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Autore: Florence    25/05/2009    9 recensioni
"Io, Carlisle Cullen, non avevo mai capito cosa significasse davvero cogliere un frutto proibito. Non fino a quando l'avevo incontrata di nuovo, dieci anni dopo e la dolcezza di quella mela mi aveva rapito. Quello che mi accadrà, sarà solo colpa mia, colpa dell'uomo che è sopravvissuto dentro al vampiro e di lei che, inaspettatamente, ha scaldato il mio cuore spezzato. Edward... perdonami..." E se a Volterra i Volturi si fossero comportati diversamente? Cosa è accaduto in dieci anni a Isabella Swan? E quale ruolo ha Carlisle in tutto questo? (What if... che prende l'avvio dalla fine di "New Moon" di S. Meyer)
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Proibito' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Proibito-56


PROIBITO

Ragazze mie, è ufficiale: ho bisogno di giornate di 72 ore o ore di 200 minuti l'una... sono oberata da un miliardo di cose e cose e preoccupazioni e caxxi vari che ora come ora, non riesco a pubblicare più spesso di così.

A questo giro - e me ne dispiaccio infinitamente -  non riesco neanche a ringraziare personalmente chi ha recensito...

Se sapeste in quante faccende sono impelagata... mi compatireste!!!

Per farmi perdonare, però, vi ho preparato un capitolo bello corposo... dividetevelo in due... insomma... fatevelo bastare per un pochino! :-P Io cercherò cmq di fare del mio meglio!!!

Diciamo che, anche a me, farebbe VERAMENTE comodo avere il dono dell'UBIQUITA'....



Ed ora... Buona Lettura! ^__^

56 - Ubiquità - Alice

 

 

-Hai detto che hai bisogno di me, poco fa… cosa ti occorre?-, Jane mi guardava come se fossi una pianta velenosa, ma bellissima, divisa tra l’attrazione che la mia figura suscitava in lei e la paura di farsi male.

-Innanzitutto che tu ti fidi di me-, le risposi, fissandola apertamente; -E poi voglio potermi davvero fidare di te...-, volevo mettere in chiaro tutto subito.

Jane strappò un petalo alla rosa che teneva in mano e lo avvicinò al naso.

-Ho visto che non sei sola... ma ho anche visto che tuo fratello non è dei vostri-, andai dritta al sodo.

-Alec non capirebbe...-, rispose laconica, lasciando volteggiare a terra il petalo e tornando a staccarne un altro dalla corolla gialla e rosa; -A volte neanche io capisco perché lo faccio...-, abbassò lo sguardo, seguendo la corsa smorzata verso terra del secondo petalo.

Era turbata: si era messa in un’operazione più grande di lei. Ma io conoscevo il motivo.

-Io invece lo so perché lo fai: e so che fai bene a farlo-, lasciai intuire che sapevo qualcosa, senza essere esplicita. Mi alzai e andai a staccare una rosa anche io dalla pianta poco distante. Il suo sguardo puntava su di me, come una calamita. Mi avvicinai e la guardai: pendeva dalle mie labbra. Stavo lentamente costruendo un pezzettino del mio futuro.

-Cosa hai visto?-, mi domandò, spostandosi sulla sua seduta come se fosse stata fatta di carboni ardenti.

Le risposi con una domanda che la spiazzò: -Quanti anni ti senti, Jane?-

Una domanda stupida per un’umana, determinante per una donna intrappolata nel corpo ancora acerbo di una quattordicenne.

-Abbastanza per sapere quello che voglio e quello a cui posso rinunciare. Per sempre-, si alzò in piedi e stritolò tra le mani la rosa, che sfarfallò per terra in mille fammenti mulicolore e profumati.

-Allora sei grande a sufficienza da reggere quello che ho da dirti-, miguardai attorno e ascoltai che nessuno fosse vicino. Mi era parso di percepire la presenza di Edward, ma in quel momento eravamo sole. Jane mi guardava bramosa di conoscere la verità.

-So che sarai posta di fronte ad una scelta: da una parte Alec, che è tuo fratello e che, nonostante tutto, ti ama, dall’altra lui...-

-Cosa sceglierò?-, domandò, abbassando lo sguardo.

-Non posso saperlo: è da quello che dipende il resto della storia... è il limite del mio potere...-, posai una mano sul suo braccio, delicatamente. L’avevo confusa e impaurita.

-Vorrei scegliere la cosa più giusta...-, tornò a guardarmi, -E’ che è così difficile capire quale sia...-

-A chi lo dici...-, annuii automaticamente: Jane aveva ragione. Qual era la cosa più giusta? Pilotare il futuro con le mie decisioni, oppure lasciare che i fatti avvenissero da sé?

Jane mi sorrise e mosse le labbra per parlare, ma, in quell’istante, una nuova visione si impossessò della mia coscienza, rapendomi per qualche attimo alla realtà.

 

-..ce? Alice? Mi senti?-, sbattei due volte le palpebre, rapidamente e feci di sì con il capo.

-Ok, ci sono...-, la guardai e il suo volto preoccupato si riflesse nei miei occhi, come pochi istanti prima, nella mia visione.

-Venire da te è stata una cosa giusta-, sussurrai al suo orecchio, abbracciandola, -Tu ed io riusciremo a combinare qualcosa id buono, insieme... lo so... Ho visto te, che avevi gli occhi dorati e un sorriso felice e ho visto che farai parte della mia famiglia... ho visto che Esme ti... ti abbracciava, come sto facendo io adesso...-, mi staccai da lei e la meraviglia dipinta sul suo volto fece fiorire un sorriso sulle mie labbra.

-Esme è tua... madre?-, domandò, esitando sull’ultima parola.

-No: Esme sarà nostra madre...-, per la prima volta in tanti giorni sapevo che stavo facendo qualcosa di buono anch’io. Jane sorrise di rimando e abbassò lo sguardo, imbarazzata. Se fosse stata umana, sarebbe arrossita.

Com’era strano, il mondo... quella ragazza aveva solo bisogno di affetto: annegava nella sua ira da troppo tempo, perché le era stato negato l’affetto e non credeva di poterne essere degna. Proprio come Edward, o Esme, che si sentivano immeritevoli di chi stava loro vicino.

-E... lui?-, domandò poi, torcendosi le dita.

-Felix si salverà, tranquilla... ma sta a te fargli capire quello che provi... Non mi è dato di sapere cosa provi, né se ci sarà un futuro per questo tuo sentimento... perdonami-, le feci una carezza sui capelli biondi e serici. Mi tornò prepotente alla mente Rosalie, la mia Rosalie... anche lei era come Jane: sarebbero andate d’accordo, su tutto il fronte.

-E Alec? Io non posso... lui è mio fratello!-, si divincolò dal mio abbraccio e si voltò: dietro a lei, Volterra luccicava nel buio della sera.

-Non lo so-, risposi sinceramente e decisi di esserlo fino in fondo: -Io non amo particolarmente Alec, lo sai, Jane... quello che lui mi ha fatto è... imperdonabile-, mi irritava solo pensare alle sue mani su di me, a quello che avrebbe potuto fare le volte che...

-Lo so!-, rispose con veemenza, tanto che pensai di aver urtato la sua suscettibilità e scatenato la belva in lei, -Lo so...-, aggiunse piano, scuotendo la testa e lasciando cadere la sua protesta, torturandosi la pelle dei palmi con le unghie affilate.

Poi tornò a parlare: -Di cosa hai bisogno, dunque?-

Già, di cosa hai bisogno, Alice Brandon? Vorresti una bacchetta magica, vero? Qualcosa che ti permetta con un tocco di cancellare dieci anni e di tornare all’istante in cui partisti da Seattle con una ragazzina magra e spaventata al tuo fianco, alla volta dell’Italia e della tua prigione di cristallo, vero?

Vorresti tornare alla promessa fatta a tuo padre, la stessa promessa che lui per primo non ha mantenuto: quella di non toccare Isabella. “Qualsiasi cosa accada, non tentare mai di trasformare Isabella! Impedisci ad Edward di farlo... portatela da me... se sarà necessario lo farò io... Fai in modo che Edward non resti con lei, che non le rubi neanche una goccia di sangue... Io vi seguirò, starò vicino a Volterra... chiamate me, ma non fatelo voi!”

E invece lui... lui... lo avevo visto, lui lo avrebbe fatto: avrebbe morso Isabella, le avrebbe rubato quel sangue così prezioso, l’avrebbe trasformata... o forse no? Tutte le mie visioni erano diventate incerte, sfocate, quasi mutevoli, senza che la mia decisione potesse modificare il futuro.

Cosa vorresti, Alice? Tornare a quell’istante e chiedergli perché vi ha mandate da sole? Sapere perché è stato così codardo da non aiutarvi nel momento del bisogno? Oppure vuoi solo riabbracciare anche lui, tuo padre, nonostante quello che ha fatto ad Edward?

Vuoi che Esme si riunisca a te, o che Rosalie ed Emmett tornino a disturbare la tua quiete con le loro bisticciate che terminavano sempre con cose che non avresti voluto sentire, per non ridacchiare imbarazzata davanti a tuo padre, tua madre e tuo marito?

Vorresti che Jasper tornasse quello che era e non il mostro spietato che hai visto essere diventato? Vorresti che non avesse mai tradito la tua fiducia con quelle donne e il tuo ricordo, con il vano tentativo di renderle uguali a te? Oppure, sotto sotto, ne sei lusingata, perché, in qualche modo, lui ti è sempre rimasto fedele nel profondo?

Vorresti correre dov’è adesso e fermare il suo incontro con vampiri sanguinari e crudeli? Vorresti che tornasse da te senza scatenare una guerra, senza che sapesse che tu sei stata più infedele di lui? Vorresti mantenergli nascosta la verità, Alice? Vorresti rinnegare quello che provi per Edward e dimenticarti che sia mai esistito?

-Vorrei un cellulare con una linea sicura...-, risposi a Jane, che mi fissò perplessa e anche un po’ delusa.

-Tutto qui?-, chiese, -Niente “tortura Aro mentre io accendo la sua pira” oppure “Allontana da me Edward che non deve leggere i miei pensieri”?-

Era buffa: ecco un’altra cosa di lei che non avevo annotato tra i suoi pregi. Jane sapeva essere buffa e, con quel che faceva, riusciva spesso a strapparmi un sorriso.

-No... mi basta un cellulare... anche se in realtà...-, c’era un’altra cosa che mi sarebbe occorsa... ma era troppo rischioso, anche per lei.

-Anche se in realtà...?-, mi mise le mani sulle spalle e mi trascinò con sé seduta per terra, abbassandosi per ascoltare: sembravamo due bambine che tramano qualcosa alle spalle del compagno più carino della classe...

-Dovrei avere il dono dell’ubiquità, per sistemare le cose: dovrei essere in contemporanea a Parigi, a Praga e in Romania... ma non posso farlo...-

-E quindi hai bisogno che faccia il lavoro sporco per te...-, sghignazzò complice.

-Tu sarai a Parigi... potresti essermi utile...-, lo avevo previsto da tempo, ma non vi avevo dato troppa importanza.

-A Parigi?-, domandò, colta alla sprovvista.

-Così sembra...-

-Ma... io... il ballo... avevo sperato che... uffa!!!-, aveva messo il broncio: alle volte dimostrava solo i suoi anni umani... Pensava al suo vestito di Gucci e alla possibilità di ballare con Felix, ne ero certa, anche senza possedere il potere di Ed... bastava essere una donna, per capirlo...

-Tranquilla, lui verrà con te, e anche Demetri... sarà più arrabbiata Heidi, temo!-, le scompigliai i capelli con la mano. Immaginare Jane con Felix era assurdo... un po’ come pensare a me con Emmett: la nana e il gigante: le ci sarebbe voluta una scaletta, qualora lo avesse conquistato, per arrivare a baciarlo!

-Cosa ci andremo a fare a Parigi? E poi... sarebbe domani... quando dovremmo decidere di partire??-, si stava agitando: sicuramente Jane era una Organizzatrice e se qualcosa sfuggiva al suo controllo, entrava in paranoia.

-Dovrete scortare Gianna... da Leonardo...-, mi voltai verso di lei e la fissai interrogativa: -Jane... chi è Leonardo?-, già, chi era quell’uomo che compariva nei miei sogni ad occhi aperti, prima scintillante nelle luci di un galà elegante e, dopo, ferito e sanguinante in mezzo ad un branco di vampiri della guardia?

Jane allontanò i suoi occhi dal mio sguardo inquisitore, li abbassò, li fece vagare in cerca di qualcosa su cui fermare la sua attenzione.

-Jane...?-, misi una mano sul suo braccio, come avevo fatto in precedenza.

-Lui è... era... era un vampiro-

-Come era?-, che stava dicendo??

-Sì... ma...è tornato umano e adesso è a Pa...-

-Come diavolo ha fatto a tornare umano?-, forse avevo urlato: non ero riuscita a trattenermi, quella cosa mi aveva colto totalmente alla sprovvista.

Jane mi fissò, senza parlare, mi implorò con lo sguardo di non farle aggiungere una parola in più.

-Ha morso la persona sbagliata...-, mi rispose e seppi che non avrebbe spiegato oltre.

-Comunque, a Parigi dovrete fare una cosa per me...-, e ora come cavolo glielo dicevo, quello che dovevano fare? Si sarebbe messa a ridere...

-Cosa? Mica salire sulla Torre Eiffel e rapire una fanciulla in pericolo?-, ghignò. Mi illuminai.

-Quasi!-, risposi trillando... era tanto che non mi sentivo euforica come in quel momento: quando entra il dente nell’ingranaggio, poi le cose si sistemano da sé!

 

 

“L’affaire Parisienne” si sarebbe sistemato da sé, o comunque grazie all’aiuto di Jane... “Devi fare da anticupido...”, le avevo detto e, insieme, avevamo ordito un piano ineccepibile, per fermare i due caldi amanti che non dovevano diventare tali...

Scusa Bella... avevo pensato, mentre fornivo le informazioni che servivano a Jane per intercettarlo assieme a Bella prima che avvenisse quel che aveva sconvolto Edward. Avevamo rintracciato l’indirizzo della ‘Dottoressa Swan’ e, dalla mia visione, ero riuscita a capire l’ora e il luogo dove agire.

Desolata, ma stasera si va in bianco... avevo decretato alle prime luci dell’alba dell’ultimo giorno dell’anno. In pochi minuti Jane sarebbe stata convocata da Aro per scortare Gianna nel luogo del mio efferato crimine contro l’amore...

Rimasta sola, mi restavano altre due questioni da risolvere entro sera, non dimenticando anche i fusi orari e gli orologi arcaici: tutte contro di me...

Se avevo ben interpretato le mie visioni e fatto bene i miei calcoli, avevo solo un’opportunità di agganciare Rosalie ed Esme prima che la situazione degenerasse con Jasper e, alla lunga, tra Esme e i suoi sensi di colpa: quante volte l’avevo vista vagare da sola, con lo sguardo spento e il volto triste, alla ricerca di una meta che non era in grado di riconoscere...

Jane mi aveva procurato quello che mi occorreva: un cellulare anonimo, con una linea nuova e sicura, intestata ad un impiegato del Catasto della vicina Pisa e una chiave ADSL da utilizzare sul mio laptop inattivo da secoli, per cercare le informazioni di cui avevo bisogno. La chiave l’aveva rubata ad una studentessa in centro, a Volterra, mentre si era un attimo distratta ad osservare, alti nel cielo, dei nuvoloni neri che si addensavano su di noi, vanificando tutte le previsioni di una nottata serena.

La fase più difficile sarebbe stata tenere Edward lontano dai miei pensieri.

Il mio scopo era avvertire Rosalie delle terribili visioni di morte che avevo avuto, facendo sì che riuscisse ad impedire a Jasper di unirsi ai Romeni: nel momento in cui avevo preso la mia decisione e cercato il modo di contattare mia sorella in quello sperduto paesino rumeno dove avevo visto essere capitata con Emmett e Jasper, il panorama era cambiato e, se le mie intenzioni si fossero realizzate, avrei potuto affermare di aver evitato una lotta fratricida.

Dovevo solo parlare con lei e darle delle ottime motivazioni per evitare che Jasper parlasse con i due principi e i loro scagnozzi...

Avrei dovuto spiegare a Rosalie la verità e confessarle la mia colpa, ma non ero sicura che avrebbe capito: lei era sempre stata fedele a suo marito nel corpo e nello spirito e non avrebbe mai potuto amare nessun altro oltre a lui. Io, invece... Sarebbe stata dura, farle capire le mie motivazioni.

Non avevo avuto spiragli su quel che sarebbe successo quando l’avrei contattata e questo mi metteva a disagio. Inoltre continuavo a vedere quella scena... Jasper ed Emmett vestiti in totale discordanza con il resto dei vampiri in un enorme salone con tanti lampadari di cristallo ornati di candele color rosso fegato e vistose ragnatele stantie. Una discussione, tra loro e una terza persona, ed infine un volto, uno uomo, un vampiro sinistro che non avevo dimenticato.

Il vampiro che era presente quando Edward mi aveva soccorsa, tenendomi tra le sue braccia, baciandomi, urlando a Jane di stare lontana da ‘sua moglie’... lo stesso che non avevo fatto in tempo a fermare e che era andato via, libero di mostrare a tutti quello che aveva veduto a Volterra.

E poi i Romeni che guardavano Jasper ghignando e canzonandolo, dicendo che ‘il loro è stato il più rapido matrimonio che abbiamo mai visto: gli sposi non vedevano l’ora di chiudersi nella loro stanza per riprendere quello che erano stati costretti ad interrompere per la cerimonia’ e poi Jazz...

Jazz... le sue iridi nere, i pugni stretti e le mascelle serrate, incredulo, dilaniato dal dolore atroce che quelle notizie scavavano dentro di lui... Jazz che si lasciava scappare un ruggito simile ad un lamento e che si scagliava sul vampiro spia, accusandolo di mentire... Jazz che veniva trattenuto da Emmett, mentre i due principi tornavano a rivolgersi a lui, con fare mellifluo... Jazz che vomitava tutto il suo odio per me, per Edward e meditava vendetta... Jazz che veniva trasportato via da Emmett, graffiato dalle sue unghie sul volto e sulle mani... Ed infine Jazz e Rose, che si fronteggiavano entrambi in posizione di attacco, che lottavano... Jazz che afferrava Rosalie e le faceva del male, incurante delle sue grida, la faceva cadere nella polvere, attaccava ancora...

 

Il mio piano non doveva fallire: Rosalie doveva fermare Jasper prima che incontrasse quel vampiro e prima che i Romeni, allo scoccare della mezzanotte, rivelassero la verità sul mio conto a mio marito.

 

E perché tutto andasse come speravo, come con le mie decisioni avrebbe dovuto essere, perché alla fine, incastrando con precisione millimetrica tutti i pezzi del mosaico, potessi riuscire a riunire la mia famiglia, dovevo capire esattamente quando e dove avrei dovuto far squillare quel telefono proprio accanto ad Esme.

Se lei avesse risposto, lo speravo, avrei raggiunto finalmente uno degli scopi di quel mio paradossale compito terreno.

 

Guardai l’orologio e saltai giù dal muretto su cui mi ero arrampicata, per riflettere finché il sole non avesse svegliato Volterra. Invece era già alto, nascosto dalle dense nubi.

La tempesta era vicina.

Era l’ora di recuperare il mio pc e usare la chiavetta che Jane mi aveva procurata. Coordinate da ricercare: terzo telefono pubblico a Stare Mesto, Praga e numero di cellulare di Rosalie Hale Cullen o, se avevo capito qualcosa di loro, di Rose McCarty.

 

Ce l’avrei fatta, io, nanetta saltellante della famiglia Cullen, ad estendere la mia mano in tre punti diversi dell’Europa contemporaneamente, ottenendo così anche il dono dell’ubiquità?

 





***

 ... to be continued...

 

***

Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.

***

Twilight, New Moon, Bella Swan, i Cullen, i Volturi, Stefan e Vlad, il Clan di Denali, il Wolf Pack dei Quileute sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.

La storia narrata di 'Proibito', le circostanze e quanto non appartiene a Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica integrale o di parti di essi, specialmente senza permesso! Ogni violazione sarà segnalata al sito che ospita il plagio e verrà fatta rimuovere.
© 'Proibito' Tutti i diritti riservati.
 

 

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Molte grazie a chi ha commentato lo scorso capitolo!!! ^__^
Ragazze, scusate, ma non ce la faccio a rispondere a ciascuna di voi singolarmente...
Così dico a tutte un GRAZIE enorme!!!


Un abbraccio a tutti e grazie davvero di cuore!

♥♥♥

Ciao a tutti quelli che mi seguono E recensiscono e... 

(cambio slogan)

Il Signore disse:

andate e moltiplicatevi...

... e moltiplicatevi!!!

A tutti gli altri:

CORAGGIO!!!!

A ME FA PIACERE SCRIVERE PER LA VOSTRA GIOIA,

MA NON MERITANO UN PO' DI GIOIA ANCHE GLI SCRITTORI?

Ciao e cmq grazie! 

 

 

   
 
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