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Autore: Emmastory    05/01/2017    2 recensioni
Un mese è passato, e la povera Rain si scopre sola dopo la partenza per il pericoloso regno di Aveiron da parte del suo amato Stefan, che l'ha lasciata in compagnia della loro piccola Terra, di una promessa, e di una richiesta. Conservare l'anello che li ha uniti, così come i sentimenti che li legano. Nuove sfide si prospettano ardue all'orizzonte, e armandosi di tenacia e forza d'animo, i nostri eroi agiranno finchè un'ombra di forza aleggerà in loro. (Seguito di: Le cronache di Aveiron: Oscure minacce.)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-IV-mod
 
 
Capitolo XXXI

Barlume di speranza

Fermi, immobili e incapaci di muoverci. Eravamo ancora lì, su quella strada deserta e desolata, a disperarci per la nostra povera amica. Primo fra tutti Soren, affranto all’idea di perdere sua moglie. Stando a quanto era loro accaduto nel tempo, avevo avuto modo di capire che per la loro coppia non c’era stata che sfortuna, e non lo sopportavo. Proprio come me e Stefan, o qualunque altra coppia di innamorati esistente al mondo, ero convinta che meritassero almeno un pizzico di felicità. Poteva sembrare strano, ma era mia amica, e non volevo né potevo abbandonarla. Rimasi quindi ferma a guardarla e pensare, notando che Soren si era di nuovo accovacciato al suo fianco, e non era per nulla intenzionato, come tutti noi del resto, a lasciarla andare. Il silenzio ci rese poi quasi sordi, e in quell’istante, un rantolo. A quanto sembrava, Samira era ancora viva, e cercava di parlarci. A quella vista, Soren si voltò verso di noi, e stringendole la mano, parve rifiorire. “Ragazzi, respira! Respira!” gridò poi, facendo un gesto con la mano al solo scopo di convincerci a farci più vicini. Obbedendo a quella sorta di ordine, presi Terra per mano, e muovendo alcuni incerti passi nella sua direzione, mi avvicinai. Intanto, la mia amica rantolava, tentando in ogni modo di respirare. Incredibilmente, pronunciò una sola parola. “Soren.” Il nome del suo amato, che piangendo per la gioia, le rispose prontamente. “Sì, tesoro, sono qui. Mi vedi?” le chiese, sperando che il dolore e la stanchezza non l’avessero temporaneamente privata di quel così prezioso dono. Silenziosa, Samira provò a conservare le energie, e solo allora, annuì lentamente. A quella vista, sorrisi, e voltandomi ancora, venni di nuovo distratta da quel suono. Uno che avevo già sentito, ma che non riuscivo a identificare. Alcuni secondi passarono, e fu allora che la vidi. Incappucciata, una figura a cavallo. Indossando ancora una volta le vesti di eroe, Stefan mi si parò davanti, sguainando la spada nel tentativo di difendermi. Poco dopo, forse spaventato, quel destriero si fermò. “Chi sei?” chiese Stefan, coraggioso come sempre. “Un’amica.” Disse questa, liberandosi poi del cappuccio che le copriva il volto. Sorpreso, Stefan abbassò la sua arma, non riuscendo a credere ai suoi occhi. Il tempo continuò quindi a scorrere, e senza smontare da cavallo, la donna notò il resto del nostro gruppo. “Posso aiutare la vostra amica.” Dichiarò, guardandoci con aria seria ma al contempo amichevole. “Grazie.” Non potei fare a meno di rispondere, sentendo il mio cuore riempirsi di gioia. “Soren! Vieni, presto!” chiamai, allertando il mio amico e non desiderando altro che dargli la bella notizia. Rispondendo a quel richiamo, Soren si alzò da terra, e senza esitare, corse verso di noi. “Questa donna può aiutarci.” Gli dissi, notando il luccichio presente nei suoi occhi. Sfortunatamente, Samira non riusciva a rialzarsi, ragion per cui lui dovette farsi forza, e adagiare la sua amata sul dorso di quel baldo destriero. Di lì a poco, il nostro viaggio riprese, e dopo una veloce decisione, lasciammo che Soren viaggiasse al fianco di quella misteriosa donna, così da riuscire a restare vicino a Samira per tutta la durata del viaggio. Al contrario di loro, noi continuammo a piedi, e dopo un tempo che ci fu difficile definire, ci ritrovammo di nuovo alla dimora di Lady Fatima. In quel momento, eravamo felici. Stanchi, certo, ma anche felici. In fin dei conti, eravamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo, e grazie ad un caso fortuito, a cui si univa anche un vero e proprio colpo di fortuna, davanti a noi e soprattutto a Samira poteva forse finalmente splendere un barlume di speranza.
   
 
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