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Autore: reggina    03/01/2017    2 recensioni
Il difficile periodo post-operatorio, in un reparto neurochirurgico, sviscera i sentimenti più reconditi di due genitori, una giovane fidanzata, un amico, una sorella e un piccolo eroe che ce l'ha fatta di nuovo. Un caleidoscopio di emozioni in cui vorticano speranze, paure, passato e futuro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Amy Abbott, Bright Abbott
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Man mano che le dolci colline e la pianura costiera della Virginia vengono sostituite da montagne scoscese e profondi canyon, i pensieri di Laynie cavalcano come un grosso tronco in un fiume placido.

Di nuovo in quel rettangolo perfetto che è il Colorado, casa sua, la sua eutimia muta in disincanto e le linee delicate del suo viso si fanno aspre e severe. È come il granito, la roccia e i detriti calcarei che le scorrono dinnanzi, propensi a frantumarsi, polverizzarsi e sbriciolarsi in balia del cosmo.

Anche il suo soggiorno forzato alla Saint Margaret, a Tappahannock, le sembra adesso un'epifania momentanea, destinata a scomparire, ad essere travolta, distrutta e inglobata dalla natura e dal destino.

C'è Jim ad aspettarla nel lounge bar dell'Union Station, la stazione ferroviaria nel centro città. La ragazza schiva l'abbraccio impacciato con cui il padre vorrebbe darle il bentornato e, rifiutando ogni contatto fisico, sale in auto senza proferir parola.

Nell'affastellarsi di torri rosso fuoco, nell'aria tersa e nella passione per la vita outdoor, Laynie è come Denver che ha dovuto reinventarsi per sopravvivere e crescere.


Non riesce a staccare gli occhi da quello sbaffo di filo rosso intrecciato al mignolo sinistro.

Era stato Colin ad avvolgerglielo la sera stessa che lei aveva deciso di tornare alla Saint Margaret.

Erano stati mesi difficili per tutti e se la sofferenza dell'inizio era stata così grande, inaspettata e sconosciuta che l'intera famiglia aveva rischiato di perdersi; lentamente era subentrata una profonda tristezza ma Sharon, Jim e Laynie si erano adattati.

Ad aver spezzato quel fragile equilibrio ritrovato era stato il ribaltone improvviso, il peggioramento che Colin si ostinava ad insabbiare, che li aveva di nuovo catapultati in una situazione precaria.

Per la ragazza l'unica soluzione era stata giocare d'anticipo, fuggire prima che qualcosa di grave accadesse, prima che il loro castello di carte fragilissimo crollasse.

Suo fratello l'aveva salutata promettendole che sarebbe andato tutto bene, intessendo quel filo da cucito, inanellandolo e lasciandolo scivolare sul dito di sua sorella come quando, da bambini, volevano suggellare un patto.

"Facciamo come i cavalieri che, prima di partire in battaglia, legavano un filo d'oro al dito delle loro dame del cuore così non li avrebbero dimenticati. Quando lo guarderai saprai che, in qualsiasi parte dell'universo saremo, io starò pensando a te!"


Trema ancora per gli strani presagi che quel saluto includeva e, finalmente, si decide ad affrontare la realtà di petto.

"Sarà sempre così? Come stare su una sedia a dondolo, sempre in movimento ma senza mai avanzare di un passo?"

Jim non è più abituato alla schiettezza, alla spietatezza e alla fragilità dei sedici anni di sua figlia. Fa un sospiro profondo e capisce che lei, che è sempre apparsa come la più forte, è in realtà la più debole. Lei che ha pianto di notte, in silenzio, senza farsi né vedere, né sentire da nessuno. Le sue mani che hanno tremato a tal punto che, a malapena, è riuscita a scrivere quelle poche righe che non ha mai spedito a casa.

Deve aprirle il suo cuore per toccare l'anima temprata dalle cicatrici.

"Vorrei poterti dire che, dopo le avversità e le tempeste che abbiamo incontrato e vinto, ora ci meritiamo la calma di un porto sicuro. Ma so che ogni nuova onda può arrivare senza avvisare e che siamo ancora in mare aperto, senza punti di riferimento. Vorrei tanto poter mettere te e Colin sotto una campana di vetro, per proteggervi, ma so anche che non posso impedirvi di vivere. E che voi non vi arrenderete mai, perché siete due vincitori, e i vincitori non hanno scelta!"

Sono le parole giuste perché Laynie non si senta più gabbiano senza nido che non trova pace. È come l'erica resistente, nella brughiera tormentata dai venti, attaccata alla terra sempre e comunque. Attaccata alle sue radici, anche se aspre e ostili.


Passo dopo passo prende coraggio, continuando comunque a guardarsi intorno con attenzione. Nel labirinto di corridoi verso la stanza di Colin le sembra di seguire un filo invisibile che la condurrà verso il loro passato dimenticato.

Il suo cuore si stringe, diventando minuto come una noce, mentre osserva i movimenti sicuri dell'infermiere di turno che arrotola le bende, ricoprendo la testa di suo fratello come quella di una mummia egiziana.

"Ciao maharajah!""

La voce soffocata dall'emozione le esce quasi roca ma non scalfisce il sorriso con cui Colin l'accoglie.

"Ti avverto che la mia testa sbendata, tra crosticine, punti metallici e quella disgustosa pomata con cui mi ungono è peggio di una prigione medievale, sorellina!"

Pare un Baccarat finissimo, la voce è pastosa e gli occhi stanchi tradiscono un'espressione straziata eppure non rinuncia a farla sentire speciale.

A quel diminutivo affettuoso e tenero Laynie non riesce a trattenere le lacrime ma Colin la ammonisce con un sorriso di disappunto.

"Basta piangere, va bene? Adesso ho bisogno soltanto di sorrisi!"

Sua sorella non ci mette molto ad avvolgerlo in un abbraccio travolgente e a sussurrargli all'orecchio frasi, in quel linguaggio di smorfie e sorrisi che hanno coniato da bambini.

Jim e Sharon li osservano in disparte, tenendosi per mano con gli occhi umidi.

Accalorata, grata ed entusiasta, alla fine Laynie si stacca da Colin per farlo rifiatare e, senza lasciargli la mano, gli indica la fascia arcuata che incornicia le Montagne Rocciose.

"Guarda: c'è l'arcobaleno!"

   
 
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