Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    04/01/2017    1 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 22 – Passato




Da ormai dieci minuti buoni Pitch sembra intento a osservarsi, quasi ossessivamente, le mani. Una di esse è adagiata sulla superficie liscia e scura del tavolo; l’altra, invece, è sollevata, sospesa a mezz’aria a incontrare un polveroso fascio di luce proveniente dall’esterno.


«Molto tempo fa» inizia d’un tratto la sua voce, rompendo infine il silenzio «avevo una famiglia».


Katherine trae un brusco respiro, ma si sforza di rimanere in silenzio e ascoltare, dato che lui sembra aver deciso di raccontarle qualcosa; qualcosa di importante, a giudicare dalla sua espressione seria e assorta.


Pitch chiude un momento gli occhi, oscurando momentaneamente la vista su quelle sue mani apparentemente umane.


«Loro erano… tutto ciò per cui avevo vissuto e lottato: una moglie e una figlia, una casa, una famiglia». La sua voce ha un tremito e si spegne. Pitch deglutisce e inspira profondamente. «Poi, un giorno, tutto è andato perduto. Mia… moglie è morta e… e mia figlia è scomparsa. Sono rimasto da solo, con l’unica compagnia dei miei errori e dei miei rimpianti. E del vuoto che ha preso il posto di ciò che amavo di più al mondo, di ciò che era il mio mondo».


Katherine deglutisce, spaventata. Sapeva che doveva trattarsi di qualcosa di brutto, ma non aveva immaginato potesse esserlo tanto.


«E… l’hai mai ritrovata, tua figlia?» chiede cauta.


Ciò che ottiene è il sorriso più triste e tirato che le sia mai capitato di osservare. Sospetta di aver posto esattamente la domanda più sbagliata in assoluto.


«Credevo fosse morta insieme a mia moglie, a quel tempo. Ho scoperto l’errore solo molto dopo, solo quando era ormai troppo tardi. Quando non c’era assolutamente più nulla che potessi fare per riavere indietro una parte del mio passato e della mia famiglia. Lei era viva, ma io l’avevo comunque perduta. Avevo fallito, di nuovo, e non… non mi sarebbe stata concessa nessuna seconda possibilità».


Lei lo osserva, l’espressione crucciata e poco convinta. Scuote la testa.


«Non capisco. Se lei è ancora viva, perché non vi siete riuniti? Tu sei… beh, ancora il suo papà, no?».


Pitch serra gli occhi, ritraendosi bruscamente come se fosse stato appena colpito da qualcosa di invisibile. Si porta le mani al viso, le dita sottili scorrono fra i capelli. Geme debolmente.


«Oh, Katherine» soffia con voce spezzata. «Se solo fossi stato più forte, se solo fossi stato meno accecato! Sono stato così stupido. Avrei dovuto… avrei… dovuto controllare di persona come stavano le cose. Ma il dolore mi ha fatto perdere di vista l’ovvio». Sospira, nel tentativo di calmarsi e radunare le idee e i ricordi, di dar loro un senso. «Lei aspettava me. Aspettava che tornassi a prenderla e riportarla a casa. Ma io non avevo idea che lei esistesse ancora e… non l’ho mai cercata. Mai, fino a quando…». Spalanca gli occhi e la scheggia di un ricordo minaccia di soffocarlo.


«Fino a quando?» insiste, per la prima volta, Katherine, convinta più che mai che ci sia qualcosa di molto più importante sotto tutto quel dolore e senso di colpa, qualcosa che non torna come invece dovrebbe.


«Anni… No, secoli dopo, la rividi. Era una donna. Era… bellissima e severa. Seppi che era lei dal primo istante in cui posai gli occhi sulla sua figura. Credetti di essere impazzito, per un momento. Ma certo non potevo sbagliarmi. Sapevo bene chi avevo di fronte e non c’era modo di confonderla. Lei mi aveva tirato fuori da alcuni guai in cui ero finito a quel tempo, ma era venuta fino a lì per altri motivi».


«Non era venuta per te?» domanda Katherine, incredula.


Pitch scuote mestamente il capo. «No, non proprio. Era lì per una bambina e… penso abbia colto l’opportunità per minacciarmi e farmi sapere ciò che realmente pensava del sottoscritto. Ma ciò per cui aveva fatto tanta strada, in realtà, era la salvezza della bambina che si trovava con noi. Lei…» stiracchia un sorriso che vorrebbe essere divertito, senza davvero riuscirci «aveva il tuo stesso nome».


«Katherine?» sbotta la bambina, confusa e decisamente sorpresa.


«Sì, esattamente. Anche lei, a quel tempo, era molto importante; ma per tutt’altri motivi, ammetto».


«Quali?» si incuriosisce Katherine.


«Mh… Potrei provare a raccontarti anche questo. Solo… magari in un altro momento» borbotta Pitch, esausto.


«Oh… Ok. Ma guarda che non mi scordo, eh» lo avverte.


Katherine allunga un braccio e posa la sua mano su quella di Pitch. Un modo per fargli sentire la sua presenza e vicinanza senza essere troppo invadente o stargli troppo appiccicata. Il suo sorriso gentile, però, si spegne presto, lasciandola seria e pensierosa.


«Pitch».


«Mh?» soffia lui, lasciando che le sue dita si riscaldino sotto il piccolo palmo di Katherine.


«Perché non è venuta a cercarti lei?» chiede la bambina, perplessa.


Pitch aggrotta le sopracciglia. «Cosa intendi?».


«Voglio dire: tu pensavi che era morta, no? Ma lei, invece, doveva saperlo, o magari immaginarlo, che tu eri vivo e in giro da solo, no? Allora, non capisco: perché non è venuta lei a cercare te?» insiste Katherine, decisa a chiarire un po’ di cosette.


Lui la guarda, confuso. Apre la bocca per ribattere. La chiude. La riapre. «Io… non lo so» ammette.



Il passato non è solo ciò che è successo ma anche ciò che avrebbe potuto succedere ma non è avvenuto.” (Sarah Ban Breathnach)


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Il passato è attaccato alle nostre spalle. Non dobbiamo vederlo; ma possiamo sempre sentirlo.” (Mignon McLaughlin)





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L’Angolino Buio e Polveroso dell’Uomo Nero (e dell’autrice a cui piace maltrattarlo)




Roiben : 1 - Emily Jane : 0


Nulla, solo un piccolo sfizio personale. Non ci badate




Roiben








  
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