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Autore: Danmel_Faust_Machieri    22/12/2016    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Danmel_Faust_Alfivelli: scusatemi, so che avevo detto che avrei dovuto pubblicare questo capitolo ieri ma ho avuto alcuni impegni e non ci sono riuscito quindi ve lo posto oggi, buona lettura!

I giorni si inseguirono veloci, coperti dal manto bianco dell'inverno. Proprio come era arrivato il natale trascorse, la magia iniziò a diminuire e la gioia di quei giorni divenne un ricorro col quale scaldarsi. La gilda Vitriol passò quei giorni concedendosi una breve pausa dalle missioni della prima linea, organizzarono un cenone per la sera del 24 e il 25 si scambiarono gli auguri con gli altri giocatori. Ma come sempre avviene, dopo il natale, una nuova festa iniziò a scaldare i cuori dei giocatori: il capodanno. I ragazzi erano abituati a festeggiare il capodanno trovandosi insieme in una casetta in campagna che Camilla utilizzava per dare piccole feste tra amici: prendevano qualche bottiglia di alcolici, almeno la metà di loro si prendeva con essi una sbornia più o meno pesante a seconda dei casi, la notte la trascorrevano insonni a vegliare sui ragazzi che vomitavano o correvano nel buio della campagna e poi, la mattina, Claudio e Alessandro preparavano dei pancake seguendo la loro ricetta speciale in grado di far sparire in un lampo i postumi di una sbornia. Un capodanno memorabile fu quando furono Camilla e Riccardo a prendere la sbornia e furono ritrovati dagli altri a un chilometro dalla casa che inseguivano quello che, a detta loro, sembrava un fantasma ma, in realtà, era solo Roberto, sbronzo più degli altri due, che era inciampato in un tendone di quelli utilizzati per coprire i campi d'inverno e che, correndo con quello addosso, sembrava un fantasma di quelli che si appendono fuori dalle finestre ad halloween; la mattina del giorno seguente, dopo aver smaltito la sbornia, Camilla si accorse di aver perso le chiavi della casa e quindi le cercarono a tentoni nella neve fino a mezzogiorno. Non sapevano ancora come avrebbero trascorso il capodanno quell'anno, in quel mondo che sembrava di là dallo specchio ma i giorni non si fermavano, il 31 dicembre arrivò di corsa; le esplorazioni della prima linea si stavano concentrando in quel momento sul piano 30, raggiunto solo due giorni prima mentre i ragazzi erano rimasti ancora nella sede della gilda.
"Allora… Io organizzerei così" iniziò a dire Camilla "Ale e Rik voi andate a prendere gli alcolici da qualche vinaio dei piani più alti così possiamo sperare di trovare qualcosa di raro e gustoso" aggiunse pregustando quelle rarità "Lore e Nico, voi cercate uno spiazzo dove possiamo accamparci in maniera sicura. Ok tutti pronti?"
"A dire il vero Camilla…" dissentì Riccardo "Fossi in te guarderei la lista degli eventi"
Camilla si incupì un attimo, aprì il menu degli eventi e vide una notifica, aprì l'evento e lesse: 
"Invito al gran ballo per l'anno nuovo;
come ogni anno, per celebrare l'anno che sta per iniziare, il re in persona, organizza il consueto ballo presso il suo castello al piano 30.
La vostra signoria è invitata a parteciparvi, naturalmente, con un abbigliamento consono alle grandi occasioni.
È consigliato trovare un partner per il gran ballo di mezzanotte"
"Ah… Beh…" la maga richiuse la lista eventi e si fermò a pensare un attimo "Quindi ci salta la serata… Vabbé dai, ho sempre voluto partecipare a un ballo!"
"Te, io avrei preferito la solita serata" rispose Riccardo.
"Io cosa dovrei dire? Minimo sverrò due o tre volte in mezzo alla folla" osservò preoccupato Nicolò.
"Io invece ho deciso che farò da spalla al buon Ale, vero?" disse Lorenzo colpendo piano il braccio del barbaro col gomito.
"Ehi Barney Stinson! Dubito che ti faranno entrare vestito come sei" sghignazzò il chierico.
"A dire il vero non sono convinto che nessuno di noi possa entrare messo com'è in questo momento" asserì Nicolò guardando i compagni che a loro guarda si scambiarono sguardi dubbiosi tra loro.
"E quindi mi vuoi dire che dobbiamo cercare un negozio di abiti per grandi occasioni?" domandò Alessandro cupo un volto.
Tutti si voltarono verso Camilla che stava sorridendo come se da poco avesse ottenuto la notizia più bella del mondo. Pochi minuti dopo decisero di partire per raggiungere in fretta e furia un negozio in cui fosse possibile acquistare degli abiti eleganti da indossare quella sera; scoprirono così che, presso ogni negozio di vestiti, erano presenti dei nuovi oggetti venduti apposta per il ballo.
"Certo che è assurdo" iniziò a dire Lorenzo mentre guardava le vetrine dove erano esposti abiti, cappelli, gonne, pantaloni e altri indumenti "Secondo voi dovremo comprare tutto l'equipaggiamento nuovo o ci basterà un solo pezzo?"
"Credo che dovremo comprare tutto" rispose Riccardo osservando un completo blu che ricordava gli abiti indossati nel settecento "Un abito equipaggiabile al busto, dei calzari per le gambe, dei guanti per le braccia e un cappello da mettere in testa e, per di più" il ragazzo aprì il menu degli acquisti del negozio e, trovando quello che cercava aggiunse "Ci toccherà anche prendere un qualcosa tra spille, collane o affini!"
"Ragazzi… Io… Non me la sento… Ho paura che potrei avere un attacco questa sera" iniziò a balbettare Nicolò.
"Eddai!" esclamò Alessandro "Riesci a tenere lezione davanti ad una classe gremita e hai paura di un po' di persone ad una festa!?"
"… Vado a prendere un po' d'aria" e, dicendo così, il bardo lasciò il negozio. Camilla si mosse subito per andare a parlargli ma venne bloccata dalla mano di Lorenzo che gli disse "Vado io, voi vedete di scegliere dei vestiti adatti" e anche il monaco sparì fuori dalla porta.
"Dite che Izanog avrà bisogno di un qualche vestito?" domandò allora Riccardo per distogliere qualsivoglia preoccupazione.
"Vuoi portare la tua tartaruga al ballo?" domandò il barbaro "Già la metà delle volte la lasci alla gilda ad occuparsi dell'orto o in clinica ad assistere i pazienti perché questa sera non puoi fare altrettanto?"
"Perché potrebbe essere divertente anche per lei"
"È una tartaruga! Il massimo per lei sarebbe essere servita come zuppa!"
"Non dire questo del mio povero Izanog lo fai spaventare!"
"Non è qui con noi l'hai dimenticato di nuovo alla sede della gilda!"
"Nooooo! Izanog!!!" e così il chierico cercò di correre verso l'uscita per andare a recuperare il suo famigliola anche lui venne intercettato dalla mano del barbaro.
"Ora pensiamo ai vestiti poi ci preoccuperemo di renderti un padrone migliore"

Quando i tre ragazzi rimasti uscirono dal negozio dopo aver fatto gli acquisti si incrociarono con Lorenzo e Nicolò, quest'ultimo era stato convinto dalla dialettica del primo a provare ad andare al ballo e quindi avevano deciso di recuperarsi due abiti per l'occasione. Comunicato ciò agli amici Alessandro iniziò a dire "Spero che abbiate con voi i soldi che vi servono"
"In che senso?" domandò Lorenzo.
"Vedete…. Crediamo che l'invito fosse rivolto a tutti i giocatori ma è nell'acquisto dei vestiti che molti verranno scartati" spiegò Roberto.
"Perché i vestiti costano tanto?" ipotizzò Nicolò.
"Eh già… 500 monete al pezzo" disse Alessandro.
"Vabbé, 500 per il set-completo mi sembra abbordabile" commentò Lorenzo.
"Non al set, Lore" intervenne Camilla "500 al pezzo; vuol dire che l'abito completo arriva a costare 4000 monete"
"Come 3000" domandò il bardo "Un set non è composto da quattro parti? Busto, braccia, gambe e testa?"
"È esatto però si è obbligati a comprare anche quattro accessori" spiegò il chierico.
"E come fate a dirlo?" continuò a chiedere Nicolò.
"Perché nel momento in cui si compra tutto si ottiene un item chiamato "Invito al ballo del re"; è un item da mostrare una volta arrivati al castello, solo chi possiede quello potrà accedere al ballo. Noi l'abbiamo scoperto solo perché qualcuna cof…. cof…" e fingendo di starnutire Riccardo additò Camilla "si è divertita a comprare tante cose"
"Vabbé dai, almeno non abbiamo rischiato di rimanere con un pugno di mosche" sdrammatizzò Lorenzo.
"Noi comunque abbiamo fatto" iniziò a dire Riccardo "Andiamo verso la gilda, vi aspettiamo là"
I ragazzi allora si divisero: Riccardo, Alessandro e Camilla si incamminarono verso la loro sede mentre Lorenzo e Nicolò rientrarono nel negozio. I due si accorsero che non c'era molta varietà nei vestiti maschili mentre le donne avevano modo di sbizzarrirsi quanto volevano; l'unico ambito in cui anche gli uomini potevano lasciar lavorare la loro fantasia per creare combinazioni diverse e originali era per quanto riguardava gli accessori.
"Mah… È tutto così non nel mio stile" disse ad un tratto Lorenzo.
"Ma va?" lo sbeffeggiò Nicolò mentre provava un cappello a cilindro.
"Uff… Te hai già trovato qualcosa che ti piace?"
"Non solo, ho già terminato gli acquisti!" rispose il bardo con voce divertita dopo aver digitato sul comando acquista.
"Cosa?! Ma non vale!" urlò il monaco avvilito "Va bene! Prenderò questo, questo, poi direi questo, mi sembra accettabile 'sta cosa, questa è indispensabile e andrà bene anche questo! Olà, finito!"
"Voglio vedere che accozzaglia di roba hai tirato fuori ahahahah"
"Mi stai facendo pentire di averti convinto a venire…" sbuffò Lorenzo seguendo l'amico fuori dal negozio. I due guardarono sul loro menu l'ora e si accorsero che si erano già fatte le 16:03; sull'invito appena ricevuto c'era scritto che gli ospiti sarebbero stati ricevuti a partire dalle 19:30, ciò voleva dire che, se non volevano rimanere esposti al freddo del 31 dicembre vestiti come dei nobili del 700 per aspettare il loro turno in coda, era meglio arrivare al palazzo com mezz'ora d'anticipo. Arrivarono alla gilda e ritrovarono i loro soci già agghindati: Camilla indossava un lungo vestito giallo con fronzoli che richiamavano conchiglie di varia forma, alle braccia aveva dei lunghi guanti che risalivano fin sopra al gomito sovrastati da dei bracciali dorati, calzava ai piedi delle ballerine dello stesso colore dell'abito, tra i capelli si intravedeva un cerchietto di perle e coralli, aveva un lungo ciondolo al termine del quale era rappresentata una piccola stella marina che si confondeva tra le pieghe dell'abito e dai suoi lobi pendevano degli orecchini con delle gemme color ocra; Alessandro invece aveva un abbigliamento che ricordava in tutto e per tutto un abito da cerimonia dei cavalieri napoleonici: sobrio abito nero con doppia fila di bottoni e spalline color oro simile a quello dei soldatini di legno, pantaloni bianchi come la neve che arrivavano a sfiorare i mocassini neri, guanti bianchi, piccolo spadino ad un bianco, una spilla con un rubino collocata esattamente nell'asola in alto a destra, due anelli con incise sopra alcune decorazioni arboree e un bicorno piumato in testa; Riccardo invece aveva indosso un lungo abito blu ulteriormente coperto da un mantello di una tonalità più scura del medesimo colore, pantaloni abbinati con mocassino marrone, guanti immancabilmente bianchi, una spilla con rappresentata una spirale tripartita al posto giusto, una bombetta nera con fascia in tinta col completo e due anelli alle dita, di cui uno con un'acquamarina al suo interno e l'altro in argento semplice.
"Ahahahahah! Siete così ridicoli!" scoppiò a ridere Lorenzo non appena li vide e, insieme agli sguardi truci di tutti, attirò su di sé uno scappellotto di Nicolò.
"Andiamoci a cambiare che è meglio" aggiunse poi il bardo recandosi verso la sua stanza.
"Ma c'è tempo… Perché dobbiamo indossare il tutto già ora?" si lamentò il monaco.
"Almeno inizierai ad abituarti agli abiti" disse l'amico chiudendo la porta di camera sua.
Il monaco sparì sbuffando come una vecchia teiera in camera sua per poi ricomparirne fuori dopo pochi minuti son una foggia totalmente diversa: l'abito ricordava molto quello di Alessandro, con spalline bottoni e tutto, ma là dove nell'abito del barbaro c'era l'oro nell'abito del monaco c'era il nero e dove c'era il nero nel primo nel secondo c'era il rosso, i pantaloni bianchi erano gli stessi mentre i mocassini erano rossi, stringeva sotto braccio, vestito dei consueti guanti bianchi, il cappello bicorno rosso, aveva sulle spalle una mantella nera, anche lui aveva lo spadino al fianco ma, a differenza di Alessandro, presentava sul petto una pluralità di medaglie per forma, grandezza e colore.
"Vorrei tanto ridere di te come tu hai fatto di noi ma, devo ammettere, che ti sta dannatamente bene" sbuffò Riccardo mentre carezzava la testa della sua testuggine.
"Uff… Nicolò non ha ancora fatto? Sto tessuto mi pizzica tutto!" si lamentava ripetutamente il ragazzo grattandosi sotto l'uniforme.
In quel momento comparve Nicolò dalla sua stanza: il ragazzo indossava una camicia verde smeraldo con sbuffi sul collo, sul petto e al termine delle maniche, e con decorazioni in argento, dei pantaloni neri abbinati con i mocassini, un cappello a cilindro dello stesso colore della camicia con la fascia nera, una giacca nera lunga con decori in argento, una mantella verde che gli copriva spalle e schiena, dei guanti grigi sbucavano tra gli sbuffi verdi della camicia e portava una spilla argento a forma di giglio nell'asola apposita e un anello argento all'anulare sinistro, in più si poggiava come di consueto al suo bastone da passeggio.
"Bon!" esclamò lui guardando gli altri "Siamo pronti, però dobbiamo fare ancora una cosa"
"Cioè?" domandò Riccardo.
"Dobbiamo lasciare qui tutti i nostri oggetti, dobbiamo avere praticamente l'inventario vuoto" disse Nicolò.
"Perché dovremmo fare una cosa del genere?" continuò a domandare il chierico.
"Alla festa ci saranno molti giocatori, tra cui sicuramente dei ladri, sarà per loro uno scherzo saccheggiare i poveri sprovveduti, mentre, se lasciamo tutto qui, sarà più difficile che qualcuno li trovi; abbiamo dotato la casa di scomparti segreti per queste evenienze e abbiamo anche un custode affidabile" spiegò Lorenzo accarezzando in ultimo la testa di Izanog.
"Avete ragione" confermò Riccardo e dopo che i ragazzi ebbero svuotato i loro inventari e posto i loro items in posti sicuri il chierico si avvicinò nuovamente alla tartaruga e disse "Contiamo su di te amico mio"
Izanog allora rispose con un sorriso rugoso.

L'ora x arrivò e i ragazzi giunsero al castello come da programma. Il castello era disegnato con un'architettura che richiamava molto quella barocca: alte torri, pinnacoli che si stagliavano contro il cielo nottornu e che donavano a quella struttura enorme una sorta di grazia irreale, quasi eccessiva. Nonostante la mezz'ora d'anticipo si era già formata una bella coda davanti a loro e dovettero aspettare le 19:47 per poter entrare, nel mentre, Nicolò, per sopravvivere alla sua agorafobia, aveva dovuto snocciolare in fretta e furia metà delle poesie di Montale presenti negli Ossi di seppia.
All'entrata due guardi in armatura controllavano gli inviti dei vari giocatori ed NPC e, non appena entrarono, tutti i giocatori che indossavano un cappello furono costretti a rimuoverlo perché ritenuto contro il galateo "Pensa te" sbuffò Lorenzo "500 monete spese per nulla".
Le sale del castello erano ampiamente decorate con statue, arazzi e lampadari che facevano brillare le pareti dorate. Quel luogo sembrava essere stato concepito dallo sfarzo e dall'eleganza per non parlare della sala da ballo: essa era enorme, il pavimento dorato e traslucido rifletteva in parte chi vi camminava sopra, alla destra della stanza erano presenti una ventina di tavolate con sopra cibi e bevande per servirsi liberamente, a sinistra delle grandi finestre davano su uno splendido balcone e 10 maestosi lampadari di cristallo sovrastavano la stanza. I ragazzi iniziarono a vagare per la stanza ammirando la bellezza incredibile di quel luogo, erano come rapiti da una magia visibile ed invisibile al tempo stesso, si sarebbero smarriti a guardare quella meraviglia ma una voce li riportò alla realtà "Ragazzi!" i cinque si voltarono e videro il generale Linton vestita in un meraviglioso abito viola con una scollatura appena accennata ma che metteva in risalto il corpo perfettamente aggraziato della giovane donna, accanto a lei Salazar sfoggiava un abito simile a quello di Nicolò ad eccezione dei colori, quelli del mago infatti rimanevano più su tinte nere e bianche.
"Linton, Salazar" esultò Nicolò vedendoli e allungando verso di loro flute di champagne e tenendosene una terza per sé "È un piacere trovarvi qua, allora come procedono le cose con la prima linea? Dovete perdonare la nostra assenza ma abbiamo avuto…"
Mentre Nicolò continuava a intrattenere un discorso con i due Camilla si aggregò al trio mentre Alessandro si avvicinò a Lorenzo e domandò "Perché Nicolò ha attaccato bottone così in fretta? Non è da lui… Di solito aspetta che siano gli altri ad intavolare il discorso"
"Lo so" rispose lui "Ma ti sei guardato intorno?" domandò all'amico.
Lui si diede una rapida occhiata attorno e notò che la sala si stava già affollando di giocatori ed NPC "Nicolò non vuole avere un attacco questa sera e perciò deve essere sempre concentrato su un qualcosa" aggiunse allora Lorenzo "Un discorso, una canzone che sente fare all'orchestra, un ticchettio regolare dei tacchi di una bella ragazza… Insomma, deve stare concentrato, per questo ha subito attaccato bottone con Linton e Salazar"
"Capisco, capisco" disse il barbaro prendendo due bicchieri di champagne, uno per sé e l'altro per l'amico.
"Già… Ma ora dobbiamo concentrarci! Dobbiamo trovarti una dama per il ballo di mezzanotte!"
"Ma sai che sono particolarmente impacciato!" arrossì d'un tratto Alessandro.
"A questo ha già pensato!" e ridiede all'amico il bicchiere che gli aveva allungato poco prima "Vai, anche quello è per te! Ti scioglieremo a colpi di alcool!"
Mentre Lorenzo incitava Alessandro a prendere una china non molto apprezzabile Riccardo si era allontanato per andare a vedere il cielo dal terrazzo quando un bagliore turchese lo filmino di colpo: vestita con un abito che richiamava i fiori nel loro sbocciare, con una scollatura a v non troppo esagerata comparve Antigone.
"Ehi Antigone!" la salutò lui "Non pensavo di incontrarti qui"
"Symon! Che bello vedere un viso familiare" rispose la ragazza sorridente "Nemmeno io pensavo di riuscire a venire sta sera ma Tempesta mi ha dato una mano per acquistare i vestiti"
"Che bel gesto da parte sua" disse alla chierica; "Hai capito il volpone" disse tra sé il chierico.
Lorenzo nel mentre stava stilando una lista dei "bersagli" per l'amico quando una voce gli fece interrompere la sua alta missione.
"Ed ecco due degli elementi più validi del nostro corpo docenti!" i due si voltarono e videro Merlin95, Lesen e Sparkire vestiti apposta per la festa.
"Ohohoh i nostri datori di lavoro ci controllano al di fuori dell'orario di lezione?" domandò Lorenzo ridendo.
"A dire il vero eravamo semplicemente venuti a goderci la festa" rispose Sparkire come se non avesse compreso il tono ironico del monaco.
"Una gran bella festa non trovate?" chiese Alessandro cercando di cambiare argomento.
"Già! Mi dispiace solo che per conoscere il nostro ospite dovremo aspettare la mezzanotte" rispose Merlin portandosi il calice che teneva in mano alle labbra.
"Voi sapete già qualcosa riguardo il re?" continuò a domandare Lorenzo curioso.
"Beh, da quello che si sente in giro, è una persona incredibilmente magnanima"  disse Lesen prendendo parola. Il monaco la osservò attentamente venendo poi distratto dalla provocante scollatura del suo vestito ma, nonostante ciò, non passò gli passo inosservato l'avverbio che involontariamente la ragazza aveva appena utilizzato.
"Scusate la domanda ma… Orpheus non c'è?" aggiunse poi lei preoccupata.
"A dire il vero sta parlando con alcuni dei rappresentanti della prima linea" rispose sorridente Alessandro "Lo puoi trovare vicino al tavolo dei vini"
"Grazie mille Gabél" disse lei per poi svanire in mezzo alla folla dalla quale, poco prima, comparsa come per incanto.
"Se il vostro amico non fosse simpatico l'avrei già fatto fuori" sentenziò Merlin ridacchiando non appena Lesen fu fuori dalla portata delle loro voci "Voi non siete mai gelosi?"
"Ormai ci abbiamo fatto l'abitudine" rise il barbaro "Anche se… davanti a una scollatura come quella…" i quattro si scambiarono una serie di sguardi maliziosi e fecero tintinnare i loro bicchieri nello scintillio della sala.
Lesen si stava facendo largo tra la folla cercando di non ribaltare il drink contenuto nel suo bicchiere. Si trovava ancora nell'area centrale della stanza e stava cercando di arrivare vicino ai tavoli per trovare più in fretta Orpheus quando, distrattamente, urtò contro un ragazzo salvando comunque in extremis il suo drink.
"Oh mi scusi signorina io… Lesen!" disse il ragazzo voltandosi.
In quel momento Lesen lo riconobbe: si trattava di Zarathustra "Zarathustra! Che piacere incontrarti qui!"
"Anche per me è un vero piacere" rispose lui esibendosi in un galante baciamano in cui poggiò le sue labbra sopra il guanto della ragazza "E… Scusa l'invadenza ma, per caso, sei qui da sola?"
"Nono sono qua con Merlin e Sparkire" spiegò lei.
"Allora devo prendere come un segno del destino questo incontro" disse il guerriero con sguardo ammiccante.
"Dovresti piuttosto prendere lezioni di cavalleria" lo derise una voce alle sue spalle.
Lui si voltò avendo riconosciuto la voce e vide Mineritt che sorseggiava tranquilla dal suo bicchiere lo champagne, l'aveva sorpreso in pieno mentre stava facendo il filo ad un'altra ragazza e allora perché non era indispettita? Zarathustra pensò subito che la ragazza non avesse compreso le sue intenzioni, non venne minimamente sfiorato dal pensiero che lei non volesse più avere nulla a che fare con lui.
"Il vero baciamano non vuole che labbra e mano si tocchino" continuò la maga "Lesen è bello vederti"
"Lo stesso si può dire per me Mineritt" rispose la ragazza avvicinandosi all'interlocutrice e tagliando fuori dalla discussione Zarathustra.
"Stai cercando Orpheus? Ti ci accompagno se vuoi" propose Camilla e Lesen, felice, accettò.
Zarathustra cercò di bere dal suo bicchiere accorgendosi solo alla fine che questi era drammaticamente vuoto e quindi, incazzato per aver perso in un colpo solo due ragazze, si diresse verso i tavoli da cui avrebbe attinto una medicina per i suoi dispiaceri.
Una voce profonda e cupa rise a pieni polmoni alle sue spalle "Certo che ti ha canzonato proprio per bene"
Il guerriero si voltò per la seconda volta scoprendo un uomo robusto, vestito con un'abito rosso e una giacca nera con decori dorati.
"Si può sapere chi prova gusto nel deridermi?" disse Zarathustra chiaramente alterato.
"Se non ti dispiace preferisco non rivelare il mio nome" rispose serio Orias.
"E io allora preferisco non ascoltarti" e voltò le spalle all'interlocutore che, nonostante tutto, riprese il suo discorso "Sfrontato, altezzoso e cocciuto, sono caratteristiche interessanti che ti portano ad essere o come te o come me. Lasciati dare un consiglio: le donne portano solo distrazioni, concentrati su altro"
"Con permesso ribadisco il concetto: preferisco non ascoltarti" e Zarathustra sparì così verso i tavoli.
"Cocciuto come pochi" sospirò Orias prima di sorseggiare dal suo bicchiere.

La festa procedette vorticosa e costante, i giocatori chiacchieravano allegramente tra loro e con gli NPC presenti al ballo. Quando mancavano pochi minuti alla mezzanotte un quartetto di trombettieri iniziò ad annunciare l'arrivo di qualcuno dal fondo della stanza e tutti gli NPC avanzarono quel punto; i giocatori allora li seguirono e facendosi largo tra la folla videro comparire da una grande porta un uomo vestito regalmente, sulla cui testa svettava una corona dorata decorata con sete pregiate e pietre preziose.
"Buona sera miei graditi sudditi e grazie per aver preso parte a questa piccola cerimonia!" iniziò a dire il re. Gli NPC applaudirono immediatamente e i giocatori li imitarono.
"Mi presento per chi di voi non mi conoscesse: mi chiamo Eteonte e sono il re di queste terre. Sono felice che anche quest'anno abbiate voluto celebrare l'inizio dell'anno nuovo insieme a me e mi auguro che questo nuovo anno che ci si para davanti sia meraviglioso come non mai. Quindi alziamo i calici e brindiamo!" e alzò una coppa dorata al cielo.
Gli NPC fecero lo stesso con i loro bicchieri e i giocatori non furono da meno; una volta che tutti i bicchieri erano in aria un urlò risuonò per la stanza "Cin!"
"Molto bene ed ora pronti al conto alla rovescia: meno dieci…"
Nel momento stesso in cui il re comparve Nicolò cercava di trattenersi da uno dei suoi attacchi di agorafobia e, per farlo, si stava concentrando su ogni singolo ospite cercando di ricavare più informazioni possibili dal solo guardarlo: distingueva i combattenti della prima linea solo dalla posizione dei piedi, riconosceva gli NPC che facevano i fabbri dalle scottature che si intravedevano sotto i guanti e vicino alle gote, riconosceva i ladruncoli che frugavano nelle tasche di qualche giocatore distratto ma, ad un tratto la sua attenzione venne totalmente rapita dagli atteggiamenti di un giocatore e di un NPC; il primo era Linton mentre il secondo un NPC che indossava una lunga giacca nera con ricami molto raffinati e una specie di sciarpa-fascia che dalle spalle gli ricadeva sul busto presentando una fantasia che richiamava i rami di alloro. Era stato colpito da questi due perché si erano comportati, senza volerlo, alla stessa maniera: nessuno dei due aveva applaudito all'apparire del re ed entrambi si erano dissociati dal brindisi.
Il conto alla rovescia collettivo continuò "Tre, due, uno… Zero!" in quel momento camerieri stapparono bottiglie facendo volare per aria tappi di sughero, gli NPC cercavano persone con cui brindare e i giocatori, per un istante, smisero di pensare di essere rinchiusi in quel mondo e sorrisero felici. Dopo qualche minuto di euforia il re riprese la parola e disse "Ora, senza perdere tempo ulteriormente, diamo inizio alle danze!"
Un'orchestra entrò nella sala e iniziò a suonare musica da sala mentre in molti iniziarono a danzare al centro della sala mentre altri rimasero vicini ai lati della stanza per non ostacolare i danzatori.
Lorenzo e Alessandro non erano ancora riusciti a trovare una dama per quest'ultimo; Nicolò era conteso da Antigone e Lesen che erano tornate a battibeccare mentre Linton le guardava con occhi torvi; Camilla invece sembrava essere l'unica ad avere una reale voglia di partecipare a quelle danze, avrebbe chiesto a Nicolò ma non lo voleva mettere ulteriormente in difficoltà, e quindi il suo sguardo sconsolato vagava sulla folla.
"Madame mi concede l'onore di questo ballo?" Camilla si voltò e vide la mano tesa di Riccardo verso di lei. Non si aspettava quell'invito da parte del ragazzo e arrossì lievemente porgendo la sua mano verso la sua. Riccardo cingeva con il braccio sinistro il fianco della ragazza e con la destra stringeva la mano sinistra di lei mentre Camilla teneva il braccio destro attorno al collo di lui e, danzando, si unirono agli altri.
"Non mi aspettavo che sapessi ballare così bene" sorrise la ragazza cercando di sciogliere la sua tensione finendo però per pestare un piede del compagno.
"Ahi! Non posso dire lo stesso per te" ridacchiò Riccardo. La ragazza allora distolse lo sguardo da lui con aria imbronciata "Ahahahah, scusami; a dire il vero ti ho invitata a ballare per un altro motivo: non ti ho ancora chiesto scusa per il mio comportamento di qualche giorno fa" aggiunse poi il chierico.
Camilla lo guardò un po' confusa e lui le sorrise "Sai, quando durante gli acquisti a Katka sono stato un po' burbero… Mi volevo scusare"
"Non ti preoccupare, hai avuto i tuoi buoni motivi" rispose la ragazza sorridendo a sua volta.
Riccardo la guardò incuriosito e poi, sentendo la stretta della sua mano farsi per qualche attimo più intensa, disse "Nicolò ti ha raccontato vero?"
Lei lo guardò e seza parlare comandò "Come fai a saperlo?".
"Dopo aver trascorso tanto tempo con Nicolò anche io ho imparato lentamente a leggere fra le righe delle persone"
"Sei stato in grado di svelare anche i suoi trucchi? Veramente bravo" rise Camilla.
"A dire il vero a lui basta guardare negli occhi le persone mentre a me servono dei gesti, degli atti, dei movimenti" spiegò il ragazzo mentre piroettava insieme a quell'onda gialla "Comunque mi dispiace anche per come sia finita con Zarathustra"
"Pfui… Non ti preoccupare, purtroppo ne ho conosciuti tanti come lui" sorrise la ragazza cercando di nascondere un velo di tristezza.
"Secondo me è da idioti schernire gli altri per i proprio credo" attaccò il chierico.
"E tu invece? In cosa credi?"
"Io credo in un dio; mi è sempre sembrato il credo più logico. Pretendere che tutto questo incredibile ordine possa esistere senza un custode non fa per me"
"Sei veramente assurdo" rise la ragazza senza malizia, senza alcuna ombra di derisione.
"Senti chi parla" rise lui allo stesso modo.
"Quando torneremo nel nostro mondo promettimi che mi mostrerai qualche mag… trucco di magia"
"Te lo prometto, solo se tu mi prometti di uscire a prendere un caffè con me"
"Guarda, guarda quei due come si divertono" ridacchiò Lorenzo tocchettando col gomito Alessandro, barcollante per l'aver bevuto troppo, e indicando all'unisono i due ragazzi che danzavano tra il confondersi dei loro colori e dei loro sorrisi.
"Ehssì… Sciono proprio una beeeeeella copia!" rispose il barbaro più di là che di qua senza guardare l'amico.
"Per curiosità: tu, di chi stai parlando?" domandò il monaco guardando storto l'amico.
"Ma natuuuuuralmente del vino e del bicchierinoccicinocicciò"
"Esattamente" scoppiò a ridere Lorenzo ma presto la sua attenzione venne attirata da un battibecco fra signore dove, naturalmente, l'oggetto del dissidio era Nicolò, vedendo il ragazzo a disagio e temendo per un improvviso attacco di agorafobia Lorenzo affidò Alessandro alle cure di Merlin e Sparkire e corse in soccorso del bardo.
"Signore sono desolato di disturbarvi ma vi sottraggo Orpheus per qualche minuto" e strattonando l'amico per la giacca lo sottrasse al campo da battaglia.
"Grazie a Dio" sospirò Nicolò disequipaggiando il bastone al quale continuava ad appoggiarsi "Ora… Mi concedi questo ballo?"
"Temevo non me lo chiedesse" rispose Lorenzo accettando. I due si buttarono nel mezzo della folla tenendo due mani intrecciate e le altre sul fianco dell'altro.
"Allora… opinioni sul nostro re?" iniziò a chiedere Nicolò.
"Innanzitutto Eteonte è un nome che fa terribilmente ridere e, in secondo luogo, mi sembra troppo giovane" rispose Lorenzo.
"Ho sentito che ha all'incirca 20 anni ed è in carica già da tre; è stato il più valoroso dei cavalieri sul campo di battaglia durante diverse guerre e quando il re di allora cadde senza lasciare figli per continuare la linea dinastica tutto il popolo all'unisono si sollevò invocando il suo nome come prossimo re; fortunatamente era già sposato con una ragazza di famiglia nobile e quindi fu facile "legalizzare" la sua salita al trono"
"Ecco, tutta sta storia mi sembra troppo… Perfetta; lui mi sembra troppo perfetto"
"Confermo"
"Anche io ho letto alcuni libri che raccontano le sua gesta: sembra un cavaliere delle favole, splendente e senza una sola macchia… ma poi mi sono tornati in mente i tuoi discorsi sull'imperatore Caligola"
Nicolò sorrise sotto i baffi "Caligola, uno degli imperatori che nel corso della storia romana ha tenuto meno in considerazione il senato, e, a causa di questo, dato che tutta la storiografia di quegli anni è sempre fatta da uomini interni al senato, Caligola è passato alla storia come un pazzo quando in realtà si prendeva solamente beffe degli altri; secondo te quindi il re non è perfetto come sembra ma ha piegato a sé la storiografia di questo mondo?"
"Esatto! D'altronde è anche quello che racconta Orwell in 1984"
"C'era un NPC che non ha applaudito al discorso di Eteonte; forse lui sa qualcosa"
"Sai dove trovarlo?"
"Penso di sì ma penso che ci arriverò con un altro compagno di danze"
"Mi abbandoni così?"
"Converrai con me che insieme non siamo un bello spettacolo"
"Approvo" e così dicendo i due si ritirarono dalla scena. 
Nicolò non era ancora riuscito a rimescolarsi con la folla che una mano strinse la sua e lo ritirò indietro tra le coppie che continuavano a danzare.
"Ti farò il favore di non dover decidere tra le due ragazze" sorrise Linton quando il ragazzo si volse a guardare chi fosse il suo rapitore.
"Beh ti devo ringraziare ma avrei comunque scelto te" ribatté il bardo facendo arrossire la paladina. Nel mentre Antigone e Lesen, accortesi dei due ballerini appena aggiunti a quella danza di petali dai mille colori, si imbronciarono e cercarono subito di riempire il proprio bicchiere.
"Ho saputo che alcuni dei tuoi amici hanno sconfitto il mago Atlante" asserì il generale. Nicolò la guardò con lo sguardo stupito, come poteva sapere che i suoi amici si erano scontrati con quel mago e come poteva sapere che quel mago era Atlante? Ma in un attimo gli tornò alla memoria che Salazar aveva combattuto con Orias, Lorenzo e Alessandro e che lei fosse una professoressa di latino e che quindi una pur vaga conoscenza di letteratura italiana la doveva avere.
"Già hanno anche riportato un oggetto piuttosto interessante"  rispose allora il ragazzo mentre guidava la danza verso il centro della sala.
"Salazar mi ha detto anche di questo, potrebbe rivelarsi uno strumento molto importante per le nostre esplorazioni" commentò lei mentre il ragazzo la faceva piroettare sotto il suo braccio. Nicolò non era particolarmente aggraziato ma le movenze di Linton bastavano a far illudere gli spettatori che si trattasse di una coppia di bravi ballerini. 
"Oh certo, ma per me è interessante sotto un altro punto di vista; è un libro di geografia! Segue una determinata interpretazione dell'opera ariostesca e ciò mi da modo di credere che colui che ha creato questo mondo deve avere parecchie conoscenze letterarie e non solo, ha utilizzato mitologie classiche e non, probabilmente leggende, racconti e chissà quant'altro. Questo mondo, per quanto voglia distaccarsi dal nostro, non può farlo perché rivela di essersi basato su esso!" spiegò il ragazzo sorridendo come chi avesse appena risolto un enigma complicato.
Linton sorrise ascoltando i discorsi del bardo ma poi aggiunse "Hai ragione ma non credo che questo mondo prenda solo ispirazione dal nostro mondo. È vero, in molte quest si può vedere chiaramente lo zampino di Greci, Celti, Aztechi, ma devi calcolare che siamo all'interno di un mondo incredibilmente vasto riempirlo deve essere stato particolarmente difficile per i programmatori e quindi hanno attinto anche alle varie letterature mondiali e, probabilmente, hanno tenuto l'originale per la storia principale"
"Credi che ci sarà una storia principale quindi?" 
"Certo che sì! Se no che gioco sarebbe?" ridacchiò il generale.
Nicolò rise con lei poi, dopo qualche secondo, divenne serio in volto e disse "Linton ho una domanda per te: perché non hai applaudito al discorso del re?"
La giovane donna fu spiazzata da quell'improvvisa domanda e, cercando di ricomporsi dallo stupore, disse cinica "Beh… Si trattava solo di un discorso scontato fatto da un NPC qualsiasi con una corona in testa… Poi non tiene conto che noi siamo imprigionati in questo mondo e che non abbiamo intenzione di trascorrere un altro anno qua dentro" 
"Un ottimo punto di vista" sorrise il bardo cercando di far riprendere Linton da quel disprezzo di cui era ricolmo il suo discorso.
"Ora ho io una domanda per te" iniziò a dire la donna dopo aver ritrovato il sorriso "Durante i combattimenti della prima linea ho imparato a conoscerti: sei acuto, sveglio, astuto e soprattutto folle e sognatore; un eroe da romanzo insomma. Ho notato che sei anche dannatamente attento ai minimi dettagli sia negli altri che in te stesso"
"Dove vuoi arrivare?" iniziò a domandare il bardo confuso.
"Porti un anello d'argento sull'anulare sinistro che si confonde molto col colore del guanto che indossi: qual'è il suo significato?" concluse il generale.
"Sai osservare molto bene" rise il ragazzo "Un qualcosa che c'è eppure che non si vede… È questo il senso dell'anello"
"Eppure l'avresti potuto mettere ad un qualsiasi dito… invece l'hai messo sul dito dove si indossa la fede… Sei innamorato di qualcuno là fuori?"
"È più complicato" si limitò a commentare il bardo rallentando la danza. Guardava Linton e vedeva in lei la bellezza di una rosa, ma allo stesso tempo la grazia e la sublime, minuscola, grazia di una viola che danza accarezzata appena dal vento.
"Sai, questo nostro danzare me l'ha ricordata… Dopo il nostro primo incontro mi invitò a ballare; io ero timido come un bambino appena separato dalla madre ma lei mi fece dimenticare tutta quella mia paura, quel mio smarrimento; guardavo il suo sorriso e stavo bene. Ballammo tutta la notte alla festa del paese, mi ricordo" Nicolò rise un attimo "che avevo tutti gli occhi dei ragazzi puntati addosso, in quel momento mi odiavano tutti perché ero lì con lei… Era così bella che credo che tre quarti del paese fossero innamorati di lei. Ballammo anche quando l'orchestra si fermò sussurrando ogni tanto qualche parola, qualche verso che conoscevamo entrambi a memoria, senza l'ombra della stanchezza sul nostro viso, senza il pensiero che di lì a qualche minuto sarebbe sorto il sole" Nicolò e Linton erano giunti danzando nel lato sinistro della stanza, quello dove si aprivano le porte e le finestre sul balcone e allora, il bardo si separò dolcemente dalla paladina "Ballammo senza pensare che anche il ballo avrebbe avuto una fine… Senza pensare che anche noi, forse, avremmo avuto una fine" il ragazzo chinò un attimo il capo accennando a voltarsi verso l'uscita poi si bloccò di colpo e volgendosi verso Linton sorrise "Grazie per il ballo e per i ricordi" e poi sparì nella notte.

"Hamlaf abbiamo un problema!" urlò Merlin correndo nella direzione del ragazzo.
"Che è successo?" domandò il ragazzo sorseggiando tranquillo dal suo calice "Possibile che ci siano solo vini e non un goccio di birra" si lamentò a caso.
"Si tratta di Gabél…" rispose Sparkire indicando la banda di musicisti.
Lorenzo seguì il prolungamento immaginario del dito dell'amico e vide il barbaro discutere animatamente con gli NPC che stavano suonando. Ringraziò i due che lo avevano avvertito e corse verso l'amico preoccupato e, non appena fu arrivato vicino ai musici sentì il ragazzo che sbronzo si lamentava con i musicisti che manco si voltavano a guardarlo "Ma non è possibbbileeeeee che non sapete nulla degli Aerosmith! Fate almeno qualcosa di ballabile non 'sto zumpappà-zumpappà-zumpappà"
"Scusatelo!" disse Lorenzo non appena raggiunse l'amico, allora lo afferrò per il braccio e lo strattonò via "Mi piacerebbe un sacco vederti causare uno scandalo diplomatico ma è meglio evitare"
"Come sei esageeeeerato" barcollò Alessandro ribaltando il contenuto del suo bicchiere.
"Signori fermatevi!" li intimò una guardia davanti a loro.
"Che t'avevo detto?" disse, rivolgendosi all'amico, ricorrendo al suo caro dialetto toscano poi si voltò verso la guardia, aveva tre possibilità di risposta "Noi non centriamo nulla", "Abbiamo fatto qualcosa di strano?", "(Stai zitto)". Il monaco optò per la seconda.
"Il suo amico ha minacciato i musici" disse severa la guardia.
"Minacciato mi sembra una parola troppo grossa"  sospirò il monaco.
"Cosa sta succedendo qui?" Lorenzo si voltò e vide avanzare un cavaliere vestito d'una splendida armatura; la guardia si mise subito sull'attenti e disse "Generale De Boral, ho fermato questi due ospiti perché uno di loro ha minacciato i musici"
"A me sembrano persone per bene solo che uno di loro ha bevuto troppo… Ci penso io a loro sentiti libero di andare" disse il generale.
"Agli ordini signore!" e, così dicendo, la guardia si dileguò.
"Vi confesserò che anche a me non fa impazzire il valzer" rise il cavaliere "Lasciate che mi presenti: mi chiamo August De Boral, primo generale e guardi personale di sua maestà il re!" Lorenzo osservò attentamente quell'uomo: dalle rughe presenti sul suo viso si capiva che aveva intorno ai 30 anni anche se i capelli e i folti baffi, di un color grigio scuro, potevano trarre in inganno; tra l'altro aveva una cicatrice che gli attraversava la fronte e che gli dava un'aria da antico vegliardo.
Tra le possibili interazioni Lorenzo questa volta scelse "È un piacere conoscerla generale".
L'NPC allora sorrise e domandò "Scusate l'indiscrezione ma potrei sapere i vostri nomi?"
In quel momento il monaco non seppe cosa fare: rivelare i loro nomi era una cosa che non faceva mai con NPC o giocatori appena conosciuti eppure non dirlo al primo cavaliere del re chissà che casini avrebbe generato; poteva mentire, ma con che rischio… Allora optò per dire la verità.
"Ah capisco… Mi risulta che siate entrambi due validi guerrieri: cosa ne dite di entrare a far parte delle Guardie Reali?"
Lorenzo fu spiazzato per la seconda volta di fila: certo, ormai i tutti i guerrieri della prima linea si erano fatti un nome in quel gioco, ma la richiesta di entrare in una nuova covenant, tra l'altro così di spessore, lo fece titubare un attimo. Avrebbe dovuto accettare? Certo, all'interno della storia quella covenant sarebbe stata incredibilmente importante eppure avrebbe limitato le varie possibilità che gli sarebbero state offerte in futuro e, oltretutto, facendo parte di una gilda, avrebbe costretto gli altri ad unirsi a quella stessa; però un dubbio già sollevatosi in precedenza restava: come si poteva dire di no al primo cavaliere del re? Fortunatamente lui non dovette far niente: Alessandro diede di stomaco lì a fianco e subito il generale modificò la sua linea di dialogo "Ah,,, È meglio che portiate fuori il vostro amico, avremo modo di discuterne in futuro" e si allontanò. Lorenzo prese il braccio dell'amico e se lo mise dietro al collo "Sarà meglio avvisare gli altri" sbuffò poi ed inviò un messaggio ad ogni membro della gilda dove scriveva che li avrebbe aspettati alla sede data la pessima condizione di Alessandro.
"Beh… Almeno ci hai parato il culo" ridacchiò il monaco cercando di controllare se l'amico dovesse fermarsi per vomitare.

Appena varcata la soglia che dava verso il balcone esterno si notava come una contrapposizione tra le due zone: dentro, tra quelle luci splendidamente artificiali, brulicava la vita, la confusione mentre là fuori, in quel buio rischiarato solo da qualche stella, riposava la pace, l'ordine. Sulla terrazza non c'era nessuno eccetto l'NPC che Nicolò stava cercando: era appoggiato al parapetto e stava contemplando il cielo. Il ragazzo approfittò di quel momento di pace e accese la pipa anche per riscaldassi un po' data l'aria gelida che sferzava contro di lui.
Il ragazzo si incamminò verso di lui e, quando fu a qualche passo dall'uomo, questi iniziò a parlare "Come mai non sei dentro a divertirti con gli altri?"
Nicolò aveva un'ampia selezione di risposte ed optò per quella che lo rispecchiava di più "La confusione mi opprime, avevo bisogno di un po' d'aria fresca"
"Ahahah, ti capisco ragazzo! Lascia che mi presenti: mi chiamo Melliw, piacere di conoscerti" disse allora L'NPC e Nicolò condivise con lui il suo nome.
"Capisco, capisco… E dimmi un po', eri qui per conoscere il re?" domandò lui ì. Il bardo sfogliò le varie rispose e selezionò "Diciamo per conoscerlo meglio"
"Ahahahah! Sagace… Del nostro re si può solo sentire e leggere bene… Eppure ogni storia ben raccontata deve avere le sue ombre, se no rimane piatta e insignificante… Tutti abbiamo le nostre ombre ma alcuni cercano di celarle per altri motivi" Nicolò stava ascoltando quell'uomo domandandosi il perché di quelle parole così sibilline "Se vuoi togliere il velo per vedere cosa si cela dietro cerca il mausoleo nel deserto del quarantaseiesimo piano… Là troverai chi potrà esserti d'aiuto" allora l'uomo si voltò rivelando al giovane una lunga barba grigia e un'incipiente calvizie, indossò il suo capello a cilindro e, sorridendo, disse "È ora che io me ne vada, non sopporto la falsità e ancor di più la gente che si crogiola in essa"
Sparì da dove, poco prima, Nicolò era uscito; un tipo strano, non c'era tanto altro da dire, eppure, qualcosa di lui, aveva colpito il bardo. Si appoggiò al parapetto esattamente dove si trovava Melliw poco prima e continuò a boccheggiare dalla pipa finché non ricevette un messaggio da Lorenzo. Dopo averlo letto ripose la pipa e guardò il cielo "Che capodanno complesso" si limitò a ridere.

La mattina dopo tutti avevano un cerchio alla testa; i postumi della sera precedente iniziavano a farsi sentire. Non appena tutti furono in piedi (in piedi si fa per dire) decisero di andare alla taverna di Mecho per mangiare qualcosa dato che erano già le 12:58. Arrivarono al primo piano senza scambiarsi nemmeno una parola, sembravano una gilda di mezzi zombie, e, non appena ebbero varcato la soglia della locanda, Mecho gli diede un tavolo particolarmente appartato vedendoli particolarmente scombussolati.
Alessandro alternava stati di sonno a stati di veglia in cui il massimo del suo muoversi era dato dallo sbattere le palpebre; Lorenzo invece continuava a scrocchiarsi articolazioni diverse del corpo, probabilmente alla ricerca di un interruttore magico in grado di fargli passare il mal di testa; Nicolò sembrava un disco rotto che ripeteva poesie a memoria e, quando la memoria non funzionava, si inceppava, ripeteva la stessa parola tre quattro volte e ripartiva, quando non ripartiva stava zitto per 30 secondi e iniziava a recitarne una diversa; Camilla e Riccardo invece erano quelli messi meglio, avevano bevuto poco la sera prima e ora si stavano gustando i piatti che Mecho gli aveva appena servito.
"Vi state riprendendo ragazzi?" domandò allora Camilla guardando gli amici.
Le risposte furono: il silenzio di Alessandro, lo scrocchiare delle dita di Lorenzo e Nicolò che disse "Perché mi scerpi? Non hai tu spirto di pietate alcuno? Uomini fummo, e or siam fatti sterpi".
"Allora? Com'è andata questa mirabile festa del nostro attuale re?" domandò Mecho prendendo una sedia e avvicinandosi al tavolo della gilda Vitriol.
"Diciamo che è stata molto scenica e divertente" rispose Camilla sorridente "E te Mecho? Perché non vi hai partecipato? Dubito che tu non avessi i soldi dato che gli affari ti vanno alla grande"
"Bah… Molti giocatori di questo piano avevano bisogno di un luogo dove festeggiare con gli altri e, dato che la maggior parte delle leccone era chiuso, ho deciso di rimanere aperto per dare loro un luogo dove andare" spiegò il locandiere.
"Davvero un bel gesto da parte tua" osservò Camilla stupita dal cuore d'oro del ragazzo.
"E, ditemi un po': 'sti tre come hanno fatto a ridursi così?" continuò a chiedere additando i tre zombie.
"Diciamo che si sono divertiti" ridacchiò Riccardo e con lui il locandiere che aggiunse l'aggettivo canzonatorio "Disgraziati" alla descrizione dei tre.
"Ascolta, ieri sera, Orpheus mi ha dato questa lettera per te" disse il chierico sfilando una busta dalla tunica. La busta bianca recava un sigillo con sopra rappresentato il simbolo della gilda.
"Teatrale anche in momenti come questo" disse sprezzante Mecho prendendo la busta in mano "Ditegli, quando si sarà ripreso, che, qualsiasi cosa sia, domani potrà passare da me" aggiunse poi riprendendo la sedia sulla quale era seduto e riportandola dove l'aveva trovata. Mentre il ragazzo si allontanava Nicolò si alzò in piedi e sentenziò "Lano, sì non furo accorte le gambe tue alle giostre dal Toppo!"
Mecho si voltò a guardarlo e poi guardò Camilla e Riccardo "Avete mai pensato di farlo internare in manicomio?"
"Praticamente tutti i giorni" sbuffò Riccardo mentre Lorenzo si scrocchiava un piede.

Pubblicazione prossimo Capitolo Mercoledì 28
   
 
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