Fanfic su artisti musicali > Pierce the Veil
Segui la storia  |       
Autore: Layla    23/12/2016    1 recensioni
Tamao Ishida è una delle tante schiave senza nome che lavorano come sarte per la yakuza.
La sua vita cambierà il giorno in cui deciderà di scappare e finirà per nascondersi nel pullman dei Pierce The Veil e si unirà a loro. Scoperta dall'Immigrazione verrà sposata da Jaime, per cui ha una cotta, riuscirà a farlo innamorare di lei o il loro rimarrà solo un matrimonio di facciata?
Yukari Yidashi è la merchgirl dei Pierce The Veil cotta di Vic Fuentes, ma non è detto che sia lui l'uomo che davvero ama.
Forse è una persona del suo passato che aveva considerato sempre e solo un amico.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaime Preciado, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

12)Salti senza rete di protezione.

 
Tamao p.o.v.

 
Sono seduta su gradini della casa della mia infanzia.
Intorno a me ci sono solo campi e si sente il profumo dolce dell’erba appena tagliata, qualche lucciola si alza in volo pigramente.
Mi guardo e noto che indosso la mia divisa da studentessa liceale e ho i calzini flosci, come vuole la moda di Tokyo, anche se da noi è arrivata in ritardo, come tutto.
“Tamao.”
La voce di mia madre mi fa alzare e fronteggio la figura minuta che indossa un vecchio abito da casa a fiori.
“Come hai potuto?”
“Non ti capisco, madre.”
“Ti sei data in sposa a un uomo senza nemmeno consultare la tua famiglia, tuo padre è molto arrabbiato.”
Alla menzione del suo nome stringo i pugni e la mia espressione diventa dura.
“Sono una donna, madre.
Posso disporre della mia vita come voglio e non mi interessa se mio padre è arrabbiato con me, anche io sono arrabbiata con lui. Non lo perdonerò mai per avermi venduto e non perdonerò mai te per averlo permesso.”
Lei sospira.
“Una donna fa quello che il marito ritiene giusto.
I Kami ti puniranno per questa tua decisione, lui non ti amerà mai.”
Io inizio a urlare qualcosa, ma all’improvviso tutto inizia a diventare sfuocato e poi nero, mi ritrovo seduta vicino a Jaime ansante e sudata.
Lui mi guarda preoccupato.
“Tutto bene?”
“Solo un incubo.”
“Cosa hai sognato?”
Io abbasso gli occhi, non mi sembra una buona idea dirglielo.
“Niente di che.”
“Tamao, ti sei svegliata urlando.”
Io sospiro.
“Ho sognato di essere nella casa della mia infanzia, ho parlato con mia madre Mi ha fatto capire che ho disonorato la famiglia per essermi data in sposa a un uomo senza il loro consenso.
Ho risposto che potevo fare quello che volevo e che li odiavo.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Lei mi ha detto che i Kami mi puniranno per questa decisione e tu non mi amerai mai.”
Sospira anche lui.
“Se i Kami non avessero voluto questa unione non ti avrebbero messa sul mio cammino, il tuo sogno è solo una proiezione della tua paura.”
Io annuisco, la sua spiegazione ha senso.
“Adesso allacciati la cintura, l’aereo sta per atterrare.”
Io faccio quello che mi dice  e poi aspetto che la sensazione di compressione al petto arrivi. È solo un attimo, ma ho sempre paura che duri per sempre.
Una volta atterrati recuperiamo il bagaglio a mano e scendiamo dall’aereo, entriamo in aeroporto e recuperiamo anche il resto dei nostri bagagli.
Jaime li impila su un carrello e comincia a spingerlo seguendo le indicazioni per gli arrivi internazionali.
“Sai qual è l’indirizzo della casa di Yukari?”
“Sì, me l’ha scritto su un biglietto.”
Lui si ferma e si fruga le tasche, dopo un po’ estrae un biglietto e me lo porge.
“Potresti tenerlo?
Dopo dovrò dirlo al taxista e non mi va di frugarmi le tasche come un disperato davanti a lui.
“Va bene.
Continuiamo a camminare e usciamo dall’aeroporto.
L’aria fresca mi riempie i polmoni come un balsamo, pur essendo primavera molto inoltrata fa ancora freschino qui. Il cielo è grigio e incombe pesantemente su di noi – ma non piove e forse non pioverà – le nubi corrono veloci nella loro pesantezza.
Jaime ferma un taxi e carichiamo i nostri bagagli.
“Dove vi porto, signori?”
Ci chiede il taxista con un pesante accento indiano, Jaime dice l’indirizzo ad alta voce e la macchina parte.
Chissà cosa succederà in questo soggiorno londinese?
Intanto guardo la città scorrere davanti al finestrino, incontriamo qualche autobus rosso a due piani e vedo il Tamigi scorrere lento e solenne, una striscia d’argento nella mattinata grigia.
Poi riconosco la sagoma del Big Ben e quella del London Eye, mi piacerebbe farci un giro sopra.
Finalmente la macchina si ferma in una zona residenziale poco lontana dal centro, Jaime e i taxista scaricano i bagagli.
“Tamao, controlla se c’è un portiere e chiedigli a quale piano è l’appartamento di Yukari.”
Hai.”
Apro il cancello con una leggera spinta – meravigliandomi  di come non sia chiuso a chiave – percorro il breve vialetto e salgo tre gradini, poi apro anche la porta dipinta di rosso.
Dentro c’è un atrio non troppo grande in cui sono un ascensore, le scale e una struttura con delle grandi finestre in vetro, dentro c’è una donna che sta facendo un cruciverba.
Busso con discrezione e la donna mi guarda curiosa.
“Buongiorno, posso aiutarla?”
Mi chiede gentilmente, lasciando perdere le sue parole crociate.
“Sì, vorrei sapere a che piano è l’appartamento degli Yidashi.”
“È un’amica di famiglia? Una parente?
Mi dispiace informarla che i signori si sono trasferiti a Sheffield qualche anno fa e ora l’appartamento è vuoto.”
“Sono un’amica di Yukari, la figlia.
Lei ha invitato me e mio marito a trascorrere qualche settimana nel suo appartamento londinese.”
Lei mi squadra ancora, indecisa se credermi o no.
“Mi lasci fare una telefonata, per cortesia.”
Io annuisco e aspetto.
Una decina di minuti più tardi torna da me.
“È tutto a posto. L’appartamento dei signori Yidashi è all’ultimo piano, buon soggiorno a Londra.”
“La ringrazio.”
Esco e trovo Jaime da solo, probabilmente ha già pagato il taxista e adesso mi sta aspettano per sapere per quanti piani dovrà trascinare le valigie.
“C’è l’ascensore e siamo fortunati perché sembra che l’appartamento sia all’ultimo piano.”
Lui annuisce prende un paio di valigie, io prendo il mio paio e insieme entriamo nella casa, la portinaia ci saluta. Con qualche difficoltà riusciamo a far stare noi e le valigie dentro all’ascensore e finalmente saliamo all’ultimo piano. Inizio a essere stanca, non mi dispiacerebbe fare una doccia e dormire per qualche ora.
L’ascensore si ferma e apriamo la porta con le chiavi che ci ha dato Yukari, non siamo preparati alla sorpresa che ci attende: l’appartamento è in stile giapponese con tanto di tatami per terra.
Sembra di entrare in un elegante appartamento tradizionale a Tokyo.
“Oddio.”
Esclama Jaime guardando il tatami, i mobili  in stile tradizionale, le porte scorrevoli e il kotatsu, nell’appartamento c’è un leggero profumo di fiori di ciliegio.
“Chi l’avrebbe mai detto che i genitori di Yukari avessero un appartamento simile?”
Chiude la porta alle sue spalle e poi porta le valigie nel salotto, io lo percorro e mi infilo in un corridoio, lì trovo tre stanze e il bagno – che è in stile occidentale, per fortuna – e controllo quale sia la matrimoniale.
È la più grande con un futon maestoso coperto da una copriletto nero a fantasia di fiori rossi e oro, roba rara e preziosa, i genitori della mia amica devono essere ricchi.
“Ma hai visto che casa assurda? C’è persino una katana in salotto!”
“Di che ti stupisci? Yukari l’aveva detto.
Uhm, se non fai il bravo ti affetto.”
Vado in salotto e prendo in mano la spada, il peso – intorno ai 20 kili – me la fa abbassare momentaneamente, poi la alzo. Sono allenata da anni di cucito e i muscoli delle braccia mi si sono irrobustiti e mi metto nella posizione di inizio combattimento.
Meno qualche fendente ricordandomi delle lezioni di kendo che lasciano Jaime senza fiato.
“Oh, cazzo! Non scherzi! La sai usare davvero!”
“Usare è un termine esagerato. Il kendo si fa con delle spade di bambù, questa spada pesa venti kili, so solo alcune mosse. Dovrei esercitarmi di più e assumere un istruttore magari.”
“Tamao, posa quella spada e dimentichiamoci del kendo e del resto.”
Mi dice con un brivido.
“Scemo, non ti faccio a fette davvero.
Ti amo troppo per farlo.”
Lui tira un plateale sospiro di sollievo, io rimetto la spada al suo posto. Sembra molto antica, forse i genitori di Yukari sono ricchi da generazioni.
“Faccio fatica a immaginarmi Yukari in chimono, ma immagino che ne abbia di bellissimi. La sua famiglia è molto ricca, io avevo cugina, Yumi, che mi passò il suo.
Era orribile, ma lo dovetti accettare perché i miei non potevano comprarmene uno, ma lo presero per Shinji.”
“I tuoi avevano il culto del figlio maschio?”
Hai! Volevano il meglio per lui e per me andava bene anche la merda.
È il passato, lasciamolo dove sta. Meglio per tutti.”
Dico decisa e lui annuisce.
Io e Jaime sistemiamo le nostre cose nella camera matrimoniale della casa e poi io mi faccio una doccia per togliermi le fatiche del viaggio. Mentre mi asciugo i capelli se la fa anche lui e la cosa mi mette un pochino in imbarazzo, pensando al corpo nudo oltre il vetro della cabina arrossisco furiosamente, ma poi mi dico che mi devo abituare.
Questo non mi impedisce di uscire dalla stanza con il phon in mano quando sento l’acqua finire di scendere, vado in camera mia e li continuò ad asciugare i miei lunghi capelli biondi.
Li controllo con sguardo critico e mi dico che hanno bisogno di essere ritinti, la ricrescita sta diventando evidente e non molto bella esteticamente.
Jaime non commenta la mia uscita, ma mi rivolge uno sguardo di scusa, come se sapesse di avere oltrepassato un po’ il limite, io gli sorrido.
È mio marito, devo abituarmi a queste cose, se mai lui mi amerà. La mia voce interiore è tremenda, non fa altro che ricordarmi questa cosa, sembra che ci provi gusto a farmi male e a fare eco alle parole di mia madre nel sogno.
“Va tutto bene, Tamao.”
Mi dice Jaime e io gli credo perché non posso fare a meno di farlo.
Lui e il suo sorriso tutto fossette mi fregano sempre e gli crederei anche se mi dicesse che la Terra è piatta o che è il sole che gira attorno alla Terra e non viceversa.
A mezzogiorno ordiniamo una pizza e la mangiamo parlando di cose leggere e ricordi piacevoli, i miei sono per la maggior parte scorribande nelle campagne giapponesi, i suoi sono legati alla band e ai suoi inizi.
Gli piace molto raccontare di quando i Pierce The Veil non erano ancora famosi ed erano una band come un’altra, gli brillano gli occhi e si anima. È un uomo felice di aver raggiunto un traguardo.
Chissà cosa farò io con la mia misera licenza media?
Forse dovrei pensare al futuro partendo dalla scuola, iscrivermi a un liceo e poi a un’università e non pensare subito alla mia linea di abbigliamento.
“Secondo te posso avere successo anche senza avere la licenza liceale con la mia linea di moda o devo pensare a fare l’uno e l’altro?”
Jaime si gratta la testa.
“Puoi pensare a uno e all’altro. Sai cucire e secondo Tony i tuoi disegni valgono qualcosa, hanno idee originali e lui se ne intende visto che ha avuto una linea di abbigliamento per un po’.”
“Forse dovrei iniziare a produrne qualcuno.”
“Forse, Tony ti aiuterà poi.”
“Non voglio essere mantenuta dai Pierce The Veil.”
“Se entrerà in società con te dividerà i guadagni e le perdite.”
Io annuisco, mi sembra una cosa sensata.
Devo utilizzare questo tempo non solo per fare innamorare Jaime di me, ma anche per crescere e maturare.
Per troppo tempo le mie ali sono rimaste forzatamente chiuse, è arrivato il momento di spiegarle e volare.

 

Dopo un sonnellino trascorso tra le braccia di mio marito decidiamo di fare un giro per Londra.
Per prima cosa andiamo al Big Ben e assistiamo al cambio della guardia, è affascinante vedere questi omini in uniforme rossa con un cappello nero alto e lungo camminare con marziale decisione e avvicendarsi nel proteggere Buckingham Palace.
Anche loro sembrano soddisfatti di quello che fanno, hanno uno scopo nella vita e si sentono orgogliosi di averlo, anche perché migliaia di turisti li fotografano entusiasti.
Io mi sento come una bambina al parco giochi, trabocco di felicità e curiosità per le cose nuove che vedrò, sono mano nella mano con Jaime e mi sembra naturale come respirare. Sembriamo davvero una coppia felice che si gode la sua luna di miele.
Dopo ci fermiamo in una sala da the e davanti a due tazze del liquido fumante ci sorridiamo a vicenda.
“Bello, vero?”
“Molto, non avrei mai pensato che l’avrei visto sul serio un giorno. Da ragazzina avevo un poster di Londra in camera da letto e volevo andarci, non pensavo sarebbe successo davvero.
Tu ci sei già stato?”
“Sì, ma non ho mai avuto il tempo di visitarla come turista. I tour non hanno molti tempi morti, giri il mondo, ma è come se non lo vedessi. Ti passa accanto, una città come un’altra mentre sei stanco e stordito da prove, concerti e feste dopo i concerti.
Hai visto anche tu com’è, vediamo di più il pullman o gli hotel che la città in cui siamo.”
“Sì, hai ragione. Anche io sono uscita poco dal tour bus.”
“Avevi le tue ragioni.
Sono felice di essere qui con te.”
“Anche io.”
“Sei molto bella, Tamao, e hai una grande forza di carattere.
Mi piacciono questi tuoi lati.”
“Un giorno arriverai ad amarli?”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Penso proprio di sì, almeno così dice il mio cuore, il mio cervello cerca di tenermi a freno.”
“Spero di piacere anche al tuo cervello un giorno.”
Lui allunga le mani e stringe le mie.
“Succederà anche quello.”
Beviamo il nostro the in silenzio e poi usciamo, ributtandoci nel pomeriggio soleggiato e brulicante di persone, londinesi o semplici turisti come noi.
“Dove andiamo?”
Mi chiede Jaime.
“Al London Eye, voglio fare un giro e vedere Londra dall’alto.”
“Agli ordini, mia signora.”
Ci dirigiamo verso la grande ruota panoramica mano nella mano, tranquilli, quando sento qualcuno chiamare il mio nome.
“Tamao!”
Mi volto, irrigidita.
La voce è giovane, maschile e arrabbiata, quindi potenzialmente pericolosa.
Mi ritrovo davanti a un ragazzo più giovane di me di un paio d’anni con dei capelli neri e scompigliati e vestito con abiti della Drop Dead.
Shinji, mio fratello.
Jaime lo guarda senza capire, ma io l’ho riconosciuto subito e un senso di rabbia mi pervade: ecco la persona per cui ho dovuto rinunciare a vivere una vita normale.
“Cosa vuoi?”
Gli dico secca in giapponese.
“Non ti vergogni a girare mano nella mano con lui?”
“Non vedo perché dovrei, è mio marito.”
“Ci hai disonorati in tutto il Giappone, razza di lurida puttana!
Ti sei sposata senza il permesso di papà con questo gaijin, che fa un lavoro disonorevole!
Vergognati! Ora lo sa tutto il Giappone e papà non può uscire di casa, ti sei persino tinta i capelli come una ganguro!”
“Ci marcisse papà in casa e marcisci all’inferno anche tu, razza di stronzo egoista.
Per pagare la tua bella vita ho lavorato come una schiava per dieci anni, questo ragazzo e i suoi amici mi hanno salvato la vita e non me ne frega niente dell’onore della famiglia!”
La mia voce è dura, lui stringe i pugni e mi fulmina con un’occhiata.
“Mamma non ti ha insegnato niente, allora!
Devi portare rispetto a tuo fratello.”
“Mamma è solo la vittima consenziente di un modo di pensare sbagliato che vuole le donne sempre sottomesse agli uomini anche quando sono pezzi di merda. Io non ho intenzione di portare rispetto a te visto che non me ne hai portato per tutta la vita.”
“Stai zitta!”
“No!”
“Tamao, torna immediatamente a New York a compiere il tuo dovere!”
“Sono merce scaduta.”
“Hai disonorato papà di nuovo, chiedigli almeno scusa.”
Lo guardo come se fosse un alieno.
“E magari vuoi che divorzi da Jaime e mi suicidi per espiare i miei presunti peccati?”
“È quello che dovrebbe fare una donna a modo.”
“Scordatelo. Non mi separerò da Jaime e non mi suiciderò perché non ho commesso nessun peccato. Non mi scuserò con papà né mi metterò in contatto con lui, digli da parte mia che per me è morto.”
“Come osi?”
Fa per colpirmi con uno schiaffo, ma Jaime si mette in mezzo e gli prende il polso.
“Non osare toccare mia moglie, chi sei?”
“Sono suo fratello, gaijin. Non metterti in mezzo.”
Gli risponde lui in inglese.
“Chiunque tenti di picchiare Tamao, ha un problema con me e non me ne frega un cazzo del fatto che tu sia suo fratello. Tieni le mani a posto, chico.”
Shin ringhia, ma alla fine abbassa la mano.
“Dopo quello che hai detto ti ripudiamo, non fai più parte della famiglia Ishida.”
“Mi sta bene. Ti do un paio di consigli gratuiti: non trattare la tua ragazza come tratti me o ti ritroverai single a vita e non portare la roba della Drop Dead, se Oli sapesse che pezzo di merda sei te lo proibirebbe.”
“Lo conosci?”
Io ghigno.
“Noi cattive ragazze conosciamo un sacco di persone, era al mio matrimonio.”
“Puttana.”
Sibila con disprezzo, poi gira i tacchi e se ne va, Jaime lo segue con li occhi.
“È davvero tuo fratello?”
“Sì, si chiama Shinji.
È lui la causa della mia schiavitù, lui doveva studiare nelle migliori scuole del paese e dare lustro al cognome degli Ishida. Siamo sempre stati una famiglia di contadini e avere un figlio medico o avvocato sarebbe stato un motivo di riscatto, anche perché mio padre è sempre stato un mezzo alcolista.
Immagino che ce l’abbiano fatta se si trova a Londra, forse sta seguendo un master o forse studia qui, in Giappone è molto valutata l’esperienza all’estero, soprattutto perché i giapponesi hanno serie difficoltà a imparare l’inglese.”
“Tu sei l’eccezione che conferma la regola.”
Io arrossisco di piacere come sempre quando lui mi fa un qualche genere di complimento.
“Grazie per avermi difeso, per me significa molto.”
“Non voglio che qualcuno ti faccia del male e poi odio che picchia le donne.”
“Anche io, mio padre mi picchiava spesso, ma non parliamone più.”
“Cosa voleva tuo fratello?”
Io gli faccio un succinto riassunto della nostra penosa conversazione, Jaime sembra arrabbiato dopo.
“Quindi, siccome non vuoi farti sfruttare a vita sei da diseredare.”
“Esatto e poi mi sono sposata senza il consenso dei miei e anche questo è grave per loro, ma non per me.
A me non importa nulla del loro permesso, sono libera di fare quello che voglio e non accetterei comunque i loro consigli dopo quello che mi hanno fatto.”
Lui annuisce vigorosamente, comprensivo.
Credo che inizi a odiare anche lui la mia famiglia e fa bene, non è una bella famiglia, è un posto da cui scappare, una prigione.
Ora sono libera, penso, libera sul serio, come la gru sul mio braccio.
Jaime è  la mia speranza e con lui posso fare tutto, spero solo che non se ne vada.
“Dai, andiamo al London Eye.”
Mi dice sorridendo mio marito e io annuisco.
Sì, ho voglia di svagarmi dopo questo spiacevole incontro.
“Sì, va bene.”
Andiamo verso la ruota panoramica, Jaime prende due biglietti e mi impedisce di pagare il mio.
“Ehi, agli appuntamenti sono i ragazzi a pagare!”
“Lo so, ma sei mio marito.”
Lui alza un sopracciglio.
“C’è qualche differenza?”
Io non dico nulla e lo lascio fare, quando la ruota finisce il giro che sta facendo un uomo ci apre uno dei cubicoli e ci fa entrare.
“Non alzatevi in piedi durante il giro.”
Ci avverte gentilmente, noi annuiamo ed entriamo.
Ci sediamo, l’uomo chiude la porta e poi la ruota inizia a salire. Io ammiro entusiasta il panorama di Londra. La città con le sue tante abitazioni, il Big Ben, i ponti, Buckingham Palace, il Tamigi che scorre come un nastro d’argento.
È tutto meraviglioso, esattamente come l’avevo sognato a lungo nella mia cameretta in Giappone osservando il mio vecchio poster di Londra.
Jaime stringe gentilmente la mia mano e io sorrido.
La mia famiglia mi ha appena scomunicato, se dovesse andare male non ho un posto in cui tornare, ma forse non l’ho mai avuto e ogni mia azione è sempre stata un salto senza rete di protezione.
Forse sì, forse no.
Adesso sono libera ed è la prima volta da secoli, prima di oggi qualcuno aveva sempre deciso per me e la libertà mi piace.
Sospiro felice e Jaime mi guarda.
“Sei felice?”
“Sì, molto.
Grazie. Grazie a te so cosa si prova a essere liberi ed è meraviglioso.”
“Di niente. Voglio che tu sia felice.”
“Voglio essere felice  con te.”
Lui mi sorride e mi sembra di rinascere ed è la sensazione più bella del mondo, tutto è nuovo e pulito, il passato è stato lasciato alle spalle come una pericolosa scoria radioattiva.
Mi piace l’inizio della mia nuova vita.
Penso che per una volta mi potrà andare bene.
E la ruota continua a salire.

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione e buon Natale! Se vi va passate anche dalla mia one shot natalizia^^

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Pierce the Veil / Vai alla pagina dell'autore: Layla