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Autore: PrincessintheNorth    30/12/2016    1 recensioni
Sono passati tre anni dalla caduta di Galbatorix.
Murtagh é andato via, a Nord, dove ha messo su famiglia.
Ma una chiamata da Eragon, suo fratello, lo farà tornare indietro ...
"Eragon?" fissai il volto di mio fratello nello specchio incantato. Era contratto dall'ansia e dal dubbio.
"Ciao" mormoro'.
"Che succede?" chiesi insospettito. Sentii Belle piangere, ma ci stava già pensando Katie.
"é ... ti riguarda molto. Molto. Devi tornare immediatamente."
Se vi ho incuriositi, passate a leggere!
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morzan, Murtagh, Nuovo Personaggio, Selena, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MURTAGH
 
 
Altri tre mesi erano passati.
Ma almeno erano fruttati qualcosa.
Adesso sapevamo dove il re si nascondeva, e lo stavamo andando a prendere.
Arya, che grazie al cielo era tornata in sé, ci aveva fornito il suo appoggio. Quando gliel’avevamo chiesto, era diventata viola di rabbia. “I bambini non si toccano!” aveva gridato e mobilitato tutta la foresta.
- Allora, salpiamo? – fece Derek, irritato.
- Sissignore!
La nave ammiraglia, sulla quale ero salito, insieme a papà, mollò gli ormeggi, e a quel punto non potei trattenere un gran sorriso.
Adesso toccava a me salvare la principessa in pericolo.
Sto arrivando, amore.
 
 
 
-  Non è che non mi fidi. – disse papà durante la riunione. – è che le navi sono un po’ … lente.
Derek lo squadrò. – Tu vuoi andare a liberarle da solo.
-  Galbatorix è furbo. – replicò Arya, e capii che si erano messi d’accordo. – Sa come vedere attraverso incantesimi che riflettono la luce.
- Quindi voi tre vorreste andare a salvarli tutti da soli? – commentò.
- Aprirvi la strada. – lo corresse papà.
- Vuoi fare un raid. – disse Derek.
- Hai qualche problema?
- Ovvio che ho qualche problema! Potreste morire tutti e tre, e a quel punto come pensate d salvarli a morti? – commentò.
- Senti, Derek. – fece papà, ma stava perdendo la pazienza. – Li ha portati nella sua vecchia base, un castello diroccato sulla Grande Dorsale. È un punto pieno di boschi, quindi molto difficile da attraversare per un esercito. Inoltre è in alta montagna, vi vedrebbe subito. Conosco bene quella zona, so come arrivarci in volo senza essere visto. Potrei salvare tutti quanti in meno di una giornata.
- È un’idea pericolosa.
- La tua lo è! – a quel punto papà urlò e rovesciò il tavolo. – Andrò a prenderli con o senza il tuo permesso. Se vuoi mettere in pericolo tua figlia, mia moglie e i nostri nipoti fa pure. Io non ho intenzione di fare lo stesso. – sibilò. – Il tuo piano li ammazzerà tutti. Ci farà ammazzare tutti.
- E tu non stai ragionando! – gridò Derek, mentre entrambi mettevano mano alle spade. – è mia figlia ad essere stata rapita, non la tua!
- Ragion per cui dovresti evitare piani dementi!
- Benissimo. Ai voti. – disse Derek, lo sguardo lampeggiante di furia.
- Ottimo. – ringhiò papà.
- Splendido.
- Fantastico.
- Meraviglioso.
- Stupefacente.
- BASTA! – gridai a quel punto. Ero semplicemente stufo, e arrabbiato. Katherine, i piccoli e mia madre erano in balia di quel folle e loro litigavano come se avessero tredici anni. – Nessuno metterà ai voti niente. E comunque, nessuno dei vostri è un gran piano. Troppi soldati si vedrebbero, ma un contingente di centocinquanta circa è invisibile. Entreranno nel castello e uccideranno le guardie, e avremo il tempo e la possibilità di liberare gli altri.
Non avevo nemmeno voglia di sentire se mi avrebbero dato ragione o torto.
Uscii dalla cabina, diretto alla mia.
Una volta arrivato lì, cercai di nuovo di divinarli.
Era impossibile, e lo sapevo, ma dovevo fare qualcosa.
Mi focalizzai sull’immagine di Katie, e quando la vidi riflessa nello specchio quasi ebbi un colpo.
Aveva funzionato.
Dormiva, come i piccoli. Aveva la testa appoggiata in grembo a mia madre, che le accarezzava i capelli mormorando una ninnananna.
Aveva la fine del sopracciglio sinistro incrostata di sangue, doveva essersi opposta a qualche ordine o aver cercato di proteggere mamma e i bimbi.
Amore …
Era bellissima come sempre. Tutti loro lo erano.
Belle sonnecchiava in una cesta, come Killian e Nadara.
La piccolina si succhiava il pollice, ma l’attimo dopo iniziò a piangere.
- Mmh … - Katie si alzò e andò a prenderla in braccio. – Che c’è? Hai fatto un brutto sogno? Non preoccuparti. – le fece un sorriso e la bimba sembrò calmarsi. – Presto torneremo a casa dal papà.
Oh, certo che sarebbero tornati.
Stavo andando a prenderli apposta.
Venni distratto da un bussare alla porta.
Ad entrare fu papà, che aveva un’espressione un po’ contrita.
-Tutto bene?
- Riesco a vederli … - gli mostrai lo specchio. – Sembra stiano bene …
Prese lo specchio. Fece un gran sorriso vedendo mamma, ma quel sorriso si spense quando guardò Katie.
- Non sta bene. – disse, l’urgenza nella voce.
- Cosa?
- Dobbiamo muoverci.
- Cos’ha?!
- Guarda come si tiene la pancia. – mi mostrò e vidi che il sorriso di Katherine era finto.
Stava soffrendo.
Aveva una mano appoggiata alla pancia.
- Vedi il colorito? – era pallidissima. – è febbre. Ha difficoltà respiratorie …
Improvvisamente trasalì. – Merda.
- Cosa?!
- Il braccio …
Sul braccio Katie aveva una minuscola macchietta rossa.
- Sepsi. – sussurrò papà. – Dobbiamo muoverci, non le resta molto tempo … tua madre la sta curando, ma non può fermare la morte.
A quel punto non m’importò piu niente di piani e strategie di battaglia.
Katherine stava morendo e io dovevo salvarla.
 
 
 
 
Ci mettemmo due giorni a dorso di drago per raggiungere la parte di Grande Dorsale che celava le rovine del castello dove si nascondeva Galbatorix.
Allargai la mente, raggiungendo quella di Katie.
Katherine?
Mi aveva sentito.
Non … non saresti dovuto venire …
Attraverso la connessione mentale sentii tutto il dolore che provava.
Amore, sta tranquilla. Non sono da solo, sto venendo a salvarvi.
Murtagh, non capisci … vattene!
Troncai la connessione, evidentemente vaneggiava.
In silenzio, entrai nel castello, con papà, Arya, Eragon e Roran.
Sapevo che, dall’altra parte della struttura, duecento elfi stavano eliminando le guardie.
Galbatorix, contro quattro Cavalieri incazzati e duecento elfi, non avrebbe avuto scampo.
Entrate in azione quando ve lo diremo, dissi ai draghi.
Si, ma non fare l’eroe solo per farti bello agli occhi di Katherine, mi ricordò Castigo. Devi salvarle la vita, non hai tempo per pensare all’aspetto.
Come se non lo sapessi, sbuffai.
Improvvisamente, papà mi tirò indietro, schiacciandomi contro il muro.
- Ma sei impazzito? – sibilò. – Guarda dove vai, stavi per farti ammazzare! Siamo in missione, ragazzino, non in un campo di girasoli! Non puoi permetterti di essere distratto!
Mormorai delle scuse, e procedemmo.
Sono all’ultimo piano, ci informò Arya, dato che ci eravamo divisi.
Lei, Eragon e Roran da una parte, io e papà dall’altra.
La via più breve è di qua, disse papà e lo seguii.
La sua via più breve, tuttavia, consisteva nell’arrampicarsi lungo il vecchio pozzo del montavivande.
Andò per primo.
Metti i piedi dove li metto io, e non fare di testa tua, ci farai ammazzare, disse severamente.
Obbedii, e in poco tempo eravamo su.
Eccovi!, esclamò Eragon. Pensavo non sareste più arrivati.
Mi bastò un’occhiataccia per farlo stare zitto.
Katie, mamma e i piccoli erano lì, sorvegliati a vista da Galbatorix. Belle, l’unica dei bimbi che potesse camminare, aveva i polsi e le caviglie serrati da pesanti catene, e solo vedere lei ridotta così sentii la rabbia sfondare il muro della magia nella mia mente.
Sembrava una bambolina di pezza abbandonata. Si guardava i piedini, un’espressione neutra sul viso sporco.  
Piccola?, cercai di raggiungerla con la mente.
Stranita, si guardò intorno, cercandomi.
Amore, non parlare. Sono qui per salvarti, ma se vuoi aiutarmi devi stare in silenzio, okay? Non muoverti, cucciolina. Ci pensa il tuo papà.  
Anche mamma e Katherine erano incatenate, ma quest’ultima sembrava addormentata.
Non aveva più le forze per combattere la malattia, realizzai.
Si stava lasciando morire.
- Svegliati … - mormorò mamma, cercando di farla rialzare. – Katherine, devi resistere …
L’unica risposta che ebbe fu un colpo di tosse, corredata dal sangue.
- Bene, bene. – sentimmo Galbatorix dire. – Sembra che alla nostra festicciola si siano aggiunti degli autoinvitati.
Mamma impallidì.
- Ho ragione, Eragon, Murtagh, Arya e Morzan?
- NO! – gridò mamma, ma venne zittita da uno schiaffo.
A quel punto uscimmo dai vari nascondigli.
-  Lasciali. – intimò papà a Galbatorix.
-  Oh, certo, certo …  ma uno di loro morirà.
- No. – fece Arya. Era livida di rabbia.
-  Suvvia, Arya, non essere così …
- Lasciali andare immediatamente o ti uccido.
La mia voce non tremò come quando mi controllava. Semplicemente, la rabbia che provavo si era trasformata in una gelida determinazione. Estrassi la spada dal fodero, pronto a combattere.
-  Non potete farmi proprio niente. – commentò lui. – Solo obbedirmi. Li libererò … ma ad un prezzo. Sceglietene uno da uccidere, o tutti tornerete al mio servizio. Ti piacerebbe, Morzan? – rise, ironico. – Non hai dimenticato Mavis, spero.
Non sapevo chi fosse Mavis, ma papà tremò di rabbia nel sentire quel nome.
- Stanotte verrà vendicata. – sibilò. Era furioso.
- Scegliete. – ripeté.
Ci rifiutammo.
Il sorriso che fece fu diabolico.
- Speravo proprio che lo diceste. – rise e l’attimo dopo non eravamo in grado di muoverci.
State calmi, disse papà. Ci penso io.
Ma mentre elaborava l’incantesimo, Galbatorix andò verso Katherine, le tolse le manette e la sollevò, mettendo mano ad un pugnale.
No, no, ti prego …
- LASCIALA! – gridai. – UCCIDI ME!
Galbatorix si voltò incuriosito.
- Murtagh … - sussurrò mamma, mentre papà scuoteva la testa.
Non ascoltai nessuno dei due.
- Vuoi uccidere qualcuno. Uccidi me. Non lei. Tornerò io al tuo servizio, lasciala in vita e libera …
-  È un’offerta allettante … giura, ragazzo. Pronuncia il tuo vero nome, e giura su di esso, su Katherine e sui tuoi figli.
Katherine scosse la testa, cercando di impedirmelo.
Non farlo …, mi pregò.
Ti amo, amore.
Giurai.
Sentii la mia essenza legarsi a quella del re, la mia volontà assoggettarsi alla sua.
Ero di nuovo suo schiavo …
Ma Katherine era salva.
- Non sei già più felice, ragazzo mio? – ghignò Galbatorix, liberandomi dall’incantesimo. – Come ai bei vecchi tempi.
- Sì, sire. – mormorai.
-  Bene … sei rimasto ingenuo come ai bei vecchi tempi. Io non ti ho promesso che avrei lasciato Katherine in vita.
- NO! – gridai, ma era troppo tardi.
La pugnalò allo stomaco, una sola volta.
Ma fu un colpo ben assestato.
Katherine cercò di gridare, ma nessun suono uscì dalle sue labbra.
Galbatorix la lasciò cadere, e feci appena in tempo a prenderla.
Respirava a fatica, e il sangue sgorgava a fiotti dalla tremenda ferita.
- M … Murtagh. – sussurrò.
- Non preoccuparti. Ti salverò …
- E invece la lascerai morire. – disse Galbatorix, con un sorriso perverso.
Cercai di oppormi in tutti i modi, ma non potei aggirare il giuramento.
La strinsi più forte, liberando tutte le lacrime trattenute.
- Mi dispiace tanto, amore …
- Murtagh … - fece un piccolo sorriso. – Quel … quel bacio …
- No. Ti salverai, ce la farai, sei forte. – dissi, ma probabilmente stavo cercando di convincere più me stesso che lei.
Rise e scosse la testa. – Sappiamo entrambi come finirà … male. Hai un bacio in sospeso, Cavaliere dei Draghi …
Lo capii a quel punto.
L’avrei persa, e non potevo farci niente.
Tutto ciò che chiedeva era l’ultimo bacio.
La strinsi più forte e la baciai, mettendo in quel bacio tutto l’amore che provavo per lei, mentre le lacrime scorrevano sui nostri volti.
-  Ti … ti amo … - sussurrò.
-  Non andartene. – la pregai, ormai disperato. – Katie, ti prego …
Ma i suoi occhi erano chiusi, la testa appoggiata al mio petto, inerte.
Non pregavo spesso.
Anzi, per la verità non avevo mai pregato, ero sempre stato convinto che gli dei non servissero a niente.
Ma ormai le preghiere erano la mia ultima spiaggia.
Dei, vi prego, farò qualunque cosa … non portatemela via … vi prego …
A quel punto accadde.
Galbatorix ruggì di rabbia, e non capivo perché.
Ma nel vedere la lama di Zar’Roc uscirgli dal petto, non potei trattenere un sorriso.
- Hai sempre perso tempo a parlare. – sibilò papà. – Ci rivediamo all’inferno, bastardo.
Il re nero non ebbe ultime parole.
Emise solo un gorgoglio strozzato, prima di cadere a terra.
Sentii il giuramento spezzarsi e il mio corpo e la mia mente tornare liberi, e a quel punto feci un gran sorriso.
Appoggiai la mano sulla ferita di Katherine, forte di rinnovata speranza, e pronunciai le parole magiche.
Ma lei non si risvegliò.







 
   
 
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