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Autore: milla4    08/01/2017    0 recensioni
L'eternità è una parola affascinante, ma anche troppo potente. Eppure, Violet è ancora lì con gli altri abitanti ad aspettare un qualcosa che non verrà mai, o che forse è già avvenuto.
[Murder House]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Patrick, Tate Langdon, Un po' tutti, Violet Harmon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-The?-  la mano orrendamente ustionata avvolgeva con delicatezza una teiera di porcellana color giallo canarino.
-Ehm… sì, grazie-. Lorraine Harvey le sorrideva con una tale gentilezza che Violet non poté  rifiutare; la tazza bollente le intiepidì le mani perennemente fredde da quando era passata dal mondo dei vivi a quello dei morti.

Era strana quella situazione, non si era mai frequentata con gli altri abitanti della casa men che meno con Lorraine e le sue bambine, sedute accanto alla madre e a Maria e Gladys… non sapeva nemmeno fossero amiche.
-Latte?-  
-No no gr…-



 
Non dire nulla,  continua la frase senza far capire cosa sta succedendo


 
-…azie-. Ma che diavolo…?
Un foglietto bianco le era stato messo sotto  la tazza. Alzò velocemente lo sguardo e vide un gruppo di persone che la fissava, occhi sgranati, in attesa di una sua reazione, di una sua mossa.
-Vorrei dello zucchero, se fosse possibile- troppo gentile per essere da lei ma era il massimo che potesse fare per essere abbastanza “normale”.
Subito la mano di Maria si rimise a scrivere –Certo cara, quante zollette?- alla domanda seguì un altro pezzo di carta.


 
Patrick ha detto che hai visto qualcosa


 
Violet scosse la testa alzando le mani  per dire “riguardo cosa?’ –Tre grazie-
Maria riprese rapidamente il foglio e ricominciò a scrivere con più energia:



L’uomo fuori la finestra
Parla più velocemente, più realistica
Sai come funziona?



 
 
Un altro foglio le fu rimesso davanti.
No, non sapeva nulla di nulla e francamente la cosa cominciava ad apparirle ridicola. L’unica cosa che era riuscita a capire era che ad una frase corrispondeva un foglio quindi se voleva capirci qualcosa di più doveva parlare. E tanto.
Fece diniego con la testa.
-Sai, stavo pensando di ridipingere le pareti… sono passati anni dall’ultima volta e la casa è vuota da così a lungo-



 
 Non si deve sapere di noi,  gli appuntamenti sono scelti giornalmente



Questa volta insieme al biglietto le passò un'altra matita.
 
 
-Uhm… ecco, non lo so… non amo molto occuparmi di tinte, non sono proprio un tipo creativo-


Che sta succedendo?



 
Si sforzò di scrivere nel modo piùchiar che la sua agitazione le permettesse, anche così  le sue parole sembravano piccoli serpenti raggomitolati su loro stessi.

-Ma come? Tate mi ha detto che sei un tipo molto creativo-

Tate…? Tate fa parte del club del "The, biscotti e biglietti?" Che diavolo ci faceva lì inmezzo e come potevano fidarsi di lui?

La donna si fermò improvvisamente, come se si fosse morsa la lingua.
No, la verità era che non doveva parlare di lui, mai. Glielo avevano promesso e la fiducia era ciò che faceva andare avanti le cose, che permetteva a quelle anime inquiete di andare d’accordo per cercare di sopravvivere insieme.
Mari, Gladys, Patrick, Elizabeth, Hayden... persino i gemelli: tante storie diverse, tanti passati uniti per non scomparire.  Della casa solo loro si erano resi conto che qualcosa stava cambiando e troppo in fretta.
Ormai però il danno era fatto e riconobbe dallo sguardo della giovane ragazza seduta di fronte a lei tutta la curiosità che quelle parole si erano portate dietro.

-Riguardo la casa, potresti chiedere della tinta a Costance la prossima volta che passa di qui? Sai, nessuno di noi ha un rapporto con lei, tranne te -



Tate non c'è se ci sei tu. Pat sta con Nora. Dobbiamo parlare.
 

iv>-Certo, la dovrei vedere questo Sabato per le provviste mensili... le dirò di portarci delle tinte di vari colori-
 


Nora? CHE STA SUCCEDENDO?


 
Sottolineò tutto molte volte poi lanciò con irruenza il pezzo di carta, ma cosa volevano quelle persone da lei? E in cosa c’entrava Nora?
Non potevano andare avanti così, con fogli e una conversazione scadente che anche Paris Hilton avrebbe saputo recitare meglio… e poi per cosa? Non sapeva nemmeno il perché di tutta quella segretezza?
-Perfetto ti ringrazio molto e...-
-Mio fratello deve mangiare e devo dare il cambio a Chad, mi dovete scusare-

Violet si alzò di scatto, doveva andare da Beau, doveva andare a riflettere…  Patrick le aveva taciuto troppe cose e non ci stava capendo nulla.
Voleva silenzio e... una palla.
Maria le passò l’ennesimo biglietto dove vi era solo una parola: Halloween, il suo primo e unico appuntamento con Tate.
Alzò gli occhi: lo doveva rivedere; sapeva che la spiava in silenzio, senza mai palesarsi, ma lo poteva sentire ancorato alla sua pelle ogni santo giorno e aveva bisogno di parlargli, perché per quanto lo odiasse sapeva che in un qualche modo contorto lui sarebbe stato leale con lei. 
Violet annuì, prese un ultimo sorso dalla sua tazza di the ormai fredda, afferrò la matita e scrisse due semplice frasi: era stanca di quello stupido gioco.
 

 
Con Tate. Alla spiaggia, h 19.30


Poi, non aspettando nessuna risposta,se ne andò.
 
 
 
 
♦♦♦♦
 


-Ti prego non sapevo come dirtelo.- Patrick era seduto sul vecchio divano mentre la ragazza, buttata sulla poltrona,  era intenta a divorare l’ultimo romanzo che le era stato portato: La vita è un inferno.
Il libro perfetto per un’adolescente morta suicida! Doveva complimentarsi con Costance la prossima volta che si sarebbe viste… no, non lo avrebbe fatto. Il loro rapporto era fatto da occhiate furtive e dei Ciao e Grazie sussurrati; ancora poteva ricordarsi il tono di stizza alla sua richiesta di tinte per la casa. L’unica cosa che avevano in comune era Tate e lo avevano perso entrambe, o meglio una l’aveva perso, l’altra lo aveva voluto fuori dalla sua vita.
Eppure questo bastava perché quel ragazzo aveva rovinato loro la vita, cambiandola per sempre.

-Tranquillo Pat, è tutto ok.-
No, non lo era.
Le aveva mentito per mesi, sapeva qualcosa riguardo i suoi genitori e non le aveva detto nulla.
Ora lei avrebbe taciuto, almeno fino alla giornata di libera uscita.
-No, non è vero.- constatò il biondo.
I biondi ricci gli incorniciavano il volto perlaceo, ora rivolto verso il panorama fuori la finestra…
Merda, Tate era anche lì, in quello stupido libro e tra non molto lo avrebbe rivisto. Avevano accettato la sua richiesta e da quel giorno lui era scomparso per davvero, non sentiva più la sua presenza su di sé eòa cosa la tubava più di quanto volesse.
-No, non è vero.- confermò lei, guardandolo negli occhi.



Note: Buon ann, lettori Efpiani! Come avete passato le vacanze? Bene? Avete fattos corta di cibo per  prossimi quarantanni?
Io devo ammettere di sì che il mio girovta ormai chiede pietà.
Ma passiamo anoi, il capitolo in realtà è nato come passaggio, per introdurre la "vera" storia
, quindi non troverete molto se non degli accenni accennati alla storia.
Ringrazio moltissimo chi ha recensito, chi ha msso le storie tra le ricordate/preferite/seguit e chiunque abbia soltanto buttat un'occhiata (certo, se vorrete recensire, io non sarò contraria :) )
Alla prossima, che spero possa essere a breve!

 
   
 
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