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Autore: Assiage    22/12/2016    1 recensioni
Alice e Uncas, entrambi così giovani e stanchi, guardano verso un futuro insieme con speranza. Presto capiranno che la strada per la felicità non è mai facile...
Traduzione: eliana81
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Elizabeth Mason si asciugò le mani sulla gonna mentre fece un passo indietro, dopo aver mosso nel focolare la pentola che conteneva la cena; stufato di pollo e patate.

 

Camminando verso il tavolo, sorrise gentilmente a Gregory Newsom.

 

"Spero che vi godiate la cena di stasera," commentò mentre si mise a sedere, poggiando il mento sul palmo della sua mano.

 

"Davvero, sono abbastanza certo che lo farò, signora." Gregory parlò con il suo modo calmo e misurato e con un luccichio affettuoso nei suoi occhi stanchi.

 

"La mia defunta moglie non era affatto brava in cucina," aggiunse, facendo un cenno con la testa. "Toccava a me mettere insieme un pasto per la maggior parte delle volte. Quando la cara Alice ha lavorato per la signora Newsom per un breve periodo, ho avuto un po' di tregua."

 

"Cara ragazza," rispose Elizabeth delicatamente. "Ti è stata talmente d'aiuto, e so che gli Stewart dipendono molto da lei. Ha così tanta dolcezza."

 

Improvvisamente Elizabeth alzò lo sguardo, la sua voce era cauta.

 

"Gregory... ci conosciamo da parecchi anni e c'è qualcosa che vorrei chiedervi. In privato, certamente. Solo una mia curiosità."

 

"Certo, Elizabeth," rispose il signor Newsom in tono galante. "Sentitevi libera di chiedermi qualunque cosa desideriate."

 

"E' solo che - la defunta signora Newsom e voi avevate delle differenze di carattere così basilari. Mi sono sempre chiesta... perché l'avete sposata?"

 

Il signor Newsom fece una risatina sommessa. "Molte persone me l'hanno chiesto, Elizabeth. Non è una storia semplice, assolutamente."

 

Elizabeth Mason lo invitò a continuare, volendo conoscere una faccenda che da molto tempo aveva stuzzicato la sua curiosità.

 

"Per cominciare, Priscilla e io avevamo molte più cose in comune di quanto si potesse pensare. Un tempo entrambi eravamo in possesso di una grande fortuna e, in gioventù, ci siamo trovati privati dei nostri mezzi. E' stata anche la stessa radice; debiti. Mio padre andò in una prigione per debitori quando ero a Oxford. Prese un prestito bello consistente per investire in un'impresa mineraria a nord dell'Inghilterra e l'intera faccenda si rivelò una farsa. In quanto azionista, era ancora responsabile per la ricchezza che non fu mai prodotta."

 

Elizabeth era stupita, dato che era una semplice casalinga e non aveva dimestichezza con questo tipo di discorsi.

 

"Che è successo?" chiese lei, partecipe.

 

"C'erano quattro di loro in quest' impresa. Uno puntò una pistola contro se stesso dinanzi alla sua famiglia quando comprese che era rovinato. L'altro lasciò il paese. Il terzo, non sono molto sicuro dei dettagli, o di ciò che gli è successo. Ma mio padre andò in prigione, dove morì lasciando la mia famiglia senza risorse."

 

"Oh, Gregory, mi dispiace molto di aver rispolverato questi ricordi," sussurrò Elizabeth.

 

Il signor Newsom sorrise cupamente, agitando una mano di lato.

 

"Non c'è problema, Elizabeth. Credo che il Signore metta queste prove nelle nostre vite che sono al servizio di uno scopo che è più grande di noi stessi. Da giovane volevo unirmi alla chiesa ma, dato che mio padre non avrebbe voluto, fui mandato a scuola. Quando morì, beh..." si fermò.

 

"Prima mi avete detto che siete venuto dall' Inghilterra con vostra madre?" chiese Elizabeth.

 

L'uomo annuì. "Sì, davvero. Siamo riusciti solo a introdurre di nascosto un pochino d'argento e qualche gioiello di mamma nel doppio fondo di un vecchio baule che avevamo, quando abbiamo sentito che gli esattori si stavano dirigendo verso casa nostra per reclamare ogni singola cosa che possedevamo. Così, siamo riusciti a barattare due traversate per le colonie. Avevo 21 anni."

 

Gregory Newsom bevve elegantemente un sorso di sidro forte, offertogli da Elizabeth, e la donna pensò che, malgrado i decenni di duro lavoro che ha sopportato nelle Americhe, nel comportamento del signor Newsom ancora c'erano le tracce di un'educazione da gentiluomo e dell' aristocrazia del Vecchio Mondo.

 

"Siamo approdati in New England, nella Massachusetts Bay." Gli occhi del signor Newsom erano vitrei e distanti mentre ripensava a quei giorni di molto tempo fa. "Ho fatto quello che potevo per provvedere a mamma, ho fatto qualsiasi lavoro umile, ma credo che lo shock di avere perso le nostre ricchezze e il nostro buon nome abbia spezzato il cuore di mia madre e abbia contribuito alla sua morte prematura. Non aveva ancora 40 anni quando mi lasciò."

 

Elizabeth, prima che potesse fermarsi, raggiunse rapidamente il tavolo e strinse la mano di Gregory. Lui fece scorrere leggermente il pollice sulle nocche di lei.

 

"Mia cara signora," sospirò. "Siamo nati per soffrire e sopportare, per grazia di Dio."

 

"Avete incontrato Priscilla in questo momento?" chiese Elizabeth, arrossendo al tocco di lui e cercando di sembrare indifferente.

 

"Mmm." lui annuì. "Quando la incontrai per la prima volta, viveva in dignitosa povertà, poiché la sua famiglia aveva perso le proprie ricchezze. Tuttavia, era una ragazza a quel tempo. Di circa 16 anni, penso."

 

Elizabeth gli versò dell'altra bevanda acquosa, che lui ricevette con cortesia e in modo rispettoso.

 

"Sapete, Elizabeth, che in gioventù mia moglie ed io ci amavamo veramente," disse delicatamente. "Eravamo giovani e pieni di speranza. Per me era così bella, con i suoi capelli castano dorato e il suo temperamento forte. Lei... lei non era sempre come voi tutti l'avete conosciuta. La morte della nostra unica figlia l'ha distrutta. Ho sopportato tutto per tutti questi anni innanzitutto perché ho fatto un voto agli occhi di Dio. Nella buona e nella cattiva sorte, ho promesso. E non ho mai smesso di vederla con gli occhi della gioventù, di vederla com'era una volta, giovane e bella e sempre allegra. E ho continuato a farlo persino dopo che l'amore, che una volta avevamo condiviso, era finito in questa terra desolata."

 

Elizabeth Mason deglutì pesantemente, commossa dal dolce dolore nella voce dell'uomo. Anche lei sapeva cosa fosse una perdita, avendo sofferto spasmodicamente, ogni giorno, per la perdita di suo marito 3 anni prima.

 

Questo era ciò che la aveva attirata verso Gregory Newsom. Era un uomo così gentile e il miglior compagno che lei potrebbe aver sperato di avere.

 

"Cara Elizabeth," mormorò lui mentre si tenevano di nuovo le mani. "Mia cara, dolce signora."

 

Poi chiusero gli occhi e rimasero così. Elizabeth sentì una tale pace calare su di lei... finché la porta si spalancò ed Elizabeth trasalì per il rumore e ritirò velocemente la mano.

 

"Stephen, mio caro..." disse lei, alzatasi in piedi frettolosamente. "La cena è pronta-"

 

Suo figlio non la ascoltò. Fischiettando, si tolse il cappello per salutare il signor Newsom e sua madre, prima di correre a frugare nel suo zaino, che era appeso a un attaccapanni sulla parete.

 

"Mamma, dov'è quel fischietto di osso che ho fatto pochi giorni fa? chiese, voltandosi e guardandosi intorno in modo irritato.

 

Elizabeth rispose che non lo sapeva. "Ne hai proprio bisogno, ragazzo mio?"

 

"Sì," lui si lagnò. "E' un regalo. Beh, ritornerò prima che faccia buio."

 

Detto questo, uscì a grandi passi, rapidamente dalla porta, premendosi il vecchio cappello di suo padre sui capelli rossi e prendendo il suo particolare moschetto.

 

La porta si chiuse violentemente, lasciando sua madre e il signor Newsom in solitudine, come anche in perplessità.

 

Elizabeth scosse la testa per la meraviglia. "Lucy! La cena è pronta, mia cara."

 

La bambina stava giocando proprio fuori casa e, sentendosi chiamare da sua madre, aprì la porta e corse dentro salterellando.

 

Erano tutti sistemati con lo stufato di fronte a loro, chiacchierando disinvolti, ma la preoccupazione per Stephen stava tormentando Elizabeth. Fece scorrere un dito esile intorno all'orlo del boccale mentre ripensava a suo figlio, che non faceva altro che gironzolare all'aperto per la maggior parte del giorno.

 

Lui stava seguendo i passi di James e Robert... erano bravi uomini, sicuramente. Elizabeth pensava solo che Stephen fosse troppo giovane per stare così solo fuori, nella natura selvaggia. Suo figlio era sempre stato troppo curioso e deviato, per il suo bene; Elizabeth ancora ripensava al totale shock che aveva provato quando si era saputo che Stephen aveva gironzolato a piedi nell'accampamento dei Lenape, a ovest.

 

"Lucinda," chiese Elizabeth improvvisamente, "dove va tuo fratello tutti i giorni?"

 

Lucy si congelò e fissò in silenzio la faccia di sua madre. Sembrava essere in difficoltà, dentro di sé.

 

"Io...io..."

 

Elizabeth era allarmata. "Che c'è, piccola mia? Sai qualcosa? Devi dirlo alla tua mamma se Stephen sta facendo qualcosa che non dovrebbe fare."

 

Lucy guardò in basso, verso la tavola. "Non è niente di brutto, mamma. Stephen ha detto di non dire niente, a meno che tu non lo chiedessi, e tu lo hai chiesto, e quindi ha detto che posso dirtelo, perché la Bibbia dice che mentire è sbagliato."

 

Gregory Newsom sembrava preoccupato per il borbottio a mala pena comprensibile che la bambina aveva spifferato.

 

"Dove sta andando, Lucy?" chiese l'uomo gentilmente.

 

Lucinda alzò lo sguardo e replicò. "A vedere lei, la sua innamorata."

 

Elizabeth si mise a sedere, l'aria che le era tornata a queste parole innocue.

 

"Perché, Lucy... è questo?" lei rise. "Perché, pensavo quasi al peggio! Ora, di' alla tua mamma chi è questa ragazza. Dimmelo prima che esplodo."

 

Lucy corse dalla sua mamma e si fece avanti entusiasta, in punta di piedi per sussurrare qualcosa all'orecchio di Elizabeth.

 

Gregory osservava mentre la faccia della donna impallidiva. Per parecchi minuti, dopo che Lucy aveva assunto la sua precedente posizione e stava mangiando rumorosamente il suo stufato, Elizabeth rimase silenziosa.

 

"Avete finito la vostra cena?" chiese Elizabeth.

 

Gregory annuì, osservandola attentamente. Lucinda fece un sorriso a sua madre e si pulì la bocca con la manica.

 

"Bene," si alzò Elizabeth. "Allora venite. Andiamo da qualche parte."

 

"Dove, Elizabeth? Che è successo?" chiese il signor Newsom, mentre si alzava anche lui.

 

"Dagli Stewart. Ho bisogno di parlare con Nathaniel e suo fratello. Lucy... devi dirmi assolutamente tutto sul tuo sciocco fratello e quella ragazza."

 

Gregory ed Elizabeth presero Lucy per mano, Gregory da un lato e sua madre dall'altro, e si incamminarono velocemente.

 

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Nathaniel e Uncas stavano tagliando la legna fuori, alla fattoria degli Stewart, a petto nudo per il caldo penetrante, quando Elizabeth Mason scese giù per il sentiero accompagnata dal signor Newsom e Lucinda.

 

Nathaniel si alzò in piedi dritto, asciugandosi la fronte con aria stanca. Vedendo la faccia preoccupata della signora Mason, si scambiò degli sguardi con suo fratello.

 

"Signor Newsom, felice di vedervi." Nathaniel salutò l'uomo anziano. Uncas annuì silenziosamente al trio.

 

"Signora Mason, spero che vada tutto bene nella vostra fattoria," aggiunse Nathaniel.

 

"Sì, il raccolto sta crescendo..." La donna sembrava distratta. "Questa è la mia figlia minore, Lucinda."

 

"Lucy!" disse la bambina brillantemente agli uomini, agitando la mano che sua madre teneva molto energicamente.

 

"Lucy, sii buona e vai dentro con le donne. Gli adulti hanno bisogno di parlare." Elizabeth spinse gentilmente sua figlia nella direzione della casa.

 

James avanzò a grandi passi verso di loro, pronunciando ad alta voce parole di saluto.

 

"Oggi si collabora alla mia fattoria, ci alterniamo, vedete? Domani ci metteremo in viaggio per andare a lavorare per la casa di Uncas, e di Nathaniel. Presto le ragazze avranno le loro case." James fece a tutti loro un mezzo sorriso gioioso.

 

"Sono felice di sentirlo," replicò Gregory Newsom con un'espressione gentile. "Ribadisco quello che ho detto a voi signori, prima. Sono a vostra disposizione e potete usare qualunque attrezzo e materiale della mia fattoria."

 

"Grazie." Uncas annuì, poi guardò Elizabeth. "Tutto bene?"

 

Gli sguardi degli uomini si volsero e si concentrarono sulla donna mentre lei scosse la testa, muta.

 

Gregory decise di farsi avanti, anche se non era completamente sicuro che quello fosse il suo posto.

 

"Siamo preoccupati per Stephen. La sua sorellina ci ha confessato qualcosa di piuttosto straordinario, e noi siamo venuti per vedere se voi potreste aiutarci."

 

Nathaniel si alzò dritto, e James si fece scappare una risatina sommessa.

 

"Che ha combinato quel birbante, signora Mason?" chiese James, sogghignando.

 

"Sono sicura che hai notato che Stephen si sta comportando in modo strano ultimamente. Ha sempre avuto uno spirito nomade, ma è diventato estremo al punto da farmi preoccupare! Non torna mai a casa, lo vedo tornare solo prima che faccia buio, e io sentivo... sentivo che stava cercando di squagliarsela."

 

"Spesso i ragazzi si comportano così. La natura selvaggia attira la loro attenzione," Nathaniel ricordò gentilmente alla donna.

 

"Questo era quello che avevo pensato, finché ho parlato con mia figlia," replicò Elizabeth con un'espressione afflitta. "Mi ha detto che c'è di mezzo una signorina."

 

Per cortesia, gli uomini tennero la bocca chiusa, ma a giudicare dalle espressioni scettiche scolpite sulle loro facce, era ovvio che non trovavano la notizia preoccupante.

 

"Ha cominciato a incontrarsi segretamente con una giovane ragazza... della tua razza, Uncas," Elizabeth concluse con una nota di compianto.

 

I tre uomini caddero in un silenzio di sbalordimento.

 

"Una ragazza Lenape?" chiese Uncas attentamente, avendo bisogno di una precisazione. "Dell' accampamento Delaware?"

 

"Lo stesso, Uncas. Sono venuta in parte per chiederti se sai qualcosa in più, e anche per implorare il tuo aiuto. Non ho nulla contro il tuo popolo, questo lo sai. E' solo che temo alcune conseguenze, ripercussioni nei confronti di mio figlio - Stupido ragazzo sconsiderato!" lei si lagnò, chiudendo gli occhi.

 

"Elizabeth, calmati, mia cara," disse Gregory in tono rassicurante. "Signori, per caso ne avete sentito parlare?"

 

"No", replicò Nathaniel. "Da parte mia e di mio fratello, no."

 

"Nemmeno io," fece spallucce James, grattandosi i capelli sbiaditi dal sole.

 

Uncas sentì un lampo di presentimento, come anche di intuizione. Aveva un indizio su chi fosse questa ragazza misteriosa. Volgendo attentamente gli occhi verso suo fratello, Uncas chiese se loro avessero una qualsiasi idea sull'identità della ragazza Lenape.

 

"Temo di no," confermò Gregory, strizzando gli occhi per il sole accecante.

 

Rimuovendo dai suoi pantaloni con attenzione l' orologio d'oro da tasca, Gregory Newsom vide che ancora c'era un po' di tempo prima del crepuscolo. Per il bene di Elizabeth, voleva che tutto ciò venisse risolto oggi.

 

"Lucy ha descritto la ragazza?" Nathaniel chiese in modo deciso. In verità, stava cominciando a stancarsi di tutta l'agitazione e le difficoltà che si sono presentate nel loro cammino durante l'ultimo anno. Non prometteva nulla di buono. Se non è una cosa, è un'altra.

 

La faccia di Elizabeth rivelava lo stato d'angoscia timorosa nel quale si trovava. "Mia figlia l'ha descritta come..." fece un respiro tremolante, "una giovane, forse di 17 anni? E' molto carina. Lucy è piuttosto affezionata a lei. La sola cosa che so è che Stephen e la ragazza si incontrano in segreto quasi ogni giorno per un po' di tempo. Si incontrano presso il fiume o nel bosco."

 

Lei alzò di scatto la testa per guardare in modo supplichevole Nathaniel e Uncas. "Ragazzi, questo non può continuare! Stephen non sa cosa sta facendo. Sono al limite delle mie risorse mentali per il timore, per la sicurezza di mio figlio. Che succederà se il popolo della ragazza li trova insieme e...e..."

 

"Elizabeth, per favore calmati, mia cara," disse Gregory in tono rassicurante. "Il buon Signore non permetterà che accada qualcosa a Stephen. Non ha fatto niente di male, ha solo stretto un'insolita amicizia con una persona che non è della sua razza."

 

Gregory estese lo sguardo intorno a lui in modo deciso, dicendo fermamente. "Dio ama tutte le sue creature. Siamo tutti formati a Sua somiglianza. Non ce lo dobbiamo dimenticare. Credo che prima dobbiamo parlare con tuo figlio, Elizabeth."

 

Dopo un paio di parole dette ai giovani ragazzi, Elizabeth chiamò sua figlia e il trio si incamminò verso la fattoria dei Mason.

 

James li guardò andar via, con un sorriso ironico sulla faccia. "Povero ragazzo, quello Stephen. La signora Mason mi è tanto cara, ma non credo sia giusto che lei si agiti per il ragazzo in tale misura. Cosa importa se lui fa la corte a una delle ragazze indiane?"

 

"E' importante, James, perché i Delaware non prenderanno bene il fatto che una delle loro donne corra qua e là con un Yengeese," Nathaniel replicò.

 

"E che dire di questa misteriosa, bella fanciulla?" argomentò James, sembrando turbato. "Non ha voce in capitolo riguardo alla questione? Perché è di così vitale importanza indicare la razza e il ceto sociale, e perché le donne non hanno voce?"

 

James scosse la testa e raccolse la sua scure per spaccare ancora un po' di legna per il fuoco.

 

Nathaniel guardò l'uomo biondo con atteggiamento pensieroso; era d'accordo con il suo amico, ma James Stewart semplicemente non comprendeva la mentalità Delaware.

 

"La ragazza non è un mistero, James. Credo di sapere chi sia." Nathaniel risparmiò uno sguardo a suo fratello, che sembrava stupito. Sapeva che Uncas ci aveva ragionato su per conto suo.

 

 

Alice strizzò gli occhi per il tenue bagliore arancione che permeava attraverso le finestre coperte di cera a casa degli Stewart. Era stanca per aver lavorato a maglia le coperte e cucito abiti di lino per il figlio di Annabel.

 

Sbirciando a destra, dal suo posto presso il tavolo di legno, Alice ridacchiò alla vista dell'incantevole culla che James e Nathaniel avevano fatto; al momento la culla stava semplicemente vicino al letto.

 

Seduta dritta, Alice si strofinò le mani doloranti e desiderò di poter andare fuori. Le sue faccende non glielo permettevano ed era primo pomeriggio, e faceva molto caldo fuori. Riprese in silenzio il suo lavoro, cucendo un orlo blu per gli abiti.

 

Mentre lavorava, Alice pensò alla casa che Uncas stava costruendo per loro, a poche miglia di distanza dalla fattoria degli Stewart, e un sorriso inarcò le sue labbra. Uncas l'aveva portata là una volta, nei giorni precedenti. Si era seduta per terra e osservava mentre James e i fratelli tagliavano gli alberi e li trascinavano fino alla radura, segandone alcuni riducendoli in tavole, e disponendo le travi di legno più robuste in qualità di pareti.

 

La sola cosa che era riuscita a riconoscere era un focolare di pietra per terra; quando Alice fece la domanda a Nathaniel, lui replicò che questo era sempre il primo elemento che veniva costruito. Tutto il resto era innalzato attorno ad esso.

 

Uncas aveva preso la mano di Alice e l'aveva condotta verso il camino, indicando dove ogni cosa sarebbe stata collocata e cosa doveva ancora essere costruito.

 

Sarebbe stato tutto in legno, pensò Alice lamentosamente... Il letto, il tavolo, le sedie, le panchine, gli sgabelli; persino i boccali. Alice aveva ricordato a Uncas che avevano bisogno almeno di un baule e di una cassapanca per riporre la biancheria.

 

Stando in piedi lì, sotto la luce del sole cocente, Uncas aveva stretto gentilmente la mano di Alice e replicò che avrebbe fatto in modo di fare proprio questo; qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno, le aveva detto nella sua maniera tranquilla.

 

Durante tutti gli ultimi giorni, Alice aveva ripetuto quelle parole a se stessa all'infinito, e riviveva quel momento perfetto ogni notte. Questo era l'uomo che aveva sempre sognato di sposare, così gentile e premuroso con lei, ma che la trattava anche con rispetto.

 

Se solo...

 

Alice si alzò rapidamente in agitazione, pensando di fare quella tanto attesa passeggiata attraverso il bosco per liberare la sua mente confusa. Il caldo nel casolare era soffocante e faceva deviare i suoi pensieri verso strade piuttosto terrificanti.

 

Mettendo i suoi aghi e fili nel cesto, Alice piegò i minuscoli abiti con un movimento fluido e li mise da parte. Poi si diresse verso la porta.

 

"Dove stai andando, sorella?" chiese Cora, che era fuori a fare il burro. Facendo una pausa per riprendere fiato e asciugarsi la fronte sudata, la sua sorella maggiore la guardò, aggrottando le ciglia.

 

"Vorrei fare una passeggiata prima di cena. Non ci metterò molto," replicò Alice con enfasi.

 

James si alzò dalla legna che stava spaccando, appoggiandosi contro la lunga scure. Era a petto nudo, ma Alice si era abituata da tempo a questa vista.

 

"Una passeggiata? Da sola?" chiese James pensieroso. "Ma ragazza, Uncas non è qui! Non pensavo che fosse possibile per te camminare nel bosco senza il giovanotto attaccato al tuo fianco."

 

Alice sorrise cortesemente e si precipitò verso la foresta.

 

Profumava di terra e fogliame, un odore inebriante che lei inalò profondamente mentre fece una pausa per valutare la foresta umida che li delimitava per miglia.

 

Si abbandonò ai ricordi di Londra, nuvolosa, cupa con la sua pioggia assidua e insistente. L'anno scorso era riuscita a contare soltanto 4 giorni assolati e pieni di luce. Qui, il caldo a volte era insopportabile, ma faceva miracoli per il suo animo.

 

Alice si guardò rapidamente intorno e notò che era un po' lontana dalla casa degli Stewart. Lontana dal caldo soffocante dell'interno del casolare, Alice poteva riflettere a lungo su ciò che era inquietante.

 

La verità era questa, era stato difficile sopportare il disprezzo dei vicini. Non poteva immaginare, dopo tutti questi mesi di conoscenza reciproca, di buoni rapporti e amicizia tra di loro, che le avrebbero voltato le spalle. Era estremamente crudele da parte loro.

 

L'altra faccenda inquietante era che soltanto adesso Alice stava comprendendo veramente la notevole disparità tra lei e Uncas.

 

Alice stava sudando quando giunse al margine del fiume e guardò in modo penetrante la corrente sotto la superficie dell'acqua, guardando il fiume che scorreva e faceva schiuma.

 

Ripensò a un episodio nelle settimane precedenti, quando le donne erano sedute accanto al camino di sera, lavorando sodo ai loro abiti...

 

Annabel sembrava allegra mentre misurava il tessuto intorno al busto e alle braccia di Alice, concentrandosi sul caldo umido del casolare. Gli uomini erano seduti a tavola e bevevano boccali di birra chiara tutti insieme. Alice alzò lo sguardo e catturò gli occhi di Uncas, che fissavano il suo corpo mentre Annabel le avvolgeva il morbido tessuto intorno alla vita e, anche se Alice era completamente vestita, arrossì nel vedere l'ammirazione nello sguardo fisso di lui.

 

Annabel si alzò dritta e aggrottò le ciglia.

 

"Blu o color oro per il tuo primo abito, Alice?"

 

Alice aprì la bocca per replicare, ma la voce profonda di Uncas la interruppe tranquillamente -"Blu."

 

Lei lo guardò timidamente; Annabel fece ad Alice un sorriso furtivo mentre James e Nathaniel sbuffarono forte nelle loro bibite.

 

"Non ho mai saputo che tu fossi così... esperto di moda femminile, fratello," disse ad alta voce Nathaniel, ridendo sotto i baffi.

 

James diede a Nathaniel una pacca sulla schiena ed espresse la sua intesa. "Sceglierai anche dei nastri per lei?"

 

Uncas non sembrava turbato o timido, poiché replicò ugualmente, "Il blu ti sta meglio, si abbina con i tuoi occhi. Il dorato sta meglio a tua sorella."

 

"Penso che tu abbia preso troppa birra stasera," rise Nathaniel.

 

Annabel sorrise al giovane Indiano in segno di approvazione. "Hai ragione, giovanotto. Il dorato sembrerà bello più che mai su Cora, con i suoi capelli scuri. Il blu va bene per Alice." Aggrottando le ciglia, lei guardò gli altri uomini che stavano ridendo per Uncas. "Almeno c'è un uomo che ha dato ampia considerazione alla sua donna - a differenza di altri che non mi degnerò di nominare."

 

James si mise a sedere, indignato. "Già ti ho detto che il color viola è carino per te."

 

"E' color lavanda James, ed è proprio pessimo addosso a me," replicò Annabel, sembrando infastidita. "Mi fa sembrare proprio sciatta."

 

"Ci saranno altri viaggi in città?" chiese Alice in tono interrogativo.

 

Quando Annabel le chiese il perché della necessità di fare un viaggio in città, Alice replicò che c'erano parecchi dettagli che non erano stati comprati per il suo guardaroba.

 

"Come il corsetto" Alice fece notare, " e la chiusura di un corsetto, il busk."

 

Tutto il gruppo riunito fece una pausa e fissò Alice con sguardo ipotetico.

 

Nathaniel ridacchiò, "Corsetto? Vuoi dire quella strana cosa che toglie l'aria alle donne inglesi? Credo che tu non ne abbia bisogno, ragazza. Non é pratico."

 

Alice e Cora si scambiarono degli sguardi accigliati, e la ragazza più giovane era piuttosto scioccata. "Ho davvero bisogno di questi articoli, signore. Non è decente per una ragazza stare senza un corsetto appropriato e una chiusura. Sono stata negligente durante l'ultimo anno, ma questo non giustifica il fatto che ne avrò bisogno, col tempo."

 

Lei guardò Uncas in modo supplichevole, e fu imbarazzata nel vedere che lui stava aggrottando le sopracciglia verso il basso, sul tavolo. Bevve un sorso della sua birra e sembrava dare importanza alle sue parole.

 

"Che cos' è una chiusura?" chiese lui.

 

James guardò Alice, ma non si burlò di lei come era tipicamente propenso a fare. Infatti, sembrava esserci un barlume di comprensione nel profondo dei suoi occhi, quando rispose a Uncas.

 

"E' una stecca piatta di legno che va messa davanti alle ragazze, sotto i loro corsetti," spiegò. "La indossano per non chinarsi sul girovita, mentre vanno in giro durante la giornata."

 

Alla fine Uncas alzò lo sguardo verso Alice e la sua espressione era incredula, con un minimo di shock. James tenne per un momento lo sguardo di Alice in segno di comprensione e parlò di nuovo a Uncas.

 

"Ragazzo, questo è ciò che le ragazze della loro posizione sociale sono abituate ad indossare. Impedire a loro di fare ciò, sarebbe come impedire a te di indossare la pelle di daino, capisci?"

 

Uncas scosse la testa lentamente. "Non ne hai bisogno, Alice. Quelle corde strette ti fanno solo male e quella stecca di legno non è ragionevole, quando sarai alle prese con un lavoro che deve essere fatto intorno alla nostra casa."

 

Alice arrossì alle sue parole; perché non stava comprendendo questo? Non era una questione di praticità. Era obbligatorio e lei gliel' aveva detto.

 

Uncas scosse di nuovo la testa, semplicemente, "Nessuno di noi può fare il viaggio verso la città più vicina, quando c' è così tanto lavoro da sbrigare. Inoltre non possiamo sprecare il denaro per queste cose -  non sono necessarie, Alice. Sono delle esigenze sciocche."

 

Cora osservò l'espressione ferita di sua sorella e sembrava pronta a scambiare alcune parole con Uncas, ma Nathaniel guardò sua moglie in segno di avvertimento, dicendole silenziosamente di starne fuori.

 

"Mi stai chiamando stupida?" Alice ribatté, sentendosi offesa e arrabbiata. Uncas sembrava confuso e replicò che non si stava riferendo a lei.

 

Annabel strinse la mano di Alice per incoraggiarla e disse, "Capisco quello che stai provando, Alice. Ma credimi. Corsetto e chiusura  non sono necessari nella nostra situazione."

 

"Lo sono," disse semplicemente Alice, arrabbiata per il fatto che Uncas si stava rifiutando apertamente di prendere in considerazione le sue idee e i suoi bisogni. "Se voi tutti vogliate scusarmi, mi ritirerò. Buona notte."

 

Mentre stava a letto con la schiena rivolta agli abitanti del casolare, Alice notò che Uncas non aveva detto nient'altro... ma Alice era troppo distrutta dai suoi pensieri per prestare attenzione a questo. La nostra situazione, aveva detto Annabel. Alice era rattristata. La sua situazione che era così drasticamente cambiata da un anno all'altro, la sua vita che non sarebbe stata mai più la stessa e, al di là di tutto questo, l'ombra del dubbio che permaneva ostinatamente nei meandri della sua mente...

 

Il timore che lei e Uncas non giungerebbero mai a una comprensione, che alla fine non sarebbero stati felici.

 

Alice si svegliò dal suo sogno ad occhi aperti e guardò il fiume che scorreva, sbattendo le palpebre. Uncas era venuto da Alice silenziosamente il giorno dopo, mentre lei stava portando l'acqua, e si era fatto perdonare da Alice, dicendole che non aveva avuto intenzione di offenderla, che le loro opinioni erano diverse, ma loro avrebbero trovato un terreno comune. Alice rimase scioccata, poiché Uncas raramente parlava in maniera così diretta.

 

Alice lasciò cadere il secchio d'acqua sull'erba con un tonfo e abbracciò Uncas, sollevata.

 

Adesso, Alice si stava sentendo meglio e pensò che era sciocco discutere di indumenti intimi femminili. Capì che si sentiva agitata per la reazione ostile dei suoi vicini alla sua relazione con Uncas, e che aveva anche paura di non renderlo felice.

 

Alice proseguì la sua passeggiata solitaria per diversi minuti, pensando fantasiosamente alla vita pacifica che desiderava così tanto, quando all'improvviso si fermò, poiché sentì delle voci calme intorno alla curva del fiume.

 

Inclinò la testa interrogativamente mentre tentava di determinare l'identità degli interlocutori. Il luogo non era vicino ad alcuna fattoria e nemmeno all'accampamento Lenape. Avvicinandosi cautamente, Alice sbirciò intorno verso i cespugli e guardò fissa, la curiosità che si trasformò in shock totale.

 

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Tankawun era seduta accanto a Stephen, mentre lui metteva delicatamente piccole margherite nei suoi lunghi capelli d'ebano, ridacchiando per tutto il tempo.

 

Erano seduti nel loro solito posto presso il fiume a conversare per lungo tempo, e Stephen aveva regalato alla ragazza le margherite che aveva raccolto sulla strada per incontrarla.

 

Tankawun arrossì graziosamente mentre Stephen le sorrideva con adorazione, sfiorandole i capelli e la guancia con il dorso della mano. Lei era felice di queste lunghe giornate della calda stagione, felice di conoscere questo ragazzo Yengeese gentile, felice di essergli seduta accanto.

 

Tankawun sapeva che Stephen le voleva bene profondamente e che le era affezionato romanticamente... Era tutto così diverso, da qualsiasi cosa lei abbia mai conosciuto. La maggior parte dei ragazzi all'accampamento erano seri e imperturbabili. Aveva rifiutato tutte le proposte di matrimonio prima del suo interesse per Uncas, perché non poteva concepire l'idea di essere sposata con un uomo che non ridesse o almeno sorridesse. Una vita senza risate, secondo lei, era una vita senza sorprese. Il figlio minore di Hopocan, Anicus, aveva espresso il suo interesse per lei, ma lui amava ascoltare se stesso parlare e la cosa era sconcertante.

 

Tankawun pensò fugacemente a sua madre, che ultimamente non faceva altro che tormentarla. Principalmente, sua madre era interessata alla relazione di Uncas con la ragazza dai capelli di Luna. Che la cosa le piacesse o no, alla fine loro avrebbero messo su casa. Sua madre le inculcava costantemente la necessità di cercare di prendere Uncas da solo, per convincerlo a riesaminare la sciocchezza che stava prendendo in considerazione, cioè sposare una donna bianca. Tankawun era onesta con se stessa. Lei ancora provava gli stessi sentimenti per Uncas e sapeva di poterlo rendere felice. Non seguì il consiglio di sua madre, per la sola ragione che lui sembrava amare la ragazza Yengeese. Se Uncas avesse deciso di non sposare l'altra ragazza, beh, sarebbe stato diverso.

 

Ma lei era dilaniata... Per Stephen. Non aveva mai incontrato un ragazzo come lui. Lui apparteneva al bosco tanto quanto un' aquila che vola in alto o un alce maestoso. Amava e apprezzava la loro madre, la terra. Mostrava compassione per tutti e credeva in un’ unica razza - la razza umana. C'era un tale legame tra loro, anche se non parlavano la stessa lingua.

 

Stephen fece cadere la mano dalla faccia di lei rapidamente.

 

"Alice!" disse lui incredulo, balzando in piedi.

 

Tankawun scattò in piedi e arrossì profondamente quando l'amore di Uncas, la ragazza di Luna, avanzò lentamente verso di loro con un sorriso incerto.

 

"Stephen, Tankawun..." mormorò Alice, annuendo a loro, uno alla volta. Cominciò a parlare tranquillamente con Stephen nella lingua Yengeese, facendo dei rapidi sguardi furtivi a Tankawun. Tankawun non comprendeva la loro strana lingua, ma la stava imparando velocemente ogni giorno di più.

 

Stephen, nel frattempo, guardò entrambe le ragazze e cercò di non ridacchiare. Tankawun sembrava mortificata e Alice sembrava a disagio, ma divertita.

 

"Stephen, ti ho visto metterle i fiori tra i capelli. Sono margherite?" chiese Alice.

 

Stephen annuì, sorridendo marcatamente. Poi abbassò la voce, "Ti ricordi di Tankawun, Alice?"

 

Alice annuì lentamente. "Certo. Mi piace proprio, Stephen. Vedo che anche a te piace."

 

Si erano seduti tutti presso la riva del fiume e Stephen era sollevato per il fatto che Tankawun stava di nuovo ridacchiando marcatamente. Parecchie margheritine caddero dai suoi capelli scuri e Stephen le fece un sorriso, sentendo il suo cuore battere più veloce dentro di lui, con lei al suo fianco.

 

"Mi piace molto."

 

Il trio di ragazzi parlò per un altro po' e, anche se non tutte le parti in causa si comprendevano tra loro, questo non impedì loro di comunicare.

 

Stephen osservava allegramente mentre Alice roteava una grande margherita tra il pollice e l'indice e la infilò dietro l'orecchio di Tankawun, scatenando la sciocca risatina delle ragazze.

 

"Alice, vorrei tanto poterla sposare e stare sempre con lei," disse Stephen con un sospiro. "Il mondo sembra tanto più luminoso con lei al mio fianco." Lui si voltò per guardare Alice, che si rattristò per qualche ragione.

 

"E' perfettamente vero. Tutto sembra più bello quando si è innamorati. Ma... può essere difficile, Stephen. Ci sono altri fattori da considerare e non farai a te stesso nessun grande favore, ignorando questo fatto."

 

"Ma tu e Uncas siete felici. L'ho visto." Stephen guardò in basso, per terra, e in modo irrequieto fece scorrere una mano sull'argine del fiume, costellato di rocce.

 

Rimasero tutti in silenzio per parecchi, lunghi istanti e Tankawun si mise più vicina a lui, con la faccia tesa per la preoccupazione. Unì la sua mano con quella di lui e sorrise malinconicamente. Stephen prese le mani di lei e le baciò il dorso delle mani.

 

"Chi è?" chiese Alice improvvisamente con la voce spaventata. I tre balzarono in piedi e Stephen si mise davanti alle ragazze mentre fissava l'uomo indiano che improvvisamente sbarrò loro la strada. Il ragazzo sembrava furibondo.

 

"L'ho incontrato all'accampamento..." sussurrò Alice all'orecchio di Stephen.

 

Tankawun guardò la spalla di Stephen e fece un respiro affannoso.

 

"Anicus? Che stai facendo qui?" disse lei rapidamente nella sua lingua nativa, valutando il ragazzo nervosamente. Non lo aveva mai visto apparire così arrabbiato.

 

"Cercare te!" quasi gridò, guardando con aria feroce i Bianchi. "Adesso capisco che cosa stavi facendo tutto questo tempo. Svignartela con uno di loro."

 

"Questi sono i miei amici!" lei rispose per le rime. "Non ho bisogno del tuo permesso per incontrarli. Ora vai a casa e lasciaci in pace."

 

"Tua madre sa che sei diventata la squaw di un uomo Yengeese?" Anicus strinse gli occhi e avanzò altezzoso verso di loro. "Tu e questa sciocca ragazza di Luna"?

 

"Non è sciocca. E' la moglie di Uncas e terrai a freno la lingua."

 

Anicus alzò gli occhi al cielo con una smorfia. "Allora questo ha perfettamente senso. Uncas ti rifiuta per quella stupida ragazza bianca e tu ti butti su questa ridicola creatura dai capelli rossi."

 

Tankawun tremava per la rabbia, "Sì, vai pure, corri all'accampamento come un bambino piccolo e dillo a Hopocan e a mia madre. Sei geloso perché ho degli amici fuori dall'accampamento-"

 

"Non sono tuoi amici. Sono Bianchi - hanno ucciso tuo padre!"

 

"Non sono stati loro! Sei anche risentito perché non ti sposerò. Ecco perché mi segui come un matto!"

 

Alice cercò di tirare via Tankawun dalla scenata, che si era trasformata in una gara di strilli. Non capiva quello che stavano dicendo, e non comprendeva l' impressionante perdita di compostezza di Anicus. Era stato abbastanza cortese con lei, quando si erano incontrati l'anno precedente. Deve essere la gelosia, dedusse Alice, a giudicare dallo sguardo fremente di rabbia che Anicus fece a Stephen.

 

Improvvisamente Anicus avanzò in modo brusco e afferrò Tankawun per il polso, tirandola verso di lui. La ragazza emise un urlo e Alice fu in preda al panico.

 

"Lasciala! Non toccarla!" urlò Alice mentre corse da Tankawun e spintonò con forza il giovane Delaware con tutte e due le mani.

 

Anicus invece si voltò e diede un pugno in faccia a Stephen, facendo cadere il ragazzo a terra.

 

Alice affondò i piedi nella terra tra i due Delaware che urlavano, e tentò di respingere il ragazzo, ma lui era più forte e più alto.

 

Stephen balzò in piedi con in mano il suo moschetto e colpì l'addome dell'altro ragazzo con il calcio della sua arma, facendo restare Anicus senza fiato e facendolo piegare in due. Dopo un secondo, il calcio del suo moschetto colpì forte la sua mandibola.

 

Anicus gemette e cadde a terra, ma ancora non allentava la presa su Tankawun. Entrambi i ragazzi cominciarono a lottare sul serio, presso l'ansa del fiume e Alice lottò per districare se stessa e Tankawun.

 

Alice indietreggiò per il dolore, poiché il gomito di Anicus la colpì direttamente in faccia, e Stephen cominciò a imprecare per la rabbia quando vide ciò. I pugni di Stephen divennero più forti, mentre Tankawun afferrò la mano di Alice e cercò di districarli dal mucchio, per terra. Alice vide Anicus sfilare l'accetta dal fianco e i suoi occhi si spalancarono, poi si attaccò al braccio destro di lui nel tentativo di fargli abbassare l'arma.

 

Uno sparo di carabina improvvisamente fendette l'aria con un rumore secco e tutti rimasero congelati. Alice si voltò per vedere la sagoma di un uomo alto, dai capelli scuri, spuntare fuori dal bosco e ricaricare frettolosamente la sua carabina. Alice sentì che il suo cuore cominciò a battere forte.

 

Era un soldato britannico. Lei poteva dirlo in base alla sua uniforme color rosso vivo.

 

Alice si alzò in piedi frettolosamente. "Qui, signore, non c'è bisogno di puntare la vostra arma sui miei amici e me. Ci sono delle donne. Non intendiamo farvi del male."

 

L'uomo la guardò con sospetto, probabilmente più che disorientato dal suo abito sciatto, ma dalle sue maniere educate.

 

"Stavo soltanto intercedendo poiché l'ho ritenuto opportuno, signorina," l'uomo sottolineò con voce profonda, puntando la sua carabina. "Quel selvaggio ha attaccato due coloni."

 

"Ancora con quella parola..." Alice mormorò tra sé e sé, spolverandosi le mani sulla gonna.

 

"Non ci siamo presentati appropriatamente, signore." Questo era tutto ciò che Alice poté pensare di dire per temporeggiare, mentre pensava mentalmente a quale sarebbe stata la prossima linea d'azione.

 

"Sono Alice Munro. Questi sono i miei amici, Stephen Mason e Tankawun. Il ragazzo si chiama Anicus."

 

"Isaac Bauman..." replicò l'uomo inglese mentre volse lo sguardo incredulo verso gli Indiani, sorpreso che Alice sembrava essere così in confidenza con loro.

 

"A quale reggimento appartenete, signor Bauman?" Alice gli domandò.

 

"42° Reggimento fanteria dell'esercito di Sua Maestà."

 

"Chiaro, signore. Ma posso garantirvi che non è stato fatto nessun danno. I miei amici e io stavamo soltanto giocando."

 

"Davvero?" chiese lui in tono calmo, ma c'era una diffidenza dipinta sulla sua faccia. "Gridando e agitandosi per terra? La vostra faccia è insanguinata-"

 

"Sono caduta," esclamò Alice rapidamente, poi si voltò e guardò Stephen in modo implorante.

 

Il ragazzo dai capelli rossi fece un respiro profondo e allungò il braccio per prendere il suo cappello a tricorno. Dopo aver guardato velocemente i suoi compagni, replicò affermativamente che non c'era stata nessuna zuffa. Si trattava di un malinteso.

 

"Non abbiamo nessuna divergenza l'uno con l'altro, credo. Ce ne andremo per la nostra strada," Stephen inclinò il cappello e diede un colpetto ad Alice e Tankawun.

 

"Resta dove sei, ragazzo!" disse la giacca-rossa come avvertimento, gesticolando verso i Delaware. "Dichiaro, signore, che non credo affatto che tutto questo fosse per divertimento. Quel tuo amico rosso non si rende conto che  è un reato punibile causare danni fisici a uno dei sudditi di Sua Maestà?"

 

Proprio allora, altri 4 ufficiali spuntarono fuori dagli alberi di corsa, a ritmo sostenuto, accalcandosi vicino al loro compagno.

 

"Isaac, abbiamo sentito uno sparo. Che è successo?" chiese uno di loro insistentemente. Tutti loro avevano le braccia con un' aria di tesa e pronta vigilanza.

 

"Niente!" disse Alice ad alta voce per l'esasperazione, perché Tankawun ora stava piagnucolando per lo spavento. "Per Dio, voi tutti vi siete avventati come un branco di bestie selvagge per mettere alle strette dei civili disarmati. Penso che il vostro tempo e fatica sarebbero impiegati meglio alla ricerca dei Francesi, che stanno attaccando gli insediamenti e mettendo a repentaglio la milizia!"

 

"Non è vostra prerogativa dilungarvi su queste faccende, Signorina Alice," disse Isaac Bauman aggrottando le ciglia. Si rivolse agli uomini del reggimento.

 

"Ho visto chiaro come il giorno quando quel selvaggio maltrattava il resto del gruppo. Non mi interessa sapere perché lei dovrebbe mentire a nome suo, ma la legge deve essere rispettata."

 

"Dove siete dislocati?" chiese Alice con timore crescente.

 

"Fort Loudon," replicò un soldato a cavallo con i capelli color sabbia, che aveva la sua baionetta puntata su Anicus. Il ragazzo Lenape sembrava terrorizzato. Alice si guardò intorno impotente, verso gli Indiani; non poteva nemmeno immaginare quanto dovevano essere spaventati alla vista degli implacabili Inglesi.

 

Alice, da parte sua, tenne una ferma compostezza; o cercò di farlo, ad ogni modo. Sapeva che il suo unico vantaggio erano gli agganci militari di suo padre e le cose che le aveva detto di passaggio, prima della sua morte, aneddoti sulle leggi marziali nelle colonie come anche i vari forti che lui aveva menzionato nelle sue lettere.

 

"Fort Loudon è parecchio a sud da qui," disse lei freddamente. "Lo so bene. Il comandante del forte, il Generale McCauley, era un amico stretto di mio padre, prima che morisse."

 

Stephen fece ad Alice uno sguardo acuto, ma rimase saggiamente in silenzio. Sorrise cupamente a Tankawun e ignorò Anicus in modo zelante.

 

Alice proseguì in tono di finta altezzosità. "Mio padre era il Colonnello Edmund Munro. Era dislocato a Fort William Henry, a nord da qui. Come voi tutti potete o non potete sapere, cadde al servizio di Sua Maestà. Adesso, ammetto di non essere informata su tutti i dettagli che riguardano la legge coloniale, ma so che ci sono alcuni trattati tra i Bianchi e gli Indiani in queste terre. Voi non potete attaccare il mio amico qui a causa di una faida immaginata che vi ostinate a credere vera."

 

"Non ho immaginato niente, signorina Alice." Il signor Bauman era ancora austero, ma sembrava stesse perdendo la convinzione.

 

"C'è un accordo di pace molto precario tra gli Indiani Delaware e i coloni. Sarebbe sconveniente mettere a repentaglio questa certezza per un malinteso," perseverò Alice. Poteva sentire una gocciolina di sudore colare dall'attaccatura dei suoi capelli e scivolare lungo il lato del collo.

 

"Non penso," disse improvvisamente l'uomo dai capelli scuri. "Porteremo questo ragazzo a Fort Letort per aver attaccato dei coloni. Scostatevi - Thomas, prendilo."

 

Il soldato a cavallo con i riccioli color paglia, con cui Alice aveva brevemente parlato qualche minuto prima, fece un movimento verso Anicus, ma fu improvvisamente fermato dalla figura allampanata di Stephen.

 

"Scostati, ragazzo. Non interferire," ordinò l'uomo con gli occhi socchiusi.

 

Stephen incrociò il suo sguardo in modo inflessibile. "Non ha fatto niente di male. Vogliamo solo andarcene a casa in pace. Lasciateci stare, signore."

 

"Procedete. Portate a casa queste donne. Noi ci occuperemo di gente come questa."

 

"Dov'è Fort Letort?" chiese Alice con un sussurro silenzioso, scandalizzata per il fatto che una semplice passeggiata per il bosco aveva portato a questa débacle.

 

"Vicino a Beaver Creek, a poche miglia laggiù. E' in misura maggiore un forte di civili," rispose Stephen. Diresse la sua voce verso gli ufficiali –

 

"Credo di non potervi permettere di prendere uno del nostro gruppo. E' un gesto immotivato."

 

"Allora ci accompagnerai, stupido ragazzo!" ribatté irosamente Isaac Bauman ed entrambi i ragazzi avevano le mani prontamente legate dietro di loro.

 

Anicus fece un lamento agonizzante, scuotendo la testa. Tankawun pianse e si aggrappò a Stephen, parlando freneticamente nella sua lingua.

 

Alice fu spostata bruscamente, ma rimase in piedi ostinatamente. "Non avete vergogna? Né il senso dell'onore o della decenza?"

 

"Hanno disturbato la quiete e fate attenzione, Signorina Alice, a non rimproverarmi in quel modo." La giacca-rossa Bauman aveva un rossore opaco sulla sua faccia per la sferzata ricevuta dalla lingua di Alice.

 

"Andatevene via da qui. Non dovreste passare il tempo ad accompagnarvi con questi Indiani."

 

"Non me ne andrò, signore. Non posso stare a guardare mentre prendete Stephen!" Alice sentiva una tale rabbia e frustrazione per questa svolta degli eventi, e non aveva mezzi per placare questi sentimenti. Poteva solo continuare ad assillare gli uomini affinché rilasciassero i suoi compagni per diversi minuti in più, mentre loro tentavano di arrestare i ragazzi, ostacolando completamente il loro progetto.

 

"Posso vedere l'influenza che questi selvaggi hanno esercitato su di voi, " disse l' Inglese in modo arcigno, roteando gli occhi.

 

"Questo non è affare di nessuno, cafone buono a nulla!"

 

Alice sentì di aver oltrepassato il limite con queste parole. Così pure il signor Bauman, evidentemente –

 

"Bene. Allora prendete anche lei."

 

Alice ansimò quando forti dita si arricciarono intorno al suo avambraccio. Lei scosse la testa, incredula.

 

"Tankawun, vai a casa. Vai via da qui," Stephen le disse delicatamente, poi incrociò i suoi occhi. "Fort Letort. Ricordati. Fort Letort."

 

Tankawun rimase a guardare impotente mentre i suoi amici venivano trascinati via, con le lacrime che le scorrevano lungo la faccia. Fort...Letort. Che significa?

 

Si voltò per andare verso l'accampamento, poi in una frazione di secondo cambiò idea. Invece, i suoi mocassini scattarono verso la casa degli Yengeese con cui la ragazza dai capelli di Luna abitava, sperando che qualcuno lì l'avrebbe aiutata e che Uncas sarebbe stato presente. Fort Letort.

 

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Lei aveva dimenticato la strada per andare al casolare in tutti quei mesi, e non sapeva nulla di come interpretare le tracce, come sa fare un uomo. Così corse di qua e di là senza concludere nulla, facendo attenzione a stare lontana dall'accampamento.

 

I suoi pensieri andarono a Stephen mentre correva, un dolore bruciante nel suo petto per la folle corsa. Il pensiero del suo amico le strizzò il cuore per l'angoscia e lei singhiozzò più intensamente. Pensava che gli Yengeese non avrebbero fatto del male a lui o alla ragazza di Luna, ma i Bianchi erano così strani. Era tormentata dal pensiero che era tutta colpa sua.

 

Quando riuscì ad arrivare alla fattoria, era quasi sera, ma il cielo era ancora illuminato. Tankawun era bagnata di sudore e le sue mani tremavano mentre si tolse frettolosamente diverse foglie dai capelli umidi. Lei vide due donne dai capelli scuri fuori dal casolare. Fort Letort.

 

Cora e Annabel stavano in piedi fuori, scrutando con aria preoccupata i profili degli alberi. James era uscito per controllare le sue trappole e i fratelli al momento erano all'accampamento. Alice doveva ancora tornare dalla sua passeggiata e Cora era quasi fuori di sé per la preoccupazione. Al momento lei e Annabel stavano discutendo se aspettare uno degli uomini oppure andare loro stesse a perlustrare la foresta alla ricerca della ragazza smarrita.

 

Annabel riconobbe per prima la giovane ragazza indiana, ed era allarmata per la sua espressione frenetica. Il suo nome era Tankawun, si ricordò Annabel. La ragazza parlò a raffica nella sua lingua, indicando dietro di lei.

 

Cora scosse la testa per lo smarrimento; lei e Annabel potevano solo guardare la ragazza indiana, meravigliate.

 

 

   
 
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