PROIBITO
Ragazze mie,
è ufficiale: ho bisogno di giornate di 72 ore o ore di 200 minuti
l'una... sono oberata da un miliardo di cose e cose e preoccupazioni e
caxxi vari che ora come ora, non riesco a pubblicare più spesso di così.A questo giro - e me ne dispiaccio infinitamente - non riesco neanche a ringraziare personalmente chi ha recensito...
Se sapeste in quante faccende sono impelagata... mi compatireste!!!
Per farmi perdonare, però, vi ho preparato un capitolo bello corposo... dividetevelo in due... insomma... fatevelo bastare per un pochino! :-P Io cercherò cmq di fare del mio meglio!!!
Diciamo che, anche a me, farebbe VERAMENTE comodo avere il dono dell'UBIQUITA'....
56 - Ubiquità - Alice
-Hai
detto che hai
bisogno di me, poco fa… cosa ti occorre?-, Jane mi guardava come se
fossi una
pianta velenosa, ma bellissima, divisa tra l’attrazione che la mia
figura
suscitava in lei e la paura di farsi male.
-Innanzitutto
che
tu ti fidi di me-, le risposi, fissandola apertamente; -E poi voglio
potermi
davvero fidare di te...-, volevo mettere in chiaro tutto subito.
Jane
strappò un
petalo alla rosa che teneva in mano e lo avvicinò al naso.
-Ho
visto che non
sei sola... ma ho anche visto che tuo fratello non è dei vostri-, andai
dritta
al sodo.
-Alec
non
capirebbe...-, rispose laconica, lasciando volteggiare a terra il
petalo e tornando
a staccarne un altro dalla corolla gialla e rosa; -A volte neanche io
capisco
perché lo faccio...-, abbassò lo sguardo, seguendo la corsa smorzata
verso
terra del secondo petalo.
Era
turbata: si
era messa in un’operazione più grande di lei. Ma io conoscevo il motivo.
-Io
invece lo so
perché lo fai: e so che fai bene a farlo-, lasciai intuire che sapevo
qualcosa,
senza essere esplicita. Mi alzai e andai a staccare una rosa anche io
dalla
pianta poco distante. Il suo sguardo puntava su di me, come una
calamita. Mi
avvicinai e la guardai: pendeva dalle mie labbra. Stavo lentamente
costruendo
un pezzettino del mio futuro.
-Cosa
hai visto?-,
mi domandò, spostandosi sulla sua seduta come se fosse stata fatta di
carboni
ardenti.
Le
risposi con una
domanda che la spiazzò: -Quanti anni ti senti, Jane?-
Una
domanda
stupida per un’umana, determinante per una donna intrappolata nel corpo
ancora
acerbo di una quattordicenne.
-Abbastanza
per
sapere quello che voglio e quello a cui posso rinunciare. Per sempre-,
si alzò
in piedi e stritolò tra le mani la rosa, che sfarfallò per terra in
mille
fammenti mulicolore e profumati.
-Allora
sei grande
a sufficienza da reggere quello che ho da dirti-, miguardai attorno e
ascoltai
che nessuno fosse vicino. Mi era parso di percepire la presenza di
Edward, ma
in quel momento eravamo sole. Jane mi guardava bramosa di conoscere la
verità.
-So
che sarai
posta di fronte ad una scelta: da una parte Alec, che è tuo fratello e
che,
nonostante tutto, ti ama, dall’altra lui...-
-Cosa
sceglierò?-,
domandò, abbassando lo sguardo.
-Non
posso
saperlo: è da quello che dipende il resto della storia... è il limite
del mio
potere...-, posai una mano sul suo braccio, delicatamente. L’avevo
confusa e
impaurita.
-Vorrei
scegliere
la cosa più giusta...-, tornò a guardarmi, -E’ che è così difficile
capire
quale sia...-
-A
chi lo
dici...-, annuii automaticamente: Jane aveva ragione. Qual era la cosa
più
giusta? Pilotare il futuro con le mie decisioni, oppure lasciare che i
fatti
avvenissero da sé?
Jane
mi sorrise e
mosse le labbra per parlare, ma, in quell’istante, una nuova visione si
impossessò della mia coscienza, rapendomi per qualche attimo alla
realtà.
-..ce?
Alice? Mi
senti?-, sbattei due volte le palpebre, rapidamente e feci di sì con il
capo.
-Ok,
ci sono...-,
la guardai e il suo volto preoccupato si riflesse nei miei occhi, come
pochi
istanti prima, nella mia visione.
-Venire
da te è
stata una cosa giusta-, sussurrai al suo orecchio, abbracciandola, -Tu
ed io
riusciremo a combinare qualcosa id buono, insieme... lo so... Ho visto
te, che
avevi gli occhi dorati e un sorriso felice e ho visto che farai parte
della mia
famiglia... ho visto che Esme ti... ti abbracciava, come sto facendo io
adesso...-, mi staccai da lei e la meraviglia dipinta sul suo volto
fece
fiorire un sorriso sulle mie labbra.
-Esme
è tua...
madre?-, domandò, esitando sull’ultima parola.
-No:
Esme sarà nostra
madre...-, per la prima volta in tanti giorni sapevo che stavo facendo
qualcosa
di buono anch’io. Jane sorrise di rimando e abbassò lo sguardo,
imbarazzata. Se
fosse stata umana, sarebbe arrossita.
Com’era
strano, il
mondo... quella ragazza aveva solo bisogno di affetto: annegava nella
sua ira
da troppo tempo, perché le era stato negato l’affetto e non credeva di
poterne
essere degna. Proprio come Edward, o Esme, che si sentivano
immeritevoli di chi
stava loro vicino.
-E...
lui?-,
domandò poi, torcendosi le dita.
-Felix
si salverà,
tranquilla... ma sta a te fargli capire quello che provi... Non mi è
dato di
sapere cosa provi, né se ci sarà un futuro per questo tuo sentimento...
perdonami-, le feci una carezza sui capelli biondi e serici. Mi tornò
prepotente alla mente Rosalie, la mia Rosalie... anche lei era come
Jane:
sarebbero andate d’accordo, su tutto il fronte.
-E
Alec? Io non
posso... lui è mio fratello!-, si divincolò dal mio abbraccio e si
voltò:
dietro a lei, Volterra luccicava nel buio della sera.
-Non
lo so-,
risposi sinceramente e decisi di esserlo fino in fondo: -Io non amo
particolarmente Alec, lo sai, Jane... quello che lui mi ha fatto è...
imperdonabile-, mi irritava solo pensare alle sue mani su di me, a
quello che
avrebbe potuto fare le volte che...
-Lo
so!-, rispose
con veemenza, tanto che pensai di aver urtato la sua suscettibilità e
scatenato
la belva in lei, -Lo so...-, aggiunse piano, scuotendo la testa e
lasciando
cadere la sua protesta, torturandosi la pelle dei palmi con le unghie
affilate.
Poi
tornò a
parlare: -Di cosa hai bisogno, dunque?-
Già,
di cosa hai
bisogno, Alice Brandon? Vorresti una bacchetta magica, vero? Qualcosa
che ti
permetta con un tocco di cancellare dieci anni e di tornare all’istante
in cui
partisti da Seattle con una ragazzina magra e spaventata al tuo fianco,
alla
volta dell’Italia e della tua prigione di cristallo, vero?
Vorresti
tornare
alla promessa fatta a tuo padre, la stessa promessa che lui per primo
non ha
mantenuto: quella di non toccare Isabella. “Qualsiasi cosa accada, non
tentare
mai di trasformare Isabella! Impedisci ad Edward di farlo... portatela
da me...
se sarà necessario lo farò io... Fai in modo che Edward non resti con
lei, che
non le rubi neanche una goccia di sangue... Io vi seguirò, starò vicino
a
Volterra... chiamate me, ma non fatelo voi!”
E
invece lui...
lui... lo avevo visto, lui lo avrebbe fatto: avrebbe morso Isabella, le
avrebbe
rubato quel sangue così prezioso, l’avrebbe trasformata... o forse no?
Tutte le
mie visioni erano diventate incerte, sfocate, quasi mutevoli, senza che
la mia
decisione potesse modificare il futuro.
Cosa
vorresti,
Alice? Tornare a quell’istante e chiedergli perché vi ha mandate da
sole?
Sapere perché è stato così codardo da non aiutarvi nel momento del
bisogno?
Oppure vuoi solo riabbracciare anche lui, tuo padre,
nonostante quello
che ha fatto ad Edward?
Vuoi
che Esme si
riunisca a te, o che Rosalie ed Emmett tornino a disturbare la tua
quiete con
le loro bisticciate che terminavano sempre con cose che non avresti
voluto
sentire, per non ridacchiare imbarazzata davanti a tuo padre, tua madre
e tuo
marito?
Vorresti
che
Jasper tornasse quello che era e non il mostro spietato che hai visto
essere
diventato? Vorresti che non avesse mai tradito la tua fiducia con
quelle donne
e il tuo ricordo, con il vano tentativo di renderle uguali a te?
Oppure, sotto
sotto, ne sei lusingata, perché, in qualche modo, lui ti è sempre
rimasto
fedele nel profondo?
Vorresti
correre
dov’è adesso e fermare il suo incontro con vampiri sanguinari e
crudeli?
Vorresti che tornasse da te senza scatenare una guerra, senza che
sapesse che
tu sei stata più infedele di lui? Vorresti mantenergli nascosta la
verità,
Alice? Vorresti rinnegare quello che provi per Edward e dimenticarti
che sia
mai esistito?
-Vorrei
un
cellulare con una linea sicura...-, risposi a Jane, che mi fissò
perplessa e
anche un po’ delusa.
-Tutto
qui?-,
chiese, -Niente “tortura Aro mentre io accendo la sua pira” oppure
“Allontana
da me Edward che non deve leggere i miei pensieri”?-
Era
buffa: ecco
un’altra cosa di lei che non avevo annotato tra i suoi pregi. Jane
sapeva
essere buffa e, con quel che faceva, riusciva spesso a strapparmi un
sorriso.
-No...
mi basta un
cellulare... anche se in realtà...-, c’era un’altra cosa che mi sarebbe
occorsa... ma era troppo rischioso, anche per lei.
-Anche
se in
realtà...?-, mi mise le mani sulle spalle e mi trascinò con sé seduta
per
terra, abbassandosi per ascoltare: sembravamo due bambine che tramano
qualcosa
alle spalle del compagno più carino della classe...
-Dovrei
avere il
dono dell’ubiquità, per sistemare le cose: dovrei essere in
contemporanea a
Parigi, a Praga e in Romania... ma non posso farlo...-
-E
quindi hai
bisogno che faccia il lavoro sporco per te...-, sghignazzò complice.
-Tu
sarai a
Parigi... potresti essermi utile...-, lo avevo previsto da tempo, ma
non vi
avevo dato troppa importanza.
-A
Parigi?-, domandò,
colta alla sprovvista.
-Così
sembra...-
-Ma...
io... il
ballo... avevo sperato che... uffa!!!-, aveva messo il broncio: alle
volte
dimostrava solo i suoi anni umani... Pensava al suo vestito di Gucci e
alla
possibilità di ballare con Felix, ne ero certa, anche senza possedere
il potere
di Ed... bastava essere una donna, per capirlo...
-Tranquilla,
lui
verrà con te, e anche Demetri... sarà più arrabbiata Heidi, temo!-, le
scompigliai i capelli con la mano. Immaginare Jane con Felix era
assurdo... un
po’ come pensare a me con Emmett: la nana e il gigante: le ci sarebbe
voluta
una scaletta, qualora lo avesse conquistato, per arrivare a baciarlo!
-Cosa
ci andremo a
fare a Parigi? E poi... sarebbe domani... quando dovremmo decidere di
partire??-, si stava agitando: sicuramente Jane era una Organizzatrice
e se
qualcosa sfuggiva al suo controllo, entrava in paranoia.
-Dovrete
scortare
Gianna... da Leonardo...-, mi voltai verso di lei e
la fissai
interrogativa: -Jane... chi è Leonardo?-, già, chi era quell’uomo che
compariva
nei miei sogni ad occhi aperti, prima scintillante nelle luci di un
galà
elegante e, dopo, ferito e sanguinante in mezzo ad un branco di vampiri
della
guardia?
Jane
allontanò i
suoi occhi dal mio sguardo inquisitore, li abbassò, li fece vagare in
cerca di
qualcosa su cui fermare la sua attenzione.
-Jane...?-,
misi
una mano sul suo braccio, come avevo fatto in precedenza.
-Lui
è... era...
era un vampiro-
-Come
era?-,
che stava dicendo??
-Sì...
ma...è
tornato umano e adesso è a Pa...-
-Come
diavolo ha
fatto a tornare umano?-, forse avevo urlato: non ero riuscita a
trattenermi,
quella cosa mi aveva colto totalmente alla sprovvista.
Jane
mi fissò,
senza parlare, mi implorò con lo sguardo di non farle aggiungere una
parola in
più.
-Ha
morso la persona
sbagliata...-, mi rispose e seppi che non avrebbe spiegato oltre.
-Comunque,
a
Parigi dovrete fare una cosa per me...-, e ora come cavolo glielo
dicevo,
quello che dovevano fare? Si sarebbe messa a ridere...
-Cosa?
Mica salire
sulla Torre Eiffel e rapire una fanciulla in pericolo?-, ghignò. Mi
illuminai.
-Quasi!-,
risposi
trillando... era tanto che non mi sentivo euforica come in quel
momento: quando
entra il dente nell’ingranaggio, poi le cose si sistemano da sé!
“L’affaire
Parisienne” si sarebbe sistemato da sé, o comunque grazie all’aiuto di
Jane...
“Devi fare da anticupido...”, le avevo detto e, insieme, avevamo ordito
un
piano ineccepibile, per fermare i due caldi amanti che non dovevano
diventare
tali...
Scusa
Bella...
avevo pensato, mentre fornivo le informazioni che servivano a Jane per
intercettarlo assieme a Bella prima che avvenisse quel che aveva
sconvolto
Edward. Avevamo rintracciato l’indirizzo della ‘Dottoressa Swan’ e,
dalla mia
visione, ero riuscita a capire l’ora e il luogo dove agire.
Desolata,
ma stasera si va in bianco... avevo decretato alle
prime luci dell’alba dell’ultimo giorno dell’anno. In pochi minuti Jane
sarebbe
stata convocata da Aro per scortare Gianna nel luogo del mio efferato
crimine
contro l’amore...
Rimasta
sola, mi
restavano altre due questioni da risolvere entro sera, non dimenticando
anche i
fusi orari e gli orologi arcaici: tutte contro di me...
Se
avevo ben
interpretato le mie visioni e fatto bene i miei calcoli, avevo solo
un’opportunità di agganciare Rosalie ed Esme prima che la situazione
degenerasse con Jasper e, alla lunga, tra Esme e i suoi sensi di colpa:
quante
volte l’avevo vista vagare da sola, con lo sguardo spento e il volto
triste,
alla ricerca di una meta che non era in grado di riconoscere...
Jane
mi aveva
procurato quello che mi occorreva: un cellulare anonimo, con una linea
nuova e
sicura, intestata ad un impiegato del Catasto della vicina Pisa e una
chiave
ADSL da utilizzare sul mio laptop inattivo da secoli, per cercare le
informazioni di cui avevo bisogno. La chiave l’aveva rubata ad una
studentessa
in centro, a Volterra, mentre si era un attimo distratta ad osservare,
alti nel
cielo, dei nuvoloni neri che si addensavano su di noi, vanificando
tutte le
previsioni di una nottata serena.
La
fase più
difficile sarebbe stata tenere Edward lontano dai miei pensieri.
Il
mio scopo era
avvertire Rosalie delle terribili visioni di morte che avevo avuto,
facendo sì
che riuscisse ad impedire a Jasper di unirsi ai Romeni: nel momento in
cui
avevo preso la mia decisione e cercato il modo di contattare mia
sorella in
quello sperduto paesino rumeno dove avevo visto essere capitata con
Emmett e
Jasper, il panorama era cambiato e, se le mie intenzioni si fossero
realizzate,
avrei potuto affermare di aver evitato una lotta fratricida.
Dovevo
solo
parlare con lei e darle delle ottime motivazioni per evitare che Jasper
parlasse con i due principi e i loro scagnozzi...
Avrei
dovuto
spiegare a Rosalie la verità e confessarle la mia colpa, ma non ero
sicura che
avrebbe capito: lei era sempre stata fedele a suo marito nel corpo e
nello
spirito e non avrebbe mai potuto amare nessun altro oltre a lui. Io,
invece...
Sarebbe stata dura, farle capire le mie motivazioni.
Non
avevo avuto
spiragli su quel che sarebbe successo quando l’avrei contattata e
questo mi
metteva a disagio. Inoltre continuavo a vedere quella scena... Jasper
ed Emmett
vestiti in totale discordanza con il resto dei vampiri in un enorme
salone con
tanti lampadari di cristallo ornati di candele color rosso fegato e
vistose
ragnatele stantie. Una discussione, tra loro e una terza persona, ed
infine un
volto, uno uomo, un vampiro sinistro che non avevo dimenticato.
Il
vampiro che era
presente quando Edward mi aveva soccorsa, tenendomi tra le sue braccia,
baciandomi,
urlando a Jane di stare lontana da ‘sua moglie’... lo stesso che non
avevo
fatto in tempo a fermare e che era andato via, libero di mostrare a
tutti
quello che aveva veduto a Volterra.
E
poi i Romeni che
guardavano Jasper ghignando e canzonandolo, dicendo che ‘il loro è
stato il più
rapido matrimonio che abbiamo mai visto: gli sposi non vedevano l’ora
di
chiudersi nella loro stanza per riprendere quello che erano stati
costretti ad
interrompere per la cerimonia’ e poi Jazz...
Jazz...
le sue
iridi nere, i pugni stretti e le mascelle serrate, incredulo, dilaniato
dal
dolore atroce che quelle notizie scavavano dentro di lui... Jazz che si
lasciava scappare un ruggito simile ad un lamento e che si scagliava
sul
vampiro spia, accusandolo di mentire... Jazz che veniva trattenuto da
Emmett,
mentre i due principi tornavano a rivolgersi a lui, con fare
mellifluo... Jazz
che vomitava tutto il suo odio per me, per Edward e meditava
vendetta... Jazz
che veniva trasportato via da Emmett, graffiato dalle sue unghie sul
volto e
sulle mani... Ed infine Jazz e Rose, che si fronteggiavano entrambi in
posizione di attacco, che lottavano... Jazz che afferrava Rosalie e le
faceva
del male, incurante delle sue grida, la faceva cadere nella polvere,
attaccava
ancora...
Il
mio piano non
doveva fallire: Rosalie doveva fermare Jasper prima che incontrasse
quel
vampiro e prima che i Romeni, allo scoccare della mezzanotte,
rivelassero la
verità sul mio conto a mio marito.
E
perché tutto
andasse come speravo, come con le mie decisioni avrebbe dovuto essere,
perché
alla fine, incastrando con precisione millimetrica tutti i pezzi del
mosaico,
potessi riuscire a riunire la mia famiglia, dovevo capire esattamente
quando e
dove avrei dovuto far squillare quel telefono proprio accanto ad Esme.
Se
lei avesse
risposto, lo speravo, avrei raggiunto finalmente uno degli scopi di
quel mio
paradossale compito terreno.
Guardai
l’orologio
e saltai giù dal muretto su cui mi ero arrampicata, per riflettere
finché il
sole non avesse svegliato Volterra. Invece era già alto, nascosto dalle
dense
nubi.
La
tempesta era
vicina.
Era
l’ora di
recuperare il mio pc e usare la chiavetta che Jane mi aveva procurata.
Coordinate da ricercare: terzo telefono pubblico a Stare Mesto, Praga e
numero
di cellulare di Rosalie Hale Cullen o, se avevo capito qualcosa di
loro, di
Rose McCarty.
Ce
l’avrei fatta,
io, nanetta saltellante della famiglia Cullen, ad estendere la mia mano
in tre
punti diversi dell’Europa contemporaneamente, ottenendo così anche il
dono
dell’ubiquità?
Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.
***
Twilight, New Moon, Bella Swan, i Cullen, i Volturi, Stefan e Vlad, il Clan di Denali, il Wolf Pack dei Quileute sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.
La
storia
narrata di 'Proibito', le circostanze e quanto non appartiene a
Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è
consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su
questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate
che non è consentito
né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica
integrale o di parti di essi, specialmente senza
permesso! Ogni violazione sarà segnalata al sito che ospita il plagio e
verrà fatta rimuovere.
© 'Proibito' Tutti i diritti riservati.
Ragazze, scusate, ma non ce la faccio a rispondere a ciascuna di voi singolarmente...
Così dico a tutte un GRAZIE enorme!!!
Un abbraccio a tutti e grazie davvero di cuore!
♥♥♥
Ciao a tutti quelli che mi seguono E recensiscono e...
(cambio slogan)
Il Signore disse:
andate e moltiplicatevi...
A tutti gli altri:
CORAGGIO!!!!
A ME FA PIACERE SCRIVERE PER LA VOSTRA GIOIA,
MA NON MERITANO UN PO' DI GIOIA ANCHE GLI SCRITTORI?
Ciao e cmq grazie!