Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    25/12/2016    1 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 17 - Sogni




Bianco. Un’enorme, sconfinata distesa di bianco. E freddo. Così tanto freddo, nonostante il sole abbagliante alto nel cielo. Ghiaccio, e neve, fino oltre ciò che l’occhio può scorgere e ancora più in là. Il vento gelido porta con sé l’odore di una tempesta e si insinua ovunque, persino sotto la pelle, fin dentro le ossa.


Trema, anche se sa che non è reale, che non è qui e ora, ma lontano nel tempo e nella memoria, quasi dimenticato.


Nuvole grigie e viola nascondono il sole, il ghiaccio non scintilla più. Si fa scuro, come la notte, come la paura dentro il suo cuore. L’aria è carica di elettricità, ora, satura lo spazio tutto attorno. Qualcosa di nero, nel cielo plumbeo e pesante.


Trema ancora, questa volta di angoscia e disperazione.


Lei. È lì per lui? È venuta per distruggerlo, finalmente?


Una lacrima, forse l’ultima, scivola sulla sua guancia pallida, poi viene catturata e dispersa dal vento sferzante.


«Emily Jane» bisbiglia, attardandosi a osservare la figura che si avvicina rapida, con un mesto sorriso sulle labbra viola.


Un lampo di luce bianca abbaglia i suoi occhi dorati. Grida.



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Quando spalanca gli occhi è di nuovo nella camera di Katherine, molto lontano dal sogno. Ma il dolore che lo ha pervaso non è svanito. Qualcosa brucia nel suo petto. Boccheggia e si appiattisce contro il muro, in un vano tentativo di sfuggire a quell’agonia. Tutto è inutile. Rantola, lanciando un grido strozzato, e contorcendosi scivola completamente a terra. Le sue lunghe dita raspano freneticamente il pavimento, cercando un qualsiasi appiglio, un modo per non sentire più.



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Si ridesta di soprassalto, ancora una volta a causa di un grido che non dovrebbe esserci. Questa volta Katherine non perde tempo. È già pronta al peggio, ma scorge unicamente Pitch, riverso a terra e apparentemente preda delle convulsioni. Rapida si avvicina, con cautela gli sfiora una mano, gelata come al solito, ora tuttavia contratta nello sforzo di restare aggrappata al parquet.


«Pitch!» esclama in ansia. «Che cos’hai? Cosa succede?».


Lui non le risponde. Probabilmente non ne ha neppure la forza o la possibilità.


Katherine non sa cosa fare. Quello che sa, invece, è che odia vederlo soffrire senza poter intervenire.


Quando Pitch stringe le dita di una mano sulla veste all’altezza del petto, Katherine poggia la propria mano sulla sua e l’accarezza delicatamente. Piano, si rannicchia strettamente al suo fianco e posa il capo proprio sopra il suo cuore. Un sorriso triste le stira le labbra, mentre constata che ha un suono diverso da quello di chiunque altro conosca.


Mentre un gemito di dolore sfugge alle labbra secche di Pitch, alcune lacrime abbandonano gli occhi tristi di Katherine e si perdono nella nera veste sotto la sua guancia.


Pitch trae un brusco respiro e inarca la schiena. Improvvisamente, la sensazione di fuoco che, fino a un momento prima, lo ha divorato svanisce nel nulla, come non ci fosse mai stata, e Pitch sbatte le ciglia, confuso e ancora dolorante.


«K-Katherine?» mormora, un fastidioso bruciore alla gola ultimamente abusata.


«Sì» conferma la bambina, abbozzando uno striminzito sorriso che comunque il destinatario non può scorgere. «Stai meglio?» domanda preoccupata.


«Io… Penso di sì» replica Pitch, per nulla certo di cosa esattamente catalogare come meglio, a quel punto.


«Cos’è accaduto?» vuole capire Katherine.


«Ah» soffia Pitch «Gran bella domanda» ammette.


«Non lo sai?» chiede, dubbiosa e impensierita.


Pitch non si sente esattamente dell’umore per fare dell’introspezione. E ciò nonostante ha i suoi sospetti. Tra l’altro crede che Katherine, in qualche strano e assurdo modo, abbia contribuito involontariamente a risolvere la situazione. Non ha tuttavia le prove nemmeno per questo. Non ancora, almeno. Ma ci lavorerà sopra: vuole vederci chiaro, per una volta.


«Non ne sono certo. Se… puoi darmi del tempo, cercherò di venirne a capo» propone.


Katherine solleva un momento la testa dal suo petto e lo fissa diritto negli occhi, provando a sondare dentro di lui, senza troppi risultati. Sbuffa, all’interno della propria testa: “Pitch è molto più bravo in queste cose” riflette.


«E poi me lo dirai?» si accerta a quel punto lei.


Pitch la osserva un momento, reclina leggermente il capo, a suo modo incuriosito, e offre un minuscolo sorriso (o qualcosa di molto simile).


«E poi te lo dirò» conferma solennemente, guadagnandosi un’espressione felice e deliziata dalla piccola Katherine.



Ci sono immagini che non sono fatte per la luce. E certi sogni lo sanno.” (Fabrizio Caramagna)


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Esistono due tipi di luce: la luce che illumina, e il bagliore che oscura.” (James Thurber)






  
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