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Autore: RottingMind    27/12/2016    1 recensioni
Cosa succede quando Nama, un sicario abbastanza noto nella Zona Grigia, con un misterioso tatuaggio sulla schiena, accetta di accompagnare Scylla, una ragazza con un particolare potere vocale, al vecchio santuario a nord? A Nama non sembra importarne molto, fintanto che viene pagato per i suoi servizi. Ma allora perché non riesce a stare tranquillo, quando si tratta del potere della ragazza? Anche se le stranezze, a Dulcin, non sono di certo una cosa fuori dal comune.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Perché Maestro Eitar è a terra? Che cosa gli hai fatto?- chiese spaventata Klara.
-Andiamo Klara, gli occhi ce li hai, mi devi proprio chiedere cosa ho fatto?- rispose sarcastica Scylla mostrandogli le mani e il coltello insanguinati. –Mi serviva il suo potere per ottenere delle risposte, e non ha voluto collaborare spontaneamente.- gli puntò contro il coltello. Klara stava quasi piangendo, ma decise che non era il momento per diventare meno dura –Klara, spostati. Non ho voglia di combattere pure te. Fammi andare via, e ti prometto che non mi vedrai mai più in vita tua.-
-Bastarda…- Klara tolse fuori un coltello da caccia simile a quello di Scylla dalla tasca –Come osi guardarmi così, stronza?!- anche se era distante da lei di qualche metro, l’onda d’urto sbilanciò Scylla. “Questa è pericolosa, altro che Eitar.” Si toccò l’orecchio sinistro, ma l’auricolare era inutilizzabile: nella migliore delle ipotesi, Nama stava arrivando, nella peggiore si sarebbe sporcata nuovamente le mani.
A causa dello sbilanciamento Scylla non si accorse che Klara l’aveva raggiunta e l’avrebbe colpita in pochissimo tempo.
-Muori!- Scylla riuscì a fermare il suo attacco usando la mano sinistra per proteggersi, facendo conficcare il coltello tra il medio e l’anulare. Vedendo che aveva bloccato il suo attacco, Klara gli diede un calcio sullo stomaco, facendogli sputare fuori tutta l’aria che aveva e lasciando cadere il coltello dalla mano. –Eitar era l’unica persona che mi avesse aiutato da quando ho scoperto il mio dono, e tu me l’hai portata via… stanotte tu morirai, puttana!- rincarò la dose dandogli un altro calcio, ma stavolta sul costato. –Quello scialle nero non simboleggia nulla! Solo che morirai!- continuò ad urlargli tra le lacrime, continuando a dargli calci. Si fermò un attimo per riprendere fiato, poi sollevò Scylla per i capelli, premendogli il coltello sotto il mento.
-Mi vuoi ammazzare, Klara?- gli chiese con un filo di voce Scylla. Aveva un piano, e forse avrebbe funzionato. -Allora? Perché non l'hai ancora fatto? Non hai lo stomaco per queste cose, non è vero?-
-Taci!- gli fece sbattere la testa sul pavimento e si mise sopra di lei, tenendo il coltello fisso sulla sua carotide. -Taci o ti ammazzo!-
-Si, si vede che non ce la farai.- Scylla si zittì quando sentì il coltello cominciare ad affondare nella carne.  -Però, non hai considerato un piccolo, minuscolo, insignificante dettaglio, Klara.-
-E cioè?- affondò un altro pochino il coltello, ma si rese contro troppo tardi di cosa intendeva Scylla.
-Ho vinto io.- con un urlo, Scylla fece letteralmente volare Klara verso il soffitto, però non lo colpì, dato che aveva dovuto riprendere il fiato dai suoi calci; rotolò verso destra per evitare di ritrovarsi Klara addosso. Il tonfo che fece quando atterrò non presagiva nulla di buono, dato che era ancora viva. Si avvicinò a lei, premendosi la mano sinistra per evitare di farla sanguinare troppo. -Ti avevo avvisato, idiota. Fossi in te, me ne andrei con il cadavere di Daniel e me ne sbarazzerei il più velocemente possibile.- Klara svenne dopo poco. “Bene, ora andiamocene da qui.”
Andò di corsa nello spogliatoio, cambiandosi in fretta e portandosi la borsa dietro: vi mise i coltelli e i libri che aveva letto nei giorni scorsi, poi raccolse tutte le cimici ed infine uscì dalla porta sul retro della piccola biblioteca, dirigendosi a passi svelti verso l'albergo. Per evitare di lasciare tracce, aveva cercato di pulire il sangue, ma senza grossi risultati, quindi aveva lasciato perdere; inoltre teneva la mano sinistra nella tasca in modo da non far gocciolare sangue all'esterno.
Prima di entrare nell'albergo vide una sagoma davanti a lei: era quella del vecchio che aveva visto qualche giorno fa. Corse per raggiungerlo, ma quando arrivò all'angolo era scomparso. “Perché ho la sensazione di averlo già visto?” Tornò sui propri passi, andando nella sua camera.
-Sono tornata...- disse a Nama e a Mirano aprendo la porta e ricevendo uno schiaffo in pieno volto da quest'ultima, facendogli cadere la borsa per lo stupore.
-Brutta stupida...- l'abbracciò, tenendola stretta a se per vari secondi -Te ne darei altri cento di schiaffi, se potessi.- Gli tolse la mano sinistra dalla tasca, vedendo lo squarcio verticale grande almeno cinque centimetri. -Questa non ti guarirà prima di qualche mese, Scylla, lo sai vero?-
-Non è importante, il mio viaggio l'ho quasi concluso, una ferita del genere non mi spaventa.- si andò a sedere nel letto, guardando Nama che se ne stava immobile nel suo. -Nama, quanto ci vorrà per arrivare in una città o paese abbastanza vicino al confine?-
-Scylla, siamo fortunati che qui i trasporti funzionano meglio di tutte le altre zone. Per domani arriveremo tranquillamente nella parte nord della Verde, c'è una piccola città abbastanza vicina al confine, da lì proseguiremmo un pezzo in macchina e poi a piedi verso il Santuario... sempre che tu ce la faccia.- disse gelido rivolto alla ragazza.
-Si che ce la farò, stai tranquil- - Scylla non finì la frase a causa di Mirano, che gli stava cucendo la ferita per evitare che sanguinasse troppo. Dopo la cucitura, lavò la ferita con acqua ossigenata, poi la asciugò e vi mise delle garze sopra.
-Meglio che non muovi troppo la mano, o si riaprirà e farà male. Tienila ferma il più possibile e coprila, non vorrei che ci stessero addosso perché ti hanno visto con una ferita sospetta.- disse Mirano rimettendo a posto la cassetta del primo soccorso nella sua borsa. –Stai più attenta la prossima volta.-
-Si, lo farò. Grazie.- strinse leggermente la mano, sentendo una leggera fitta dolorosa. “Tra pochi giorni finirà tutto, poi sarà solo un brutto ricordo.” Davanti a lei stava un Mago, ma probabilmente era un’altra delle sue allucinazioni.

La mattina del giorno dopo, i tre lasciarono Adantia, e per arrivare a Gidhal, uno tra i pochi paesi vicino al confine, dovettero prendere un autobus che ci mise solo un’ora e mezzo per arrivare. Durante il viaggio Scylla notò che il paesaggio esterno somigliava a quello nella Grigia: in vari tratti vi era della vegetazione, ma non era mai troppo alta, perlopiù sterpaglia e centri abitati. Solo che a differenza della Grigia, quelli nella Verde erano più curati, specie quelli nel centro. Man mano che si avvicinavano al nord, il cielo tendeva ad essere più nuvoloso e si intravedevano le prime tettoie coperte di neve. “Meno male che ho fatto la scorta di abiti pesanti con Mirano la settimana scorsa.” Più si avvicinavano al paese e più sentiva un peso schiacciargli il petto, comprimendogli i polmoni e rendendo difficile il respirare. “Voce del profondo, voce dell’abisso, voce del nero e voce del pianto. Voce del profondo, voce dell’abisso, voce del nero e del pianto.” Ripeté varie volte quel mantra per calmarsi, ottenendo solo un lieve sollievo. Se ci fosse arrivata qualche giorno fa, avrebbe immediatamente preso un calmante per i nervi, ma li aveva buttati tutti quanti, e forse era stata un brutta idea. Davanti a lei, oltre ad un signore seduto ed addormentato, vi era un Mago, uno talmente alto che doveva piegare la testa in avanti per stare dritto nell’autobus. Le mani gli uscivano dalle maniche, dato che non sbucavano dal cappuccio, ma nonostante ciò lo teneva sul volto: sembrava guardarla, ma non lo sapeva con certezza. D’un tratto cominciò a dire frasi sconnesse, come una cantilena insensata.
-Facce di carta, dentro muri di pietra,
Fogli di sassi sopra buchi nel cielo.
E Dio che fa? Gioca a scacchi
Con i nani che si nascondono
Dietro gli alberi d’argento
Ma lasciano una scia porpora nell’aria…
Curioso, il mondo rimane lo stesso
O sei tu che cambi?
Il dado continua a girare,
Ma non uscirà mai un numero pari, sempre primo.
Chissà se è truccato
.- si zittì per qualche istante, poi allungò un braccio, prendendogli la mano sinistra con delicatezza, accarezzando il palmo coperto dal guanto con le dita ruvide, e poi riprese.
-Navighiamo nei mari e nell’aria,
Viviamo per nuotare e moriamo per salpare,
Ancora e ancora verso il grande oceano.
Solo che l’oceano è diventato fango,
E la sabbia è erba stagnante,
Una palude dove nuotare felice,
Annegando sorridente e guardando le stelle,
Che sbirciano da lassù i nostri fatti,
Come vecchiette curiose della vita altrui,
Perché non possono chiudere gli occhi.
Ed io, di occhi chiusi, ne so qualcosa,
Forse più delle stelle, forse meno,
E per questo unico e stravagante motivo,
Continuo a nuotare e a cantare,
Sperando che un giorno le mie bolle
Raggiungano le orecchie di chi saprà sentire
.- Scylla cominciò a sentirsi leggermente meglio dopo le sue parole, come se avessero alleviato la sua tensione. E se fosse un’altra ipnosi? Oppure quel Mago era una sorta di amico? Guardò fuori dal finestrino e si accorse che erano arrivati alla loro destinazione: i tetti di Gidhal erano coperti da un leggero strato di neve, e la temperatura era decisamente più bassa rispetto ad Adantia, e il respiro si condensava in grandi nuvole bianche.
Percorsero una strada che andava a destra e poi dritto, e trovarono il piccolo ostello dove avrebbero alloggiato fino al passaggio del confine. Bisognava studiare le cose al meglio per evitare inconvenienti, e durante il viaggio ve ne erano stati fin troppi. Una volta fatto il check in e salite le scale per arrivare nella camera, Nama si mise a guardare fuori dalla finestra.
-Qualcosa non va?- gli chiese Mirano.
-No, nulla.- rispose lui facendo un gesto con la mano verso la finestra -Il mio contatto mi ha informato che il passaggio domani sarà libero, ma solo per un certo lasso di tempo.-
-Quanto tempo?- chiese Scylla aprendo e chiudendo le dita della mano sinistra.
-Almeno un'ora. Te la senti?-
Scylla guardò l'orologio sulla parete: era quasi mezzogiorno e non avrebbero agito prima di domani. Avevano tutto il tempo di preparare i vari dettagli. “Ancora poco. Ancora poco.” -Assolutamente si.-

   
 
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