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Autore: Rick900    01/01/2017    1 recensioni
- Sì. Ti prego dammi un consiglio.
- L'unica cosa che posso dirti è che devi fare ciò che segue il tuo cuore.
- Il mio cuore?
- Non sempre le nostre scelte devono essere dettate dalla ragione, avere un cuore significa essere ciò che siamo: Liberi. Dare sempre ascolto a ciò che ci dice il cervello ci fa sentire in qualche modo prigionieri di qualcosa e finiamo sempre per soffrirne. Pensaci bene.
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Tratto dal 2° capitolo
- E questo spiega perché mi sento così debole?
- È la passione che cerchi di reprimere nelle profondità del tuo animo. Lascia che essa venga fuori e ti travolga. Più cerchi di reprimerla e più ti sentirai un peso sulla coscienza.
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Raccolta di one-shot sulla coppia Hancock×Rufy
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boa Hancock, Monkey D. Rufy
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Io ti sono vicina
 
Era il primo Gennaio e per Rufy voleva dire una sola cosa: il compleanno di suo fatello Ace, fratello che la morte aveva chiamato a sè attirandolo nei suoi tentacoli oscuri che si diramano su tutto il mondo. Era tornato da poco da Marineford e nella giungla di Amazon Lily diede libero sfogo al suo dolore nel solo modo che conosceva: distruggere tutto. Ogni volta gli compariva nella mente la stessa visione: Suo fratello con un buco nel petto e le sue mani sporche del fluido vermiglio che fuoriusciva dalla ferita, ma la ferita più profonda era nel suo animo.

- Allora? Come sta? - Chiese la donna con voce speranzosa.
- Nobile principessa, Rufy è in uno stato di shock e sta distruggendo la foresta!
 
Oh Rufy, che ti succede?

Intanto la vecchia Nyon era entrata nella stanza della principessa e l'aveva trovata a sfogare tutto il suo dolore parlando al suo serpente e piangendo come una cascata.

- Hancock...

- Per te sono la nobile principessa ricordatelo!

- Non sono qui in veste di tua suddita ma di amica, vieni con me e smettila con questi capricci.


La donna condusse la principessa nella foresta verso la costa dove vi era Rufy che stava parlando con Jinbe. Per quanto era felice di vederlo non riuscì ad evitare il suo sguardo triste e gli occhi persi nel vuoto.

- Visto? Ha quasi distrutto l'isola.

- Perché mi hai portata qui? Per farmelo vedere in quello stato e farmi soffrire ancora di più? Sei spregevole...

- Ora ascolta attentamente. Rufy ha appena perso suo fratello, una persona alla quale teneva più della sua stessa vita. Ha camminato fino all'orlo del baratro e ci è caduto dentro.  Perdendo Ace, è come se la sua anima si fosse dilaniata ed è sprofondata nella paura e nella sofferenza.

- Sta davvero così male?

- Certo, anche tu ti ridurresti in questo stato se Marigold o Sandersonia ti lasciassero da sola. Hai vissuto con loro una parte intera della tua vita e se una di loro viene a mancare è come se metà della tua esistenza venisse cancellata. La stessa cosa vale per Rufy. Il dolore lo sopprimerà sempre di più.

- Dimmi, che cosa... che cosa posso fare per aiutarlo?
- Hancock era di nuovo sull'orlo di una crisi di pianto.

- Mia cara ragazza, tu sei l'unica che può aiutarlo. Devi fargli capire che non è solo e che ci sarà sempre qualcuno al suo fianco. Condividi con lui questo fardello e salvalo dalle tenebre eterne. Riaccendi in lui la speranza, è ancora lì da qualche parte. Devi farla tornare in superfice.

- Va bene. Per lui questo ed altro.


Hancock non era mai stata una donna davvero forte come dava a dimostrare. Anche lei aveva un passato oscuro che ancora la perseguita. Sarebbe riuscita a sopportare ancora altro dolore e altra sofferenza dentro di sè? No, si disse, non ce l'avrebbe mai fatta. Eppure non era obbligata a farlo, e allora perché? Perché le sue gambe la facevano avanzare ancora di più verso il suo amato? Perché non tornava semplicemente indietro e lo abbandonava al suo destino?
-Tu sei l'unica che possa aiutarlo- le aveva detto la vecchia. Era davvero così forte come essa credeva?
Tante domande e nessuna risposta. Il suo passato era ancora più orrendo della perdita di un fratello, quindi per lei quel dolore da condividere era poco o niente.
- Anche tu ti ridurresti così se perdessi una delle tue sorelle. 
Poi ricordò, ricordò la paura che aveva nel periodo di schiavitù di perdere anche solo una delle persone che amava di più al mondo. Ma stavolta si sentiva più determinata a salvarlo e si diresse da lui.
Si inginocchiò di fronte a lui e con mano tremante cercò di scuoterlo dal suo stato. Fu come un lampo, quel semplice contatto le bastò per osservare e vide tutto. Tutto ciò che i due fratelli avevano passato insieme, le avventure, i pericoli, i loro incontri dopo aver lasciato la loro casa e le sue emozioni cambiavano ogni volta, poi vide il giorno dell'esecuzione e la morte di Ace. Il suo cuore fu pervaso di dolore e sconforto. Poi la scena cambiò e si ritrovò in uno spazio buio e vuoto. Un ragazzo, che riconobbe come il suo amato, era lì che piangeva senza smettere neanche per un secondo.

- È colpa mia - diceva - Io non sono riuscito a proteggerlo e lui è morto. Perché sono così debole?

- Rufy ascolta. Tu non sei debole, hai fatto tutto quello che potevi per aiutarlo. Non è colpa tua.


- E invece no! Ho fatto troppo poco e lui... LUI ORA NON C'È PIÙ! DOVEVO MORIRE IO AL SUO POSTO!

- Non devi dire così. Io sono sicura che lui adesso non vuole che tu te ne stia così in questo stato, penso che invece voglia che tu la smettessi di piangere e realizzassi
il tuo sogno.

- Smettila, tu non sai niente di lui o di noi. Quindi evita di fare commenti.


Questa volta aveva davvero superato il limite, si sentì pervadere di coraggio e rabbia e di un altro mix di emozioni che non sapeva descrivere ma che l'avrebbe aiutata a fargli tornare la ragione.

- No, tu sta' zitto! È vero forse io non so niente, ho visto e sentito cosa si prova a perdere un fratello, anche io ero terrorizzata, ma non credo che tuo fratello voglia che tu te ne stia così. Quindi smettila di piangerti addosso e auto commiserarti perché in questo modo non risolverai niente, non lo farai tornare in vita! Anche se la dura realtà ti viene sbattutta in faccia a questo modo non ti resta altro che accettarla perché non puoi cambiare ciò che è stato. Il Rufy che conosco io non se ne starebbe qui senza far niente, anzi si darebbe da fare per trovare i suoi compagni perché suo fratello non è l'unica persona che gli voleva bene e viceversa.

Rufy, nel frattempo, aveva smesso di piangere e se ne stava lì in silenzio ascoltandola parola per parola.

- Dici davvero?

- Sì, tutti a questo mondo siamo soggetti al dolore ma non possiamo lasciare che questo abbia la meglio su di noi. Tu non sei da solo, hai una famiglia che ti vuole bene e allo stesso modo io ti sono vicina. I miei sentimenti per te sono sinceri, così come quelli degli altri e devi capirlo. Noi ti siamo sempre vicini, non ti abbandoneremo mai. Anche tuo fratello continuerà a volerti bene, anche se lui ora non c'è più.


Hancock gli tese la mano, aspettando che lui la afferrasse. Era un gesto semplice che lo invitava a fidarsi della speranza che poteva ancora risplendere, nonostante il periodo di buio, la luce poteva sempre illuminare una via qualunque essa fosse. Rufy allungò la mano e prese quella di Hancock, fidandosi di lei e delle sue parole.
Quando la donna si svegliò era ancora vicino a Rufy e con esitazione lo scosse dal suo sonno facendogli aprire gli occhi.

- Hancock... sei tu?

- Certo che sono io. Come ti senti è tutto a posto?

- Sì, sai ho fatto uno strano sogno. Almeno credo che sia così.

- Non era un sogno, ma sono contenta che tu stia bene.

- In ogni caso voglio ringraziarti è merito tuo se ora ho capito tante cose.

- Non è stato nulla di speciale... sapevo che potevi farcela.


Più tardi la vecchia Nyon e la giovane donna se ne tornarono nel castello.

- E così, Rufy passerà i prossimi due anni ad allenarsi con Rayleigh.

- Esatto. Sai devo confessarti che prima avevo paura. A causa del mio passato che tutt'ora continua a seguirmi, non volevo farmi carico di altra sofferenza eppure non
mi sento questo peso sull'anima. Mi chiedo se ciò che ho fatto significhi davvero qualcosa.

- Ma non è andata come pensavi. Ecco perché l'ho chiesto a te.

- Che intendi?

- Al tuo posto, chiunque si sarebbe fatto carico di un dolore davvero enorme e non credo che ne sarebbe uscito illeso. Tu invece, nonostante ti sei fatta carico di questo dolore non hai sentito un peso - come lo chiami tu - perché l'amore che provi per lui ha fatto di te l'unica ad essere in grado di sostenerlo e dargli forza. L'amore ti ha salvata ancora una volta.
   
 
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