un fuori tre, Un tentacolo sbucò all’improvviso da sotto l’isola sovrastando i ragazzi con la sua ombra minacciosa. A tutta velocità si schiantò sulla roccia sbalzandoli via. Dalle onde partirono un centinaio di piccoli squid intenti a planare verso di loro e Yukio rimasto ancorato al suo posto con le unghie, si alzò di nuovo in piedi sfilandosi dalla cintura una bomba all’acqua santa. “Yukio!” Rin, vedendolo in difficoltà, fece per scagliarsi contro i calamaretti “Non venire!” gridò il fratello sparando alla capsula a mezz’aria facendola esplodere eliminando la minaccia incombente. “Voi tre, state indietro! Andate a nascondervi!” continuò a urlare agli altri senza nemmeno voltarsi. Lamia e Shiemi erano già al riparo dietro i frammenti di rocce mentre Rin sembrava non volersene andare. “Non dire stupidaggini! Ci penso io a quelli!” strillò il ragazzo avvicinandosi ulteriormente. Shiemi guardava i ragazzi tenendo stretto tra le mani il suo piccolo demone servitore, mentre Lamia si morse un labbro evitando per un soffio gli schizzi s’acqua santa. “Rin, stai indietro! Non possiamo sapere le conseguenze a cui l’abuso delle tue fiamme potrebbe portare! Ho fatto un giuramento e devo rispettarlo!” Yukio caricò il colpo abbattendo un’altra manciata di squid, “Stai indietro, anche se ora come ora vorrei strangolarti per la tua sconsideratezza, ho promesso di proteggerti! Vedi di non farmi cambiare idea.” Ringhiò il professore sparando con ancora più foga. Rin di tutta risposta ridacchiò scossando il capo. “Anche se non posso impedirti di pensarla così… Siamo sempre fratelli. E in questi casi piuttosto che litigare dobbiamo aiutarci a vicenda.” Rin sguainò la sua spada liberando le tanto temute fiamme blu, “Voglio che impari a fidarti di me. Incominciando con Lamia.” Sogghignò balzando sullo sperone di roccia davanti a Yukio, rimasto di sasso. “Perché?” fu tutto quello che riuscì a dire, “Come perché? Non dovresti nemmeno chiederlo!” Rin si voltò a guardarlo deciso, “Perché sei mio fratello!” rispose sicuro. Yukio ebbe un momento di vacillamento ma non perse la concentrazione. “D’accordo. Ma se lascerai passare anche solo uno squid, me la prenderò con te. Intesi? Ho bisogno di concentrarmi.” “Ricevuto!” il gemello scattò contro i demoni minori facendo una strage. Lamia osservò i due collaborare e le si accese una lampadina nel retro del cervello. Le parve quasi di vedere chiaramente il piano di Lord Pheles attuarsi. Mephisto stava cercando di portare dalla loro parte alleati. Persone che custodissero il loro segreto e non le esponessero alla corte, come di certo avrebbe fatto Rin. Alleati importanti, persone non comuni in grado di combattere e collaborare. Sembrava quasi volersi preparare a una guerra… Ma con chi? E perché? E Lilith? Sapeva qualcosa in merito? Con questi dubbi si alzò in piedi cercando di nuovo di individuarla sulla spiaggia. Poi in un flash rivide il volto di quella donna maligna da cui stavano fuggendo e sussultò. “Lamia, sta giù!” Shiemi provò a chiamarla ma in quel momento, un enorme Kraken sbucò alle loro spalle facendo tremare la terra. “Oh no! Si è arrampicato!” strillò la ragazza buttandosi a terra. Yukio voltandosi velocemente, caricò il colpo centrando in piena fronte la bestia, la quale però non scomparve. “È l’originale!” urlò Yukio spalancando occhi e bocca. “State indietro, ci penso io!” Rin arrivò di corsa preparandosi a sferrare un poderoso fendente infuocato. “Ti userò per cucinare un delizioso Calamaro arrosto!” disse spiccando un balzo altissimo sotto gli occhi increduli di Shiemi. Le fiamme blu lo avvolsero completamente e non appena sferrò il colpo, abbattè con successo il Kraken ponendo fine alla lotta. Non appena il demone cessò di esistere, tutte le sue copie scomparvero nello stesso fumo da cui erano state generate e tornò la pace. “Eh!? Che fine hanno fatto?” Ryuji mollò i fucili sbigottito, “Alleluja…” Shima abbassò il lanciafiamme con le guance rigate di lacrime e sudore per l’immenso sollievo. Lilith strabuzzò gli occhi guardando tornare la gamma piatta e Mephisto cominciò a battere le mani deliziato dallo spettacolo “Splendido.” Disse euforico. Vedendo Shura in lontananza, si fece poi serio cominciando a camminare. “Non ci credo… Sono stati loro…” la donna abbassò la spada rivolta verso l’orizzonte brumoso, “E ora che racconto ai piani alti?” si grattò la testa. “Assolutamente niente, mia cara.” Mephisto aveva azzardato un paio di passi in avanti seguito da Lilith avvolta dal silenzio tombale. “Pheles, compari sempre dopo il trambusto…” “Sono fatto così, apprezzo la pace…” la stuzzicò malizioso. “Come no. Si dà comunque il caso che debba fare rapporto…” “Ne sei proprio sicura?” quelle parole la lasciarono interdetta. “Capitano Kirigakure! Stiamo andando a recuperare il professore Okumura e i suoi studenti, vuole unirsi a noi?”, Shura fu chiamata dai suoi sottoposti distraendola dai discorsi di Mephisto, “No, andate voi. Io li aspetterò qui.” Rispose secca rinfoderando la katana nel tatuaggio sul suo petto. Lilith si accese di una velata gioia capendo che Lamia stava per tornare sana e salva sotto il suo sguardo vigile ma non disse niente. “Qualsiasi cosa tu abbia in mente, Pheles. Non sperare che io segua i tuoi piani.” Ruppe il silenzio Shura allontanandosi. “Ah, quasi dimenticavo…” arrestò il passo voltandosi verso la ragazzina, rimasta in disparte, “Tu, signorinella…” la ragazza rabbrividì all’istante, “Vedi di tenere sott’occhio tua sorella. Ne abbiamo abbastanza di persone impulsive e irrazionali.”. Lilith annuì in silenzio e la donna riprese a camminare verso il Wadatsumi, ancora arenato. Lentamente la creatura si stava sciogliendo nell’aria, portato a termine il suo compito poteva ora raggiungere la pace eterna. “Mephisto…” la ragazza aprì finalmente bocca, “Dimmi.” Rispose lui voltandosi con tutta calma, “Ho avuto abbastanza pazienza, che sta succedendo?”.
   
 
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