Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    26/12/2016    1 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 18 – Sorprese inaspettate




Con un po’ di impaccio, qualche sibilo dolorante e una quantità indefinita di occhiate preoccupate da parte di Katherine (intenta a girargli attorno frenetica, nel tentativo di sostenerlo, psicologicamente e perfino fisicamente), Pitch si trascina lentamente fino al letto e lì si lascia ricadere, tremolante come una gelatina alla menta.



«Pitch» si fa avanti Katherine, ancora in piena modalità apprensivo-compulsiva.



«Mh» mugola Pitch, il desiderio di conversazione sepolto sotto tre metri di terra.



Katherine, intuendo il suo stato d’animo per nulla incline al dialogo, decide di rimanere rispettosamente in silenzio fino a nuovo ordine. Invece si arrampica sul materasso, recupera la calda coperta e, dopo essersi rannicchiata al suo fianco, la drappeggia con cura sopra entrambi.



Dopo una quiete durata lunghi minuti, appoggia con gentilezza una mano sul suo petto, all’altezza del cuore.



«Io sono qui, sai» mormora.



Pitch socchiude gli occhi e la osserva, suo malgrado incuriosito.



«Se quelle cose tornano, tu puoi chiamarmi. Io ti proteggo, promesso» afferma solennemente Katherine.



Pitch sbatte le palpebre, sorpreso. «Tu… mi proteggi?» chiede, non troppo sicuro di aver ben compreso.



«Certo!» esclama lei, con granitica sicurezza. «Non ti faranno più del male».



Pitch trema leggermente, costernato. Non ha il ricordo di aver mai udito nulla del genere durante la sua lunga esistenza, né quando era ancora un essere umano, né da quando è diventato Pitch Black. Nessuno si è mai offerto di proteggere la sua esistenza. Ora lo sta facendo una bambina umana; una creatura, apparentemente indifesa, gli ha appena promesso di difenderlo da qualcosa di cui, probabilmente, non concepisce nemmeno l’esistenza. Questo è inaspettato e… lo fa sentire al tempo stesso vulnerabile e al sicuro. Che assurdità.



Pitch non risponde alle parole di Katherine. Per dire cosa, poi? Grazie per l’offerta ma sono perfettamente in grado di difendermi da solo? Sarebbe una menzogna colossale. Lo ha già ampiamente dimostrato neppure troppo tempo prima: non ha le forze necessarie per respingere nessun tipo di aggressione, né da parte delle Ombre né da parte della Luce. Sta diventando una creatura patetica. Sospira, sconfortato, pensando all’attuale inutilità di quella sua esistenza. Eppure, nonostante in troppi vogliano distruggerlo, per un motivo o per l’altro, Pitch non è ancora pronto a darsi per vinto e abbandonare il campo. Ci sono ancora troppe questioni in sospeso che richiedono a gran voce la sua attenzione, e fino a che non avrà fatto un po’ di chiarezza si rifiuta categoricamente di arrendersi alla fine.



«Riposa un poco, adesso» mormora Katherine, ripescandolo dai suoi pensieri quasi ne avesse seguito il filo e avesse deciso di dargli un po’ di respiro.



Si limita ad annuire e a lasciare che gli occhi si richiudano ancora una volta, sperando in un risveglio meno traumatico e più riposante del precedente.



ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ



Questa volta a ridestarlo è la fastidiosa luce del sole che filtra fra le pesanti tende, creando nette lame di luce che tagliano la camera in diritti corridoi di ombra.



Mugola, infastidito ma piacevolmente languido, dopo alcune ore di sonno tranquillo. Prova cautamente a spostarsi, ancora immerso in una soffice nube calda, ma qualcosa blocca i suoi movimenti. Socchiude gli occhi e ciò che ritrova di fronte a sé è una confusa massa scura e aggrovigliata. Guardando con più attenzione si rende conto che non è una massa scura qualunque, ma sono i capelli neri di Katherine, capelli che al mattino hanno tutto l’aspetto della testa di una gorgone. Dalle sue labbra sgorga una fioca risatina divertita, accolta con un borbottio apparentemente indispettito proveniente dal corpo attaccato a quei capelli neri.



«Per una volta che ti sento ridere… ridi di me?» biascica Katherine, vagamente offesa.



«Scusa» media Pitch, azzardandosi a sfiorare quel groviglio con due dita, cauto quasi nella convinzione che possano ridestarsi e mordere. «Sono… uhm… interessanti» prova, senza molta convinzione ma ancora palesemente divertito.



«Sì, certo. Sono un casino!» si ribella la bambina, sbuffando. «Come tutte le mattine» mugugna demoralizzata.



D’un tratto è perfettamente desta e si accorge di una cosa che, presa dall’auto compatimento per il disastro dei suoi capelli, non aveva notato prima.



«Pitch!» esclama eccitata.



«Mh?» si informa l’interpellato, interdetto per il repentino cambio di tono della bambina.



«Oh! La tua faccia!» strilla, quasi sconvolta. Abbassa un momento lo sguardo, come a volersi sincerare di un qualche particolare, e acchiappa fra le proprie una mano dello spirito. «E guarda: anche le tue mani! È… incredibile!» esulta, evidentemente fuori di sé per l’entusiasmo.



Intanto Pitch, ancora profondamente turbato per l’inaspettata reazione di Katherine, osserva a sua volta le proprie mani. Solo allora, sorpreso e sconvolto, vede ciò che la bambina doveva già aver notato in precedenza: le sue mani hanno un aspetto quasi del tutto umano, la sua pelle non è più grigia ma di un pallidissimo color carne. Boccheggia e le sue mani ora tremano, mentre una strana consapevolezza si fa spazio nel suo cuore.



«Questo non… non è possibile» soffia, gli occhi dorati puntati con costernazione sui suoi palmi spalancati verso l’alto.



Non esiste circostanza, né destino, né fato che possa ostacolare la ferma risolutezza di un animo determinato.” (Ella Wheeler Wilcox)


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Dal momento in cui viene riconosciuto, l’assurdo diventa la più straziante di tutte le passioni.” (Albert Camus)







  
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