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Autore: Emmastory    30/12/2016    4 recensioni
Un mese è passato, e la povera Rain si scopre sola dopo la partenza per il pericoloso regno di Aveiron da parte del suo amato Stefan, che l'ha lasciata in compagnia della loro piccola Terra, di una promessa, e di una richiesta. Conservare l'anello che li ha uniti, così come i sentimenti che li legano. Nuove sfide si prospettano ardue all'orizzonte, e armandosi di tenacia e forza d'animo, i nostri eroi agiranno finchè un'ombra di forza aleggerà in loro. (Seguito di: Le cronache di Aveiron: Oscure minacce.)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-IV-mod
 
 
Capitolo XXIX
Guerra fra due regni
In quel cupo e gelido mattino, aprii gli occhi con lentezza, ma non fui la prima a svegliarmi. Stranamente, Rachel era già in piedi. Oltre a noi, nessun altro era sveglio. Difatti, neanche la mia piccola Terra, che tanto aveva lottato al nostro fianco fino a questo così critico punto, aveva ora la forza di alzarsi. Attorno a noi, tutto era calmo, e dopo quanto ci era accaduto, mille diverse domande turbinavano come neve nella mia coscienza. Non desideravo altro che risposte, e per ottenerle, dovetti rompere il silenzio. I quesiti senza una vera e propria soluzione erano ormai diventati troppi, ma uno in particolare mi aveva anzitempo impedito di prendere sonno, e come se questo non bastasse, anche di dormire tranquillamente. “Dicevi sul serio?” chiesi a Rachel, guardandola con fare preoccupato e apprensivo. “Non mentirei mai su una cosa del genere, Rain. Sono gente violenta, chiunque lo capirebbe.” Rispose, con la voce inacidita dalla rabbia e il cuore che le batteva forte. “Scusami.” Soffiai allora, chinando il capo come un povero coniglio spaventato. “Non devi.” Disse lei semplicemente, tacendo e guardandomi dritto negli occhi per alcuni secondi. “In fondo tu sei una delle poche fortunate, giusto?” si informò poi, scivolando ancora nel silenzio in attesa di una mia risposta. Muta come un pesce, la ascoltai senza intervenire, e solo allora, quelle parole mi colpirono. D’improvviso, un guizzo di memoria mi saltò in mente, e rimanendo perfettamente immobile per un singolo istante, ricordai. La lettera ricevuta da mia sorella Alisia mi esortava ogni giorno di avere coraggio e restare in costante compagnia di Stefan, e stando ai miei ricordi, leggerla mi aveva portata a formulare lo stesso pensiero di Rachel, ancora rigidamente inciso nelle mie membra e formato da quelle stesse e identiche parole. In fin dei conti, erano crudamente vere. Data l’attuale situazione ad Aveiron, il fatto che io fossi ancora viva era un vero e proprio miracolo, e ad essere sincera me ne rallegravo, ma nonostante tutto, ero riuscita a conservare e mantenere intatto il mio vero essere, non divenendo arida e irriconoscente come tante altre persone, che una volta salvatesi da questo scempio, si ritiravano a vivere nella più completa solitudine, ignorando pesantemente le grida d’aiuto di sopravvissuti come loro. Durante gli sporadici momenti di calma che riuscivamo ad avere, avevo raccontato la mia storia ai miei compagni diverse volte, e anche se lentamente, raccontarci l’un l’altro stralci delle nostre rispettive vite ci aiutava, ed era per così dire, terapeutico. Alcuni direbbero che pensare al passato non è che sciocco o infantile, ma per nessuno di noi è così. Io, Stefan e gli altri siamo ormai diventati un gruppo, e ci vogliamo così bene che i problemi di uno diventano automaticamente di tutti. “Sai una cosa? Io ti ammiro davvero.” Continuò la mia amica, rompendo nuovamente il silenzio creatosi fra di noi e riportandomi in tal modo alla realtà che esisteva al di fuori dei miei pensieri. “Tu… Tu cosa?” non potei fare a meno di chiederle, colpita. “Sì, Rain, io ti ammiro, sul serio. Insomma, guardati. Sei scampata alla morte, hai un marito, una famiglia che ti ama, e nonostante quest’orribile disastro, sei sempre qui, e sei ancora te stessa.” Rispose, completando quella frase con un sorriso colmo di luce e facendomi sentire incredibilmente orgogliosa di me stessa. “Rachel, io… Grazie.” Biascicai in quel momento, avvicinandomi a lei soltanto per un abbraccio. Come ogni altro che si rispetti, questo ci unì e si sciolse poco dopo, ma prima che accadesse, Rachel mi parlò ancora. “Sei davvero speciale, Rain. Unica e resiliente.” Per qualche strana ragione, quest’ultima parola mi colpì, e seppur in silenzio, sorrisi di nuovo. “Che significa?” domandò poi una piccola voce alle nostre spalle, cogliendoci entrambe di sorpresa. Voltandomi, notai che era Terra. Si era appena svegliata, e come sempre, stringeva a sè il suo amico Ned, l’orsetto di pezza dal quale non si separava mai. “Significa che la mamma è forte, piccolina.” Le disse Rachel, sorridendo e carezzandole lievemente una guancia. Un gesto davvero dolce, e molto simile a quello che le avevo visto compiere tempo prima. Allora mia figlia aveva da poco raggiunto i due anni d’età, e piangeva nella speranza che qualcuno soddisfacesse il suo bisogno d’essere cullata. Per pura fortuna, lei era lì, e l’aveva aiutata, instaurando da allora con lei un vero legame. Parlandomi, mi faceva sempre i complimenti per la sua bellezza, ma fino ad ora non aveva ammesso qualcosa che da lungo tempo riuscivo a vedere chiaramente. Le voleva bene, e benché non me lo dicesse, ne ero sicura. Di lì a poco, si svegliarono anche i nostri amici, e con loro anche i padroni di casa. “Buongiorno, ragazzi, non volete niente?” ci chiese Carla, occupata ai fornelli. “Non preoccuparti, non vorremmo disturbare.” Dissi, sorridendole e rifiutando educatamente. “Nessun disturbo, tranquilla. Ora sedetevi e mangiate.” Continuò lei, decisa e premurosa. A quelle parole, mi strinsi nelle spalle, e alzandomi da quel divano, mi sedetti a tavola. Consumai il mio pasto in silenzio, e così anche gli altri, che subito dopo, ringraziarono sentitamente. Fu quindi questione di alcuni minuti, allo scadere dei quali, mi resi conto che stavamo perdendo tempo prezioso. Salutando Caleb e Carla, dissi loro che era per noi arrivata l’ora di andare. Camminando, ci allontanammo con uno scopo ben preciso, e in lontananza, sentimmo le chiare e distinte voci dei nostri amici, che sorridendo, ci auguravano ancora una volta buon viaggio. Fra un passo e l’altro, mi guardai attorno senza dire una parola, e improvvisamente, Terra si aggrappò ad un lembo della mia veste, tirandolo con leggerezza. Spostando la mia attenzione su di lei, la guardai per un attimo, e in quel momento, lei mi porse una domanda. “Andiamo da Rose?” mi chiese, dimostrando con quelle parole di essere fortemente legata alla sorellina e di volerla accanto dopo aver visto me e suo padre lasciarla fra le braccia di Lady Fatima nella speranza di evitare almeno a lei il dolore e la paura che noi tutti provavamo. Rose. La mia seconda bambina, che nonostante lo scorrere del tempo non avevo certo dimenticato. Al contrario di Terra, sempre più vicina a compiere cinque anni, ora lei ne aveva quasi uno, e ad essere sincera, mi mancava da impazzire. Proprio come Stefan, ricordavo benissimo il giorno in cui l’avevo messa al mondo, e le forti emozioni provate la prima volta che mi era stata posata in braccio. Così, con questo ricordo fisso in mente, guardai la mia piccola, e annuendo, glielo dissi. “Sì, tesoro. Andiamo a prendere Rose.” Questa la risposta che le diedi, e l’unica parola che pronunciai guardando suo padre, che annuendo a sua volta, scambiò con me un’occhiata d’intesa. Certo, il sole stava svanendo, e presto avremmo nuovamente dovuto interrompere il nostro cammino, ma non ci importava. Ora come ora, Rose era la cosa più importante a questo mondo. Lasciarla alla Casa ci aveva spezzato il cuore, ma almeno sapevamo che era sana e salva dalla guerra che infuriava ad Aveiron, e che lentamente si stava spostando anche nella più pacifica Ascantha, divenendo una vera e propria guerra fra due mondi.


Salve a tutti, miei cari lettori.Spero mi perdoniate il  mese di silenzio e assenza, ma in questo periodo l'ispirazione sembrava avermi abbandonata. Per pura fortuna ha fatto ritorno, e con lei la mia voglia di scrivere. Sperando che abbiate passato un sereno Natale, vi auguro un buon Capodanno. Un grazie ad alcuni utenti in particolare, come "la luna nera" "Karon Migarashi" "Just Bigin45 e "alessandroago_94" Un grazie speciale va anche a chi mi legge in silenzio. Al prossimo capitolo,


Emmastory :)
   
 
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