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Autore: PrincessintheNorth    24/12/2016    1 recensioni
Sono passati tre anni dalla caduta di Galbatorix.
Murtagh é andato via, a Nord, dove ha messo su famiglia.
Ma una chiamata da Eragon, suo fratello, lo farà tornare indietro ...
"Eragon?" fissai il volto di mio fratello nello specchio incantato. Era contratto dall'ansia e dal dubbio.
"Ciao" mormoro'.
"Che succede?" chiesi insospettito. Sentii Belle piangere, ma ci stava già pensando Katie.
"é ... ti riguarda molto. Molto. Devi tornare immediatamente."
Se vi ho incuriositi, passate a leggere!
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morzan, Murtagh, Nuovo Personaggio, Selena, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NASUADA
 

 
Nonostante la situazione, quel bagno caldo decisi di godermelo tutto.
La ragazza che l’aveva preparato, Shay, aveva ricoperto la superficie dell’acqua con petali di rosa, e il risultato era un profumo divino.

- Mia signora, Sua Altezza Reale la Principessa Katherine la attende in biblioteca tra un’ora. – mi disse Shay.
- Perfetto, grazie. Dille che arriverò in orario. – le chiesi, lei annuì e si ritirò.
Grazie al cielo, ero riuscita ad avvisarli. Temevo che non avrei fatto in tempo, ma c’ero riuscita.
Ricordai la felicità che avevo provato nel rivederci tutti insieme, quel pomeriggio assolato sulle colline di Ilirea: Roran, Katrina, Eragon, Arya, Murtagh ed io. Alla fine, eravamo una sorta di banda.
La meraviglia che avevo provato nel vederlo felice, con Katherine al suo fianco che teneva Belle tra le braccia.
Cose che non avevo potuto esternare, per colpa di quel bastardo.
Ma avrei fatto ammenda.
In un modo o nell’altro, li avrei ripagati tutti delle sofferenze patite.
Dopo un quarto d’ora, uscii dalla vasca e mi asciugai i capelli con un telo, operazione che, data la loro lunghezza, mi portò via mezz’ora.
In fretta e furia, mi misi su un vestito e mi avviai verso la biblioteca.

- … bada a te, ragazzino. – disse una voce familiare, e mi sporsi. Erano Morzan e Selena, e stavano sgridando Murtagh. Era Selena a parlare. – Se osi parlare a Katherine in quel modo un’altra volta …
- Puoi scordarti l’eredità. – concluse Morzan, con un tono severissimo. – E farò si che chieda di divorziare. Cosa ti fa pensare di aver diritto di parlare in quel modo ad una persona? Lasciando stare il fatto che è tua moglie. Non hai il diritto di parlare cosi nemmeno all’ultimo degli schiavi.  
- Non ricapiterà piu. Mi sono fatto prendere dalla rabbia. – mormorò lui, a testa china. – So di aver sbagliato …
- Grazie al cielo! – commentò sua madre. – Spada, arco e pugnale, Murtagh.
- Cosa?
- Dammi le armi. Immediatamente.
- Ma mamma …
- Murtagh. – lo avvisò Morzan, sollevando un sopracciglio.
- E come dovrei combattere Galbatorix senza un’arma?! – protestò.
- Le riavrai quando sarà il momento. – tagliò corto Selena. – In fondo, Katherine le armi le ha. In caso di necessità, confido che ti consentirà di usarle.
Murtagh sospirò, ma si slacciò il cinturone con il fodero della spada, si tolse l’arco dalle spalle e il pugnale dalla cintura, e li diede a Selena.
Proseguii per la mia strada, fino ad arrivare in biblioteca.
Sulle prime non vidi Katherine.
Sentivo solo la sua voce leggere una fiaba e dei versetti di un bambino.
Seguii la voce e la vidi.
Era con Belle e Killian, la piccola si attaccava agli scaffali per camminare, con a fianco un enorme lupo grigio, e il bambino era in braccio a lei.
Indossava un morbido abito rosso, e aveva un braccialetto di diamanti.

- … e papà saltò giu da Castigo, si Killian, il tuo papà non c’è tutto, e si ruppe il naso. – concluse ridacchiando.
- Principessa. – mormorai inchinandomi.
- Non serve che ti inchini. – disse alzandosi e mettendo il piccolino in una cesta. – Siediti pure.
Mi sedetti sulla poltrona, che trovai estremamente accogliente, di fianco alla sua.
- Fate girare i lupi nel castello? – chiesi un po’ stranita.
- È domestica, non preoccuparti. – sorrise mentre il lupo le appoggiava il muso in grembo, in cerca di coccole. – Ariel è con me da quando era solo una cucciola, avevo quattro anni quando l’ho trovata. Comunque, non ti ho chiesto di venire per parlarti degli animali domestici. – fece. – Io … beh, devo ammettere che il nostro primo incontro è stato un po’ … burrascoso. Ho pensato di cercare di superare le nostre divergenze, sempre che sussistano, dato che evidentemente le ho avute con Galbatorix, causando la sua irritazione e la sua vendetta. – cercò di metterla sul ridere per sdrammatizzare, ma entrambe sapevamo che con il Re Oscuro non c’era da scherzare.
Se voleva vendicarsi, non ci metteva né uno né due.
Ti voleva morto, ed eri morto.
Senza possibilità d’appello.

- Quindi … piacere, sono Nasuada, regina dell’Impero. – feci. – Sono stata innamorata di tuo marito, ma ora non lo sono piu. Piacere.
Fece una risata. – Katherine del Nord, principessa di Winterhaal. Sono sposata con il ragazzo di cui eri innamorata e ci ho fatto due figli. Piacere.
A quel punto ci guardammo un attimo in faccia e scoppiammo a ridere.
 
 
MURTAGH
 
 
Quando entrai in camera, non vidi né Katherine né i bambini.
E iniziai ad andare in panico.
Poi cercai di calmarmi, ed allargai la mente. Li localizzai in un attimo, erano in biblioteca, quindi corsi in quella direzione.
Solo che, a metà strada, mamma mi si mise davanti.
Era nera di rabbia.

- Dove credi di andare, signorino? – sibilò, e con un gesto autoritario mi indicò la porta dei suoi appartamenti.
- Mamma, senti, devo andare da …
- Non m’interessa. – fece papà, gelido. – Il mio, anzi, il nostro interesse, è tutt’altro.
- Che c’è?
- Come ti è venuto in mente di aggredire tua moglie in quel modo, prima? – disse mamma, guardandomi malissimo.
- Mamma …
- Cosa ti fa credere di avere il diritto di farlo? Sei per caso superiore a lei? – commentò papà.
Ora che avevo indietro i miei ricordi, non l’avevo mai visto cosi arrabbiato.

- No, ma …
- E allora come mai le hai parlato in quel modo?! – urlò mamma buttando giu un vaso. – Bada a te, ragazzino, sia ben chiaro. Se osi parlare a Katherine in quel modo un’altra volta …
- Puoi scordarti l’eredità. – concluse papà. E la mia eredità non era poca. – E farò si che chieda di divorziare. Cosa ti fa credere di aver diritto a parlare in quel modo ad una persona? Lasciando stare il fatto che sia tua moglie. Non hai diritto di parlare cosi nemmeno all’ultimo degli schiavi.
- Non ricapiterà piu. – promisi. – Mi sono fatto prendere dalla rabbia. So benissimo di aver sbagliato …
-Grazie al cielo! – fece mamma. – Spada, arco e pugnale, Murtagh.
Quell’ordine mi lasciò basito.
- Cosa?
Forse avevo capito male. Di sicuro.
- Dammi le armi. Immediatamente.
- Ma mamma …
Come avrei fatto a proteggere Katherine e i bambini, senza uno straccio di arma offensiva?
- Murtagh. – mi avvisò papà.
- E come dovrei combattere Galbatorix senza un’arma? – feci irritato.
- Quando sarà il momento, le riavrai. – disse mamma. – In fondo, Katherine ha delle armi. Confido che in caso di necessità ti consentirà di usarle.
Sospirai e le consegnai tutte le armi.
- Bene. – annuì mettendole in un angolo.
- E vedi di comportarti meglio. – aggiunse papà, serissimo. – Questa cosa è una macchia sul tuo onore che non potrai lavare in nessun modo. Non se la dimenticherà nessuno, men che meno Katherine.
- Ha già detto che mi ha perdonato!
- Non è stato un perdono che ti sei meritato. Adesso va e rimedia.
Annuii ed uscii, andando verso la biblioteca.
Ma le sorprese non erano finite.
Scioccato, da dietro uno scaffale vidi Katherine e Nasuada chiacchierare del piu e del meno, come se fossero amiche da sempre.
Il mondo andava al contrario, definitivamente.

- Murtagh, è inutile che fai il guardone. – ridacchiò Katherine. – C’è posto anche per te.
Sospirai ed uscii allo scoperto, con le mani in alto.
- PAPI! – strillo’ Belle, cercando di arrampicarsi su Ariel.
Ci riuscì, e la lupa di Katherine iniziò a portarla in giro per tutta la biblioteca. Il suono delle sue risate riempiva l’aria, stemperando la tensione che era calata su tutti come un drappo spesso e scuro.
- Quindi … ti sei beccato una sgridata. – commentò Katherine.
- E tu come fai a …
- Le urla di tua madre si sono sentite fino a qui. – mormorò Nasuada.
- Rilassati. – le fece Katherine. – Non hai nulla di cui scusarti.
- Si, lo so, ma …
- Non è facile. – conclusi.
Capivo benissimo come si sentisse.
Annuì in fretta.
L’attimo dopo, le risate di Belle si tramutarono in pianti.

- Vado io. – mormorò Katherine, alzandosi e andando via.
E fummo da soli, se non per Killian, che dormiva.
- Tu … la cosa di cui noi sappiamo, va tutto bene? – le dissi a bassa voce, o Katherine avrebbe sentito.
Annuì in fretta, asciugandosi una lacrima. – Devi dirglielo.
- Non posso. – mormorai, sentendomi una merda solo parlandone. – Le spezzerei il cuore.
- Non puoi … non possiamo tenerglielo nascosto! – protestò.
- Invece si. Resterai a palazzo, dirai che … che io non c’entro niente. Verrò ad occuparmene, quando potrò …
- No. – disse, seria. – Non è una cosa che si può nascondere. Se tu non vuoi dirglielo, va bene, non dirlo. Ma io non lo nasconderò, non a lei. È una persona d’oro, e merita di conoscere la verità.
- Non dovrai dirle niente. – ringhiai. – Ha rischiato di perdere Killian pur di salvarmi. Non merita un dolore simile …
Non riuscii a continuare.
Katherine era li, con Belle in braccio, e fissava ora me ora Nasuada, con un’espressione tra lo spaventato e l’insospettito.

- Cosa sta succedendo? – sussurrò, la voce tremante.
- Niente … - cercai di dirle.
- Non è vero. – disse Nasuada. – Katherine, mi dispiace. Mi dispiace, non hai idea di quanto, ma non è stata una cosa voluta, da nessuno di noi.
Il suo labbro inferiore iniziò a tremare e gli occhi le si riempirono di lacrime.
- Che cosa non è stato voluto?Stava guardando me.
La verità la voleva da me.
E non potei negargliela.

- È incinta … è … è mio figlio. – sussurrai.
L’attimo dopo, aveva preso i piccoli ed era scappata. 




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Okay, sapevo che non era programmato che postassi, ma ho deciso di scrivere anche durante le feste! E l'ennesimo mainagioia é il regalo di Natale! Ps: scusatemi :(

A domani, e auguri! 


 
   
 
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