MORZAN
Avevo rassicurato Murtagh, e per buona misura l’avevo fatto cadere in un sonno magico.
Quando avevo capito anche io dell’inganno di Galbatorix, era troppo tardi.
Ero arrivato agli appartamenti di Murtagh e Katherine, ma avevo trovato solo mio figlio, in preda alla disperazione e in stato di shock.
Calmarlo era stato impossibile, perciò l’avevo narcotizzato e messo a letto, cercando di fargli passare la febbre che il panico e le ferite infette della battaglia gli avevano provocato.
L’avevo curato e medicato, cercando di prendermi cura dell’ultimo membro della mia famiglia, a parte Eragon, che mi fosse rimasto.
Alla fine, ce l’aveva fatta.
Galbatorix voleva vendetta contro me e Murtagh, e l’aveva avuta. Ci aveva tolto tutto ciò che di caro avevamo, e le possibilità di riavere Selena, Katherine e i piccolini erano ben poche.
Rimasi accanto a Murtagh per tutta la durata del suo sonno indotto, che comunque rimase agitato: continuava a chiamare sua madre, Katherine e i piccoli, e nell’insieme era una visione straziante.
A quel punto, entrai nella sua mente, cercando di calmarlo.
Sta tranquillo, dissi. Katherine, i bambini e la mamma torneranno presto. Ce li riprenderemo, come dice Katherine, con fuoco e sangue.
Il suo viso sembrò distendersi, e fece un piccolo sorriso.
Perfetto.
Almeno uno di noi era sereno.
Ebbi anche il mio bel daffare a calmare Derek e Miranda, che erano terrorizzati e arrabbiati per il rapimento.
Poi però Murtagh si svegliò, e andai da lui.
- Perché mi hai addormentato? – protestò. – Katherine, la mamma e i bambini potrebbero essere morti a questo punto e non abbiamo fatto niente per salvarli!
- Non eri in grado nemmeno di parlare da tanto eri agitato, figurarsi andare in missione. – gli dissi. – Adesso calmati. Ho provato a divinarli, ma sono schermati da qualche incantesimo.
- Usa la magia oscura. – sussurrò a quel punto, l’espressione del suo viso congelata in una gelida e determinata rabbia.
- Ci sono altre strade, Murtagh, la magia nera non …
- Galbatorix li ha rapiti! – sbottò, disperato. – Se vogliamo avere una minima possibilità dobbiamo giocare secondo le sue regole, papà, non le nostre!
- La magia nera ha sempre un prezzo. – gli ricordai. – Ed è un prezzo molto alto. Di solito è la vita del mago o di chi subisce l’incantesimo. Non concluderemo niente con la magia nera, perché moriremo noi o Katherine, la mamma o uno dei bambini, probabilmente tutti loro. E a quel punto?
Annuì e si asciugò una lacrima dalla guancia. – Non posso stare senza di lei. – sussurrò.
- Abbi pazienza. – lo rassicurai. – Andiamo in biblioteca. È un posto tranquillo, e potremo ragionare meglio.
Prese un profondo respiro. – Sta bene … Katie. – mormorò.
- Come fai a dirlo?
- Le fedi del matrimonio … le ho incantate. Se le fosse accaduto qualcosa, l’avrei saputo.
Feci un sorriso.
Avevo imposto lo stesso incantesimo sul mio anello e quello di Selena.
Certe cose non cambiano mai.
SELENA
Un lamento mi annunciò che Katherine doveva essersi svegliata.
La raggiunsi e vidi che era agitatissima.
- Calmati. – le dissi.
- I bambini … - ansimò.
- Stanno bene, Katie, non preoccuparti. Stanno bene tutti e tre. – la rassicurai.
- Dove siamo?
Bella domanda.
- Non lo so. – le risposi. – Ma troveremo un modo per scappare.
- Galbatorix …
- Si. Non avere paura, però. Non credo ci farà del male … almeno, non adesso.
Il piccolo dentro di me scalciò e iniziai ad accarezzarmi il pancione per tranquillizzarlo.
- Non c’è motivo di essere preoccupati. – mormorai, cercando di convincere più me stessa che lei. – Davvero …
- Murtagh farà qualcosa di tremendamente stupido. – sussurrò.
- C’è Morzan con lui, sta tranquilla. Manterrà la calma e terrà buono anche Murtagh. Dormi ancora un po’, ti farà bene …
- Ho dormito abbastanza.
- Mamma … - mormorò Belle, andando verso di lei.
- Ehi … - la visione della piccola riuscì a strapparle un sorriso, e accolse la bimba tra le braccia. – Andrà tutto bene, piccolina. La mamma ti proteggerà e non ti accadrà niente di brutto.
KATHERINE
Mi misi sugli spalti, in prima fila. Murtagh aveva deciso di partecipare al Torneo di Winterhaal, e il primo premio erano un diadema e una rosa d’argento.
“Li vincerò per te, amore mio”, aveva sorriso tutto contento. “Sconfiggerò tutto e tutti per te.”
Mi sedetti nella tribuna, riservata alla famiglia reale, di fianco ad Alec.
Si sporse verso di me, sussurrandomi. – Allora, come va la gravidanza?
- Alec, non sono incinta. – mentii, cercando di trattenere un sorriso. Per il momento, era ancora il segreto mio e di Murtagh.
- Sarà … secondo tutta la corte ti è cresciuto improvvisamente il seno, e da vicino posso notare che il tuo famoso ventre piatto, così piatto non è.
- ALEC!
- Che il torneo abbia inizio!
Vidi entrare due uomini, uno con un elmo sul quale torreggiavano due corna di cervo e un altro.
Era un ragazzo bellissimo, dai capelli ricci e castani. Aveva un’armatura splendente e lavorata a sbalzo, tutta decorata da fiori.
- Non è all’ultimo sangue, vero? – chiesi a papà, preoccupata. Murtagh era perfettamente in grado di compiere sciocchezze solo per farsi bello ai miei occhi. Quando voleva, era un tiraiolo assurdo.
- Non dire scemenze. Sei incinta, ti pare che lo faccio morire?
- Non sono incinta!
Rise e scosse la testa. – Va bene, non sei incinta … hai l’utero diversamente vuoto.
I tornei mi erano sempre sembrati noiosi … almeno fino all’arrivo di Murtagh. Da quel momento, li gradivo molto di più.
Però non seguii i combattimenti, finché non comparve.
Sicuro di vincere, si era messo un’armatura leggera, non aveva nemmeno l’elmo.
Ovviamente, voleva farsi bello.
- L’ultimo combattimento del Torneo! – esclamò papà. – Murtagh Morzansson contro Jamie di Sevirya!
Anche Jamie si tolse l’elmo e fece un sorriso a Lianna, che divenne viola.
“Preparati”, ridacchiò Murtagh.
“Vedi di stare attento, e piantala di fare il galletto”
“Sono il migliore. Non mi capiterà niente”.
Il grande genio era così occupato a parlare con me, che non si accorse che Jamie l’aveva caricato e l’aveva ferito ad una guancia.
La folla esultò, iniziando a gridare il suo nome.
“STA ATTENTO!”, gli strillai dietro. “O vuoi rendere tuo figlio orfano?”
“Non è niente, amore” rise e sollevò la spada rossa.
E il vero combattimento iniziò.
Alla fine, ovviamente, vinse lui, anche se l’avversario lo mise a dura prova. Combatterono per almeno un’ora, senza che nessuno prevalesse.
Quando lo mise a terra, puntandogli la spada alla gola, la folla esultò, gridando il suo nome.
“Visto?”, commentò Murtagh ironico.
“Sta zitto, ti sei quasi fatto ammazzare.”
- Venite qui, campioni. – disse papà. Sembrava felice, ma d’altronde lui andava matto per i tornei, come Alec e mamma. Ero io la pecora nera della famiglia. – Ho deciso di annunciare la parità. I premi in palio sono due: un diadema e una rosa d’argento. Scegliete una dama ciascuno.
- Lianna Mormont. – disse Jamie, guardando la ragazza di fianco a me.
Murtagh mi guardò un secondo, con un sorriso. – Sua Altezza Reale, la Principessa Katherine.
Jamie prese il diadema, e Murtagh la rosa.
Ma quando me la porse, disse ad alta voce, perché tutti lo sentissero.
- Non hai bisogno di una corona per essere la mia principessa.
Io divenni viola dall’imbarazzo e dall’emozione, e la folla continuò a gridare il suo nome.
- Maaammaaa … - pianse Belle, e la presi in braccio.
- Che succede, amore? Sta tranquilla, va tutto bene … - mentii.
Le tremò il labbro inferiore. – Papi …
Sospirai e la abbracciai. – Papà sta arrivando, cucciola mia. Presto giocherete insieme di nuovo.
Avevo rassicurato Murtagh, e per buona misura l’avevo fatto cadere in un sonno magico.
Quando avevo capito anche io dell’inganno di Galbatorix, era troppo tardi.
Ero arrivato agli appartamenti di Murtagh e Katherine, ma avevo trovato solo mio figlio, in preda alla disperazione e in stato di shock.
Calmarlo era stato impossibile, perciò l’avevo narcotizzato e messo a letto, cercando di fargli passare la febbre che il panico e le ferite infette della battaglia gli avevano provocato.
L’avevo curato e medicato, cercando di prendermi cura dell’ultimo membro della mia famiglia, a parte Eragon, che mi fosse rimasto.
Alla fine, ce l’aveva fatta.
Galbatorix voleva vendetta contro me e Murtagh, e l’aveva avuta. Ci aveva tolto tutto ciò che di caro avevamo, e le possibilità di riavere Selena, Katherine e i piccolini erano ben poche.
Rimasi accanto a Murtagh per tutta la durata del suo sonno indotto, che comunque rimase agitato: continuava a chiamare sua madre, Katherine e i piccoli, e nell’insieme era una visione straziante.
A quel punto, entrai nella sua mente, cercando di calmarlo.
Sta tranquillo, dissi. Katherine, i bambini e la mamma torneranno presto. Ce li riprenderemo, come dice Katherine, con fuoco e sangue.
Il suo viso sembrò distendersi, e fece un piccolo sorriso.
Perfetto.
Almeno uno di noi era sereno.
Ebbi anche il mio bel daffare a calmare Derek e Miranda, che erano terrorizzati e arrabbiati per il rapimento.
Poi però Murtagh si svegliò, e andai da lui.
- Perché mi hai addormentato? – protestò. – Katherine, la mamma e i bambini potrebbero essere morti a questo punto e non abbiamo fatto niente per salvarli!
- Non eri in grado nemmeno di parlare da tanto eri agitato, figurarsi andare in missione. – gli dissi. – Adesso calmati. Ho provato a divinarli, ma sono schermati da qualche incantesimo.
- Usa la magia oscura. – sussurrò a quel punto, l’espressione del suo viso congelata in una gelida e determinata rabbia.
- Ci sono altre strade, Murtagh, la magia nera non …
- Galbatorix li ha rapiti! – sbottò, disperato. – Se vogliamo avere una minima possibilità dobbiamo giocare secondo le sue regole, papà, non le nostre!
- La magia nera ha sempre un prezzo. – gli ricordai. – Ed è un prezzo molto alto. Di solito è la vita del mago o di chi subisce l’incantesimo. Non concluderemo niente con la magia nera, perché moriremo noi o Katherine, la mamma o uno dei bambini, probabilmente tutti loro. E a quel punto?
Annuì e si asciugò una lacrima dalla guancia. – Non posso stare senza di lei. – sussurrò.
- Abbi pazienza. – lo rassicurai. – Andiamo in biblioteca. È un posto tranquillo, e potremo ragionare meglio.
Prese un profondo respiro. – Sta bene … Katie. – mormorò.
- Come fai a dirlo?
- Le fedi del matrimonio … le ho incantate. Se le fosse accaduto qualcosa, l’avrei saputo.
Feci un sorriso.
Avevo imposto lo stesso incantesimo sul mio anello e quello di Selena.
Certe cose non cambiano mai.
SELENA
Un lamento mi annunciò che Katherine doveva essersi svegliata.
La raggiunsi e vidi che era agitatissima.
- Calmati. – le dissi.
- I bambini … - ansimò.
- Stanno bene, Katie, non preoccuparti. Stanno bene tutti e tre. – la rassicurai.
- Dove siamo?
Bella domanda.
- Non lo so. – le risposi. – Ma troveremo un modo per scappare.
- Galbatorix …
- Si. Non avere paura, però. Non credo ci farà del male … almeno, non adesso.
Il piccolo dentro di me scalciò e iniziai ad accarezzarmi il pancione per tranquillizzarlo.
- Non c’è motivo di essere preoccupati. – mormorai, cercando di convincere più me stessa che lei. – Davvero …
- Murtagh farà qualcosa di tremendamente stupido. – sussurrò.
- C’è Morzan con lui, sta tranquilla. Manterrà la calma e terrà buono anche Murtagh. Dormi ancora un po’, ti farà bene …
- Ho dormito abbastanza.
- Mamma … - mormorò Belle, andando verso di lei.
- Ehi … - la visione della piccola riuscì a strapparle un sorriso, e accolse la bimba tra le braccia. – Andrà tutto bene, piccolina. La mamma ti proteggerà e non ti accadrà niente di brutto.
KATHERINE
Mi misi sugli spalti, in prima fila. Murtagh aveva deciso di partecipare al Torneo di Winterhaal, e il primo premio erano un diadema e una rosa d’argento.
“Li vincerò per te, amore mio”, aveva sorriso tutto contento. “Sconfiggerò tutto e tutti per te.”
Mi sedetti nella tribuna, riservata alla famiglia reale, di fianco ad Alec.
Si sporse verso di me, sussurrandomi. – Allora, come va la gravidanza?
- Alec, non sono incinta. – mentii, cercando di trattenere un sorriso. Per il momento, era ancora il segreto mio e di Murtagh.
- Sarà … secondo tutta la corte ti è cresciuto improvvisamente il seno, e da vicino posso notare che il tuo famoso ventre piatto, così piatto non è.
- ALEC!
- Che il torneo abbia inizio!
Vidi entrare due uomini, uno con un elmo sul quale torreggiavano due corna di cervo e un altro.
Era un ragazzo bellissimo, dai capelli ricci e castani. Aveva un’armatura splendente e lavorata a sbalzo, tutta decorata da fiori.
- Non è all’ultimo sangue, vero? – chiesi a papà, preoccupata. Murtagh era perfettamente in grado di compiere sciocchezze solo per farsi bello ai miei occhi. Quando voleva, era un tiraiolo assurdo.
- Non dire scemenze. Sei incinta, ti pare che lo faccio morire?
- Non sono incinta!
Rise e scosse la testa. – Va bene, non sei incinta … hai l’utero diversamente vuoto.
I tornei mi erano sempre sembrati noiosi … almeno fino all’arrivo di Murtagh. Da quel momento, li gradivo molto di più.
Però non seguii i combattimenti, finché non comparve.
Sicuro di vincere, si era messo un’armatura leggera, non aveva nemmeno l’elmo.
Ovviamente, voleva farsi bello.
- L’ultimo combattimento del Torneo! – esclamò papà. – Murtagh Morzansson contro Jamie di Sevirya!
Anche Jamie si tolse l’elmo e fece un sorriso a Lianna, che divenne viola.
“Preparati”, ridacchiò Murtagh.
“Vedi di stare attento, e piantala di fare il galletto”
“Sono il migliore. Non mi capiterà niente”.
Il grande genio era così occupato a parlare con me, che non si accorse che Jamie l’aveva caricato e l’aveva ferito ad una guancia.
La folla esultò, iniziando a gridare il suo nome.
“STA ATTENTO!”, gli strillai dietro. “O vuoi rendere tuo figlio orfano?”
“Non è niente, amore” rise e sollevò la spada rossa.
E il vero combattimento iniziò.
Alla fine, ovviamente, vinse lui, anche se l’avversario lo mise a dura prova. Combatterono per almeno un’ora, senza che nessuno prevalesse.
Quando lo mise a terra, puntandogli la spada alla gola, la folla esultò, gridando il suo nome.
“Visto?”, commentò Murtagh ironico.
“Sta zitto, ti sei quasi fatto ammazzare.”
- Venite qui, campioni. – disse papà. Sembrava felice, ma d’altronde lui andava matto per i tornei, come Alec e mamma. Ero io la pecora nera della famiglia. – Ho deciso di annunciare la parità. I premi in palio sono due: un diadema e una rosa d’argento. Scegliete una dama ciascuno.
- Lianna Mormont. – disse Jamie, guardando la ragazza di fianco a me.
Murtagh mi guardò un secondo, con un sorriso. – Sua Altezza Reale, la Principessa Katherine.
Jamie prese il diadema, e Murtagh la rosa.
Ma quando me la porse, disse ad alta voce, perché tutti lo sentissero.
- Non hai bisogno di una corona per essere la mia principessa.
Io divenni viola dall’imbarazzo e dall’emozione, e la folla continuò a gridare il suo nome.
- Maaammaaa … - pianse Belle, e la presi in braccio.
- Che succede, amore? Sta tranquilla, va tutto bene … - mentii.
Le tremò il labbro inferiore. – Papi …
Sospirai e la abbracciai. – Papà sta arrivando, cucciola mia. Presto giocherete insieme di nuovo.
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Ciao!
Ciao!
Ehm ... sono qui per dirvelo ...
Alla storia mancano solo due capitoli per dirsi conclusa ...
*scappa*
Al prossimo e penultimo *sigh* capitolo!