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Autore: lapotenza    25/12/2016    1 recensioni
"Gli esorcisti sono persone possedute da Dio. Essi esistono al fine di consegnare all'Oblio le sinistre creature che emergono dalle tenebre."
D.Gray-Man ~ Prima Notte, Vol.1
Yuki Hirai. Diciotto anni. La sua espressione, un vero e proprio capolavoro di falsità.
Ingenua o furba come la più infima ed astuta delle volpi?
Passionale o gelida e pacata?
Guerriera o spettro in fuga dal passato?
Yuki é divisa in due parti perfettamente... (A)simmetriche.
Non uno, ma ben due passati alle spalle, non uno, ma nessun futuro che si profila all'orizzonte, non uno, ma ben due marchi imposti da Dio.
Un' anima infranta o un cuore d'acciaio?
Ci sono così tante alternative da scegliere... Ma nessuna persona pronta a condividerle.
Come si sopravvive al ritorno nelle fitte spire dell'Ordine?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Allen/Lenalee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-ECCO LO SAPEVO! CI SIAMO PERSI!- Un urlo lamentoso ruppe la quiete nella pianura erbosa, qualche uccello volò via, spaventato.
Era una giornata di sole, la brezza smuoveva placidamente l'erba alta ed il grano nei campi che si espandevano a perdita d'occhio, la luce illuminava di riflessi i capelli di due giovani fermi a battibeccare in mezzo all'unico sentiero di terra battuta.
-Sei sempre il solito buono a nulla, Walker, in grado di perdersi anche su una strada unidirezionale.- Link strappò di malo modo la cartina dalle mani guantate del compagno di viaggio.
-Vedi?- picchiettò con l'indice il nome di una località, per poi farlo scorrere lungo la rappresentazione di una strada -Hai sbagliato verso.- una vena di rabbia pulsò sulla fronte del biondo, mentre Allen alzava le spalle, come se oramai che il danno era fatto non ci si potesse far più nulla. 
-Mi dispiace Link, chiedo scusa... Ma anche tu lo sai che non ho senso dell'orientamento, non avresti mai dovuto affidarmi la cartina!- protestò, scompigliandosi i bianchi capelli con la mano mancina. 
Link sbuffò e si voltò, incamminandosi verso la giusta direzione, Allen lo seguì diligentemente. 
Era passato un bel po' ormai, da quando stavano cercando la casa che il Maestro gli aveva indicato nella coscienza di Neah, ed erano ormai molto vicini a trovarla, gli mancava solo di superare un piccolo villaggio, e poi avrebbero finalmente scoperto la verità, o almeno così Allen sperava.
Quando si era risvegliato, rivedere Link era stato un grande impatto a livello emotivo, si sentiva confuso come non mai, e non era riuscito a reagire in alcun modo, se non quello di domandare cosa ci facesse lì.
Apprendere che, per qualche oscuro motivo, Lvellie volesse preservare l'incolumità del Quattordicesimo l'aveva spiazzato ed insospettito al contempo. 
E poi... Non si sentiva più a suo agio con Link. Era convinto di aver fatto l'abitudine alla sua costante presenza, invece, dopo i nuovi risvolti, si chiedeva se, al primo campanello di allarme che Neah avrebbe sicuramente destato, l'ispettore non avesse l'intenzione di aiutare il noah a prendere il controllo del suo corpo. 
Si sentiva orribile ma al contempo ragionevole nel sospettare di Link, eppure proprio non riusciva più a vederlo come uno dei "buoni".
E, quasi fosse stato un bambino capriccioso ed infantile, si ritrovava, vagando nei pensieri, a ricercare la figura stabile trovata nella presenza di Kanda e Johnny. 
Quel breve periodo passato con loro era stato colmo della paura di ferirli in qualche modo, e quel terrore lo spingeva continuamente a comportarsi quasi in modo schivo, eppure si era sentito talmente bene insieme a loro... Lo avevano minacciato, scartavetrato con un fazzoletto, pestato a sangue, ammanettato e poi portato al sicuro, un rapporto d'amicizia sicuramente strano, eppure era così... Familiare... 
L'immagine di Johnny che gli teneva la mano invocando il suo nome mentre Kanda, con la solita flemma, stava seduto un poco in lontananza gli riaffiorò alla mente, scaldandogli il cuore di determinazione. 
Poi l'immagine, dolorosa come uno schiaffo in pieno volto, di Lenalee, la mano tesa verso di lui, le lacrime che le rigavano il volto... 
Scosse la testa. 
Dannazione. 
Sospirò. Non poteva far loro del male, quindi doveva allontanarsi per non correre rischi.
-Ehi, Walker! Muoviti!- Link lo richiamò, la voce severa. 
-Si, eccomi!-
Allen si diresse verso di lui correndo per annullare il tratto di strada che lo vedeva rimasto indietro. 
Doveva ritornare, non poteva arrendersi.

-Aaah... Che stanchezza...- Yuki intrecciò le dita e levò le braccia verso il cielo limpido, stiracchiandosi.
Il viaggio in carrozza l'aveva davvero spossata, lasciandole la schiena a pezzi. 
-Muoviti, dobbiamo arrivare al villaggio entro stasera, abbiamo da camminare per quaranta chilometri.- Kanda le passò avanti, frustando l'aria con i capelli corvini. 
-Mamma mia, scorbutico come sempre... - borbottò lei, inarcando le sopracciglia. 
Attese che Moeve la raggiungesse per poi incamminarsi insieme a lei. 
La ragazzina, dopo una settimana di allenamenti e continui sforzi nell'apprendere il funzionamento della propria arma, era pronta per la prima missione. Yuki era convinta fosse troppo presto, ma in quella situazione disperata, con la minaccia pressante del Conte che incombeva in ogni dove, non vi erano migliori alternative che reggessero. 
Si sistemò la sciarpa rossa che le aveva prestato Miranda, raccomandandole di riguardarsi bene dal freddo. Sperava almeno che non risultasse troppo evidente con un simile colore addosso... 
Sospirò, ascoltando il ritmo della marcia serrata che Kanda aveva tacitamente imposto, forte del desiderio di arrivare alla meta in orario e poter risolvere la situazione con consecutivo rientro il più in fretta possibile.
Lanciò un'occhiata ai braccialetti che si avvolgevano intorno ai polsi ed alle caviglie di Moeve, dall'aspetto di sottili catene lucide. Era un'Innocence utilizzabile sia nelle azioni offensive che in quelle difensive, ed era ottima nel confondere gli avversari. Questo, per lo meno, nella teoria. Spettava alla piccola tredicenne farne fruttare qualcosa di concreto nella pratica, e ciò includeva anche l'intervento di Kanda. 
Camminarono fino a sera, e quando videro le casette dai graziosi porticati illuminati da lanterne si era quasi fatta sera. Yuki e Moeve tirarono un sospiro di sollievo, mentre Kanda sbuffò sonoramente.
Come aveva detto loro Komui, cercarono una piccola locanda dove soggiornare, sperando di trovarne. Purtroppo in un simile villaggino prenotare era impossibile, per cui se non avrebbero trovato un letto si sarebbero accontentati di una notte all'addiaccio.
-Laggiù mi pare ci sia un'insegna, proviamo?- Moeve tirò delicatamente Yuki per la manica del cappotto, indicandole un edificio in legno a due piani.
La vernice sulle pareti era lievemente scrostata, ma il posto tutto sommato era ben tenuto, prova lo erano i fiori (a quell'ora chiusi in delicati boccioli) sui davanzali di ogni finestra. Sull'insegna, il bella grafia vi era scritto: "Gallo Verde", proprio come il galletto dipinto del segnavento sulla sommità del tetto.
Con sollievo, entrarono dalla porta di legno e vetro. 
L'ambiente, piccolo ma caldo ed accogliente, ospitava dei tavoli per lo più colmi di gente allegra e spensierata. L'odore del buon cibo e le voci gongolanti per l'ebrezza li avvolsero come una piacevole e serena coperta di normalità. 
-Aaah che bello! Un bel pasto caldo ci voleva proprio!- Yuki sorrise allegra, andando a scegliere un tavolo. 
-Oggi sei piuttosto di buonumore, tu.- constatò Kanda, sedendosi di fronte a lei e poggiando Mugen nello spazio sulla panca accanto a se. 
Girando accuratamente attorno alla lama, standone ampliamente alla larga, Moeve raggiunse la ragazza ramata.
-E adesso?- domandò la biondina, guardandoli con aria interrogativa.
-Beh, penso che a questo punto non ci resti che...- Yuki rimase immobile, la mano ancora alzata nel gesto che stava per compiere, lo sguardo fisso verso la porta, dove un cliente nuovo aveva appena fatto la sua entrata.
Kanda, incuriosito dal suo improvviso comportamento, si voltò verso la stessa direzione, rimanendo a sua volta immobile.
Non poteva davvero... Il nuovo arrivato si voltò verso di loro, Yuki lo guardò, e lui ricambiò quello sguardo con altrettanta incredulità.
-J... Junior?-

Quando Lavi aprì l'unico occhio buono percepì una fitta scarica di dolore attraversargli il corpo, facendolo gemere contrariato. 
Si voltò a pancia in giù, la faccia sprofondò nel morbido, sottili fili gli solleticarono la guancia e la tempia.
Puntellandosi sui gomiti e poi sulle ginocchia, si tirò su, constatando di trovarsi in un largo fosso erboso. 
-Ma che diavolo... Che ci faccio qui?- si guardò attorno, campi a perdita d'occhio, una strada sterrata.
Ricordò vagamente il sogno che aveva fatto, un sogno vivido e doloroso... Sembrava vero, dannatamente vero.
Sospirò.
Era un prigioniero dei Noah, quindi cosa ci faceva lì? Non ricordava di essere fuggito, non ci riusciva.
Uscendo dal fosso si spazzolò i vestiti, fermandosi perplesso.
Indossava dei pantaloni neri con gli stivali, una camicia bianca, un maglione verde ed una giacca beige, la solita sciarpa attorno al collo. Da dove erano venuti fuori quelli?
Partendo dal presupposto che, mai e poi mai, in vita sua avrebbe indossato una camicia, fino alla convinzione che, essendo stato catturato durante una missione indossasse la divisa.
Fece scorrere le dita fino alla cinturina legata alla sua gamba destra, sfiorando con le punte dei polpastrelli il liscio martello. Lo tirò fuori dalla sua custodia e lo fissò contro la luce del sole. Era sempre uguale,in tutto e per tutto, ma ne cambiava il colore. Dal metallico grigio scuro adesso prendeva le sfumature cristalline del rosso sanguigno. Evidentemente non si era trattato di in sogno.
Osservò nuovamente il panorama, chiedendosi se quella sua scelta fosse davvero stata giusta. In cuor suo l'aver scelto di essere Lavi era qualcosa di rassicurante e terrificante al contempo, e non era sicuro di aver ancora rinunciato del tutto al suo sogno di diventare il futuro Bookman.
Avrebbe tanto voluto poter fare entrambe le cose.
Sospirò, riconoscendo il posto in cui so trovava. Avrebbe dovuto camminare per un bel po' di chilometri ed avrebbe raggiunto un piccolo villaggio dove cercare ristoro e magari un posto dove passare la notte.
Iniziò a camminare a passo ritmato, memorizzando per abitudine tutto ciò che vedeva catalogandolo e riordinandolo nel giusto angolo del suo cervello.
Una volta arrivato al villaggio avrebbe provato a cercare un telefono per contattare qualcuno.
Era pomeriggio inoltrato, e contava di arrivare al villaggio per la sera, giusto in tempo per l'ora di cena. Il suo stomaco brontolò prepotentemente, ricordandogli il suo amico Allen. Chissà come se la stava passando anche lui all'Ordine, con tutte le dicerie che gli buttavano addosso insieme ad i rancorosi sguardi dovuti alla memory del Quattordicesimo inserita nel suo corpo. L'ultima volta che l'aveva visto, mesi prima, si erano salutati prima di separarsi per quella missione su larga scala, dove era stato catturato dai Noah insieme al vecchio.
Sperò che anche quel panda stesse bene.
Era una così bella giornata che nemmeno pensare a tutte le ombre di quella guerra riusciva ad adombrarla. Il mondo in cui poi le spighe di grano aleggiavano dorate sotto il sole... Si fermò.
Grano?
Grano maturo... A Novembre?
Adesso aveva decisamente bisogno di quel telefono. Non sapeva se l'Ordine fosse già a conoscenza di una stranezza simile, ma era meglio che se ne accertasse.
E non solo, l'erba alta, gli alberi verdeggianti e dei cespuglietti di fragole non facevano che confermare la sua teoria.
Aumentò ancora di più il passo per arrivare il prima possibile.

Raggiunse il villaggio in serata, come da previsione, mentre una nebbia fitta e densa si iniziava a radunare nella pianura, avvolgendo le casupole in una coltre umida e lattea.
Si accorse dell'insegna del "Gallo Verde" solo perché ci andò a sbattere contro.
Imprecando, si arrampicò sugli scalini, tenendosi il naso dolorante.
Entrò dentro solo dopo essersi dato un minimo contegno, venendo avvolto dal calore e dalla cacofonia di risate e parlantine strascicate di chi aveva preso un boccale di troppo.
Fece scorrere lo sguardo sui tavoli, osservando i commensali. Fu allora che un paio di occhi profondi dalle sfumature del rame agganciarono il suo sguardo. 
Si accorse bene di Kanda, visibilmente stupito, e di un'altra ragazzina, ma la sua attenzione era focalizzata solo su di una persona.
La vide sussurrare un "Junior", per poi distogliere lo sguardo e sospirare.
Alzò lievemente la mano in un gesto d'invito, per poi scambiarsi un'occhiata col giapponese di fronte a lei.
Si promise di comportarsi come il solito ed imbecille Lavi, non dicendo nulla di troppo. Se Yuki era con Kanda, voleva dire che l'avevano trovata, ma non era comunque sicuro quanto avessero rivelato di lei agli altri membri dell'Ordine.
Con nonchalance si avvicinò al tavolo e discostò Mugen, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del suo proprietario.
Eppure, nonostante le sue aspettative includenti minacce di morte ed improperi vari davvero fantasiosi, Kanda ghignò in quel suo modo che per un umano comune rasentava il sorriso.
-Così sei vivo, Stupido Coniglio.- Lavi ripose con un gran sorriso.
-Purtroppo non riuscirai a sbarazzarti così facilmente di me, Yu.-
-Vuoi morire?-
-Non ancora, ti chiamo appena mi viene la voglia.-
-Idiota.- la voce di Yuki lo fece agghiacciare, nonostante ciò si voltò nella sua direzione sorridendo.
-É bello vederti, Fiocchetto mio.- le disse, appoggiandosi coi gomiti al tavolo ed affondando il mento nei palmi delle mani.
La ragazza lo scrutò con occhi seri, ispezionando ogni centimetro del suo volto.
-Sembri star bene.- constatò.
Un groppo minacciò di salirgli in gola.
Stavano tentando entrambi di dissipare quello strano miscuglio di sensazioni dovuto a quel forzato ed inaspettato incontro.
Quanto avrebbe voluto abbracciarla stretta e rimanere in quel modo... La sua "sorellina", la persona con cui aveva condiviso anni e anni della sua vita.
-Lo sai, ho la pellaccia dura.- le disse.
L'espressione dura sul suo volto si addolcì e si permise di ridere.
-Mai quanto la mia.-
Kanda li scrutò attentamente, ma non fece domande.
Stettero così per un quarto d'ora, Lavi spiegò, tralasciando il "sogno", come fosse stato rapito e trattato dai Noah, e come si fosse misteriosamente risvegliato in un fosso, vestito di tutto punto e con l'Innocence evoluta. Nonostante Kanda sembrasse avere dei dubbi riguardo eventuali informazioni tenute nascoste, si limitò ad annuire ed accontentarsi di ciò che sapeva grazie a quello scarno racconto. Se non altro, Lavi non poteva rivelare tutti i segreti di quella guerra che aveva appreso, non ancora. Eppure, la scusa del Bookman con Yuki non reggeva, ne sapeva tante quante lui (forse anche di più), e poi... Aveva capito che quello che non aveva rivelato era personale, non professionale.
-Ci sono novità?- domandò ad un certo punto Lavi, facendosi serio, mentre una cameriera appoggiava al centro del tavolo una torta di mele che aveva richiesto Yuki, con l'intento di dividerla.
-In tre punti, ascolta bene: Primo- Yuki tenne il conto con le dita -Kanda é un generale, questa ragazza si chiama Moeve ed é la sua allieva.- Lavi scrutò per la prima volta la ragazzina: capelli corti e biondi ed un occhio azzurro come il cielo poco prima del tramonto, l'altro coperto da una benda. Era piccola e minuta ma la divisa su misura le calzava a pennello, dissipando parte di quell'impressione.
Era una ragazzina timida ed incerta, non certo il tipo di persona che Kanda voleva avere attorno. Qualcosa intorno a cui indagare di sicuro.
-Secondo: Allen Walker è un fuggitivo, é stato sollevato dalla carica di Esorcista e...- Yuki si fermò e fissò per un secondo il tavolo, perplessa con gli occhi sgranati come se vi avesse visto qualcosa di interessante. Era qualcosa che faceva sempre quando era indecisa se usare i suoi saperi per scopi personali o manipolatori oppure comportarsi in modo più onesto.
-...e niente.- finì. Aveva scelto la prima.
Quella si che fu una botta. Farsi pestare da Kanda o mordere (di nuovo) da Crowley sarebbe stato mille volte meglio. Allen privo della carica di Esorcista era una di quelle espressioni che equivalevano all'impossibile. Allen era un Esorcista, senza quello lui non era nulla, era privo dello scopo che l'aveva spinto a vivere fino a quel momento.
Annuì grave, evitando di far mostra della delusione e della preoccupazione che l'avevano afferrato a quella notizia assurda.
-Dimmi la terza, Fiocchino.- Yuki lo guardò male al soprannome, ma non reagì in altro modo.
-La terza notizia é che i Third sono diventati del tutto Akuma e... Beh verrai aggiornato degli eventi avvenuti alla sede Nordamericana successivamente. Sono avvenute delle vicende legate ai Second Exorcists.- Yuki lanciò un'occhiata a Kanda, che scrutò serio Lavi.
Quella gli era nuova, il vecchio aveva nascosto delle cose pure a lui, lo sapeva, ma il fatto che udire il termine "Third exorcists" non gli avesse fatto venire in mente che di norma ci sarebbe dovuto essere un "Second" prima lo fece sentire un vero e proprio cretino.
-Second, eh? E quindi avevano già creato dei mezzi Akuma prima?- gli arrivò un calcio sugli stinchi talmente forte da farlo saltare dalla panca, guardò Yuki davanti a se, rossa in volto.
-Mezzi akuma un...- si zittì, osservò la gente intorno a se, alcune persone si erano voltate, si quietò in un istante.
Lavi rimase in piedi, stupito, finché Kanda non lo tirò giù facendogli beccare una testata contro il tavolo.
-Dimmi di nuovo mezzo Akuma e ti taglio a pezzettini.- gli sussurrò all'orecchio.
Lavi si allontanò terrorizzato, urlandogli di essere meno crudele con i compagni e beccandosi qualche altra percossa, mentre Yuki si scusava per averlo colpito e sgridava entrambi per il rumore.
In tutto quel baccano, Moeve si mangiò la torta di mele.

-Chiamerò l'Ordine e dirò loro che stai bene e che, a questo punto, ci aiuterai a portare a termine la missione.- i passi di Yuki per le scale erano pressoché impossibili da udire, un po' per la leggerezza ed un po' per la grazia e l'agilità.
Kanda si era rintanato nella sua stanza già da un po', intimando alla sua allieva di fare altrettanto e di riposarsi. Loro due invece erano rimasti al tavolo fino a quando non era rimasto che un misero pugno di gente.
-Quindi... Tu avevi parlato degli esperimenti che conducevano su di te a me ed al vecchio, ma i dettagli li sapeva solo lui, quindi tu sei una Second Exorcist, neh?- la voce di Lavi era un sussurro appena udibile, temeva che qualcuno lo sentisse.
La ragazza aprì la porta della sua stanza e lo invitò ad entrare.
Appena chiuse la porta alle sue spalle, si voltò verso di lui per elaborare la risposta giusta.
-Si, sono all'Ordine per terminare ciò che é stato iniziato, quella dell'assistente e della Scienziata é una copertura assurda e poco credibile fornita da Malcom la Serpe.- La ragazza iniziò ad armeggiare con il telefono della stanza, tirando fuori dalla tasca un golem ed attivandolo. La creaturina sbatté le alì ed iniziò a svolazzarle intorno.
-Parli di Lvellie?-
-Chi altri sennò?- Con un gesto fluido e veloce afferrò il golem e lo connesse all'apparecchio.
-Non ti ha fatto nulla?- la voce di Lavi traspariva l'incredulità più totale.
-Diciamo che gli servo, possibilmente intera ed in divisa.-
-Ma ancora la divisa non fa per te, o sbaglio?- passarono dei minuti in silenzio, nei quali Yuki tentò di sincronizzarsi sulla giusta frequenza.
Quando parve riuscirci, chiamò la Home.
-Dio é un bastardo.- disse, poco prima che qualcuno rispondesse.
-Kanda, sei tu?- la voce di Komui, resa lievemente metallica dall'apparecchio, riempì la stanza con familiarità.
-No, sono Yuki, gli ho soffiato il golem.-
-Oh, Yuki-chan, come va? Siete arrivati?-
-Si, in perfetto orario. Ho delle novità da darti.-
-Hai la voce un po' roca... Non é che hai preso freddo? Ti copri per bene?-
Una vena di frustrazione (che Lavi conosceva bene, ne aveva subito le conseguenze) apparve sulla fronte della ragazza.
-Ascoltami, Komui, non dilagare.- 
-Che crudele, mi preoccupavo e basta io!- la voce lamentosa e gongolante del supervisore fece scoppiare Lavi a ridere. Non lo sentiva davvero da troppo tempo, e non era riuscito a trattenersi.
-C'è qualcuno lì con te? Ti prego dimmi che non é Kanda che sta ridendo, dovrei come minimo costruire un bunker d'emergenza.-
-Tranquillo Komui, la fine del mondo non è ancora giunta. La persona che sta ridendo...- calcò l'ultima frase -...è una delle novità di cui ho accennato.-
-Avete trovato Lavi?- la naturalezza con cui il Supervisore pose quella domanda fu spiazzante -Sono sicuro che solo lui potrebbe ridere così.-
-Fino a cinque secondi fa pensavi che fosse Ka...-
-Era cinque minuti fa! Il passato passa Yuki-chan! Non fare la puntigliosa o invecchierai presto!-
-Almeno crescerei prima.- sbottò la diciottenne in modo acido -Comunque da adesso Lavi si unirà al nostro gruppo, prevedo che, tra le tre missioni che ci hai affidato, arriveremo intorno al venti di Dicembre.-
-Le tue stime sono sempre esatte, per cui il venti del prossimo mese mi troverai di fronte al Gate. VALE ANCHE PER TE LAVI!- Il giovane sobbalzò. Quel tono da maniaco di Komui non prometteva nulla di buono.
-C... Certo, e che faccio fuggo?- rise nervosamente.
-Hai perso il controllo medico, ma non ti preoccupare, te lo faremo recuperare.- con uno spaventoso salto di tono, la voce del cinese tornò seria e professionale, per subire poi un picco di follia nel dire:
-E, dato che mi sento buono... ME NE OCCUPERÓ IO IN PERSONA! SEI FELICE?- il povero Lavi già se lo immaginava, lì pronto apposta per lui, con in mano strumenti più adatti ad un carpentiere che ad un medico, con un sorriso ineguagliabile nemmeno per il Conte stesso.
-Sono sicura che lo sia, adesso andiamo Komui.-
-Ci si vede il venti!- Yuki fece per interrompere la comunicazione, ma si bloccò.
-Ehi, Komui...-
-Dimmi?-
-Aspetto il mio regalo.-
-Sotto l'albero.- scoppiarono entrambi a ridere, dai due lati opposti del telefono, in due diverse parti del mondo, prima che la conversazione si chiudesse.
-Come volevi, non ti ci ho fatto parlare direttamente.- Yuki si mise a sedere sul letto, guardando la luna fuori dalla finestra.
Era piccina come sempre, i capelli lunghissimi e gli occhi decisi velati da quella strana sofferenza. Gli abiti su misura le stavano alla perfezione, mostrando che avesse già un'età da "quasi donna", nonostante fosse talmente minuta.
Una volta metteva i vecchi maglioni che a lui non entravano più, e ci navigava praticamente dentro. Sembrava un pulcino perennemente arrabbiato, e ciò la rendeva davvero tenera. Poi aveva iniziato a vestirsi in modo un po' più femminile, ma rimanendo sul sobrio. Eppure ad i maglioni enormi non era mai riuscita a rinunciarci totalmente.
-Se questa fosse una storia, direi che lo scrittore avrebbe un blocco.- disse lei, senza distogliere lo sguardo dal pallido disco argenteo.
-Un blocco, dici?-
-Si. Non sapeva come farci incontrare, e ne è scaturita questa situazione forzata.- era impressionante il modo in cui una persona impacciata come lei quando si trattava di mostrare le proprie emozioni (nonostante fosse una vera e propria attrice e manipolatrice) riuscisse a trovare il giusto paragone per rendere l'idea di ciò che stava pensando a riguardo di una determinata situazione.
Si alzò dal letto e si sfilò il cappotto, che aveva tenuto per tutta la sera.
La Rose Cross le scintillò sulla camicia.
Fissando il pavimento con insistenza, gli andò incontro.
-Ammetto che non avrei mai più pensato di rivederti, Junior.- aveva sussurrato tutto con voce fievole.
Lavi notò con fatica, nella stanza semibuia, il rossore che pervadeva il volto della ragazza.
-Mi mancavi.- gli disse, abbracciandolo.
Lavi ricambiò l'abbraccio.
Yuki profumava sempre di limone, come quando erano bambini.
-Sono felice di vederti, Fiocchetto.- Yuki gli tirò una manata sulla schiena.
-Cretino.-
-Sei crudele cucciola.-
-Finto fratello del cavolo. Puzzi di erba di campo.-
-Ero in un fosso.- si separarono.
Lavi sorrise.
-Dimmi, stai ancora cercando quella persona?- le chiese.
Yuki annuì.
-Eppure... Sono ancora così confusa... Negli ultimi anni ho provato a smettere di cercarlo, ma tutte le volte pensavo a lui. Temo che se non gli dirò mai il messaggio che mi è passato, non vivrò in pace per il resto dei miei giorni.-
-Mi potresti dire chi è? Ti potrei aiu...-
-Junior, sei gentile ma... te l'ho sempre detto... Non voglio ancora dirlo a nessuno. Quando ne parlo ad alta voce...- Lavi afferrò al volo il concetto.
-Vado a letto, sogni d'oro piccina.- le stampò un bacio sulla fronte, rischiando di prendersi una cinquina.
-Sarà meglio, idiota dei miei stivali.- Yuki lo spinse fuori, irritata.
-Tu porti i mocassini!- la corresse scherzosamente lui, sparendo dietro la porta della propria stanza.
Yuki sbuffò. Era cretino ed in salute come sempre, quell'idiota patentato.
Si buttò sul letto.
Avrebbe voluto parlare con lui ancora un po', ma iniziava a sentirsi spossata, la sua mente stava tentando di resistere tenace al familiare risucchio che la conduceva in quel limbo di pensieri vaganti, che la trascinavano in ricordi che le appartenevano solo per metà.
Il dolce mare di inchiostro nero la avvolse, mentre i colori di un mondo passato le si dipingevano sotto le palpebre.

-Stavo pensando... Non ti farebbe piacere se rimanessimo sempre insieme?- una frase detta con voluta naturalezza, studiata fino a fondo, con il tono di chi sta parlando del tempo o della solita routine della giornata appena trascorsa.
Un sorriso raggiante ed amichevole arriva come risposta da parte della ragazza.
-Sei il migliore amico che abbia mai avuto, non intendo certo lasciarti andare con la vecchiaia.-
Ed appare sulle labbra perfette di lui un sorriso malizioso e malandrino.
Stende il braccio sullo schienale della panchina, mentre l'altro avvicina la mano con la sigaretta accesa alla bocca.
-Non intendevo esattamente questo, ma per ora mi accontento.- risponde mentre butta fuori il fumo aspirato.
-Ah no?- lei sorride a sua volta -Nemmeno io.- e si sistema la chioma fluente.

Il mondo volteggia, torna indietro, ancora di più.

-Nora è un bel soprannome, rimanda a Noriko e poi vuol dire "vagabonda" al mio paese.- Rin spettina i capelli di Tammy, sorridente -Avete scelto bene.- poi guarda Noriko, adesso ribattezzata Nora.
-Tu ne sei soddisfatta?-
-Un nome è come un tesoro, la signora Alvares dice che i nomi rappresentano ciò che siamo, per cui più nomi ho più è grande il mio tesoro.- la ragazzina corvina sorride, e si siede vicino al giapponese.
-Piuttosto... Voialtri non dovreste gironzolare così in inverno. Capisco che non avete una casa, ma un cantuccio caldo so per certo che lo conoscete, per cui da bravi, andatevene via prima di beccarvi un malanno.-
-E tu non dovresti essere a lavoro?- lo rimbeccano Tammy e Noriko. Il ragazzo scuote la testa esasperato. Quelle due gli si sono per qualche motivo accollate, e maledetto lui che ha osato affezionarsi a loro.
Eppure non è in grado di negar loro qualcosa, le adora troppo.
Tammy è sempre dolce, con occhi azzurro torbido innocenti, forse non si rende bene conto nemmeno lei della vita dura che sta conducendo, ma, dopotutto, si tratta pur sempre dj una bambina.
La piccola Nora invece è fantastica, anche se a volte fa paura. Sempre altruista, gentile ed allegra. Una ragazzina espansiva e sincera, talvolta fin troppo sboccata. Eppure lei conosce bene il mondo, sa da che parte gira, ragiona come un adulto, non sa leggere, scrivere o fare calcoli, ma conosce lo stesso il significato del guadagno e del fare affari.
-Sono in pausa.- sbuffa il diciannovenne.
-Sei sempre in pausa, tutte le volte che ti vedo.- ribatte Nora.
-Siete voi che venite sempre alla stessa ora.-
-Mah, sarà.- 
Rin scuote la testa, nascondendo l'ombra di un sorriso.
-A te come va la vita, ometto?- guarda Tyki, che è rimasto fino ad allora zitto.
Stona parecchio quando va in giro con quelle due, vestite da classiche orfanelle di strada. Lui col suo cappotto scuro ed i pantaloncini neri, i calzettoni grigi e le scarpe eleganti e la sciarpa pulita. Eppure va sempre in giro con quei vagabondi. Preferisce frequentare quel gruppo, come se nel profondo dell'anima anche lui si sentisse parte della vita di strada.
-Va bene.- si tira qualche ricciolo sulla fronte come sempre, nascondendosi dietro gli enormi occhialoni.
In effetti, Tyki sembra bruttino visto a quel modo, eppure quel poco che quelle grosse lenti permettono di intravedere sono i tratti affilati del volto, il naso dritto e la bocca, e sembrano davvero troppo equilibrati tra loro. Probabilmente, se permettesse al mondo di vedere il resto del suo volto, apparirebbe un bel ragazzino.

Tutto volteggia di nuovo, ora la protagonista della scena è Yuki stessa, si riconosce come la se bambina.

Correva a perdifiato, benedicendo quel ragazzino di nome Link in tutti i modi possibili, gli era davvero grata.
Vedeva in lontananza la casa campagnola che gli era stata indicata.
Corse per gli ultimi seicento metri che le rimanevano, mentre le forze minacciavano di abbandonarla.
Le ferite che le avevano inferto i Corvi sembravano pericolosamente restie a rigenerarsi. Sputò un grumo di sangue e concentrò le ultime forze verso il suo obbiettivo.
Arrivò al vialetto barcollante.
Un ragazzino, intento nel trascinare delle casse su per gli scalini d'ingresso, balzò dallo spavento.
Aveva una confusa zazzera di capelli rossi, che spiccava anche al buio come la fiamma di un fuoco infernale, un occhio coperto da una benda nera. Aveva senza dubbio la sua età.
-A...aiuta...mi.- l'afferrò appena in tempo per evitarle di cadere a terra.
-Ehi, ma che... Aspetta, resisti un secondo... NONNO, CORRI!- il ragazzino le scostò la frangia dalla fronte, analizzandola con l'unico occhio, di un meraviglioso verde smeraldino.
-Ehi, mi senti? Riesci a vedermi bene?- Yuki si sforzò di annuire.
Il rumore della porta che si apriva catturò la sua attenzione.
-Cosa c'è, Dick?- la voce anziana soggiunse con dei passi leggeri.
Un attimo di silenzio.
-Portala dentro, Dick.-

Angolo meh
Happy Nataleeeh❤🎄🎁💝🎅🎉
Dato che a Natale sono tutti più buoni ho fatto un capitolo un po' più lungo del solito, ma, dato che la mia bontà ha un limite, il disegno di Moeve scala al prossimo capitolo.
Capitemi, l'ho disegnata in posa dinamica (cosa miracolosa per una come me) con la divisa, e voglio mettere per cui questo disegno nel capitolo che merita.
Coomunque, le mie solite e fastidiose scene frammentarie... Purtroppo non riesco a farne a meno😅...
Beh... Buon Natale ed al prossimo capitolo!

Sara

 
   
 
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