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Autore: PrincessintheNorth    28/12/2016    2 recensioni
Sono passati tre anni dalla caduta di Galbatorix.
Murtagh é andato via, a Nord, dove ha messo su famiglia.
Ma una chiamata da Eragon, suo fratello, lo farà tornare indietro ...
"Eragon?" fissai il volto di mio fratello nello specchio incantato. Era contratto dall'ansia e dal dubbio.
"Ciao" mormoro'.
"Che succede?" chiesi insospettito. Sentii Belle piangere, ma ci stava già pensando Katie.
"é ... ti riguarda molto. Molto. Devi tornare immediatamente."
Se vi ho incuriositi, passate a leggere!
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morzan, Murtagh, Nuovo Personaggio, Selena, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MURTAGH

 
Che serata di merda, pensai lasciandomi cadere sul letto.
Pochi attimi dopo, Katherine entrò, con la piccola Nadara tra le braccia che piangeva incessantemente.
- Sssh, sta buona … - cercò di consolarla, ma la bambina non ne volle sapere.
- Falla stare zitta. – la pregai. Erano due ore che quel pianto mi tormentava, e onestamente non ce la facevo piu.
Non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine del corpo esanime e insanguinato di Nasuada. Era morta.
Era morta di parto … Katie aveva rischiato di fare la sua stessa fine.
E non riuscivo a non vedere anche Katherine, morta come lei.
Mi sembrava di impazzire.
- Murtagh, è una neonata, è nomale che pianga! – sbottò lei.
- Non mi pare che Belle e Killian abbiano mai pianto cosi!
- Oh, fidati, Belle ha pianto anche peggio! Se ti da tanto fastidio, puoi anche uscire!
Si vedeva che era stremata.
Tremava dalla stanchezza e si reggeva in piedi per miracolo, e rendendomene conto mi sentii una merda.
Lei aveva assistito ad un parto tremendo, aveva fatto incantesimi che le avevano preso tantissima energia, e io l’avevo messa li ad occuparsi della bambina.
- Scusa. – cercai di redimermi, prendendo Nadara dalle sue braccia e iniziando a cullarla. – è stata una giornata pesante e litigare non aiuta.
Si sedette sul letto e mi misi accanto a lei, guardando davvero la piccolina per la prima volta.
Finalmente, si era calmata.
Aveva due grandi e curiosi occhi grigi, ma per il resto era tutta sua madre, se non per la carnagione mulatta.
Era bellissima.
Katie fece un piccolo sorriso, accarezzandole la testina. – I tuoi bambini vengono tutti simili.
- In che senso?
- Somiglia un po’ a Belle …
Guardai meglio Nadara, ma non mi sembrava somigliasse a Belle.
- No. – feci, stranito. – Non è vero.
- Si, guarda, gli occhi sono quelli …
- Ma perché entrambe li hanno presi da me, amore. È normale che abbiano qualcosa in comune, però non si somigliano piu di tanto.
Katie sospirò, mentre Belle iniziava a piangere.
- Ehi … - mormorò prendendola in braccio. – Che succede?
Belle rimase tra le sue braccia, mentre la sua mamma la coccolava per farle passare la paura.
Si rimise accanto a me, e a quel punto Belle guardò incuriosita Nadara.
- Illy. – disse sfiorandole la manina.
- No, amore. – le spiegai. – Lei è la tua sorellina, si chiama Nadara.
- ILLY! – strillo’, infuriata.
Dopo qualche secondo, Katherine scoppiò a ridere.
-  Ho capito … - disse. – Lei ormai crede che i bambini piccoli siano dei Killian. Lei è piccola, quindi è una … Killian.
- SIAMO SOTTO ATTACCOOO!!! – gridò una sentinella. – WINTERHAAL È ATTACCATAA!!!
Non era possibile.
Non adesso, non cosi presto …
Diedi la neonata a Katherine e andai verso la finestra.
Un enorme esercito circondava la città, un esercito che si perdeva all’orizzonte. 
- Dei del cielo. – sussurrai sconvolto.
Mi preparo, disse Castigo sgranchendosi le ali e riscaldando il ventre.
Andai verso l’armadio, dove c’era l’armatura e iniziai a mettermela, ma Katherine mi fermò.
Aveva gli occhi pieni di lacrime.
- Non andare … - mi pregò.
- Non posso fare altrimenti. – mormorai stringendola. – Andrà tutto bene. Ricorda cosa mi hai promesso, piccola.
Annuì, asciugandosi gli occhi, poi bussarono alla porta.
- Cavaliere! C’è bisogno di voi!
- Arrivo. – dissi in fretta. – Cinque minuti.
- Sissignore!
Finii di prepararmi, poi presi la spada.
- Murtagh … - mormorò Katie, avvicinandosi a me. Era terrorizzata.
- Amore, calmati. – cercai di rassicurarla abbracciandola. – Andrà tutto bene.
- Torna. – disse soltanto. – Non m’importa se come vincitore o vinto. Torna.
- Come desiderate, Principessa.
Fece per baciarmi, ma la fermai.
- Tienilo per dopo.
E uscii.
 
 
 
Era tutto il giorno che combattevamo, ma di Galbatorix non c’era traccia.
Voi riuscite a vederlo?, chiesi a Eragon e papà.
No, risposero entrambi, cupi e preoccupati.
Fu in quel momento che ebbi un orribile sospetto.
Voleva vendicarsi di me …
Cercai la mente di Katherine, ma non riuscii a trovarla.
A quel punto abbandonai la battaglia e corsi nel castello, raggiungendo la camera …
Sentii il mio cuore fermarsi, mentre grosse lacrime bollenti mi scorrevano lungo le guance.  
No, no, no … non è vero …
Era vuota.
Dei, vi prego, fate che sia un incubo … solo un incubo …
Mia madre, Katherine e i bambini … andati.
 
 
 
 
Ero seduto su un albero, intento a mangiarmi una mela, quando la vidi.
Katherine era su un cavallo, che spronava al galoppo.
Incoccò una freccia in direzione di un cervo in corsa, ma lo mancò.
Maledizione! – ringhiò e sollevò la mano marchiata dal gedwey ignasia per abbattere l’animale, ma non ci riuscì nemmeno con la magia.
Cercando di non ridere, saltai giu dall’albero.
Cacciare non è un’attività da donne. – le ricordai, mentre scendeva dal cavallo e mi raggiungeva.
Volete provare voi, messer so-tutto-io? – mi prese in giro.
Posso insegnarvi, Principessa.
Senti, ti ho già detto che … - fece esasperata.
Si, si. Katherine, contenta?
Annuì.
Dai. Prendi l’arco …
Mi misi dietro di lei, insegnandole come tendere al meglio l’arco e come prendere la mira.
Il profumo dei suoi capelli mi solleticò le narici. Sapevano di fiori, piu precisamente di rose e stelle alpine.
Benissimo. – mormorai riscuotendomi dal torpore in cui il suo profumo mi aveva indotto. – Adesso tendi un po’ piu il braccio …
La presi per il gomito, aiutandola a portare indietro il braccio …
E ora scocca.
Mollò la presa, e la freccia colpì il cervo nell’occhio destro.
SI! – esultò, felicissima, poi mi abbracciò forte, dandomi un bacio sulla guancia. – Grazie mille!
Corremmo verso la preda.
Non perdeva sangue. Un tiro perfetto.
Antares e Castigo si avvicinarono al cervo, con l’intenzione di mangiarlo, ma Katherine lo strinse.
Non potete! – li rimbeccò. – Lo porterò al castello! Era la sfida tra me e Alec, e l’ho vinta! Questa è la mia cena!
Andiamo. – la esortai, senza riuscire a smettere di sorridere. – Portiamolo alle cucine.
Lo raccogliemmo e, rallentati dal peso della bestia, ci avviammo verso casa.


Mi risvegliai di soprassalto, certo di aver sentito Killian piangere.
L’attimo dopo, però, mi resi conto di essere solo nella camera, a parte papà.
- Ti senti bene? – mi chiese preoccupato. Mi stava tamponando la fronte con un panno bagnato.
- Katie …
Sospirò, e vidi che aveva gli occhi lucidi di lacrime.
- Non avremmo dovuto sottovalutare Galbatorix. – mormorò.
- Cos’è successo?
-  Ha preso Katherine, i bambini e la mamma. – sussurrò.
-  No … non è possibile, erano ben protette …
-  Dei maghi a guardia della porta non c’è traccia. O erano infiltrati, o chissà cosa ne ha fatto.
-  Non può … non può averli portati via …
Sentivo il cuore martellarmi nel petto dall’ansia e dalla paura.
Papà fece un sospiro, e mi sfiorò la fronte con la mano.
- Dormi, Murtagh. Riposa e quando ti sveglierai andremo a riprenderci ciò che è nostro. – mormorò, e scivolai in un sonno profondo.



 
   
 
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