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Autore: _Cthylla_    01/01/2017    2 recensioni
Il quarantatreenne Robin Mask e il giovane Howard Lancaster passano insieme la sera di San Silvestro.
Con prevedibili conseguenze!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Robin Mask
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buoni propositi mai mantenuti

 

 

 

 

«Howarrrrrrrrrrrd!!!»

 

«Robin, ti vedo un po’alterato…»

 

«Non sono alterato, no, non sono alterato… io sono furibondo! FURIBONDO!!!»

 

«Per così poco?»

 

Il quarantatreenne Robin Mask si lasciò andare a un mezzo grido rabbioso, mandando al diavolo il suo compassato autocontrollo da nobile inglese.

Ormai sapeva benissimo cosa accadeva se si decideva di uscire nel tardissimo pomeriggio con Howard Hogan Robert John Lancaster, lo sapeva, e non riusciva ancora a credere di essersi lasciato convincere di nuovo!

Tuttavia le cose stavano proprio così, e quella fredda sera del trentun dicembre era salito nel Lamborghini blu scuro del suo amico, convinto che sarebbero andati a trascorrere qualche ora in un locale, solo loro due, così che lui potesse prepararsi spiritualmente alla mega festa in casa Lancaster che sarebbe iniziata poco prima di mezzanotte.

Peccato non aver pensato alla cosa più ovvia, ossia che sul senso dell’orientamento di Howard non si potesse fare affidamento, e non solo…

 

«“Per così poco” UN CORNO!!!» sbraitò Robin «“Un locale rustico poco fuori Londra”, avevi detto! “c’è sicuramente un distributore di benzina lungo la strada”, avevi detto!!!»

 

«Capita a tutti di fare un piccolo sbaglio, non c’è bisogno di scaldarsi tanto…»

 

«Siamo in mezzo ai campi, Howard!!! In mezzo a degli stramaledetti campi fangosi! Non abbiamo benzina nell’auto, e i cellulari non prendono! NON! PRENDONO!» urlò Robin, per sottolineare il concetto «Mi dici come facciamo a venirne fuori, eh?! Dimmelo, perché io non vedo una via d’uscita! Non la vedo! NO!»

 

«Troveremo un modo, tu rilassati e continua a camminare» minimizzò Howard «A forza di attraversare campi su campi, prima o poi troveremo qualcuno! E poi siamo poco fuori Londra, è l’unica cosa di cui sono sicuro, quindi anche ritrovare la strada non dovrebbe essere troppo difficile…»

 

“almeno spero” aggiunse mentalmente “altrimenti chi la sente, mia moglie?”

 

«Devi anche spiegarmi un’altra cosa…»

 

«Dimmi».

 

«Perché diavolo hai abbandonato il Lamborghini e non le lucine e i fuochi d’artificio?!» gli domandò Robin, facendo facepalm nonostante la maschera mentre indicava gli svariati fili nei quali Howard si era avvolto e le tasche della sua giacca, visibilmente piene «Ma più che altro, cosa ci faceva quella roba in macchina?»

 

Howard aggrottò la fronte, ci pensò un po’, e infine fece spallucce. «Non ne ho idea».

 

«Ma l’automobile è tua!»

 

«Ne ho troppe per sapere cosa c’è nel portabagagli di ognuna, Robbie».

 

Il primo istinto di Robin fu di prenderlo a male parole anche per quel nomignolo, ma alla fine cambiò idea, preferendo concentrarsi su altro. «All’inizio di quella tua dannata festa ormai non manca poi così tanto, e noi siamo al buio completo e dispersi, come facciamo?! E se per disgrazia si mettesse anche a nevicare?!»

 

«Menagramo a Capodanno, menagramo tutto l’anno!»

 

«Non siamo ancora a Capodanno, genio, e di questo passo non so neppure se-»

 

«Luci! LÀ!» Howard indicò un punto in lontananza «Le vedi? Uomo di poca fede!»

 

«Sì. Certo» no, ovviamente no: Robin avrebbe dovuto indossare degli occhiali, ma non voleva proprio saperne «Ma chi ti dice che siano della casa di qualcuno?»

 

«Di cosa vuoi che siano se no? Corri, Robbie, corri!» esclamò Howard, iniziando a sgambettare lungo il campo fangoso «Chi arriva ultimo è un mandrillo!»

 

«Ancora con quella storia?!» probabilmente nessuno dei due avrebbe mai dimenticato la volta in cui, dopo aver bevuto troppo, ci aveva provato con un barbone avendolo scambiato per una bella donna «E poi tu sei partito prima! Sei sleale, Lancaster! SLEALE!!!» gridò il nobile, inglese «sleal-»

 

SPLAT.

Improvvisamente il mondo divenne umido, nero e fangoso, conseguenza dell’urlare dietro alle persone mentre si corre senza far caso ai fossi.

 

«Robbie?»

 

«Hrrrrrrrgh».

 

«Tutto bene?...»

 

Raccogliendo i pochi frammenti di dignità che gli erano rimasti, Robin Mask iniziò lentamente a rialzarsi in piedi. «Ricomincia a correre».

 

«Andiamo, Rob-»

 

«Ricomincia. A . Correre».

 

Dopo un breve istante nel quale Howard Lancaster fece spallucce ed evitò una palla di fango, la corsa dei due riprese… ma in maniera piuttosto somigliante a Willy Coyote e Be-beep lo struzzo.

Come accadeva sempre quando le persone inseguivano un Lancaster, del resto.

 

«È tutta colpa tua! TUUUUAAAAA!!!»

 

«Sì, forse non avrei dovuto bere quei bicchieri di cognac prima di salire in macchina…» ammise Howard, senza fermare la sua corsa.

 

«Lo sapevo! Lo sapevo che c’era sotto dell’altro… e anche che tu sei un cretino! E più cretino io che ti vengo ancora appresso!!!» aggiunse poi, per amor di onestà.

 

«Su questo hai perfettamente ragione, sapendo che tanto non mi prenderai mai… signore!» gridò Howard, vedendo a poca distanza il proprietario della fattoria alla quale ormai erano giunti «Lei, signore! Buonasera!»

 

Il contadino, che era uscito fuori per dare l’ultima controllata al trattore nuovo e alle proprie bestie, si voltò, trovandosi alquanto stupito: davanti a lui c’era un giovane alto e muscoloso di ventitré anni dall’aria distinta, con un impeccabile completo bianco, e un uomo con una maschera di ferro sulla testa che non solo sembrava furioso come un toro, ma era anche pieno di fango in ogni dove.

Che due stramboidi! Gente di città, probabilmente.  «chi sono e che vogliono da me i signori?» domandò, con una punta di ironia.

 

Ironia che svanì immediatamente appena vide il giovane tirare fuori dalla tasca un bel rotolo di banconote.

 

«Io sono il marchese Howard Hogan Robert John Lancaster, gentile signore, e il mio compagno di sventura è Robin Mask: forse ha già sentito parlare di noi, ma se anche così non fosse non importa. Dica una cosa… il serbatoio di quel trattore com’è?» gli chiese il ragazzo.

 

«Lo ho riempito questa ser-»

 

«Perfetto! Le offro trentamila sterline per quel trattore! È bellissimo!» esclamò, con uno strano luccichio negli occhi «E se ce lo dà le regalo anche il Lamborghini che mi si è fermato laggiù da qualche parte!» fece un vago cenno con la mano «Tanto se voglio me ne compro due nuovi!»

 

«Trentamila sterline e un Lamborghini in cambio di un trattore?! PERCHÉ?! Ma sei coglione?!» sbraitò Robin.

 

Il fattore era incredulo e pensava che lo stessero prendendo in giro, ma la rabbia e lo stupore del tizio mascherato erano talmente tanti che, comprese, invece era tutto vero: quel pazzo del giovane marchese Lancaster era lì davanti a lui gli stava seriamente offrendo trentamila sterline e un Lamborghini in cambio del suo trattore.

Incredibile.

 

«No, sono solo brillo! Allora?» incalzò Howard «Me lo dà il trattore? E Magari anche un’indicazione per tornare a Londra, già che c’è?»

 

«Se ne avessi un altro gliene darei anche due!» ribatté il fattore «affare fatto! Ecco le chiavi» le tirò fuori dalla tasca e gliele lanciò «Per il resto, col trattore andate avanti in quella direzione» indicò un punto alla propria sinistra «E quando risbucate sulla tangenziale seguite semplicemente i cartelli!»

 

«Grazie, buon uomo! Ecco le trentamila!... e le chiavi del Lamborghini, ovviamente…»

 

«Grazie a lei!»

 

«…ma perché il trattore?! Perché?!» gemette Robin «per- cosa stai facendo?!»

 

Howard era già salito sul trattore e, incredibile ma vero, lo stava decorando con le lucine che si era portato appresso. «Decoro il trattore per le feste!»

 

Se Robin avesse potuto, si sarebbe messo le mani nei capelli. Non era possibile. Cosa aveva fatto di male per meritarsi un amico come quello?! Cosa?! «Tu vuoi farmi dannare. Che razza di figura faremo? Howard! Col trattore in tangenziale!...»

 

«Andiamo a comandare!» esclamò il ragazzo, accendendo le lucine -nonché il trattore stesso.

 

«Ma andiamo a comandare cosa, cosa?!! E togliti dal posto di guida, tu per questa sera non toccherai più il volante. Il trattore lo guido io!» sbottò Robin, rassegnandosi a sua volta a salire sul mezzo «Accidenti a te e alle tue idee!»

 

«A beh… allora in bocca al lupo, signori» tornò a farsi sentire il fattore «Io tor-»

 

«Buon uomo! Un ultimo favore!» lo richiamò Howard.

 

«Cosa ti sei messo in testa adesso?!» sibilò Robin.

 

«Tutto quello che vuole!»

 

«Ha per caso una bottiglia di vino rosso, due paia di scarpe non infangate e anche una radio? Di quelle grosse?...»

 

 

 

 

***

 

 

 

 

“M-M-MY SHARONA! M-M-M-MY-MY-MY!!!...”

 

«“ M-M-MY SHARONA!...M-M-MY SHARONA!”» cantò a squarciagola Howard «MY-MY-MY-»

 

«Falla finita!!!» urlò Robin «altrimenti ti butto giù, e non sto scherzando! Stiamo bloccando il traffico, a casa tua manca ancora un bel pezzo di strada, e la mia pazienza è al limite! Hai capito?! Al limite!!!»

 

Le sue proteste vennero coperte per metà dal suono di vari clacson di automobilisti arrabbiati dietro di loro, cosa di cui ovviamente Howard non si curava nel modo più assoluto.

Durante il tragitto, quella scimmia invasata -sì, la definizione era perfettamente azzeccata- non solo non era stato fermo un minuto, prodigandosi a riempire il trattore di stelline scintillanti e cambiarle quando si spegnevano, non solo aveva sparato le canzoni della radio a tutto volume, ma ora si era perfino messo a cantare!

 

«“M-M-M-MY-MY-MY!!!...”»

 

Eh no. Aveva sopportato tutto fino a quel momento, ma che Howard usasse la sua testa come un bongo, tra l’altro senza neppure andare a tempo, non era assolutamente ammissibile.

 

Tolse le mani dal volante con un ringhio, tentando di buttare giù la scimmia dal trattore una volta per tutte; peccato che, proprio in quanto scimmia, Howard riuscì a evitare tranquillamente di cadere giù, aggrappandosi agilmente al mezzo e spenzolandosi giù allegramente con in mano la bottiglia di vino rosso ormai vuota.

 

«“un elefHoward/ si dondolava/ sul trattooore in una tarda se-ra/ e reputando/ la cosa interessHoward/ andò a chiamare un altro elefHoward!» si mise a canticchiare.

 

“Ora ditemi, devo mettermi a ridere o a piangere? Perché davvero, non lo so” pensò Robin, avvertendo un principio di emicrania. Howard era già abbastanza “molesto” normalmente, ma quella sera si era proprio scatenato.

E lui era in sua compagnia.

Robin Grande si stava rivoltando nella tomba, probabilmente.

 

«“due elefHoward/ si dondolavano/ sul trattooore in una tarda se-ra/ e reputando/ la cosa interessHoward/ andarono a chiamare un altro elefHoward! Tre elefHoward/ si dondolavano/ sul trattooore in una tarda se-ra …”»

 

«Tu sei completamente fuori di testa, Lancaster! Chi me lo avrà fatto fare, dico io?! Chi?! Chi me lo ha fatto fare di dare retta a un pazzo?!»

 

«Non so se son pazzo/ o sono un genio!» canticchiò Howard.

 

«Eh, io invece lo so cosa sei, scimmia invasata e apparentemente drogata che non sei altro» borbottò Robin.

 

«Drogata? Drogata no! Io non fumo canne/ sono anche astemio… ah, no, quello no!» si corresse, per amor di onestà «Col trattore in tangenziale/ andiamo a comandare!»

 

«Andiamo a comandare la parata dei deficienti» mugugnò Robin «sempre se gli automobilisti dietro di noi non tentano di linciarci prima!»

 

«In ciabatte nel locale/ andiamo a comandare!...»

 

«Lascia perdere questa cosa, maledizione!» sbottò Robin, muovendo nervosamente le dita dei piedi all’interno delle ciabatte rosa pelose della moglie del fattore -la quale aveva piedi di una grandezza non indifferente, a quanto sembrava. «Non volevano neppure farci entrare per darci una pulita, è stato così vergognoso!...»

 

«Ma poi siamo entrati lo stesso!» ribatté Howard, dopo aver cambiato le stelline scintillanti sul tettuccio per l’ennesima volta «Potere delle ciabatte verdi mistiche» aggiunse, togliendosene una e sventolandogliela davanti alla faccia.

 

«O togli quella ciabatta da davanti alla mi faccia, o te la strappo di mano e te la infilo nel-»

 

«Linguaggio, Robbie!» lo rimproverò Howard «dovevamo trovare delle scarpe pulite, non possiamo sporcare il pavimento di casa mia, o chi la sente Janice?»

 

«EH! Giusto!» Robin si voltò a guardarlo con gli occhi rossi fiammeggianti sotto la maschera «ora il telefono prende! E anche nel locale il telefono c’era!»

 

«Vero».

 

«Potevi chiamare per farci venire a prendere!» ringhiò Robin.

 

«Vero anche questo!» disse Howard, con nonchalance.

 

«E ALLORA PERCHÉ DIAVOLO NON LO HAI FATTO?!!» urlò Robin.

 

Howard indicò il trattore. «Vuoi mettere col trascorrere la sera del trentun dicembre brillo, insieme al mio migliore amico, su un trattore pieno di lucine? Questa è storica!» concluse, con un largo sorrise «Storica, Robbie!!!»

 

«Storica! Storica! COME NO! Ci siamo persi, siamo finiti in mezzo ai campi, hai buttato al vento non so quante sterline, stiamo facendo una figura incommentabile in mezzo alla strada con questa pacchianata del trattore, stai facendo la scimm… Howard».

 

«Sì?»

 

«Da dove viene quell’iguana? Perché hai un’iguana sulla spalla sinistra?!»

 

Il giovane marchese si voltò lentamente, in principio pensando che fosse un tentativo di distrarlo per tentare di nuovo di buttarlo giù dal trattore, e invece no: aveva seriamente un’iguana sulla spalla. «…ma Sciao!».

 

«È tutto quello che hai da dire?!»

 

«Il tipo con l’iguana era nel locale dove siamo andati, ma a quanto pare le piacevo più io!» commentò Howard «Ciao, iguanina! Soooooffice iguana, caaaaalda iguana… Robin?»

 

«…»

 

«Cos’hai?»

 

«Mi sto concentrando sulla guida e non sulla mia voglia di soffocarti con l’iguana. Va bene?»

 

«Aaaah, ma quanto sei malmostoso! È una serata fantastica!!!» esclamò il giovane, e rise.

 

«Io ho un concetto diverso di serate fantastiche, e stasera alla festa non ci vengo, ne ho avuto già abbastanza, per oggi!» dichiarò Robin «Buoni propositi per l’anno nuovo: non uscire con te verso sera mai più!»

 

Howard per tutta risposta gli mise in testa l’iguana e si rimise a spenzolare dal trattore con l’intento di cambiare per l’ennesima volta le stelline scintillanti. «Lo avevi già detto l’anno scorso, Robbie! Buoni propositi mai mantenuti!»

 

Robin Mask alzò gli occhi al cielo, con in testa solo una parola: “già”.

Sapeva fin troppo bene che le pazzie di quel ragazzo non erano qualcosa che potesse riuscire a dividerli, a quelle si era praticamente abituato.

Serviva qualcosa di ben più grave, e al momento non riusciva proprio a immaginare cosa potrebbe essere. «Quest’anno è quello buono, scimmia invasata!»

 

O forse no.

Aveva detto anche quello, l’anno scorso…

 


Canzoni: 
-"My Sharona" by The Knack
- "Andiamo a comandare" by Rovazzi (se si può definire una canzone :'D)


Buon pomeriggio !

Avrei dovuto pubblicarla ieri sera, ma... fate finta che sia ancora la sera di San Silvestro, d'accordo? :'D
Buon anno a tutti quanti!

_Dracarys_

   
 
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