Film > L'Ultimo Dei Mohicani
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Autore: Assiage    05/01/2017    3 recensioni
Alice e Uncas, entrambi così giovani e stanchi, guardano verso un futuro insieme con speranza. Presto capiranno che la strada per la felicità non è mai facile...
Traduzione: eliana81
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di tutti i vizi in questo vasto mondo turbolento, Isaac Bauman aveva un particolare disgusto per l'imprevidenza, gli sperperi... Spreco. Si soffermò su quella parola dopo averci rimuginato su.

Odiava il modo in cui la nobiltà in Inghilterra spendeva soldi senza badare a spese per abiti e gioielli che avrebbero usato solo una volta, il modo in cui pranzava riccamente con enormi quantità di cibo, ma ne gettava via la maggior parte.  Disprezzava quella particolare razza di persone; la specie con cui aveva interagito quando aveva viaggiato dal Lincolnshire a Londra. I sacerdoti della Chiesa che predicavano da un pulpito, chiedendo donazioni per una casa religiosa già ricca, quando dozzine di anime disgraziate morivano di fame e pestilenze proprio fuori dalla casa del pastore o dalla canonica.

Edward Lamberth, il suo commilitone come anche collega, aveva pochi istanti prima camminato a grandi passi verso di lui dalla posizione di retroguardia, mentre scortavano i loro "ospiti" al forte. Aveva sussurrato di aver ascoltato una conversazione tra la ragazza bionda e il ragazzo colono, ed era riuscito a capire che la signorina Alice era la promessa sposa di un Indiano.

"Cosa?" Isaac aveva chiesto in tono assente, sicuro di aver sentito male. "Irlanda, hai detto? E' irlandese?"

Edward sembrava divertito. "Un Indiano, capisci? Un selvaggio. Ho sentito quel rospo lentigginoso, dai capelli rossi chiederle del selvaggio che presto sposerà."

"Quel piccolo rospo lo ha chiamato selvaggio?"

"Certamente no, Isaac. Lui ha solo alluso al fatto. Lei è molto in pensiero perché, in quanto Indiano, molto probabilmente non sarà ammesso da nessuna parte, vicino al forte. L'ho sentita riferirsi al fratello bianco del suo fidanzato, in quanto utile a tal riguardo."

Isaac sbatteva le palpebre mentre Edward rise fragorosamente, in modo stupido, "Non ha senso, Edward! Un Indiano con un fratello bianco? Hai sentito male."

Edward poi scosse la testa enfaticamente. "Allora chiedilo tu stesso a lei. Io ho sentito bene. Per il sangue di Cristo, sta per sposare un lurido selvaggio."

Isaac era completamente esterrefatto. Non aveva mai visto uno spettacolo talmente mostruoso. L'idea stessa di una ragazza inglese così graziosa andare a letto con un pagano senza legge lo disgustava a non finire. Un tale orrido spreco, pensò lui mentre si voltò a guardare i 3 prigionieri. Era abbastanza oltraggioso il fatto che questi banditi pitturati tentassero di massacrare gli Europei o, all'estremo opposto, che le tribù relativamente pacifiche rifiutassero in modo sprezzante le alleanze britanniche e rendessero generalmente la vita più difficile agli abitanti del continente. Ma adesso sembrava che ci fossero delle donne impazzite che sarebbero scappate con questi barbari arretrati, questi selvaggi che stavano insozzando le ragazze di buona stirpe inglese.

Deplorevole, pensò Isaac con una smorfia interiore. Orrido spreco.

"Quanto è distante?" gli giunse da dietro la voce lamentosa di Alice Munro, e Isaac poté scorgere la preoccupazione e il timore che lei stava tentando di tenere a bada.

"Non molto," mormorò, senza degnarla di uno sguardo. Si mise soltanto l'arma sulla spalla e proseguì faticosamente, scuotendo la testa per la strana svolta che questo giorno assolato aveva preso.

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Annabel versò frettolosamente un po' di birra in un boccale e lo portò di corsa di fianco a Tankawun, porgendo la bevanda alla ragazza indiana ed esortandola a sorseggiare.

Le tre donne si misero a sedere dentro, al tavolo di legno, dopo essere state in piedi agitate per parecchi minuti. Tankawun aveva cominciato a tremare e a piangere quando era diventato evidente che le due donne bianche non avevano idea di quello che stesse dicendo.

"Bevi, Tankawun," esortò Annabel. "Prego, cara. Bevi."

Cora fissò la ragazza con ansia, osservando come le lacrime si formavano di nuovo nei suoi occhi neri. Cora si sentiva come se ci fosse una pietra pesante nella sua pancia e l'esperienza le aveva insegnato che questa era una premonizione. Lo spaventoso presagio era che questo coinvolgeva Alice.

Tankawun deglutì tutta la birra, poi fece un'espressione di disgusto prima di risputare la birra nel boccale.

Annabel era combattuta, non sapeva se essere infastidita da questo accenno di irritante scorrettezza o tentare di essere ragionevole; era improbabile che gli Indiani consumassero birra su base regolare, se mai. Se James fosse stato presente, sarebbe scoppiato a ridere.

Lanciando a Cora una rapida occhiata, era ovvio che lo sputare di Tankawun non avesse avuto effetto su di lei.

"Sai dov'è Alice, Tankawun?" Cora supplicò la ragazza, con gli occhi lucidi per l'angoscia. La giovane ragazza annuì e parlò velocemente, indicando a gesti la foresta.

"Non ti capisce, Cora," mormorò Annabel. "Sai qualche parola in Delaware? Forse in Mohicano?"

Cora pensò con difficoltà, riesaminando le parole che aveva sentito dire da Nathaniel e Uncas, ma non riusciva a ricordarle con sufficiente certezza. Era terribile. Qualcosa le diceva che Alice si era trovata ancora una volta in difficoltà e che Tankawun sapeva dove si trovasse. Altrimenti perché la ragazza sarebbe stata in questo stato?

"Il quaderno," disse Annabel improvvisamente, alzandosi lentamente e toccandosi il pancione intorno al tavolo mentre si precipitava verso il cesto di Alice accanto al letto.

Cora era confusa. "Che vuoi dire? Alice scrive delle assolute sciocchezze lì, ricette e descrizioni della vita quotidiana."

"Dettagli banali, sì," Annabel ripeté mentre gettava avanti e indietro gli oggetti nel cesto. "Ma forse possiamo trovare qualche indicazione su dove sia. Mi ricordo anche che tua sorella ha detto che Nathaniel spesso le dava lezioni di lingua quando lui aveva tempo libero."

Cora ci pensò su. "Sì, ma è sicuro che sarebbe nella sua lingua. Non in Delaware."

La donna ritornò a tavola, tendendo cautamente in alto il quadernino consumato.

"Mai dire mai, Cora. Credo che la vita ci abbia insegnato questo."

Durante i parecchi minuti successivi, le due donne lessero attentamente il quadernino di Alice. Era in un terribile stato - era quasi scucito e la rilegatura si era allentata. Annabel prese un appunto a mente per procurarle un quadernino nuovo, più robusto...

Una volta che lei sarà di nuovo al sicuro, a casa.

"Nulla?" chiese Annabel nervosamente.

Cora abbassò lo sguardo, i suoi occhi scuri che scorrevano velocemente sulle pagine, "Ricette per il pane di zucca... istruzioni su come macinare il nostro grano appena cresciuto in farina... porridge di fagioli -"

"Questo è interessante," intervenne Annabel e puntò un dito esile sulla pagina seguente, "Lei ha fatto un elenco delle differenze tra lo stile di vita dei coloni e degli Indiani. I Lenape avvolgono le loro provviste in foglie che poi vengono messe sui carboni ardenti. Il pesce è imballato nell'argilla e messo sotto i carboni ardenti. Questo serve per far venire via di netto le parti sgradite."

Annabel aggrottò le ciglia, sembrando indispettita mentre leggeva un paragrafo. "Evidentemente mio marito pensa che io cammini come una papera con la mia pancia. Che indelicato! Perché l'insopportabile..."

Cora fece del suo meglio per non sembrare irritabile e impaziente. "Sì, davvero... guardiamo oltre, vuoi?"

Durante questo dialogo Tankawun si era calmata e stava camminando avanti e indietro per la casa, guardando tesa tutte quelle strane cose che i Bianchi  radunavano nelle loro case. Prese il frammento di specchio da sopra il focolare e lo scrutò con interesse.

Tankawun pensava che fosse una cosa talmente terribile non capire; stava facendo progetti per perlustrare lei stessa la foresta in cerca di Uncas e suo fratello, quando i suoi occhi si posarono su un'arma Yengeese appesa a una sedia. L'arma le fece ricordare subito i soldati che avevano preso i suoi amici.

Un pensiero la colpì e si girò, avanzando verso le donne bianche. La ragazza dai capelli di Luna, Stephen e Anicus sono stati presi dai soldati  e portati a Fort Letort. Era obbligatorio che lei comunicasse a loro questo messaggio, in un modo o nell'altro.

Cora fissò la ragazza indiana e cercò di mettere insieme le sue parole. Notava che Tankawun indicava insistentemente la carabina di James - l'aveva dimenticata in occasione della sua visita ai Lancaster.

"Alice e Stephen?" mormorò Cora. "Yengeese? Cosa Yengeese? Vuoi dire il fucile?" Fu in questo momento che Cora cominciò a perdere i suoi fragili nervi e a cadere nel panico cieco. "Non capisco, Tankawun!"

"Soldati Yengeese?" Annabel chiuse di scatto il quaderno e si sedette in avanti con attenzione. "Cora, credo che stia cercando di dire Fort Letort."

A questo punto, gli occhi di Tankawun si accesero e annuì, ripetendo la frase e indicando di nuovo la carabina.

Cora guardò prima Tankawun e poi Annabel, notando che la sua amica aveva un'espressione perspicace.

"Penso che lei intenda dire che Alice e Stephen sono a Fort Letort. Ma perché?"

"E' impossibile -" Cora scosse la testa per l'orrore e l'incredulità.

La porta si aprì e si chiuse velocemente e James passeggiò in casa, sorridendo alle donne. Notò Tankawun e si inchinò cortesemente.

"Chi è questo gioiello? Bella moglie, non mi hai detto che avremmo avuto un'ospite così graziosa a deliziarci stasera!"

Il suo sorriso calò quando notò tutte e tre le facce terrorizzate.

"Che c'è? Che è successo?" osservò rapidamente la stanza. "Dov'è Alice?"

Dopo aver ascoltato in silenzio la spiegazione frettolosa di sua moglie e di Cora, inclinò la testa e guardò significativamente Tankawun; lei distolse lo sguardo in silenzio.

"Dici che Stephen era con questa ragazza?" chiese lui lentamente, alla cui domanda le altre donne annuirono.

Annabel si alzò e poggiò il gomito sulla parte media del tronco, esaminando attentamente suo marito. "Perché lo chiedi, James?"

"Non lo so di preciso. Forse tutto, forse niente." Camminò rapidamente verso la sedia e si mise la carabina a tracolla.

"Ora venite, giovane signorina. Noi partiamo."

Cora balzò in piedi. "Dove?" domandò. I suoi occhi erano spalancati e stava cercando disperatamente di contenersi. Questo intero giorno si era trasformato in un incubo vivente e per un lungo, spasmodico momento, avrebbe voluto che lei e Alice non fossero mai venute nelle colonie. Infatti, avrebbe voluto che loro vivessero ancora in Scozia. Avrebbe voluto con tutta se stessa che loro stessero ancora a Inverness; ragazzine che si sedevano accanto alla sedia di papà in biblioteca mentre lui leggeva loro storie fantasiose; una ragazzina che correva libera e spontanea attraverso le brughiere con la sua piccola sorellina e Duncan che si arrampicava sugli alberi per cogliere le mele... come voleva ardentemente quei giorni innocenti.

Il cuore le si spezzava. Riusciva realmente a sentire nel suo petto il dolore sordo che le stava spremendo via la vita, facendola rimanere senza fiato.

"Se perdo mia sorella, non avrò niente per cui vivere!" lei urlò, facendo sussultare il gruppo. "Meglio essere trucidata e scotennata da quei barbari che mi hanno portato via mio padre e il mio amico Duncan..."

"Cora, mia cara amica." Annabel avvolse una mano intorno al suo polso. "Non dire queste cose. E' mostruoso."

"E' vero."

James scosse la testa e la guardò fermamente. "Dio ti ha dato la vita e quella vita è preziosa. Non importa ciò che il destino ti manda nel tuo cammino, sappi sempre che Dio vede il tuo dolore e se ti dà la felicità, ci sarà anche la tristezza. Sei abbastanza forte da sopportare questo - te lo giuro, Alice verrà trovata sana e salva."

Cora si strofinò gli occhi pieni di lacrime. "Sei sicuro? Cosa farai?"

James camminò verso la porta e si voltò, porgendo una mano a Tankawun che se ne stava in piedi, al suo posto, congelata. "La signorina e io andremo al suo accampamento per prendere Uncas e Nathaniel. E' quasi il crepuscolo. Devo essere veloce. Dobbiamo andare a Fort Letort."

Le donne bianche lo guardarono ansiosamente e annuirono.

"Verrò con voi!" disse Cora e Annabel replicò che lo avrebbe fatto anche lei.

"No, voi rimarrete entrambe qui." James disse aggrottando le ciglia.

Annabel sembrava pronta a discutere, ma la voce di James troncò a sufficienza la protesta che aveva in mente.

"Annabel Stewart." La voce di lui era più severa di quanto lei avesse mai sentito, ma non di molto e Annabel si congelò. Era così strano sentirsi chiamare da lui per nome e cognome, dato che era sempre stata un'abitudine appartenuta a lei.

Fece a sua moglie uno sguardo severo, di rimprovero. "Sei mia moglie, e starai qui. Non sei in condizione di galoppare a cavallo nella foresta. Pensa al bambino, moglie."

James proseguì, "Cora, so che Nathaniel vorrebbe la mia testa se tu venissi. Resta con mia moglie e occupati della fattoria, per favore."

Le donne annuirono freddamente, e gli occhi di James si rivolsero leggermente alla ragazza indiana. Le disse di nuovo, "Vieni, ragazza, ti porterò a casa, da Uncas e Nathaniel."

Tankawun non lo negò. Dopo tutto ciò che era successo in questo giorno, lei era diffidente nei confronti degli uomini bianchi con le armi. Ma l'uomo dai capelli biondi aveva una gentilezza negli occhi che lei non si era aspettata. Comprese le ultime parole che lui aveva detto e annuì devotamente.

Entrambi partirono e Tankawun concesse uno sguardo alle donne che si stavano lasciando alle spalle, specialmente alla ragazza dagli occhi vitrei, che lei sapeva essere la sorella della ragazza bionda e la moglie del fratello di Uncas.

Solamente una sorella sarebbe stata così fuori di sé dal dolore.

La porta si chiuse rapidamente e le donne sole furono lasciate alla loro solitudine e ai loro pensieri.

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Il sole stava già tramontando nella valle, una miscela mozzafiato di arancione e viola, mentre James camminava velocemente verso l'accampamento Delaware. Aveva detto silenziosamente alla ragazza indiana di indicargli il sentiero e finora lei aveva svolto il suo compito, saltando agilmente sulle radici sollevate degli alberi e sull'erba.

James tenne gli occhi fissi sulla terra e la sua mente era attenta a qualsiasi potenziale pericolo, la sua arma a portata di mano, ma la sua mente stava vagando velocemente.

Perciò, questa era la bella, misteriosa ragazza per cui Stephen aveva perso la testa. James non poteva affatto biasimare il ragazzo, poiché la ragazza era incredibilmente bella. La sua faccia era bella, a forma di cuore e sembrava dolce. Certamente, non avrebbe potuto competere con la sua bella mogliettina, ma lei era comunque carina.

Oh, e lui aveva quasi dimenticato qualcos'altro. Le sue labbra si inarcarono in un sorriso irrefrenabile, poiché si ricordò che questa era la ragazza che si era frapposta tra Alice e Uncas l'anno precedente. Uncas era sempre stato troppo discreto e riservato secondo lui, ma proprio di recente avevano condiviso un po' di brandy e Uncas, sentendosi espansivo e leggermente brillo, aveva spiegato a James la buffa storia. La ragazza Delaware che gli si era attaccata come la varicella anni prima, che aveva una madre irritante e sguaiata che costantemente si intrometteva in ogni cosa... era questa ragazza! E adesso stava trafficando con un ragazzo bianco.

James fece una risata soffocata. Tankawun gli sorrise in modo incerto e James ricambiò il sorriso, ma presto si ritirò nella preoccupazione e nell' incertezza. L'incertezza per i nervi di sua moglie, nelle sue condizioni, per la disperazione di Cora, e per la povera, coraggiosa, piccola Alice.

Il sole era quasi tramontato quando James riuscì a scorgere il fumo del fuoco da campo davanti a loro, e silenziosamente si rincuorò, pregando affinché questi Lenape fossero di umore accogliente. C'era già abbastanza attrito e risentimento tra i Bianchi e gli uomini Rossi, per l'intrusione dei Bianchi nei loro terreni di caccia e cose del genere.

Ebbe rapidamente un'idea -"Ecco!" lui ordinò, facendo scivolare la cinghia della carabina attraverso la esile spalla di Tankawun. "Nel caso che loro pensino che io intenda fare del male a te o a loro, eh?"

La ragazza lo guardò, modellando silenziosamente la bocca per la perplessità riguardo a questa azione avvolta nel mistero, ma James sfoderò il suo sorriso da diavoletto.

"Ecco, però non sparare a me. Vieni, fammi strada."

Al momento di mettere piede all'accampamento, James si guardò intorno affabilmente, con le braccia distese passivamente mentre seguiva Tankawun. La gente intorno a lui sembrava diffidente per l'intrusione, ma Tankawun alzò il tono della voce e parlò alla gente in modo rassicurante, affermando fiduciosamente che James non intendeva fare nulla di male.

Ad essere sinceri, la gente sembrava stesse reagendo bene e James si sentì stranamente sgonfio. Si era immaginato frecce, minacce, trattative, ma le persone lo condussero solo più avanti, mentre lui si guardava intorno affascinato, per ammirare un mondo che era così differente dal suo.

Lui non poté fare a meno di notare che persone di bell'aspetto fossero, i loro capelli neri e lisci, che brillavano nella semioscurità. La loro pelle color rame era liscia e senza difetti, e i loro denti erano bianchi e livellati - tutto questo diversamente da molte delle persone bianche.

Diede un'occhiata veloce intorno e alla fine riconobbe una faccia. "Chingachgook!" disse sollevato, camminando verso l'anziano uomo, schivando attentamente un gruppo di giovani ragazze che stavano intrecciando quelle che sembravano essere fibre di piante per farne delle corde, e alcune che stavano asciugando le pelli su un fuoco.

"Grazie al Signore vi ho trovato, signore," disse James appena si avvicinò all'uomo dall'aspetto solenne. "Ho bisogno di parlare con i tuoi figli. E' piuttosto urgente."

Chingachgook fissò acutamente Tankawun, e anche se era rimasto impassibile, James poté percepire il suo disagio.

"Vieni," disse bruscamente il Mohicano, e tutti loro entrarono in un' abitazione a forma di cupola con un'apertura vicino alla punta, dove il fumo usciva a spirale durante la notte. James non riusciva a trovare le parole per esprimere il suo stupore, il che era insolito in sé. Notò tutte le erbe che pendevano lungo il lato dell'interno dell'abitazione, e che davano all'aria una piacevole fragranza. Lui analizzò i tappetini e le pelli che coprivano la minuscola casa. L'intera struttura era sostenuta da pali che i Lenape in qualche modo hanno piegato per creare la strana forma della struttura.

Il suo rispetto per gli Indiani crebbe quando vide quanto fossero pieni di risorse e ingegnosi.

Una volta che lui, Chingachgook e Tankawun si sistemarono nei loro posti, e una volta che Tankawun posò la carabina e si lanciò in una rapida spiegazione di ciò che era successo, lui vide come le tremavano le mani mentre gesticolava follemente.

Ci fu una pausa.

"Che è successo?" James chiese all'altro uomo.

Chingachgook fu calmo e silenzioso per diversi secondi, prima di allungare il braccio dietro di lui e prendere una manciata di quella che sembrava essere la corteccia di un albero. Lui si sporse in avanti e ne diede alcuni pezzi a Tankawun e a James, poi gettò cautamente la sua parte, a poco a poco, nel fuoco tremolante.

James era così confuso che rimase solo a bocca aperta. Inalò l'aroma che ora si stava sprigionando dalle fiamme e chiese, "Cedro?"

Chingachgook non alzò lo sguardo. "Fai come me."

L'uomo Mohicano aveva sempre avuto una presenza così maestosa che James non pensò di disobbedire. Mentre tutti e tre fecero la stessa cosa per diversi minuti, la ragazza e Chingachgook cominciarono a dire tra sé e sé delle parole inafferrabili.

Non passò molto tempo prima che tutti loro caddero in un costante momento di quiete. La sola cosa che James riuscì a sentire era il respiro degli altri e il battito del proprio cuore. Pensò per un momento che qualcuno potesse accusarlo di partecipare a qualche rituale pagano, ma questo ebbe un effetto così calmante e lui pregò molto per Alice e Stephen.

La testa ancora chinata, alla fine Chingachgook spiegò a James quello che era successo - come Tankawun era stata presso il fiume con Stephen e Alice, come un ragazzo di nome Anicus si era imbattuto in loro. C'era stata una discussione, una zuffa, i soldati inglesi erano rimasti coinvolti e avevano portato via i presenti, eccetto Tankawun che immediatamente era andata a cercare Nathaniel e Uncas.

"Dove posso trovare i vostri figli? E' già il crepuscolo. Dobbiamo andare a Fort Letort."

"Non sono qui. Sono a caccia."

"Mannaggia" James mormorò tra sé. "E adesso? Fort Letort non è troppo lontano ma è distante qualche miglio. Direi circa 2 ore di camminata, dato che l'oscurità ci rallenterà."

Il lembo di pelle si spalancò e James si voltò per vedere entrare un altro uomo indiano, la sua espressione truce. L'uomo si sedette di fronte a James e il suo sguardo era risoluto.

"Hopocan," fu tutto quello che disse come premessa. James gli disse il proprio nome e gli fece un sorriso.

Il trio di Indiani cominciò una rapida conversazione e James ascoltava intento, cercando inutilmente di trovare qualche somiglianza tra la lingua Delaware e la lingua inglese. Naturalmente non ce n'era nessuna; gli sembrava che l'inglese fosse più uniforme e preciso, mentre il Lenape aveva delle parole così incredibilmente lunghe e una pronuncia stridente. Fu chiaro a James che Anicus era il figlio di Hopocan, e che dovevano aspettare il ritorno dei ragazzi prima di decidere cosa fare.

James sospirò e fissò le mani di lui. Come al solito, la sua mente non stava in un solo posto. Continuò a studiare le sue grandi mani e pensò che quelle mani sembravano raccontare la storia della vita di una persona. Al momento i palmi quadrati delle proprie mani e le lunghe dita erano sporchi e la pelle screpolata in alcune parti. Le mani di un agricoltore che lavoravano sodo all'aperto. Quando aveva incontrato per la prima volta Alice e Cora, le loro mani gli avevano ricordato così fortemente quelle di Annabel, quando era stata giovane. Morbide e bianche, le unghie pulite e perlacee. Mani di gentildonne non abituate al lavoro.

Si ricordò anche delle mani sciupate di sua madre e del suo aspetto stanco verso la fine della sua vita, ma lui si tolse questo pensiero dalla mente. Era l'unica cosa che ancora riusciva a fargli venire le lacrime agli occhi, il ricordo della sua faccia prima che morisse, persino dopo tutti questi anni.

Cercò di immaginare la terra della sua nascita, la Scozia, ma non riusciva più a ricordarla chiaramente come era capace di fare da adolescente. Guardando in basso, invece ripensò ai momenti felici con sua madre, quando lei gli spostava i capelli arruffati dagli occhi e lo curava quando era malato, come cantava quando cucinava.

C'era una canzone che mamma aveva cantato, intitolata Bella Jenny Shaw, che lui ricordava chiaramente come il giorno, una canzone che parlava di un ragazzo innamorato di una graziosa pastorella e lei era più bella di qualsiasi ragazza nella zona... Annabel ricordava sempre a James questa canzone, che era la ragione per cui lui la chiamava bella moglie e regina.

E' allora che faccio una passeggiata per incontrare la mia, mia bella regina... James sentì  che stava per cominciare a sogghignare, e canticchiò tra sé le parole tranquillamente... Mentre gironzoliamo per i campi, quando nemmeno uno solo è vicino... e sussurriamo racconti d'amore, per il piacere di entrambi.

Alzando lo sguardo, James era imbarazzato nel vedere gli altri che lo fissavano con aria interrogativa.

"Stavi cantando." Chingachgook disse questo come un'affermazione, tirando fuori una pipa d'argilla dal suo vestito di pelle.

"Sì, ecco... stavo ricordando una canzone che mia madre mi cantava prima di lasciare questo mondo," spiegò James. "Se mia moglie mi dà una figlia femmina, forse la canterò alla mia piccola ragazza."

Hopocan tradusse questo a Tankawun per la sua insistenza, e la ragazza sorrise gentilmente a James.

Poi Chingachgook disse, "Hopocan pensa che sia una buona notte per una storia, mentre aspettiamo i miei figli. Ti racconteremo come la tartaruga ha creato il mondo."

James si rilassò sulle sue anche, i tre uomini si passavano la pipa l'un l'altro in tranquilla compagnia, e Tankawun si arricciò in una pelle di animale, con la luce del fuoco crepitante riflessa nei suoi occhi scuri mentre guardava loro con occhi socchiusi, appannati.

Hopocan cominciò a narrare la storia con la sua voce rauca, mentre Chingachgook traduceva, una lunga affascinante storia di come, molto tempo fa, non c'era stato altro che acqua. Un giorno una grande tartaruga emerse dal vasto oceano e l'acqua cadde dal suo guscio e questa diventò la terra.

A questo punto della storia, una donna che sembrava sorprendentemente simile a Tankawun sbirciò dentro l'abitazione e sembrava irritata quando vide lui. Sembrava quasi pronta a urlare a James, quando Hopocan aprì gli occhi per un istante e le lanciò alcune parole, indicandole col dito un punto lontano da tutti loro, con un movimento esasperato. La donna strinse gli occhi, e guardò con aria feroce James e Tankawun prima di andare via, con passo pesante. Da dentro il suo bozzolo di pellicce avviluppate, Tankawun fece una risatina ovattata.

"La mamma di Tankawun..." disse James con calma. "La sua fama la precede."

"Lo sappiamo," replicò Chingachgook dopo una pausa.

Hopocan scosse la testa bruscamente per la seccatura, prima di chiudere di nuovo gli occhi e continuare a raccontare la storia.

"Al centro della terra cresceva un albero maestoso," Chingachgook si riallacciò al racconto. "Dalla lunga radice dell'albero crebbe il primo uomo. L'uomo fu da solo per molto tempo, finché l'albero piegò il ramo più alto che aveva e toccò il suolo, e così fu creata la prima donna. Questo fu l'inizio di tutte le cose."

James fu felice di ascoltare questa storia, e stava pensando di dirlo, quando si sentirono degli spari venire da fuori. Tutti loro balzarono in piedi e uscirono rapidamente; James fece una preghiera silenziosa, sperando che fossero i fratelli.

Così il suo cuore fu felice quando si trovò faccia a faccia con Uncas e Nathaniel, che sembravano esausti per la battuta di caccia, ma allo stesso tempo preoccupati per la sua presenza.

"Che è successo?" domandò Nathaniel, sempre il più franco dei fratelli. "Stanno tutti bene?"

James guardò gli inflessibili occhi neri di Uncas e gettò un'occhiata intorno agli altri e a Tankawun, ma per qualche ragione non erano propensi a parlare. Lo fissavano soltanto. James bloccò gli occhi su Uncas e vide la paura che scintillava nello sguardo dell'uomo.

"Alice e Stephen Mason... sono spariti."

"Cosa?" chiese Uncas, inclinando la testa di lato e Nathaniel fece dei passi in avanti, afferrando stretta la spalla di James, dolorosamente.

"Dove?" domandò.

"Sono stati arrestati non lontano dalla mia casa, insieme a un ragazzo di questo accampamento."

Uncas scosse la testa scioccato. "Arrestati? Per cosa? Dov'è lei?"

"Tankawun può spiegarti più completamente. La cosa importante è che so dove sono tenuti - Fort Letort. Dobbiamo decidere cosa fare."

Tankawun si fece avanti e cominciò a esporre la storia, per essere loro di aiuto, con più dettagli, e i fratelli si guardarono l'un l'altro, prima di precipitarsi nell'abitazione da cui James era appena uscito. Riapparvero di nuovo e gli occhi di James si spalancarono, quando notò che loro erano armati fino ai denti, con carabine, accette e coltelli.

James era inquieto. "Ragazzi, non è questo il modo di comportarsi. Semplicemente ragioneremo con i soldati al forte e ce ne andremo con i nostri tre amici." Dio, parlo come Annabel.

"Per come la vedo io," disse Nathaniel mentre controllava le sue armi nell'oscurità, "andremo a riprenderceli in entrambi i casi. Il problema è se sarà nel modo facile, con le parole, o nel modo più difficile."

"Nel senso, carabine e roba del genere."

"Esattamente, James."

James fece spallucce, impotente. "Va bene, allora. Conosco la strada per Fort Letort, è giù per Beaver Creek."

"E' lontano," Uncas parlò adesso, ricaricando attentamente la sua carabina. "Dobbiamo sbrigarci."

Alcuni minuti dopo, Tankawun guardò i tre ragazzi, come anche Hopocan e Chingachgook, dirigersi nel bosco. James si voltò e le disse addio con la mano, i suoi denti che brillavano nell'oscurità, e Tankawun ricambiò debolmente il sorriso.

Voltandosi lentamente, Tankawun si trovò di fronte a sua madre, che aveva un'espressione talmente feroce e rabbiosa sul suo viso che per un momento Tankawun sentì un inizio di terrore.

"Vai... nel wigwam...adesso!" sua madre sussurrò aspramente, con la voce tremolante per la rabbia repressa. Ormai tutti avevano sentito che Tankawun stava incontrando segretamente gli Yengeese, incluso un ragazzo.

"Adesso!" urlò la donna quando alla fine la sua collera scoppiò e Tankawun corse velocemente nel wigwam della sua famiglia. Gli spettatori la guardarono con compassione.

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Era tutto polvere e oscurità,  a quanto poteva vedere Alice.

Erano arrivati al forte a un certo punto del pomeriggio ed erano sfilati attraverso una lunga fila di soldati sconcertati, nelle loro uniformi rosse dell'esercito. L'uomo che Isaac Bauman stava cercando, il Generale Waddell, non era presente al momento e così i soldati si affrettarono per trovare la sistemazione per i loro nuovi prigionieri.

Fort Letort non era grande come William Henry, dato che era un forte civile. Lei notò che c'era molta gente comune che gironzolava fuori dal forte, inclusi donne e bambini.

C'era una mancanza di spazio e solo una piccola stanza disponibile con una minuscola finestra. Gli uomini avevano discusso tra loro sulla correttezza di lasciare Alice sola con due ragazzi, chiusi in una stanza, così alla fine loro avevano incatenato Anicus e Stephen insieme contro un muro e alla parete opposta era seduta Alice. Le avevano incatenato solo i piedi, lasciandola almeno con un po' di mobilità.

Lei sentì il clic della serratura che si aprì e sentì entrare qualcuno.

"Aspetteremo il Generale Waddell domani mattina, signorina Alice. Allora forse possiamo vedere cosa deve essere fatto."

Alice non diede alcuna risposta, mentre poggiava la testa sulla sua gonna che era sopra le sue ginocchia sollevate, voltandogli la faccia. Si sentì un'imprecazione borbottata e qualcosa fu messo accanto a lei. Alice sbirciò di lato e vide che si trattava di un tozzo di pane e formaggio.

"E i miei amici? Cosa mangeranno?"

Ma Isaac era già uscito fuori velocemente; Alice sentì girare di nuovo la serratura, mentre era seduta nell' oscurità conseguente alla chiusura della porta. Non era ancora completamente notte, ma la notte sarebbe arrivata entro qualche minuto.

Alice si alzò sulle ginocchia e raccolse il piatto con il cibo, avanzando verso i ragazzi, imbarazzata. Si inginocchiò davanti a loro e li invitò a partecipare al minuscolo pasto.

Sorrise delicatamente ad Anicus e lui distolse lo sguardo, timidamente. Riusciva a vedere il rimorso nello sguardo di lui. Voleva che lui sapesse che non lo biasimava, che lui non aveva avuto intenzione di causare tutto questo.

Alice spezzettò il pane e divise anche il formaggio, e diede a tutti loro da mangiare, a turno, con la sua mano.

"Va tutto bene. Condivideremo il cibo. Andrà tutto bene," mormorò Alice.

 

 

   
 
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