Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    06/01/2017    1 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 23 – Perdite




«Pitch» bisbiglia Katherine con cautela.


Ci vogliono lunghi attimi affinché giunga la solita replica. «Mh?».


«Come stai?».


Gli occhi di Pitch, lentamente, si risollevano dalle proprie mani e si fissano in quelli preoccupati di lei. Stira le labbra in una smorfia addolorata.


«Non ne sono sicuro. A essere del tutto franco, ultimamente, non sono più sicuro di una quantità preoccupante di cose».


Katherine trae un sospiro silenzioso, si alza dalla sua sedia e fa il giro del tavolo fino a raggiungere la figura di Pitch.


Lui osserva i suoi spostamenti, perplesso, fino al momento in cui se la ritrova al proprio fianco. Allora inarca un sopracciglio e, interdetto, reclina il capo verso di lei.


Katherine gli offre un piccolo sorriso, poggia le mani sulle sue ginocchia e, con una breve spinta, vi si inerpica, accomodandosi sulle sue gambe.


Pitch, di riflesso, allunga le braccia e circonda la sua minuta figura, trattenendola perché non rischi di cadere. Poi rilascia un tremulo respiro quando la sua testa arruffata si poggia sul proprio petto.


«Mi dispiace, sai» offre Katherine.


«Per cosa?» chiede Pitch, confuso.


«Perché ora sei di nuovo triste. È colpa mia. Avevo promesso che trovavo il modo di farti felice. Invece ho fatto il contrario» si rammarica.


Pitch accarezza gentilmente la sua piccola schiena e scuote la testa.


«No, Katherine. Non sei tu che mi rendi triste. È il mio passato, sono i miei sbagli, ma certamente non tu. In effetti, in questo momento, credo tu sia l’unico reale motivo per cui riuscirei a provare felicità» sussurra fra i suoi capelli scuri.


Katherine, anche se lui non la può vedere, ha gli occhi sgranati e un po’ lucidi.


«Davvero?» mormora, con voce tremante e un po’ rauca.


«Sì, davvero» assicura Pitch, passando piano le dita fra i suoi capelli.


Trascorrono molti minuti di confortevole silenzio, quando improvvisamente questo viene spezzato da una risatina divertita e deliziata di Katherine.


«Cosa?» indaga Pitch, a sua volta divertito dal bizzarro comportamento della bambina.


«I tuoi vestiti. Odorano di cioccolato».


Pitch sbuffa una mezza risata e reclina la testa all’indietro. Una lama di sole illumina il suo viso e lui strizza appena gli occhi, sospirando, per un momento stranamente sereno.


«Già, e chissà come mai» ironizza, scompigliando fra le dita la testa già fin troppo arruffata della piccola peste appollaiata comodamente sul suo grembo.


«Pitch».


«Mh?».


«Mi racconti della bambina con il mio nome?».


Pitch trattiene il fiato e, per un momento, si irrigidisce.


«È… un’altra domanda sbagliata?» chiede Katherine con rammarico.


Lui si porta una mano al volto e strofina le dita sulle palpebre pesanti.


«Temo che, a questo punto, ci sia ben poco che possa essere considerato facile o giusto».


Tituba un momento, indeciso. Poi i suoi occhi si spostano sul paesaggio al di fuori della finestra e la sua memoria fa un salto nel passato.


Pitch, con voce pacata, prova a narrare alla bambina di quell’altra Katherine; di come interessasse al Nightmare King e di come lui la ritenesse in qualche modo speciale e la volesse per sé, per farne una giovane principessa oscura; di come avesse tentato, più e più volte e in modi sempre differenti, di trarla a sé e di convincerla a essere parte del suo mondo di Ombre e Incubi. Ma anche di come non fosse mai riuscito nel suo scopo e di come, nel tentativo, fosse andato fin troppo vicino a perdere alternativamente il senno e la vita (se poi tale poteva definirsi).


Katherine ascolta attentamente e in silenzio, curiosa e piena di sorpresa, ma anche di sgomento e incredulità. Curiosamente, mai di paura.


«Così» interviene Katherine, quando il silenzio torna a calare fra loro a storia conclusa «non sei mai riuscito ad averla tutta per te».


«No» sospira Pitch. «Lei era… diversa da ogni altro bambino che avessi mai incontrato. Per questo, forse, la desideravo. Ma è anche per questo che, al contrario, mi è sempre sfuggita».


«Mi dispiace» sussurra Katherine, realmente costernata per la sorte di Pitch.


«Anche a me. Ma, alla fine, credo sia stato meglio così» ammette lui.


«Forse per lei. Ma per te?».


Le ciglia di Pitch si abbassano, oscurando i suoi occhi chiari, e un lieve mormorio abbandona le sue labbra tirate. «Per me è stata l’ennesima perdita».



Accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso.” (Primo Levi)


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Puoi ancora vedere la luce di stelle che non esistono più da secoli. Così ancora ti riempie e folgora il ricordo di qualcuno che hai desiderato per poi vederlo andar via.” (Khalil Gibran)


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Ci sono due tragedie nella vita. Una è perdere ciò che è il più caro desiderio del nostro cuore; l’altra è ottenerlo.” (George Bernard Shaw)






  
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