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Autore: _MartyK_    29/12/2016    1 recensioni
#markson
Mark Tuan è un hikikomori: da quando aveva sedici anni vive rinchiuso nella sua stanza, non curandosene del mondo esterno e della realtà. E' timido, perennemente imbronciato e un tantino scontroso con chiunque gli rivolga la parola. I suoi genitori hanno provato a farlo convivere con alcune ragazze in affitto, ma purtroppo non ha funzionato, così chiedono l'aiuto di un... ragazzo.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era mattina. Mancava una settimana alle vacanze natalizie e tutta la città si stava preparando per la festa.
Ovunque si potevano scorgere bancarelle, pini sintetici e pupazzetti di Babbo Natale belli esposti all'occhio del pubblico.
Jackson non amava marinare la scuola per bighellonare e fare cose simili, ma se a fargli compagnia era Mark poteva fare benissimo un'eccezione.

Si presentò a casa dei Tuan quando non erano neanche le dieci del mattino. Sapeva che Mark non sarebbe andato a scuola perchè si erano messi d'accordo il giorno prima. Certo, non è che fosse il massimo chiedere di uscire insieme via Internet, ma la risposta che aveva ricevuto era positiva, quindi non si preoccupava più di tanto. L'unico problema era la reazione dei suoi genitori, per questo motivo era andato presto a casa sua.
Suonò il campanello e aspettò che qualcuno aprisse. Di sicuro non sarebbe stato Mark. Conoscendolo, stava dormendo come un ghiro in letargo.

- Oh Jackson!- esclamò Simone non appena si ritrovò di fronte al ragazzo. Egli s'inchinò e tirò un sorriso di circostanza.

- Vieni, entra- la donna si fece da parte e Jackson entrò in casa.
Aveva una strana sensazione allo stomaco, si sentiva quasi a disagio, come se fosse la prima volta che entrasse in quella casa.
Eppure la conosceva più lui che Mark stesso.
Osservò il salotto roteando gli occhi di qua e di là, per poi raggiungere la cucina. E fu lì che trovò il signor Tuan a fare colazione come al suo solito, prima di andare in ufficio. Sulla tavola non c'era un granchè: la tovaglia a fiori, una pagina di quotidiano e la tazza di caffè.

- Come mai sei venuto a far visita così presto? E' successo qualcosa?- domandò Simone curiosa. Jackson scosse la testa.
Quasi non riusciva a parlare, la situazione si faceva imbarazzante ogni minuto che passava. Si schiarì la voce e parlò.

- Volevo chiedervi una cosa, sempre se non vi dispiace- disse e si morse il labbro inferiore. I due coniugi si lanciarono una breve occhiata e annuirono.

- Vedete, volevo sapere se... posso uscire con Mark-
Raymond lo scrutava da sopra gli occhiali, con un'espressione impassibile in volto.
Fece finta di nulla e continuò a sorseggiare il suo caffè, sfogliando svogliatamente il quotidiano che aveva in mano. Simone invece scrollò le spalle.
Sembrava l'unica che lo stesse ascoltando davvero.

- Non vedo dove sia il problema, siete amici- sorrise.

- Lo so, ecco io... questo è un appuntamento. Non da amici- precisò il moro torturandosi le mani.
In cucina calò un silenzio glaciale, Raymond quasi si strozzò con il caffè. Poggiò il quotidiano sul tavolo e si aggiustò gli occhiali sul naso, assottigliando gli occhi. Jackson abbassò lo sguardo, in attesa di una risposta.


Nel frattempo Mark si era svegliato.
Si prese tutto il tempo necessario per sbadigliare, stiracchiarsi e mettere bene a fuoco tutto ciò che aveva intorno.
La prima cosa che fece fu controllare il suo cellulare: la batteria era carica e soltanto a vedere l'ultimo messaggio di Jackson sorrise come un ebete.
Si alzò dal letto e abbandonò la stanza, scendendo silenziosamente le scale. Si bloccò quando vide Jackson discutere coi suoi genitori.
Trattenne il respiro, non voleva fare alcun rumore, e origliò la conversazione nella speranza di non essere colto in flagrante.

- Quindi... state insieme?- Raymond continuava senza sosta a squadrarlo dalla testa ai piedi, come fosse una pulce.
Simone gli mise una mano sulla spalla nel tentativo di tranquillizzarlo.

- Sì. Non mi azzarderei mai ad uscire con qualcuno a cui tengo senza prima aver consultato i genitori. Lo so che può sembrare strano, però...-

- Tesoro, non è assolutamente strano. Sappiamo quanto bene vuoi a Mark, e te ne siamo grati, davvero. I tuoi lo sanno che state insieme?-
Sia lodato il cielo, magari esistessero mamme dolci e comprensive come la signora Tuan. Il moro annuì.
Miracolosamente anche Raymond si mise a parlare, unendosi alla conversazione.

- Prenditi cura di lui e non fargli del male- borbottò gelido. Il ragazzo annuì e ringraziò inchinandosi, ma l'uomo lo fermò.

- Non ce n'è bisogno. Aspetta che quel pigrone si svegli e poi potete andare- disse e abbozzò un sorriso.
Jackson aggrottò le sopracciglia, si aspettava di tutto tranne che addirittura un suo sorriso.
Ma d'altronde i genitori di Mark non erano mica all'antica, forse si era fatto troppi problemi inutili.
Mark non stava origliando la conversazione già da un pezzo. Sapeva che se sua mamma diceva di sì, automaticamente anche papà era costretto a dir di sì, che lui lo volesse realmente o meno.
Ritornò in camera sua e aprì le ante dell'armadio, buttandosi a peso morto sul letto.
Non era mai stato un maniaco della moda, nè prima che diventasse estremamente misantropo e nemmeno dopo. Abolì i maglioni e tutto ciò che aveva di morbido e coccoloso. Se ne uscì con una maglia nera in cotone e una felpa enorme bianca sopra, dei jeans skinny strappati e le converse ai piedi.
Sospirò e si guardò allo specchio: poteva andare.
Si chiuse velocemente in bagno e lavò i denti e s'improfumò. Per l'occasione aveva pure messo le lenti a contatto.
Scese di corsa le scale e andò direttamente in cucina, fingendo di non sapere che ci fosse Jackson.

- Che ci fai qua?- chiese e si meravigliò di essere stato così bravo. Avrebbe fatto scuola di recitazione, ne era certo.

- Mark, non mangi nulla?- la solita Simone apprensiva.

- Scherzi? Mangeranno qualcosa per strada- scrollò le spalle il marito. Mark nel sentire quelle parole fuoriuscire dalla bocca del padre sgranò gli occhi.
O quello era un mondo parallelo, oppure Jackson faceva a tutti un'ottima impressione. Scartò la prima opzione, doveva smetterla con la fantascienza.

- Bene, allora noi andiamo- esordì Jackson e prese il biondo per il braccio, tirando un sorriso smagliante. Simone li accompagnò alla porta.

- Divertitevi e non combinate casini-

- Mamma aspetta!- Mark rientrò e andò in cucina, davanti al padre.
Si guardarono un paio di secondi. Secondi che parvero anni.
Il biondo si lanciò tra le braccia del padre, stringendolo forte a sè.

- Grazie- sussurrò al suo orecchio. Raymond rimase basito dal comportamento del figlio, non se lo sarebbe mai aspettato. Ricambiò la stretta in modo impacciato.

- Non è vero che ti odio- continuò il figlio.
Era una scena che poteva passare per la versione umana del film Alla ricerca di Nemo.
Quando sciolse l'abbraccio, alzò una mano in segno di saluto e uscì di casa.

I Tuan sapevano che Mark era felice con Jackson, e se la felicità era stare assieme a quel ragazzo allora perchè impedirglielo?









* * *












- Sai, non pensavo che i tuoi mi dicessero di sì- esordì Jackson, infilando le mani in tasca e rivolgendo lo sguardo al cielo.
Era da un po' che nessuno dei due apriva bocca, lui stesso si meravigliò di non averlo fatto prima.

- I miei non sono chiusi di mente. E poi come mai hai voluto la loro approvazione?- domandò il biondo, lanciando un'occhiata curiosa al compagno.
Jackson scrollò le spalle.

- I sani principi di un uomo- disse e gonfiò il petto, posando una mano su di esso. Mark scoppiò a ridere.

- Sì, certo. Non siamo nel seicento, puoi fare benissimo quello che ti pare e piace-
Il moro lo guardò male.

- Se ti faccio qualcosa tuo padre mi amputa mani e piedi- bofonchiò.
Mark scosse la testa affranto, il suo ragazzo era davvero idiota a volte. No, aspetta... il suo ragazzo?!
Gli pareva strano definirlo così.

- Non ci credi? Guarda!- Jackson tirò un leggero spintone alla spalla del biondo. Al contempo si sentì uno strano rumore provenire da dietro di loro.

- Oh mio Dio. Tuo padre sta venendo a prendermi!- esclamò abbracciando Mark e nasconendo il viso nell'incavo del suo collo.

- E' soltanto una coincidenza, scemo-
Ma Jackson non lo stava ascoltando, era troppo impegnato a farsi piccolo piccolo fra le sue braccia e ad inalare l'odore del biondo.
Era buono, sapeva di... pulito. Fresco e pulito, sì.

- Hai un buon profumo, che hai messo?- gli chiese senza smettere di stargli attaccato.

- Profumo. Non controllo le marche, quindi boh- ridacchiò l'altro. Il moro allontanò pian piano il viso dal suo collo e incrociò il suo sguardo.
Solo in quel momento si accorse di essere di qualche centimetro più basso di lui. E questa differenza di altezza gli piaceva.

- Hai messo le lentine- sorrise. Mark rispose al sorriso e annuì.

- Che ne dici di andare a fare colazione da qualche parte? Sto morendo di fame- propose.
A Jackson brillarono gli occhi, adorava mangiare. Anzi, adorava ingurgitare qualsiasi cosa commestibile esistente al mondo.
Prese il ragazzo per il polso e lo trascinò in un bar. Si accomodarono dentro e ordinarono cornetti al cioccolato e Nesquik.

- Potevi prendere il cappuccino- fece Mark addentando il suo cornetto. Jackson, che stava ingozzandosi, ci mise un po' a rispondere.

- Oggi faccio tutto a base di cioccolata- biascicò. Nonostante ciò, Mark finì il cornetto prima di Jackson. Il moro stava dando l'ultimo morso quando venne interrotto.

- Me lo fai assaggiare?- domandò con gli occhioni da cucciolo.

- Scherzi? E' uguale al tuo-

- Sì, ma io l'ho finito un secolo fa-

- Peggio per te- fece per addentarlo ma venne preceduto dal biondo. Glielo levò dalle mani e lo inghiottì. Jackson gli inviò un'occhiataccia.

- Ti sto odiando- disse incrociando le braccia al petto. Mark scrollò le spalle.

- Ormai il danno è fatto- continuò a masticare.

- E comunque era più buono il tuo-
Il moro alzò gli occhi al cielo. Dopo aver pagato, si diressero verso le bancarelle.
Si vendeva davvero di tutto lì, dal cibo ai giocattoli, dal dolce al salato. Per non parlare del buon odore di hamburger che arrivava da qualche bancarella più avanti.

- Che farai a Natale?- domandò Mark. Nel farlo prese sotto braccio il ragazzo, che non sembrò farci caso più di tanto.

- Non so. Festeggerò in famiglia, oppure con Jaebum, Bambam e qualche altro amico. Tu?-

- Non ne ho la più pallida idea. Sinceramente mi scoccia stare in famiglia- ammise il biondo.

- E se festeggiassi con me?- Jackson tirò uno dei suoi sorrisi da star.

- Wang, non farmi quel sorrisetto- lo ammonì l'altro.

- Perchè? E' il mio sorriso-

- No, il tuo vero sorriso è diverso. E' più bello, questo è il classico sorriso di circostanza che fai a tutti, non mi freghi-
Jackson lo guardò come se fosse un alieno. Stava parlando sul serio?

- Ora identifichi pure i miei sorrisi?- fece. Mark annuì come se fosse ovvio. Jackson ci mise un po' a controbattere, anche se non gli veniva in mente niente.
D'un tratto i suoi occhi si illuminarono e un sorriso malizioso comparve sul suo volto.

- Uuuh che dolce!- esclamò circondandogli i fianchi.

- Non ci provare!- Mark se lo tolse di dosso. Il moro fece finta di esserci rimasto male.

- Senti... è quasi mezzogiorno...- Jackson lo bloccò prima ancora che parlasse.

- Non dirmi che hai di nuovo fame o ti farò fare un controllo allo stomaco, magari hai il verme solitario!- gli puntò l'indice accusatorio e Mark ridacchiò con la sua risata nasale.

- Ma che! Ho solo bisogno di... un nuovo look- disse pensieroso, un dito poggiato sul suo mento e l'espressione indecifrabile.
Jackson era esitante, chissà che aveva in mente.

- Quindi?-

- Andiamo dal parrucchiere!- se ne uscì con un pugno all'aria e un sorriso che andava da guancia a guancia.

- In effetti anch'io voglio combinarmi qualcosa in testa, per cui andiamo- scrollò le spalle e si diressero in un minuscolo negozio.
Non c'era molta gente, il loro turno arrivò subito. Si accomodarono sulle poltrone e si rilassarono nelle mani degli esperti.
Mark disse che voleva la frangia blu, mentre Jackson decise di farsi biondo.
L'occhiata perplessa dell'altro non tardò ad arrivare, ma Jackson lo rassicurò.

- Mi sono fatto biondo un paio di volte, tranquillo- ammiccò.

- Oh scusa, non ho controllato bene sul tuo profilo Facebook- replicò sarcastico l'altro.
Un paio d'ore dopo furono belli e pronti, si guardarono allo specchio e rimasero meravigliati l'uno dell'altro.

- Ti stanno bene- bofonchiò Jackson, una volta usciti di lì. Mark abbassò lo sguardo, imbarazzato.

- Anche a te- rispose a bassa voce. Si chiese mentalmente se lo avesse sentito.



Il centro della città si era popolato, c'era gente di tutte le età. Alcuni bambini si rincorrevano e facevano le bolle di sapone.
Mark le adorava, erano una delle poche cose che ricordava della sua infanzia. Una bolla andò a scontrarsi con il suo naso e scoppiò.
Strizzò gli occhi e Jackson si mise a ridere.
Continuarono a passeggiare per strada, senza una meta precisa. L'importante era stare insieme.

- Dove andiamo?- chiese ad un tratto Mark.

- Al parco, ti va?-

- Va bene-

Il luogo in questione era immenso e non meno popolato della piazza. E in più era pieno di vegetazione, i due ragazzi si sedettero sotto una quercia, appartati.
Mark si portò le gambe al petto e le circondò con le braccia, aveva lo sguardo perso nel vuoto. Al contrario Jackson sembrava che stesse morendo di freddo.
Come biasimarlo, aveva indosso una misera T-shirt a maniche corte in pieno inverno.

- Che ti salta in mente io non lo so- esordì il biondo, sbottonandosi la felpa e intimandogli di avvicinarsi a lui.

- Dammela tutta- fece scettico l'altro.

- Sei impazzito? Anche io sono vestito come te sotto la felpa. Dividila con me e basta- ridacchiò.
Jackson sbuffò e si accoccolò al suo petto, dapprima un po' rigido, poi con più scioltezza nei movimenti.
Mark, dal canto suo, prese ad accarezzargli il braccio, sfiorandoglielo appena. A Jackson venne la pelle d'oca.
E stavolta non era per il freddo.

- Ti stai divertendo?- gli chiese.

- Dovrei essere io a domandartelo. Comunque sì- Jackson sospirò di piacere e chiuse gli occhi.
Mark era dannatamente rilassante in certi momenti.

- Non mi hai baciato neanche una volta finora- disse in un sussurro. Jackson alzò lo sguardo.

- Non vorrei sembrare troppo smielato- ammise imbarazzato. Mark assottigliò gli occhi.

- Hai chiesto ai miei se potevi uscire con me, esiste qualcosa di più smielato?- Mark e il sarcasmo erano intimi amici, Jackson ne sarebbe stato geloso.
Senza dire una parola, prese il viso del biondo con due dita e lo avvicinò al suo.
Tutti e due facevano fatica a sostenere lo sguardo, Jackson si leccò il labbro inferiore e lo baciò.
Inclinò di poco il capo, torturandogli le labbra e facendo di tutto per inserire anche la lingua. Mark sorrise contro la sua bocca e gli dette il consenso.
Affondò la mano nei suoi capelli, stringendo qualche ciocca di tanto in tanto e sdraiandosi sul prato.
Jackson andò quasi sopra di lui e proseguì con una scia di baci sul collo.

- Yah! Non ti ho chiesto di limonare in pubblico- esclamò visibilmente eccitato. L'altro si tirò indietro, grattandosi la nuca e sussurrando un flebile 'scusa'.

- Tranquillo-

Passarono il pomeriggio a sonnecchiare, a tenersi per mano e a guardare estasiati le vetrine dei negozi di abbigliamento.
Verso le dieci di sera Jackson lo riaccompagnò a casa.

- E' stato bello- ammise Mark. Jackson abbassò lo sguardo, mordendosi esitante il labbro inferiore. Ormai non poteva fare a meno di farlo quando era nervoso.

- Allora... ti aspetto per Natale- sorrise. Il biondo annuì. Si avvicinò al ragazzo e sussurrò qualcosa al suo orecchio.

- Era questo il sorriso di cui parlavo- bisbigliò.
Si allontanò giusto per guardarlo negli occhi e gli lasciò un bacio a fior di labbra, prima di entrare dentro.
Non spiegò molto ai suoi genitori, disse solo che si era divertito e che aveva fatto il ciuffo blu ai capelli, dopodichè filò a letto.
Non si tolse nemmeno i vestiti di dosso, aveva sonno ed era super felice allo stesso tempo. Agitò le gambe in aria, eccitato, e poggiò la testa sul cuscino.
Pensò a qualche tempo prima e si accorse di quanto fosse cambiato in meno di un mese.
Nessuno gli aveva chiesto niente, avrebbe potuto liquidare Jackson e non l'ha fatto.
Gli piaceva il suo nuovo mondo, la sua nuova vita.

Per la prima volta dopo due lunghi anni assaporò appieno il significato della felicità.


***
Annyeong gente (sempre in ritardo ovviamente :D)!! Tecnicamente questo non è un capitolo, è più una roba extra e fluff... una what if, se così la possiamo intendere (?) mi ci sono messa d'impegno per essere più smielata possibile a quanto vedo, lol. In ogni caso spero apprezziate ;) il prossimo sarà l'ultimo capitolo, io scappo. Bacioni a tutti e buone feste! _MartyK_ <3
   
 
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