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Autore: Danmel_Faust_Machieri    28/12/2016    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Silenziose come erano arrivate le festività fuggirono sebbene tutti cercavano di trattenerle; la gilda Vitriol si era decisa a riporre l'albero solo dopo l'epifania con la nostalgia nel cuore. Dopo quei giorni tutto passò in fretta, la falsa quotidianità imposta ad ogni giocatore ripristinò il suo costante ticchettio. Arrivarono così a metà febbraio: la prima linea aveva quasi finito di esplorare il 33esimo piano, Alessandro, Lorenzo e Nicolò avevano ripreso le loro lezioni, Riccardo aiutava ancora in clinica mentre Camilla aiutava Linton. 
Quella mattina Alessandro era stato chiamato da Libton affinché la raggiungesse presso la sede della gilda del Sangue di Drago per definire l'esplorazione dell'ultimo piano del Dungeon. 
Il barbaro varcava rapidamente le sale riccamente decorate della sede; le tinte rosse di arazzi e tappeti si mescolavano ai colori scuri e intensi dei vari mobili in legno accentuato dalle luci delle candele sparse per ogni locale. Alessandro giunse davanti alla porta della stanza dove Linton era solita discutere con i vari ospiti, bussò e, dopo che questa l'ebbe invitato a farsi avanti, entrò. 
La donna stava discutendo con Salazar e con Tempesta che ancora focacce utilizzare delle stampelle per muoversi, quando però vide il barbaro si sbrigò a chiudere le varie faccende di cui stavano discutendo e invitò i due sottoposti ad uscire dalla stanza; così, quando lei si ritrovò sola con il ragazzo che conosceva come Gabél, avvicinò a questi una sedia e lei si sedette alla scrivania. La stanza di Linton non era particolarmente ampia, una grande scrivania nera ricoperta di fogli e libri occupava il centro esatto della stanza mentre quadri, oggetti particolari e simili pendevano ai muri della stanza. 
"Allora" iniziò a dire il generale abbandonandosi sulla sua sedia imbottita "Gabél, come sicuramente saprai manca solo un dungeon da esplorare al piano 33 e, siccome ancora non abbiamo trovato la boss-room, sappiamo che questa so troverà lì"
"Certamente" si limitò a commentare il barbaro. 
"Tu e una squadra formata da 10 persone dovrete mappare tutto il dungeon e localizzare la stanza, poi vi chiedo solo di controllare il boss... insomma, entrate nella stanza, lo vedete e usate subito i marchi del ritorno" 
"In questo modo possiamo provare ad impostare una squadra di studio ad hoc" osservò il barbaro mentre si grattava la poca barba che gli copriva il mento. 
"Esattamente" rispose il generale. 
"Quindi lei mi vuole lasciar gestire una squadra totalmente da solo?" Domandò perplesso Alessandro credendo che tutto ciò potesse essere troppo anche per lui. 
La sua preoccupazione non sfuggì agli occhi attenti di Linton e, subito, lo tranquillizzò "Non preoccuparti; c'è una persona che ho intenzione di affiancarti" in quello stesso momento un nuovo bussare irruppe in quella stanza "oh! Deve essere lei! Vieni pure avanti!"
Dopo che il generale ebbe proferito queste parole la porta si aprì e all'improvviso un falco irruppe nella stanza ed iniziò ad aleggiare sopra alla scrivania finché non atterrò su di essa. Il volatile iniziò a guardarsi intorno e, in quella rapidità di sguardi, Alessandro pensò di aver già visto quel rapace. 
Poi entrò lei: una veste lunga veste di pelle nera, dei pantaloncini corti che si fermavano sopra al ginocchio, una cintura con riposti al suo interno due pugnali è un cappuccio che le copriva i capelli e gli occhi. Quando rivelò i capelli neri e gli occhi marroni il barbaro la riconobbe. 
"Ben arrivata Arcoas!" La salutò il generale. 
Lei fece un breve inchino mentre il suo falco tornò a poggiarsi sulla sua spalla destra. 
"Ho il piacere di presentarti Gabél, insieme dovrete esplorare il Mausoleo di Cadmo"
Alessandro stava per salutare la ragazza appena comparsa quando la frase di Linton lo paralizzò per un istante, si voltò verso di lei e disse "Scusi generale, ma, come ha detto che si chiama il dungeon?"
"Mausoleo di Cadmo... perché questa domanda?" Chiese sorpresa la donna. 
Alessandro rifletté tra sé e sé per qualche attimo poi batté entrambe le mani vigorosamente sulla scrivania del generale facendo sobbalzare le presenti e aggiunse "Generale la squadra deve essere pronta nell'immediato; partiremo tra un'ora dalla città più vicina al dungeon... Quindi dica a tutti che vi vedremo alle 9:00 alla città di Rit. Arcoas vieni con me! È meglio che noi ci si avvii subito in là! Arrivederci generale!" E nella foga del momento afferrò la ragazza per un braccio e la portò con sé fuori dalla stanza mentre con la mano libera salutava Linton incredula. 
Arcoas fu presa di sorpresa da quel gesto poi guardò in faccia il barbaro e lo riconobbe "Aspetta, aspetta... Te sei un amico di Orpheus!" Esclamò allora. 
"Sì, sì; anche io mi ricordo di te e del tuo falco Floren, ma ora non abbiamo tempo da perdere! Dobbiamo raggiungere il dungon; sono sicuro che troverò qualcuno ad attendermi" e sorridendo spalancò la porta in bocca all'abbraccio del primo mattino e lasciò il braccio di Arcoas che, nonostante tutto, decise di seguire quel folle che, per lei, blaterava frasi senza senso. 

L'entrata per il Mausoleo di Cadmo era questa piccola struttura a pianta rettangolare sormontata da un tetto a spioventi che presentava frontalmente un timpano su cui erano rappresentati un uomo che si scontava con una specie di Drago, forse un riferimento alla storia di San Giorgio anche se, in quel basso rilievo, l'uomo non aveva in mano una spada o una lancia ma una specie di pinza, utilizzata chissà in che modo. Alessandro, Arcoas e gli altri ragazzi della squadra (due chierici, due maghi, un ranger, un bardo e tre guerrieri) avevano raggiunto quel luogo in 10 minuti di camminata e si fermarono qualche minuto ad analizzare quell'ingresso. 
"Non capisco perché dobbiamo analizzare con tanta attenzione questo ingresso" si lamentò Arcoas mentre richiamava il suo Floren. 
"Ogni dettaglio può costituire un indizio!" Rispose Alessandro mentre continuava a guardare rapito il bassorilievo del timpano. All'improvviso un gracchiare irruppe nel silenzio dato dall'osservare è un corvo si appoggiò sulla spalla del barbaro. 
"Oh, finalmente!" Esclamò lui digitando un paio di comandi relativi a quel pennuto completamente nero. Nella mano destra del barbaro comparvero tre pozioni e rapidamente il corvo si rialzò in volo. 
"Ma quella era un'Anima Nera?" Domandò Arcoas. 
"Eh già! L'Anima Nera di Orpheus; gli avevo chiesto un paio di pozioni per questa missione dato che non ho fatto in tempo a tornare verso casa"
"Allora tutto 'sto temporeggiare qua fuori non è tanto in nome di un osservare ma della tua sbadataggine..."
Alessandro alzò le mani e sospirò "Beccato!"
Allora gli undici giocatori si riunirono ed iniziarono così ad esplorare quelle sale oscure che si disperdevano nelle profondità della terra. 
"Senti un po' " iniziò a dire Arcoas ad Alessandro mentre conficcava un pugnale nel cranio di un teschio e lanciava l'altro finendo per rompere la gamba di un altro nonmorto che cadde rovinosamente per terra "perché eri così impaziente di venire in questo posto?" E, dopo essersi avvicinata al mostro che arrancava a terra, riprese il suo pugnale e spaccò la testa di lui con un calcio. 
"Questo luogo si chiama Mausoleo di Cadmo" disse lui eliminando tre nemici con un solo tendente orizzontale "Io tempo fa ho iniziato una quest legata ad un NPC di nome Cadil che dice di essere imparentato a questo Cadmo; siccome è un po' che non lo vedo credo che lo potrei incontrare qui" e, spiegando così le sue scelte, ripose il pesante spadone dopo essersi accorto che la stanza era stata completamente ripulita. 
"Ora capisco" sorrise la ragazza mentre richiamava il suo falco che stava razziando i cadaveri inutilmente. 
"Ragazzi proseguiamo!" Urlò Alessandro rivolto alla squadra d'esplorazione così, i ragazzi, seguirono lui è Arcoas in mezzo all'oscurità degli avelli e dei sarcofagi da cui spesso saltava fuori un qualche teschio rianimato. 

"Dunque!" Disse Nicolò ad alta voce davanti alla sua classe "Oggi dobbiamo proseguire con Machiavelli ed entriamo subito nel vivo! Perché oggi iniziamo a parlare del Principe, una delle opere più studiate al mondo!" E così dicendo il ragazzo agitò un piccolo volume davanti ai giocatori seduti ai banchi "Iniziamo subito a sfatare una delle tante puttanate che si dicono sul conto di Machiavelli: lui NON ha mai detto "il fine giustifica i mezzi"! Non gli è mai passato per la mente di dire una cazzata del genere, anzi, per lui il fine non giustifica in alcun caso i mezzi! Il Principe è sempre stato studiato come un'opera che da credito, che offre giustificazioni alle azioni dei regnanti ma non è così! Quel sant'uomo di Foscolo infatti, nei Sepolcri, dirà di lui che "temperando lo scettro a' regnator gli allor ne sfronda e, alle genti svela, di che lagrime grondi e di che sangue" ossia che lui svela lo schifo che accompagna la monarchia e, soprattutto, la tirannide! Machiavelli stesso sostiene il fatto che la repubblica sia meglio del principato e quindi di ogni forma di tirannide! Ma questo argomento lo rimandiamo a quando parleremo dei Discorsi sulla prima deca di Tito Livio. Ora leggiamo e parliamo dell'introduzione" prese il libro, lo aprì alle prime pagine e, schiarendosi la voce, si preparò a leggere ma, prima ancora che avesse iniziato a pronunciare la prima D che apre il trattato machiavelliano, qualcuno irruppe nella stanza facendo sbattere la porta. Il bardo si voltò verso l'entrata con il volto che mescolava stupore e rabbia per quell'interruzione, quando però vide Lorenzo poggiato alla porta affannato la sua espressione divenne il quadro del dubbio "Hamlaf... Cosa è successo?" 
Lui riprese fiato un attimo e disse "Abbiamo dei problemi abbastanza seri... Il generale Linton ci ha convocati ora con la massima urgenza alla sede del Sangue di Drago... Non ammette assenze" 
Nicolò capì, dall'espressione dell'amico, che anche lui era preoccupato e allo stesso tempo non sapeva nulla più di lui. 
"Ragazzi riprenderemo la lezione domani mattina... scusate per l'inconveniente" e, dopo aver riposto il libro nel suo inventario riimpugnò saldamente il suo bastone e sparì, con un balzo, fuori dall'aula insieme al suo socio. 

"Scommetto che siamo gli ultimi!" Rise Nicolò mentre lui è Lorenzo correvano per le sale della sede della gilda di Linton. 
"Ma va dai! Sai quanti altri della prima linea arriveranno dopo di noi?"
In quel momento i due aprirono la porta della sala dedicata alle riunioni e si accorsero che la scommessa sarebbe stata vinta dal bardo. 
"Orpheus! Hamlaf! Vi sembra possibile che siate sempre in ritardo!?" Urlò il generale evidentemente adirata. 
"Ci scusi ma siamo scappati da lezione il prima possibile" spiegò Nicolò palesemente provato dalla recente corsa. 
Linton li guardò per l'ultima volta poi passò rapidamente lo sguardo sui settanta giocatori che erano lì riuniti e iniziò a dire "Quest'oggi, una squadra di esplorazione, ha mappato il dungeon Mausoleo di Cadmo e si è imbattuta in una cosa mai successa fino ad oggi... lascerò parlare però i due capi a capo di questa esplorazione"
"Ma scusa un attimo" iniziò a dire Lorenzo rivolgendosi a Nicolò che stava salutando Camilla e Riccardo poco lontani da loro "Alessandro oggi non era a capo di una squadra di esplorazione?" E di fatto i dubbi del monaco vennero fugati nell'istante stesso in cui Alessandro è Arcoas si alzarono difronte al generale guardando la folla davanti loro. 
"Buon giorno a tutti" iniziò a dire Alessandro "Questa mattina io, Arcoas e altri nove giocatori abbiamo individuato la boss-room di questo piano ma, al tempo stesso, abbiamo fatto una spiacevole scoperta"
In quel momento il barbaro interruppe il discorso e lasciò parlare la ladra "Quando siamo giunti all'ingresso della stanza" iniziò lei "è comparso davanti a noi un avviso, il quale diceva che solo i giocatori di livello pari o superiore a 60 potevano aver accesso alla boss-fight"
Un brusio iniziò a sollevarsi per la stanza. 
"Nessuna boss-fight ha mai imposto limiti ai giocatori!" Esclamò Lorenzo stupito. 
"Beh... effettivamente il numero elevato di giocatori rendeva le boss-fight più semplici di quello che dovevano essere in realtà... Quindi avranno deciso di renderle più difficili in questo modo..." ipotizzò Nicolò palesemente preoccupato per la notizia. 
"Ma poi della prima linea soltanto una ventina di giocatori ha il livello necessario a partecipare alla battaglia! Anche te e Riccardo siete appena al livello 59" Si lamentò il monaco. 
La preoccupazione di tutti era scolpita nelle rughe delle loro espressioni, negli occhi divenuti improvvisamente vitrei e distaccati dal mondo, nelle mani che tremanti cercavano conforto nell'afferrare le proprie armi. Anche le mani di Nicolò aumentarono la loro stretta intorno all'impugnatura argentea del bastone e la sua agorafobia venne scacciata dalla preoccupazione mentre Lorenzo cercava di sciogliere la tensione scrocchiandosi ogni articolazione del corpo. 
"Stando così le cose" riprese a dire Linton dopo aver invitato i due ragazzi a tornare al loro posto "procederemo nel seguente modo: io, Tempesta e qualche volontario analizzeremo il boss nel primo pomeriggio, elaboreremo una strategia in serata e, domani mattina, i componenti della prima linea che avranno un livello sufficiente a prendere parte a questa battaglia si faranno trovare in questa stanza, verrà esposta la strategia e partiremo per il fronte! Tutto chiaro?" Chiese allora il generale. 
Nessuno aveva il coraggio di urlare e quindi la risposta venne data da un annuire di teste. Lorenzo era molto tranquillo: lui era già al livello 61 e avrebbe preso parte alla battaglia il giorno dopo, nella stessa situazione si trovavano Alessandro al livello 62 e Camilla al livello 65; il problema erano Nicolò e Riccardo fermi al livello 59. Lorenzo si voltò alla ricerca del bardo per dirgli qualcosa ma non riuscì a trovarlo subito, vagò con lo sguardo per qualche secondo finché non lo vide afferrare il braccio dell'amico chierico per poi correre fuori dalla stanza switchando il bastone da passeggio con la sua falce. Il monaco sorrise e decise di tornare alla sede della gilda nell'attesa del ritorno dei suoi compagni. 

Tutti i giocatori della prima linea avevano lasciato la stanza e Alessandro ed Arcoas erano stati appena congedati da Linton. 
I due avevano appena abbandonato la sede principale del Sangue di Drago e si stavano dirigendo verso il portale per il teletrasporto rapido. 
"Peccato" si lamentò la ladra carezzando il suo falco "mi sarebbe piaciuto parlare un po' con Orpheus"
"Oh signore..." esclamò il barbaro "come fate ad essere innamorate di quel pazzo?"
La ragazza arrossì improvvisamente "I-io non sono in-innamorata!" Poi aspettò qualche secondo per calmarsi e aggiunse, al fine di cambiare argomento "Perché lo definisci "pazzo"?"
Alessandro scoppiò a ridere e rispose "Beh, perché è un pazzo! Ti racconto questa storia: un anno, le nostre famiglie e quella di una nostra amica hanno deciso di organizzare una vacanza insieme in una cittadina della riviera romagnola: Bellaria. Le nostre famiglie un pomeriggio andarono al mare mentre noi facemmo un giro per il viale principale; Orpheus trovò una libreria particolare ed entrò a fare un'occhiata; il suo occhio cadde su un'edizione, a sua detta "carina", de Il Principe di Machiavelli. Poco dopo però lui si accorse che in copertina era riportata la frase "Il fine giustifica i mezzi". Acquistò tutte le copie di quell'edizione... spese circa una cinquantina di euro... Poi, quella stessa sera, andammo insieme su una spiaggia, lui portò con se tutti i libri che aveva comprato e gli diede fuoco"
"Ma..." Arcoas aveva iniziato a ricredersi "Perché l'ha fatto?"
"Eh! Glielo chiedemmo anche noi mentre ci scaldavamo a quella pira; lui disse che quella frase soltanto gli idioti la attribuiscono a Machiavelli e che non avrebbe mai permesso che quell'errore si potesse diffondere. Il giorno dopo, tra le altre cose, scrisse una lettera di reclamo alla casa editrice dalla cui non ebbe mai una risposta"
La ragazza era ammutolita a sentire quella storia eppure riusciva a comprendere il punto di vista del bardo. Sorrise e cambiò nuovamente discorso "Ascolta, della prima linea quanti sono già pronti alla boss-fight?"
Alessandro fu inizialmente spiazzato da quell'ennesimo, repentino, salto da un palo verso a chissà quale frasca ma poi rispose "Beh.. penso che solo una ventina di noi siano a livello 60... Effettivamente, passato il livello 50 si è fatto molto più difficile avanzare..."
"Cosa intendi dire?"
"Beh vedi, prima di raggiungere il livello 50, un giocatore può salire di uno o due livelli semplicemente ripulendo un paio di dungoeon, a seconda naturalmente del piano; dopo il livello 50, invece, serve molto più tempo: anche se un giocatore passasse due ore al giorno a far fuori ininterrottamente mostri del trentesimo piano impiegherebbe circa una settimana per salire di un livello... l'incremento della difficoltà in questo gioco è quasi..."
"...Esponenziale" concluse una voce alle loro spalle.  
I due si voltarono di colpo mentre Floren aveva già voltato il capo da qualche secondo. Alle loro spalle Salazar stava giocherellando con il suo scettro a forma di serpente bifronte. 
"Salazar..." lo osservò incuriosita Arcoas "Vediamo se indovino... Sei qui per andare a raggiungere il livello sessanta"
"Che fine osservatrice" disse il mago accompagnando la conferma con un profondo inchino. 
"Capisco perché sei innamorata di Orpheus: sei strana come lui" bisbigliò il ragazzo che ebbe in tutta risposta una secca gomitata sull'addome, gesto che fece risuonare l'armatura del barbaro tanto da coprire la sua stessa voce. 
"Quando sei una giocatrice di scacchi abbastanza brava inizi a capire che esistono sempre delle mosse obbligatorie e ti, caro il mio Salazar, sei un pezzo che non può staccarsi dalla scacchiera"
"Una filosofa scacchista" esclamò sorpreso il giocatore appena smascherato "un elemento più che valido per la nostra prima linea... Ora però, se i signori mi permettono, devo guadagnare qualche punto esperienza prima che il sole cali... Aspettate un momento... posso chiedervi un favore? Accompagnereste Linton e Tempesta nel dungeon?"
I due ragazzi iniziarono a ridacchiare. 
"Ho detto qualcosa di buffo" domandò lui confuso. 
"A dire il vero" iniziò a dire Arcoas "Abbiamo già dato la nostra disponibilità e lo stiamo precedendo sul luogo!"

La notte iniziò a spargersi lungo il mondo di LSO, qualche stella iniziò a brillare più di altre mentre una luna, drammaticamente assente, lasciava risplendere anche gli astri più fiochi. Lorenzo aveva avviato da qualche giorno la costruzione di una sedia a dondolo che si era conclusa quello stesso pomeriggio, giunta la sera, dopo essersi mangiato del semplicissimo pane e formaggio, la portò fuori, sotto la veranda dell'edificio e, dopo essersi acceso la sua pipa, iniziò a dondolarsi simile a quei vecchi che si vedono di tanto in tanto in qualche western datato. Aspettò così, sospeso in quell'oscillare qua e là da una nuvola di fumo, il ritorno dei suoi amici. Ad un tratto il monaco vide un ombra avanzare lungo il viale che conduceva alla casa, cercò di aguzzare la vista ma niente, poi vide che l'ombra inciampò improvvisamente accompagnando il tonfo a terra con una serie di mugugni che celavano improperi di ogni sorta, dopo essersi rimessa in piedi questa aprì il proprio menu es equipaggiò una lanterna rivelando così il suo volto affaticato: si trattava di Alessandro. 
Lorenzo allora ricominciò a dondolare col suo moto costante ed aspettò che l'amico raggiungesse l'uscio dell'abitazione. 
"Gli altri sono già tornati?" Domandò il barbaro poggiandosi ad una delle travi in legno che sostenevano la veranda. 
"In casa c'è solo Camilla che dorme; Riccardo e Nicolò sono ancora in giro ad allenarsi" rispose lui boccheggiando dalla pipa. 
"Certo che quei due sono davvero pazzi... Vabbè il pazzo è Nico che ha avuto questa brillante idea di allenarsi in un giorno e forse Riccardo è ancora più pazzo perché lo segue!"
"Non hai tutti i torti... comunque com'è andato lo studio del boss?"
"Niente di particolare... Tanto rumore per nulla" disse Alessandro sedendosi su una cassa di legno posta accanto alla sedia dell'amico. 
"Ah Shakespeare!" Esclamò il monaco compiaciuto. 
"Cosa c'entra Shakespeare adesso?"
Lorenzo cambiò subito espressione e rispose "Nulla... Nulla... Comunque, mi torni una curiosità? Come vi siete conosciuti tu e Nicolò? Nessuno mi ha mai raccontato del vostro incontro"
"Oh beh... è una storia molto normale... però se ci tieni te la racconterò, allora" Alessandro fece mente locale e poi cercò di ripetere gli eventi sfumando ogni frase con il giusto tono e la giusta carica emotiva "Avrai certo sentito da molti, oppure sentirai,  che io e Nicolò ci conosciamo con da piccoli: è vero, nonostante io abbia un anno in più di voi; i miei genitori possiedono un piccolo agriturismo fuori Firenze e la famiglia di Nicolò veniva molto spesso da noi perciò io e lui ci ritrovavamo a giocare insieme. Naturalmente era un'amicizia da bambini, una di quelle che, per forza di cose, dimentichi col tempo; crescendo poi i suoi genitori continuavano a venire ma lui alle volte non c'era, capitava che io fossi fuori con i miei amici di allora e così finimmo anche per dimenticarci l'uno dell'altro. Sta di fatto che, dopo aver finito le medie, mi iscrissi ad un liceo scientifico ma lì venirono fuori i primi problemi: i miei compagni di classe erano completamente idioti, alcuni professori (primo fra tutto quello di filosofia) erano entrati in polemica con me non so per quale assurdo motivo e allora decisi di cambiare liceo; il problema però fu che, durante l'iter per cambiarmi scuola, non so chi perse non so quali carte e, nonostante risicassi la sufficienza in tutte le materie (fatta eccezione proprio per filosofia) mi ritrovai a dover rifrequentare il primo anno. Ero incazzato come una iena. Ancora mi ricordo che il primo giorno ero arrivato presto in classe e mi ero fondato nell'ultima fila pur di evitare chiunque; il professore entrò in aula e iniziò a spiegare la lezione della giornata. Ad un certo punto qualcuno spalanca la porta e vedo comparire nella stanza due ragazzi, entrambi con gli occhiali, solo che uno era impacciato come pochi mentre l'altro stringeva sotto braccio un libro e continuava a muovere le dita in maniera nevrotica, come se con il pollice stesse continuando a contare le altre dita della mano; entrambi si scusarono con il professore per il ritardo, così, il primo, si mise subito a sedere mentre l'altro, prima di farlo, sorrise a tutta la classe; Riccardo e Nicolò, a partire da quel primo ritardo, si rivelarono alla classe per quello che erano. Inutile dire che, sin da quel primo sorriso, Nicolò colpì i cuori di tutte le ragazze della classe. Durante il cambio dell'ora una nostra compagna di classe propose di fare un rapido giro di presentazioni, ognuno disse il suo nome, i suoi hobby o le sue passioni e altre cose simili; Nicolò, già da allora, memorizzò i nomi di tutti e, dall'ora dopo, iniziò a dialogare con tutti noi, senza un'apparente motivo… Solo dopo scoprii che tutto quello era un espediente per tenere a bada la sua agorafobia… Ma in quel momento lo odiai… Eccome! Io faticavo ad aprirmi con gli altri mentre lui correva da una parte all'altra per conoscerci tutti… Per non parlare delle ragazze: tutte innamorate di lui sin dalle prime parole che scambiava con loro… Poi col passare del tempo rivelò anche la sua passione per le varie letterature, per l'italiano e per il latino e le sue abilità in queste materie… Era veramente un qualcosa di insopportabile per me e per tanti altri della classe sempre in giro con un libro sotto braccio e chino su di esso a ricreazione o negli altri momenti morti in cui le ragazze lo fissavano da lontane facendo la conta per decidere chi di loro dovesse andargli a parlare quel giorno. Poi però accadde una cosa: verso la fine del primo quadrimestre avevo l'insufficienza in latino, quell'idiota della nostra professoressa non sapeva spiegare nulla e, per quanto l'anno passato non avessi avuto difficoltà nella materia, lì per lì stavo rischiando tanto; durante l'ultima versione nella quale mi giocavo il quadrimestre, ad un certo punto, Nicolò mi lanciò un bigliettino in cui era tradotta tutta la versione seguita da un breve messaggio "Aggiungi due o tre errori qua e là così da non destare sospetti ;)". Mai mi sarei immaginato una roba del genere! Al termine della versione lo andai a ringraziare e lui mi disse "Ma figurati! Tanto la colpa è della prof che non è capace a spiegare, mica tua! Comunque se avessi bisogno di una mano mi farebbe molto piacere esserti d'aiuto! Sempre che tu ne abbia voglia!" Accettai subito senza troppi indugi. Tornato a casa raccontai l'accaduto ai miei genitori e quando gli rivelai il nome di Nicolò scoppiarono a ridere e mi raccontarono gli aneddoti della nostra infanzia. Quel pomeriggio, al posto di ripetere latino, ci raccontammo le storie dei nostri genitori e diventammo amici per la pelle!"
"Wow… È stato un riavvicinamento molto faticoso quindi" osservò Lorenzo ripensando a quella storia di oblii, odi e ritrovamenti.
"Già… Ma ne è valsa la pena, Nicolò è veramente un caro amico"
"Credo che si possa dire lo stesso per te" sorrise Lorenzo riponendo la pipa.
I due ragazzi si fermarono qualche secondo a guardare il cielo notturno quando altre ombre iniziarono ad avanzare verso la casa "Vedi a parlare del diavolo?" commentò Lorenzo scherzando.
Il primo a raggiungere l'abitazione fu l'ombra di Riccardo che sbuffò "Quello là è un pazzo! Io giuro che la prossima volta lo elimino! Non mi ha lasciato riposare un attimo! Scusate ragazzi se non vi saluto ma vado dritto a letto! Buona notte!" e, dopo aver detto questo, senza nemmeno guardare negli occhi i gue amici, fece sbattere la porta e sparì nel buio della casa.
"Eddai… Non mi sembra di averlo fatto faticare così tanto! Comunque siamo felici di informarvi che domani parteciperemo all'assalto!" disse Nicolò tirando boccate dalla sua pipa poi guardò Alessandro e disse "Allora! Questo boss del trentatreesimo piano com'è?"
"Mah… Secondo me ci siamo preoccupati per nulla" commentò il barbaro con le braccia conserte "tutta 'sta storia del livello… Tanto rumore per nulla…"
"Ah Shakespeare!" sorrise Nicolò in mezzo ad una nuvola di fumo.
"Perché ce l'avete tutti con Shakespeare 'sta sera!?" si incazzò Alessandro facendo scoppiare a ridere gli altri due.

"Dunque!" iniziò a dire Linton schiarendosi la voce. Davanti a lei erano raccolti i giocatori che avrebbero preso parte alla boss-fight di quel giorno che, nello stupore generale, erano solo 23.
"Ieri abbiamo condotto le nostre ricerche: il boss che dovremo affrontare si chiama Golem Sparti; non si tratta di una singola entità ma di 10 golem di grandezza umana formati da un materiale simile alla roccia; questi hanno una totale immunità all'elemento fuoco e non presentano alcuna debolezza. Utilizzano diverse armi: due di loro utilizzano delle spade, altri due delle asce bipenni, due delle lance, altri due dei martelli da guerra e gli altri due si avvalgono solo della loro forza bruta. Dopo aver osservato i loro stili di combattimento e soprattutto dopo aver preso atto del numero di giocatori che effettivamente prenderanno parte alla lotta abbiamo elaborato questa semplice strategia: i tre chierici forniranno supporto a tutti gli altri che, a coppie di due, possibilmente un attaccante fisico-caster, affronteranno i gole. È tutto chiaro?"
A quella domanda rispose un boato convinto.
"Molto bene! È ora di andare!" e, a quel grido, quel gruppetto spaurito di 23 giocatori iniziò ad avanzare verso il dungeon dove si sarebbe tenuta la prima boss-fight a cui non avrebbe potuto partecipare gran parte della prima linea.
I giocatori raggiunsero la boss-room in poco tempo grazie ai preziosi consigli di Arcoas e Alessandro e iniziarono la boss-fight attenendosi alle direttive che diede loro Linton durante la riunione: Camilla faceva coppia con Lorenzo impegnando un golem disarmato, Alessandro e Nicolò invece ingaggiarono uno dei golem che utilizzavano l'ascia bipenne mentre Riccardo offriva supporto insieme ad altri due chierici. Dopo aver preso dimestichezza col move-set dei golem i vari giocatori non trovarono alcuna difficoltà nell'abbatterli così, dopo una decina di minuti, tutti i golem erano stati annientati.
"Molto strano" mugugnò Camilla riavvicinandosi ai compagni della gilda.
"Che c'è?" Domandò Riccardo interrompendo i suoi festeggiamenti per la vittoria.
"Pensavo che la notifica di boss sconfitto sarebbe comparsa nell'istante stesso in cui avremmo abbattuto l'ultimo golem… È strano… Come se la sfida non fosse finita qui…" l'ultima "I" pronunciata dalla ragazza rimase sospesa nell'aria quando cinque tonfi si sollevarono dal centro della stanza; tutti i giocatori corsero verso quella zona con gli occhi e videro cinque golem grandi il triplo rispetto a quelli che avevano appena abbattuto.
"USATE I MARCHI DEL RITORNO! IMMEDIATAMENTE!" Urlò Linton con un tono che mescolava sorpresa e timore.
Mentre i cinque golem caricavano in direzione dei giocatori questi scomparvero in una frazione di secondo condannando la boss-fight a ripetersi dall'inizio quando avrebbero varcato nuovamente le porte della stanza.

Prossimo Capitolo 5 Gennaio.
   
 
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