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Autore: Maty66    02/01/2017    3 recensioni
James Tiberius Kirk. Un eroe, figlio di un eroe. Burattino di tutti anche nella morte.
Genere: Angst, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Romulani, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EROE
 
 
Capitolo 20
L’ultima risorsa
 
Spock uscì dal portellone della navetta scuro in viso.
Chi non lo conosceva poteva credere che indossasse la solita maschera di indifferenza, ma Uhura lo conosceva bene, poteva leggergli negli occhi la preoccupazione.
“Dov’è Leonard?” chiese la bella bantu quando si accorse che il vulcaniano era solo.
“Io… non lo so” rispose Spock, quasi esitando.
“Come sarebbe a dire che non lo sai?” chiese Scotty avvicinandosi.
“Quando sono uscito dalla miniera lui non c’era più…” iniziò a spiegare il vulcaniano.
 
“Come hai potuto lasciarlo solo?” chiese quasi con rabbia Uhura, quando ebbe finito il suo discorso.
“Era la cosa più logica da fare. L’errore di valutazione  è stato consentire che mi accompagnasse” il tono di  Spock era freddo, ma tutti potevano intuire il senso di colpa che lo stava divorando.
“Signor Spock crede che l’abbiano catturato i romulani?” chiese Chekov con un filo di voce.
“Non credo. C’erano segni di una battaglia in cui i romulani avevano avuto la peggio…” ragionò Spock.
“Ma allora chi? La squadra di Jim?” fece Uhura.
“Non lo so, non ne ho trovato traccia. Cosa avete appurato voi a Levistatz?”
“Nulla, non c’è traccia di Jim o della squadra. Ma qualcosa di grosso bolle in pentola, si intuiva da come si muovevano tutti” lo informò Sulu.
“Bene, siamo ad un punto morto. Solo che ora dobbiamo recuperare anche Leonard non solo Jim” concluse amaro Scotty.
 
 
“Scudi alzati” ordinò Jim mentre McCoy e gli altri entravano  in plancia.
Per un attimo il medico  ebbe la sensazione di trovarsi di nuovo sull’Enterprise, con Jim al comando,  con la sua voce ferma e decisa che  nelle crisi riusciva a  calmare tutti.
La plancia era piccolissima, non ampia come quella della loro nave, e non c’era alcuna poltrona di comando  al centro, solo le varie postazioni ai lati.
Come sempre nei momenti di crisi, Kirk non stava seduto, ma continuava ad aggirarsi sul ponte controllando i vari schermi.
I due uomini si scambiarono un breve sguardo.
“Vai in infermeria. E’ più sicura. Preparati all’evacuazione” ordinò Kirk con il miglior tono di comando.
Attorno i pochi membri della squadra presero posto e automaticamente le cinture di sicurezza scattarono.
“Voglio stare qui” ribatté il medico.
“Ti ho detto di andare in infermeria e preparati all’evacuazione!” Jim quasi gli ringhiò contro.
“Medico, dai solo fastidio qui, levati dai piedi” sbottò Gary, visibilmente infastidito.
“Susan accompagna il dottor McCoy in infermeria. E preparatevi ad usare le capsule Kelvin” ordinò di nuovo Jim freddo, senza guardare il suo migliore amico negli occhi.
“Si avvicinano. Puntano diritti su di noi. In qualche modo ci hanno individuati…” informò la giovane donna bionda che era alla consolle di centro.
“O qualcuno ci ha traditi” intervenne Gary lanciando occhiate di fuoco a Nuhir che gli sedeva accanto.
 
“Basta ora. Nancy,  quanto possono resistere gli scudi se ci colpiscono?” chiese con voce dura Jim alla giovane bionda.
“Non molto. Il dispositivo di schermatura assorbe molta energia e quindi non possiamo deviarla sugli scudi”
Jim rimase per un attimo pensieroso.
“Disattiva il sistema di schermatura e devia l’energia sugli scudi”
“Cosa??? Vuoi farci uccidere? Così ci troveranno subito” urlò Gary.
“Ci hanno già trovato, altrimenti non sarebbero qui. Dobbiamo resistere sino a che non è possibile utilizzare le capsule di salvataggio” ribatté calmo Kirk.
“Utilizzare le Kelvin? Per atterrare dove? Su Remus? Ci troverebbero nel giro di un’ora, sempre che sopravviviamo all’impatto”
“Dobbiamo provare… la missione deve avere una possibilità…” intervenne Nuhir.
“La missione non esiste più” ringhiò Gary.
“Non mi sembra né il tempo né il luogo per mettersi a discutere. Nelle fasi operative sono io al comando. Nancy disattiva il sistema di occultamento e portarci quanto più vicino possibile a Remus. Se ci colpiscono, useremo le Kelvin” ordinò glaciale Kirk.
La giovane ingegnere bionda annuì con sguardo terrorizzato.
“Che ci fate ancora qui… mi sembrava di essere stato chiaro” sibilò poi girandosi verso McCoy e Susan che erano rimasti sul ponte, immobili.
“Sì Eagle” annuì Susan, prendendo McCoy per un braccio.
“No, io voglio restare qui”  strattonò il medico brusco.
“Dottor McCoy questa è comunque una nave della Federazione ed io ne sono al comando. Eseguirà i miei ordini. ORA!”
La voce di Jim era dura e tagliente e provocò in McCoy una stretta al cuore.
“Susan portalo in infermeria, è il posto più sicuro. Preparatevi ad usare le capsule al mio ordine” continuò il giovane capitano rivolto alla donna.
“Ma Jim... no… ti prego” provò ad obiettare McCoy, mentre veniva spinto verso l’uscita.
Il medico aveva il cuore in pezzi: se quelli erano i loro ultimi minuti di vita come poteva lasciare senza chiarire quello che provava al suo migliore amico? Il loro ultimo colloquio sarebbe stato un litigio.
“Bones vai alle capsule, andrà tutto bene…” cercò alla fine di rassicurarlo Jim, mentre le porte del turbo ascensore si chiudevano.
“Meccanismo di occultamento disattivato e potenza deviata sugli scudi” annunciò Nancy subito prima che la nave venisse scossa da un boato.
“Ci hanno colpiti, ma per ora gli scudi reggono” fece Nuhir fissando lo schermo.
“Ci hanno trovato, non resta che arrenderci”
La voce di Gary era leggermente isterica mentre la nave veniva scossa da un altro colpo.
“Credi che morire  per mano dei romulani sia più piacevole del morire dilaniati da una esplosione?” rispose ironico Jim.
“Almeno rispondiamo al fuoco”
“Non possiamo perdere un briciolo di energia”
“Possiamo usare il teletrasporto a transcurvatura senza abbassare gli scudi?” chiese, quasi retoricamente Jim.
“Sai bene che non è possibile” rispose Nuhir.
“Quanto manca alla distanza di sicurezza per le capsule?”
“Due minuti circa”
“Vedranno le capsule e le abbatteranno. Ed  in ogni caso quanto potremmo resistere su Remus?” chiese sempre più isterico Gary.
“Non abbiamo molta scelta” rispose Jim. Poi azionò il comunicatore sulla parete.
“Infermeria. Susan…tu e McCoy entrate nelle capsule, aspettate il via libera per espellervi”
Sul sottofondo si sentivano chiare le proteste di McCoy.
“Jim aspetta un attimo, lascia che…” ma il capitano chiuse la comunicazione mentre la nave veniva scossa da un altro colpo.
“Scudi al cinquanta per cento” annunciò Nancy.
“Andate tutti alle capsule” ordinò Jim con voce sicura.
Tutti si alzarono  e si avviarono verso l’uscita.
“E tu?” chiese Nuhir.
“Io devo tenere la nave in assetto sino a che non riusciamo a raggiungere  la distanza da Remus. Vai”
“Non puoi farlo da solo” ribatté Nuhir.
“Vai,  tu sei l’unica che conosce il territorio. Solo tu puoi guidarli su Remus” fece Kirk guardandola negli occhi.
“Vai, non ho istinti suicidi, credimi, tengo la nave in assetto sino a che non raggiungiamo la distanza di sicurezza e poi  mi infilo anche io nella capsula” continuò visto che la giovane romulana non si muoveva.
Nuhir si girò verso l’uscita, ma prima rivolse un ultimo sguardo al capitano.
“Jim… stai attento” disse a voce bassa.
“Certo…” fu la risposta appena sussurrata, mentre la nave veniva scossa da un altro colpo.
Scintille si levarono dalle consolle.
“Nuhir… ti prego,  proteggilo se possibile” furono le ultime parole del capitano.
La giovane si limitò ad annuire, ben sapendo a chi si riferisse.
 
 
Leonard Horatio McCoy odiava lo spazio, odiava volare nello spazio, odiava vedere il vuoto nero tutto intorno a lui.
Cercò di tenere sotto controllo il respiro mentre Susan lo aiutava ad entrare nel cd. ‘baccello Kelvin’, l’estrema ratio di salvezza  per l’equipaggio di una nave in agonia.
Cercò di non pensare al fatto che fra lui e lo spazio nero e profondo ci sarebbe stato solo un sottilissimo guscio di acciaio modificato e soprattutto cercò di non pensare al fatto che, con tutta probabilità, sarebbe morto  all’impatto al suolo e non avrebbe più rivisto sua figlia Johanna, sua madre e Jim.
“Preparatevi al disacco delle capsule” fece la voce calma di Jim nell’interfono.
“Tre, due, uno, distacco” ordinò Jim e a stento McCoy riuscì a premere il pulsante di espulsione.
L’eiezione gli tolse per diversi secondi il respiro.
Tenne gli occhi chiusi mentre sentiva il calore aumentare intorno a lui e il piccolo involucro scricchiolare.
Chissà se Jim si era davvero infilato  anche lui in una capsula, o aveva ceduto ancora una volta a quel suo maledetto istinto da agnello sacrificale; per un breve momento si ritrovò a maledire irragionevolmente George Kirk ed il perenne ricordo di quel padre eroico che aveva condizionato tutta la vita del suo migliore amico.
Gli scossoni ed il calore aumentarono sino a diventare quasi insopportabili.
McCoy aprì gli occhi subito prima che il terreno scuro di Remus gli venisse incontro.
Poi tutto divenne nero.
 
“McCoy…”
La voce di donna gli giunse da lontano, ovattata e debole.
“McCoy… forza svegliati”
Stavolta la voce era più forte ed il medico sentì un paio di mani su di lui, che lo liberavano dalle cinghie.
L’aria umida di Remus gli penetrò nelle narici e il freddo lo aiutò a schiarirsi le idee.
“Nuhir..” balbettò mentre riconosceva il viso, circondato dai capelli neri, che incombeva su di lui.
“Dobbiamo muoverci. Tutto a posto?” chiese con modi spicci la donna.
“Sì, credo di sì” rispose il medico facendo un rapido controllo mentale delle sue condizioni.
Aiutato da Nuhir il medico lentamente uscì dalla capsula, accolto dalla notte remana.
“Jim?” chiese subito una volta recuperata del tutto la lucidità.
Nuhir non rispose, con lo sguardo alto nel cielo.
Centinaia di strisce luminose come stelle cadenti illuminavano  il cielo scuro.
“Credo abbia fatto esplodere la nave insieme a quella romulana…” disse poi la ragazza, continuando a guardare in alto.
McCoy si bloccò, mentre la mano gelida del terrore lo raggiungeva al cuore.
“Ma… è riuscito a prendere la capsula di salvataggio… vero?” balbettò in cerca di rassicurazioni.
“Non lo so” fu la risposta sincera della donna.
 
 

Mi scuso per il ritardo, questa storia sembra stregata, non riesco a completarla. Prometto di impegnarmi però, da oggi in poi.
Ancora in tempo per augurare a tutti Buon Anno!!
E rigraziare sempre tutti… la mia beta in particolare.
 
Spoiler per il prossimo capitolo:
  “No, non può essere…” singhiozzò McCoy cercando, senza risultato, di tenere a bada le lacrime.
Non di nuovo, non poteva aver perso di nuovo Jim, dopo averlo  finalmente ritrovato, dopo che l’unica  conversazione che aveva avuto  con lui era stato un litigio dettato dalla paura e dalla rabbia .
  
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