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Autore: xhimmelx    25/12/2016    2 recensioni
Khloe ci prova a combattere contro i fantasmi del passato, ma sa che provare non basta. E allora si lascia sconfiggere da questi, più meschini e prepotenti di lei, cadendo quasi ogni notte in un abisso di rancore.
Cameron, invece, si ritiene più forte di tutti quei pensieri che le riempiono la testa ed è con sicurezza che le promette di aiutarla.
Una sicurezza che Khloe sembra odiare ma a cui, in fondo, è costretta ad aggrapparsi.
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FF SU CAMERON DALLAS.
ATTENZIONE: IL RATING DELLA STORIA POTREBBE CAMBIARE.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cameron Dallas, Nash Grier, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15.
 


 
Quando riapro gli occhi, ci metto un bel po’ prima di mettere a fuoco la vista. Mi trovo in una stanza a me poco familiare, sovrastata da un soffitto color pesca e con delle enormi finestre, fortunatamente coperte da delle tende che non lasciano trapelare i raggi del sole. Percepisco subito un intenso mal di testa che mi fa desiderare di non essermi mai svegliata, accompagnato da un orribile senso di nausea.
Delle domande sorgono nella mia mente, ma non ho risposte a nessuna di esse: perché sono ancora a casa di Taylor? Sempre se questa è casa di Taylor... E perché sto così male? O per quale ragione non ricordo molto della festa di ieri? Mi viene quasi naturale lasciarmi prendere dal panico, ma, non appena la mia mente tenta di sforzarsi anche solo un po’, decido sia meglio lasciar stare.
La luce fioca che trapassa dalle tende, inoltre, mi causa fastidio agli occhi, per cui faccio peso sul mio corpo con le poche forze rimastemi e mi volto verso il lato opposto, laddove vi è la porta di ingresso. Non appena lo faccio, però, mi viene quasi spontaneo saltare sul letto a causa dello spavento: la prima cosa che vedo è Cameron, che, a differenza mia, dorme sdraiato sopra le lenzuola. Il mio istinto mi porta subito a sbirciare al di sotto delle coperte, facendomi scoprire con grande sollievo di avere ancora tutti i vestiti addosso.
Mi sento improvvisamente più tranquilla ed il sospiro che fuoriesce dalle mie labbra sembra manifestarlo appieno, eppure non riesco ancora a spiegarmi cosa ci faccia qui Cameron. I miei pensieri vengono interrotti ancora una volta dalla nausea, che stavolta non vuole darmi alcuna tregua. Mi vedo infatti costretta ad abbandonare in un istante il calore delle coperte e correre verso il bagno, fortunatamente interno alla stanza, senza preoccuparmi minimamente di svegliare il ragazzo al mio fianco.   
Apro la porta con una forza che non credevo nemmeno di possedere e, non appena me la richiudo alle spalle, mi affretto ad abbassarmi all’altezza del water. Rimango nella stessa posizione per diversi minuti, durante i quali, con i capelli all’indietro e la fronte ormai impregnata di sudore, lo stomaco non smette di bruciare. Butto fuori tutto quello che il mio corpo può contenere, a tal punto da sentirmi completamente vuota non appena questa tortura giunge ad una fine. Dopodiché, constatando quanto deboli siano le mie gambe in questo momento, appoggio la testa sulle braccia nel tentativo di riposarmi per qualche secondo.
Vengo interrotta da un tonfo alla porta: è probabilmente Cameron che, essendosi accorto della mia assenza, ha cominciato a bussare con insistenza. Balbetto fiaccamente qualcosa nella speranza che possa sentirmi e, per fortuna, lo fa ed entra spalancando la porta. Scorgo sul suo viso un’espressione leggermente preoccupata che, però, viene sostituita subito dopo da un’occhiata ovvia, il che mi fa comprendere che per lui non è una sorpresa trovarmi qui, in queste condizioni. Senza dire una parola, dunque, si avvicina a me e mi lega premurosamente i capelli in una coda di cavallo, aiutandomi poi ad alzarmi con la sua presa salda. La prima cosa che faccio, non appena riesco ad ottenere un equilibrio stabile, è avvicinarmi al lavandino e sciacquarmi il viso e la bocca. La sensazione dell’acqua fredda mi procura un po’ di energia in più, per questo ripeto lo stesso gesto per altre tre volte.
Solo quando mi asciugo la faccia con una tovaglia, Cameron toglie le sue mani dalla mia schiena e si rivolge a me.
-Meglio?-   Mi domanda con tono calmo e comprensivo, mentre io, al contrario, non posso fare a meno di sentirmi ridicola.
Mi limito ad annuire con la testa e faccio per tornare in camera da letto, dove rimetto ai piedi le mie scomode scarpe dopo averle cercate qua e là.
-Andiamo giù a fare colazione, devi riempirti lo stomaco.-   Mi suggerisce poi il ragazzo che, ponendosi davanti a me, si affretta ad aprire la porta.
Poco gli importa del mio sguardo contrariato, quindi dico a me stessa che sarebbe inutile contraddirlo e lo seguo lungo le scale.
-Dov’è Taylor?-   Gli chiedo poi, una volta giunti al piano di sotto.
Il salotto, così come la cucina, è infatti desolato nonostante vi sia ancora qualche traccia della festa di ieri: bicchieri sparsi per i tavoli, qualche bottiglia e delle piccole casse che, al solo guardarle, mi fanno tornare il mal di testa.
-Sta ancora dormendo e, fidati, non ci conviene svegliarlo.-   Mi informa Cameron, con una risata ancora un po’ assonnata.
Mi guida poi verso la cucina, dove mi limito a sedermi su una delle sedie mentre osservo il ragazzo aprire il frigo e vari scaffali. Pochi minuti dopo, si volta verso di me con in mano una tazza di latte riempita per metà e dei cereali.
-Tu non mangi?-   Gli chiedo allora, nel vano tentativo di oppormi alla sua volontà.
Gli rivolgo dunque un’occhiata supplichevole, ma Cameron non sembra importarsene e    -Non ho fame.-   dichiara.    –Non sono io quello malato.-
Non avendo più alcun modo per ribellarmi, decido una volta per tutte di afferrare il cucchiaio e riempire il mio stomaco con quanto più latte possibile, nonostante io non ne abbia la minima voglia.
-Senti…-   Comincio nel frattempo, con la bocca già piena. Capisco sia arrivato il momento di porgergli quella domanda che, in realtà, tanto temo.   –Cos’è successo precisamente ieri sera?-
Sul volto di Cameron, non un pizzico di sorpresa: è chiaro che si aspettava pure questo. Prima ancora di potermi rispondere, però, mette in mostra un sorriso divertito e in parte rassegnato, per me senza senso.
-Cosa ricordi?-   Mi chiede poi, come a volermi sfidare.
Rimango inizialmente spiazzata ma, a giudicare dal suo sguardo, decido di mettermi alla prova e racimolare tutto quello che è rimasto nella mia memoria.
-Beh, ricordo che… che ho conosciuto uno dei tuoi amici, così come mi avevi consigliato di fare, e che abbiamo parlato per un po’ e poi abbiamo fatto un gioco tutti insieme, credo…-   Balbetto dunque, parecchio insicura. Per quello che ne so, queste cose potrebbero anche essere un semplice frutto della mia immaginazione.
Non appena trovo l’assenso di Cameron, però, capisco di non essermi sbagliata. Per quanto io mi sforzi, comunque, non riesco a ricordare nulla di più. Supplico quindi con gli occhi il ragazzo, che si arrende e sbuffa rumorosamente.
-Vediamo… quindi non ricordi di esserti ubriacata durante quel gioco, né di aver baciato il mio amico subito dopo saltandogli praticamente addosso?-  
La mia bocca si spalanca improvvisamente, facendo quasi fuoriuscire i cereali che stavo prima masticando, il che non deve essere una visione piacevole per Cameron. Forse per questo, ride fragorosamente per poi coprirsi il volto con una mano. Nel frattempo, cerco di raccogliere i pezzi della mia serata sparsi nella più remota parte del mio cervello. Adesso che Cameron mi ha spiegato meglio ciò che è successo, delle immagini poco nitide cominciano ad apparire nella mia testa, immagini che mi ritraggono prima accanto a Kian –credo fosse questo il suo nome-, poi a cavalcioni su di lui e con le labbra praticamente incollate alle sue. Da quel momento in poi, è tutto buio. Le mie guance devono essersi colorate di rosso senza che io abbia potuto controllarmi, non a caso vedo il ragazzo di fronte a me osservarmi con uno sguardo derisorio.
-Che c’è, hai ricordato?-   Mi stuzzica infatti, togliendomi di mano la tazza ormai vuota.
-Sì, in parte. Ma può bastare, almeno per oggi.-   Lo rassicuro quindi io, obbligandolo a starsene zitto e non andare avanti con il racconto.
-Ma…-   Continuo poi, non del tutto sicura sul come porgli la prossima domanda.   –Perché eri nel letto con me?-   Riesco infine a farmi coraggio e butto tutto fuori con un enorme sospiro.
-Oh, non… non è successo niente.-   Mi rassicura improvvisamente, facendo quasi tremare la sua voce per l’improvviso disagio.
-Lo so!-   Lo precedo però, arrossendo ancora una volta a causa della sua allusione.   –L’ho capito dai miei vestiti. Ma perché sei rimasto tutta la notte?-
-Avrei voluto dormire nella camera dei genitori di Taylor, in realtà, ma qualcuno continuava a svegliarsi nel sonno a causa della nausea.-   Mi informa perciò lui, a mo’ di rimprovero.
-Beh… grazie Cam.-    Gli dico quindi sinceramente, cercando di immaginare quanto fastidioso possa essere stato per lui tentare di dormire con una malata accanto.  
-Cazzo!-   Esclamo poi, schiaffeggiando con violenza la mia fronte e sgranando gli occhi.   –I miei genitori!-
-Tranquilla.-   Mi interrompe però lui, non prestando tanta importanza alla mia preoccupazione.   –Violet ha mandato un messaggio dal tuo telefono dicendo che avresti dormito da lei.-   Mi spiega quindi, provocandomi sollievo.
Dopo un rumoroso “Grazie al cielo!”, infatti,   -Devo comunque tornare a casa.-   lo avviso, alzandomi di fretta dalla sedia.   –Sono stanca e devo riposare.-
Cameron si mette in piedi al mio seguito ed annuisce.   –Va bene, guiderò io la tua macchina.-   Aggiunge poi, non ritenendomi chiaramente in grado di procedere da sola fino a casa.
Dopo aver accettato la sua proposta, mi accomodo quindi al sedile del passeggero e, con Cameron alla mia sinistra, controllo velocemente il mio cellulare. Cameron è un ottimo guidatore, o, perlomeno, riesce a non farmi tornare la nausea per tutto il tragitto. Una volta arrivati a destinazione, sono quindi pronta a ringraziarlo ancora una volta per poi salutarlo, tuttavia si accende nella mia testa una piccola lampadina che mi fa esitare un attimo.  
-Mhh… Ho una cosa da darti, vuoi fermarti un attimo?-   Gli chiedo infatti, subito dopo essere scesa dalla macchina.
Il ragazzo fa quindi lo stesso e mi segue fin dentro casa, dove trovo mia madre comodamente seduta in cucina. Dopo averle detto che Cameron è il cugino di Violet e che mi ha accompagnata al posto suo, riusciamo finalmente a raggiungere camera mia.
-Di che si tratta?-   Mi chiede svelto lui, curioso, mentre si guarda intorno apparentemente interessato alle numerose cose appese alle pareti.
-Sono delle cose che devi sapere per il compito.-   Lo avverto dunque, porgendogli subito dopo un piccolo fascicolo di fogli da poco usciti dalla stampante.
Cameron li afferra un po’ deluso, poi   -A proposito, ho letto un po’ del libro ieri.-   mi avvisa, con un’espressione fiera in viso.
Mi mostro infatti sorpresa dalla sua iniziativa e gli faccio i miei complimenti, in modo del tutto ironico, mentre decido improvvisamente di mettere alla prova il suo lavoro.
-Allora che mi dici del ritorno di Heathcliff?-   Gli domando infatti, inarcando le sopracciglia in un gesto provocatorio.
-Oh, beh…-   Balbetta lui, cominciando a sbattere nervosamente le mani. Poco dopo, tuttavia, si tranquillizza e prende la situazione in mano.   –Numero uno: avevi ragione, Heathcliff è praticamente diverso ad ogni capitolo del libro; numero due: credo che il suo ritorno abbia cambiato anche Catherine che, da brava moglie qual è, se ne infischia della scontentezza del marito.-  
Lo guardo inizialmente torva, non apprezzando come al solito le sue parole poco “consone”, tuttavia devo ammettere di aver notato dei passi in più da parte di Cameron, che fino a qualche giorno fa non sapeva neanche cosa fosse un libro.
-Comunque, sono davvero curioso di scoprire se i due finiranno insieme, prima o poi. Insomma, sono degli idioti: sanno che sarebbe sbagliato, probabilmente, ma chi se ne frega? Io credo sia assolutamente inutile e dannoso nascondere i propri sentimenti.-
Detto ciò, Cameron si zittisce e chiede silenziosamente la mia opinione, che non tarda ad arrivare.
-Te lo dico da buona intenditrice, può essere dannoso anche rivelare i propri sentimenti.-   Ribatto dunque, cercando di celare il mio solito rancore con una leggera risata ironica.
-Vedremo.-   Sussurra il ragazzo, riferendosi, suppongo, al finale del libro.
Ad un certo punto, però, i suoi occhi cadono su qualcosa alla sua destra, verso la mia scrivania. Mi basta seguire il suo sguardo per capire quale sia l’oggetto di così tanto interesse: il mio diario. Lo prende in mano senza alcuna esitazione, come se fosse completamente solo in questa stanza e non gli importasse affatto della mia reazione, che non è certo delle migliori. Fa per aprirlo lentamente ma, lanciandomi prima un’occhiata di assenso, nota il mio corpo di già irrigidito e la mia mascella serrata. Con gli occhi puntati fermamente sull’agenda, infatti, non posso far altro che sperare che la posi al più presto. Vorrei urlargli di farsi gli affari suoi, vorrei ordinargli di posarla all’istante, eppure non una parola fuoriesce dalla mia bocca. Mi chiedo perché, incredula e sorpresa dal mio stesso comportamento. Sarà per le forze che non sono ancora riuscita a riconquistare, sarà per qualche altra ragione a me sconosciuta… Fatto sta che Cameron percepisce al volo la mia contrarietà e decide di rispettarla. Prima di rimettere via il diario, però, si sofferma attentamente sulle mie gambe che quasi tremano e le mie mani che si torturano a vicenda.
-Ho un’idea.-   Sentenzia quindi, dopo aver posato il piccolo taccuino marrone parecchio consumato.
C’è gran parte della mia vita, là dentro, e la sola vista di Cameron con esso fra le mani mi ha fatto provare qualcosa di strano, di indecifrabile.
-Voglio mettere fine al mio “piano”.-   Continua comunque il ragazzo, con un tono del tutto calmo.
-Cosa? Perché?-   Esclamo però io, negativamente sorpresa dalle sue parole.
Ha forse intenzione di mettere fine a tutta questa storia, dopo averci messo così tanto a convincermi? Dopo aver saputo praticamente tutto quello che mi affliggeva? Non credo di meritarlo, diamine, né questo né tutta la tranquillità con cui afferma una sciocchezza del genere. Mi rivolgo infatti a lui del tutto mortificata, sgranando gli occhi per lo stupore. E sarei persino pronta a lanciargli contro una serie di insulti poco gradevoli, se non fosse che vengo immediatamente interrotta da lui.
-Prima promettimi che non ti arrabbierai e che cercherai almeno di ragionarci su.-   Dice infatti, poggiando saldamente le sue mani sulle mie spalle come a voler intensificare le sue intenzioni.
Mi sottraggo subito dalla sua presa, non di certo pronta a ciò che sta per dirmi.    –Va avanti.-   Gli ordino comunque, ignorando le mie molteplici e confuse emozioni.
-Credo sia arrivato il momento di chiudere definitivamente questo diario e nascondere la chiave, non trovi?-
Non appena riesco ad elaborare le sue parole, però, tutta la frustrazione che si era accumulata dentro di me in pochissimi secondi svanisce in un istante. Mi do della stupida per aver reagito in modo talmente esagerato, constatando solo ora che, da parte di Cameron, non potrei mai aspettarmi un gesto simile. Non ne ho la certezza, ma ne sono ugualmente convinta. Per questo lancio un sospiro di sollievo, che viene accompagnato dallo sguardo incoraggiante che compare sul suo viso. Ed è forse proprio questo, proprio i suoi occhi speranzosi puntati fissi sui miei, che mi porta ad accettare la sua proposta senza neanche pensarci due volte. Una cosa che, di certo, un mese fa non avrei mai pensato di fare e che mi fa notare che sì, qualche buon risultato Cameron è riuscito ad ottenerlo. Dovrei fargli i miei complimenti, poiché è riuscito a compiere in qualche settimana metà del lavoro che io non sono stata capace di svolgere in anni ed anni.
-Hai ragione.-   Affermo quindi, annuendo con la testa così da autoconvincermi ulteriormente.
Cameron è sconvolto forse più di me, lo si legge nel suo volto che viene improvvisamente attraversato da un sorriso ricco di sincerità. Cerco quindi di riflettere meglio sulle sue parole, sforzandomi di pensare ad un posto, in questa stanza, in cui tenere la chiave lontana dalla mia vista. Inutile dirlo: mi accorgo immediatamente che, consapevole della sua presenza qui, non esiterei a riaprire l’agenda non appena ne sentirei l’esigenza. Ed è proprio questo ciò che Cameron vuole evitare. La risposta arriva quindi spontanea ed improvvisa nella mia testa: con dei movimenti veloci, acchiappo il diario e chiudo il piccolo lucchetto, dopodiché porgo la chiave a Cameron. Il ragazzo mi osserva a lungo confuso ed incerto, per niente sicuro circa le mie intenzioni. Quindi, prima che io possa cambiare idea, decido di pronunciarmi.
-Tienila tu, non posso averla qui intorno e non essere tentata dal tirarla fuori.-    Spiego, chiedendogli questo favore in un’enorme supplica.
-Sul serio vuoi darla a me?-   Si accerta però lui, ancora palesemente incredulo.   –Cavolo, Khloe, sto davvero riuscendo a cambiarti.-   Esclama poi entusiasta, osservandomi soddisfatto del il mio gesto.
-Dai, non è niente di che!-   Lo zittisco io, tirandogli una piccola pacca sul braccio e cercando di sminuire il più possibile questo momento.
In realtà, sappiamo tutti e due quanto significativo possa essere: se qualche tempo prima qualcuno mi avrebbe detto che sarei finita per riporre così tanta fiducia in qualcuno, lo avrei semplicemente deriso. Adesso, invece, mi trovo in una situazione del tutto differente. Senza alcuna indignazione, osservo infatti Cameron mettersi la chiave dentro la tasca dei jeans mentre mi promette che la custodirà per bene.
Mi sento più libera.
 
 
 



 
 
 
XHIMMELX.
Buona domenica e buon Natale a tutti! So che probabilmente, essendo Natale, nessuno si prenderà la briga di entrare su efp e leggere la mia storia, ma non mi va di ritardare con l’aggiornamento ed eccomi qui!
Duuuunque, in questo capitolo vi ho voluto proporre un Cameron un po’ più premuroso del solito, della serie “Se non ci fossi io saresti persa”, un Cameron che a me piace mooolto, fin troppo eheh. Chi sa perché. Fatto sta che ha fatto il possibile per stare accanto a Khloe durante la sua sbronza, per quanto schifoso possa essere stato ahahah.
Certo, è un peccato che Khloe non ricordi nulla di quello che è successo in quel letto… Non fraintendetemi, parlo solo del bacio sulla guancia lol.
E comunque, KHLOE HA DATO A CAM LA CHIAVE, CI RENDIAMO CONTO?! Sul serio, scrivendo il primo capitolo di questa storia mai l’avrei ritenuta capace di un gesto tale, quindi non sottovalutatelo. Ormai lo possiamo confermare, Khloe si fida di lui e non vuole rinunciare al suo aiuto.
Bah, vedremo cosa succederà adesso che gli ha concesso questa enorme dimostrazione d’affetto.
Intanto vi lascio. Alla prossima, xhimmelx!

 

-Credo sia arrivato il momento di chiudere definitivamente questo diario e nascondere la chiave, non trovi?- 
   
 
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