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Autore: Gallavich94    03/01/2017    0 recensioni
Una piccola storia su Philip e Lukas. Spero vi piaccia.
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Ormai era passato un mese da quando stavo a Tivoli ed ero costretto a frequentare la Red Hook High School. Nessuno mi parlava ed ero felice cosi.
Un giorno mentre uscivo da scuola lo vidi, sulla sua moto da cross e rimasi fisso ad osservarlo, era bellissimo. [...] Avevo passato le ultime settimane a cercare un modo per parlargli, ma proprio non risucivo a trovarlo.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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POV Lukas

Ho sempre vissuto qui a Tivoli, è una cittadina tranquilla dove ci si conosce tutti e tutti sanno tutto degli altri. Mia madre non c'è piu, è morta quando ero piccolo, vivo con mio padre. A scuola sono sempre stato ben voluto da tutti, gli amici non mi mancano e nemmeno la ragazza, si chiama Rose e stiamo insieme da quando abbiamo iniziato le superiori. Amo il motocross, faccio molte gare e sono anche molto bravo spero di riuscire un giorno ad ottenere uno sponsor per diventare professionista. Tranne per questo la mia vita è ordinaria. Scuola, casa,amici e motocross. Insomma nulla che valga realmente la pena di raccontare.

Durante il mio terzo anno la mia vita venne sconvolta completamente. A scuola era arrivato un ragazzo dalla città, avevo sentito che stava a casa dello sceriffo Torrance ma nessuno sapeva il motivo. Lo vedevo starsene sempre in disparte per i fatti suoi, evidentemente non voleva attirare l'attenzione, ma nonostante tutto veniva sempre deriso da tutti. Io ero tra quelli. Non so perché lo facessi, forse perche non pensassero che fossi diverso da loro, non volevo essere escluso e restare senza amici. Non lo avrei mai ammesso con nessuno ma sin dal primo momento quel ragazzo, che avevo scoperto chiamarsi Philip, mi era rimasto in mente. Spesso mi ritrovavo a fissarlo mentre era diatratto, mi sentivo strano avevo voglia di parlare con lui ma al tempo stesso avevo paura del giudizio degli altri. Si sarebbero messi a deridere anche me se gli avessi parlato? Cosi decisi che avrei continuato a osservarlo sperando di trovare una scusa per poter parlare con lui senza che i miei amici pensassero che volessi essere suo amico.

Un paio di settimane dopo si presentò l'occasione perfetta. Lo vidi con la telecamera in mano e gli chiesi se poteva farmi dei video durante gli allenamenti. Lui accettò subito, sembrava quasi felice che glielo avessi chiesto. In quel momento non diedi molto peso alla cosa. Da quel giorno inziammo a vederci sempre più spesso. Passare i pomeriggi con lui era bellissimo, sentivo che non dovevo fingere quando eravamo insieme, ma purtroppo la nostra amicizia doveva restare un segreto. A scuola lo trattavo male, mi sentivo morire ogni volta ma non avevo altra scelta. Lui non sarebbe rimasto a Tivoli per molto, solo finchè sua madre non si fosse ripresa. Me lo aveva confessato lui la terza o quarta volta che ci eravamo visti. Per quanto stare con lui mi facesse stare bene non potevo rischiare di perdere i miei amici solo per passare pochi mesi con lui.

Philip sembrava aver capito la mia paura. Quando mi capitava di incrociarlo nei corridoi mi guardava con quel suo sguardo che sembrava dicesse "Non ti preoccupare di me, fai quello che devi".

Ormai erano settimane che uscivamo insieme, per fortuna i miei amici credevano a tutte le mie scuse perché tranne che a scuola non passavo più tempo con loro.

Amavo i video che mi faceva, riusciva a farmi sembrare ancora più bravo.
Aveva un vero e proprio talento da regista. Ogni tanto mi divertivo a rubargli la videocamera per fare qualche video a lui ma cercava sempre di nascondersi. Era adorabile quando arrossiva per la vergogna. Non avrei scambiato quei momenti con lui per nulla al mondo.

Un giorno finiti gli allenamenti ci eravamo diretti al capanno di mio padre a bere una birra e guardare i video di quel pomeriggio. Quel giorno ero riuscito a fare uno dei più bei salto che avessi mai fatto e lui era riuscito ad immortalarlo su video in maniera meravigliosa.

-Sei fantastico, voglio dire i tuoi video...sei bravissimo- lo vidi guardarmi negli occhi e mi sentivo nervoso. Non avevo motivo per esserlo. Philip mi faceva proprio uno strano effetto. Ero rimasto incatenato ai suoi bellissimi occhi nocciola. Ero immobile. Lui si avvicinò a me lentamente. Stava per baciarmi. Le sue labbra erano vicine alle mie.
-Cosa fai?-, lo spinsi via. "Io non sono gay". Non riuscivo a guardarlo percepivo la sua delusione, con la coda dell'occhio lo vidi alzarsi. Non volevo che se ne andasse. Sentivo che avevo bisogno di lui, della sua presenza. L'unico vero amico che abbia mai avuto.
-Philip-, la mia mano si aggrappò istintivamente al suo braccio, -resta-. Lo tirai a me e lo baciai. Inizialmente non reagì al bacio, ebbi paura di aver fatto un grande errore ma poi anche lui iniziò a baciarmi. Lo sentii tremare. Lo presi tra le braccia e lo feci sdraiare. Non riuscivo a smettere di baciarlo, era una droga. Sapeva di birra ma anche di lui. Gli sfilai velocemente la maglietta e lo stesso feci con la mia, avevo bisogno di ritornare a baciare quelle meravigliose labbra. Non esisteva nient'altro al di fuori di noi. Io e lui. Avrei voluto poter restare tutta la vita così, solo io e Philip.

Il telefono di Philip iniziò a squillare. Quel suono mi riportò alla realtà. Mi staccai da lui, tutto quello che era successo mi colpì come una secchiata d'acqua gelida.
-Cosa stavo facendo? Io non sono gay. Non ha senso che ti stessi baciando non deve avere senso-. Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia. Lo vidi prendere le sue cose e uscire di casa. Non poteva andare via da solo, eravamo troppo lontani da casa sua, si sarebbe perso nei boschi. Feci qualche passo per seguirlo, speravo si sarebbe fermato sentendomi ma invece fece finta di non sentire.
-Ti riporto a casa, siamo lontani non puoi andare a piedi- non so a cosa pensavo, volevo solo che non si allontanasse da me.
-No grazie! Vado da solo- non si era nemmeno girato. Il suo tono di voce era duro, cercava di non far trapelare la sua delusione. Uscì dalla porta e mi lasciai scivolare contro il muro. Sentivo le lacrime che volevano uscire. Cercavo di convincermi che non era normale quello che era successo tra noi. Non poteva e non doveva succedere ancora. Se mio padre e i miei amici lo avessero saputo sarebbe stata la fine per me. Asciugai le poche lacrime che avevano bagnato le mie guance, mi alzai e con molti sforzi mi misi in sella alla moto diretto a casa.

Mangiai con molta fatica. Pensavo solo a quello che era successo. Avrei dovuto parlare con lui, dovevo affrontarlo e dirgli che non sarebbe mai dovuto succedere, che era tutto uno sbaglio e mai nessuno avrebbe dovuto saperlo. Andai a letto, non riuscii a prendere sonno, ero troppo preoccupato per quello che sarebbe successo il giorno successivo. Mi addormentai solo intorno alle 4 del mattino con l'immagine fissa di Philip in testa.

   
 
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