Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |       
Autore: heather16    06/01/2017    2 recensioni
"La stanza vuota, la luce bianca, il tavolo spoglio. Sulla sedia, in divisa arancione, un uomo. Le spaventose testate su quel folle terrorista erano apparse sui giornali per mesi interi. Il viso, iconico per quella densa crema bianca che lo ricopriva, era struccato e pulito. I capelli, sporchi, ricadevano sugli occhi. Il capo era reclinato verso il basso."
ecco il prequel della mia storia "Midnight in Gotham"... spero vi piaccia!
Genere: Dark, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harley Quinn, Joker
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'The Joker'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Cosa vorrebbe ottenere con questo? Mi spieghi!-
J la guardava sorridente. –Non ti sei truccata dottoressa. Mi piaci così, sembri una liceale innocente.-
Harleen, in piedi davanti al tavolo, picchiò i pugni sulla superfcie bianca. –Voglio sapere come è riuscito ad evadere da Arkham, ora!-
-Sai, forse hai ragione ad arrabbiarti. Le liceali non sono poi così innocenti.-
La donna teneva in mano una tracolla da cui estrasse la maglietta. –questa come me la spiega, signor J.?-
-è come le macchie di Rorschach? Ci vedo una piccola bimba del Pakistan di dodici anni che si buca le dita con la macchina da cucire e spera in una vita migliore. O forse è stata fatta in Cina?-
Harleen tentò di calmarsi.-Non solo lei mi sta tormentando, ma sta anche ledendo alla mia professionalità di psichiatra. Ho già ritardato troppo, sarò costretta ad avvertire il direttore delle sue uscite notturne.-
Il Joker appoggiò i piedi sul tavolo con un espressione soddisfatta.-Io non lo farei se fossi in te.-
-È una minaccia forse?-
-Non era mia intenzione che lo fosse. Ma se la vuoi prendere così, chi sono io per fermarti?-
-E allora cosa voleva intendere con quelle parole?-
-Sai Harleen, la mente umana non è fatta di capacità retoriche e sofismi; dovresti concentrarti sulle emozioni più che sulle parole, chiederti cosa provo, non cosa dico.-
Harleen rise sprezzante.-Allora mi scusi mister J. Come si sente dopo aver fatto irruzione in casa mia e avermi aggredito?-
-Non sia sarcastica, dottoressa. Inoltre non so di cosa stia parlando. Comunque se lo vuol proprio sapere, è stato molto eccitante sentirti piangere pregando che ti scopassi.-
- Parlerò con il direttore, ti metteranno in massima sicurezza! Non vedrai mai più la luce del giorno.-
L’uomo sembrava sempre più eccitato e divertito. –Visto? Ti ho appena mostrato come utilizzare l’arte oratoria per scopi pseudopsicologici. Con la volgarità ho suscitato in te una reazione. Non è esilarante?-
-Cosa vuoi da ME?- la voce di Harleen si ruppe. La donna guardanda negli occhi l’uomo sorridente. Cominciò a sentire le lacrime sgorgarle lungo le guance, tinte di un violento rosso. Anni di studio, libri su libri e una laurea mandati affanculo. Valeva tutto meno di carta straccia. Perdere il controllo, piangere davanti a un paziente. Chiuse gli occhi abbassando la testa, umiliata e sconfitta. Avrebbe lasciato il lavoro, cambiato casa. Sarebbe scappata, sarebbe tornata a vivere con i genitori. Non le importava più nulla della carriera, degli amici. Voleva solo un po’di pace. Sentì quattro nocche fredde sfiorarle una guancia, ma non si mosse.
-Che c’è, dottoressa? Queste sedute stanno diventando troppo pesanti?-
Harleen finalmente alzò la testa, e si ritrovò il viso del Joker a qualche centimetro.
-Te lo avevo detto che ero un paziente troppo difficile. Sai, vorrei dirti che mi dispiace, ma è stato davvero divertente incontrarti.. e poi Harley, abbiamo appena incominciato.-
Harleen lo guardò, sfinita. Le occhiaie profonde, non dormiva da giorni. –Io volevo solo aiutarti…-
-Non ho bisogno di essere aiutato, Harley. Pensa, non me ne sono ancora andato per non perdermi i nostri appuntamenti ogni martedì mattina alle nove.-
Non era vero. Mister J non era mai uscito da Arkham prima di quella notte. Steve era stato così gentile da farlo uscire. Ma poi lui aveva ucciso Steve, e non c’era nessun altro che gli avrebbe permesso di andare a farsi un giretto1.
-Allora perché non lascia che io l’aiuti?-
-Perché vedi, Harley, se faccio quello che le altre persone vogliono, non mi diverto più.-
La baciò. Con violenza, schiacciò il suo viso contro quello di lei. Harleen era paralizzata, mentre la lingua del Joker vagava nella sua bocca. Poi si riscosse. E sarebbe stata l’ultima volta.
Gli morse il labbro violentemente, per costringerlo a staccarsi. L’uomo la guardò sorridente, un fiume di sangue lungo il mento. Harleen arretrò, mentre lui cominciava a ridere. Rideva, lei arrivava alla porta. Rideva, lei finalmente si girava e correva, correva fuori nel corridoio, fino all’uscita, fino alla macchina.
Voleva tornare a casa, ma non ci riusciva. Girò in auto per due ore: senza mangiare, senza fermarsi. Ritornò ad Arkham.
-Devo vedere il paziente 44792.-
-Dottoressa, avete avuto una seduta appena stamattina.-
-Devo vederlo. Fa parte della terapia.-
L’infermiera la fece passare. Guardò la donna. I capelli biondi ricadevano disordinati sul viso. Portava un paio di jeans neri, una camicia bianca stropicciata. Una macchia di caffè vicino al terzo bottone.–Dottoressa… si sente bene?-
Harleen si voltò verso di lei:-Certo. Sto benissimo. Adesso vuole anche insegnarmi il mio lavoro?- Non attese una risposta, avviandosi verso la stanza numero diciassette, in fondo al corridoio sulla destra. Non c’era ancora nessuno. Attese in piedi, camminando avanti e indietro. Una guardia condusse dentro Lui, lo fece sedere.
-Perché ha la camicia di forza?-
-Quando l’abbiamo riportato nella sua stanza ha reagito con la forza. Non è il caso lasciarlo libero e solo con una donna disarmata.-
Harleen guardava il Joker. Il Joker guardava dritto davanti a sé, in un punto tanto preciso da non esistere nemmeno. –Gliela tolga.-
-Dottoressa, non ritengo sia la decisione adatta.-
-Gliela tolga, ci vorrà un momento.-
La guardia sospirò. Si avvicinò a mister J, slegò i lacci della camicia di forza.
-So che ti piace il bondage Bob, ma sarà per la prossima volta.- gli disse.
L’uomo se ne andò senza dire nulla. Lanciò uno sguardo alla dottoressa, che lei non ricambiò.
Chiuse la porta.
-Giochiamo ad armi pari. Niente paziente, niente dottore. Sei libero, esattamente come me.-
-No bambolina. Se potessimo paragonare questa stanza ad una partita a scacchi, tu tiri avanti a case di fuga mentre io continuo a sferrare attacchi di scoperta ad ogni tua mossa. Sono decisamente in vantaggio.-
-Questa faccenda va risolta.-
Il Joker si fece serio per un istante, poi crudele.- Risolta? Come credi di risolverla? Guarda in faccia la realtà, Harleen. Non hai fatto alcun progresso con me, lo sai. Ti ho dato anche l’illusione di avere delle risposte, con lo scherzo dell’Iced Nightmare, le chiamate, la visitina notturna. In realtà tu non hai in mano nulla. Sei sola, sei confusa e stanca, e l’unica cosa che in effetti puoi dichiarare di avere è quel sacco di guai che la mia conoscenza ti porterà. Perché non credere che io abbia finito con te, Harleen Quinzel.-
-Perché mi fai questo?-
-Ti risponderò solo se tu riesci a dirmi perché non dovrei.-
La donna lo guardò dritta negli occhi. Il joker si era alzato, era tornato verso di lei. Mormorò, con un fil di voce:-Perché io cercavo solo di aiutarti…-
L’uomo sorrise:-Ah, povera illusa… deve esserti proprio piaciuto quel bacio.- Le si avvicinò ancora di più. Harleen si sentiva palpata, abbracciata, ma lui non la stava toccando nemmeno.
-Adesso lo vuoi sapere come me le sono fatte queste cicatrici?- al silenzio, il Joker rispose- Ero un ragazzo, andavo al college. Ho incontrato una ragazza bellissima, di quelle a  cui non puoi dare nulla, perché hanno già tutto. Proprio come te. Io provavo a parlarle, ma lei nemmeno mi vedeva. La guardavo, circondata da galli ridacchianti. Tutti sorridevano, soltanto per farle piacere. Volevo avere il sorriso più grande di tutti. Forse allora mi avrebbe notato. Lo vuoi sapere il tuo grande problema, Harley? Tu continui a chiedermi cosa voglio da te. Io più volte ti ho risposto. E nonostante ti abbia detto che non mi fermerò, nonostante ti abbia fatto drogare, picchiare, ti tormenti di giorno e di notte tu, piccola Harley, non te ne sei ancora andata. Mi viene spontaneo pensare che la vera domanda sia cosa vuoi tu da me.-
 
1 & 2 = citazioni della web serie “The Joker’s Blogs”
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: heather16