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Autore: charly    08/01/2017    5 recensioni
In questo libro conclusivo assisteremo ai primi anni di matrimonio di Deja e Zaron, in cui lei si renderà conto di provare qualcosa per suo marito, qualcosa di profondo, che la spingerà a cercare con insistenza la compagnia di suo marito e la passione che scopre tra le sue braccia. Saranno anni turbolenti: le avances non richieste di un terzo incomodo, la gelosia e due attentati. Riuscirà Deja a conquistare il cuore di Zaron?
Estratto:
Deja aveva atteso con trepidazione l’arrivo del suo quindicesimo compleanno. […] Presto sarebbe stata un’adulta e di sicuro suo marito l’avrebbe vista con occhi diversi. Di sicuro.
-
Avrebbe voluto che le cose tornassero a com’erano prima, a quando lei aveva avuto dodici anni e il loro rapporto era stato semplice, […], quando l’aveva considerata una bambina graziosa e la sua vicinanza tra le lenzuola non l’aveva mai turbato.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il cuore di un drago'
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EPILOGO

L’IMPERATORE ZARON E LA REGINA DEJA: LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA
 
Darilla si svegliò quella mattina con un sorriso sulle labbra e stiracchiandosi contenta: era l’inizio dell’estate e per quel giorno non c’erano lezioni all’Accademia. Una giornata di riposo assoluto a cui sarebbe seguita una nottata di feste e svaghi, per accogliere l’arrivo della bella stagione.
Accantonò il pensiero della festa a cui avrebbe partecipato quella sera insieme alla sua amica Maye e a cui sperava di incontrare Garriv, lo studente rakiano su cui aveva messo gli occhi da mesi. Era un bel ragazzo Garriv, con occhi scuri e pelle ramata e uno splendido sorriso accecante che le faceva palpitare il cuore.
Intanto aveva tutta la giornata per sé e aveva intenzione di passare la mattina alla spiaggia, per lavorare alla sua abbronzatura. Darilla aveva un nonno rakiano, e quindi la sua pelle invece di diventare color aragosta, come quella di Maye, si dorava al sole, diventando di un colore piacevole e caldo.
La ragazza si tolse in fretta il pigiama e pescò dall’armadio un paio di comodi pantaloni verdi che avrebbe potuto arrotolare fino alle ginocchia, una tunica leggera dello stesso colore e senza maniche dalla scollatura profonda e rettangolare, che avrebbe permesso alla luce del sole di toccarle la sommità del seno, e una cintura marrone da avvolgere in vita. Si guardò allo specchio da varie angolature, per essere sicura che tutto scendesse alla perfezione e che il bordo della tunica non le si fosse arrotolato sulla schiena ma ricadesse dove doveva: a metà coscia. Si fissò negli occhi azzurri, come quelli di suo padre e scosse felice i lunghi capelli neri, annodati in dozzine di treccioline chiuse da perline colorate che una signora in fondo alla strada le aveva fatto per pochi soldi. Maye li portava corti, a caschetto, ma Darilla era troppo orgogliosa della sua chioma per tagliarli e aveva fino a quel momento resistito alla moda di quegli anni.
- Io esco!
Urlò passando veloce per la cucina.
- Ma non fai colazione?
Le chiese suo padre, con la bocca piena dei biscotti fatti in casa di sua madre.
- Non ho tempo!
Tuttavia tornò indietro e si ficcò in bocca uno di quei fantastici, profumati biscotti e prese una mela dal cesto della frutta.
- Ci vediamo per pranzo.
Cercò di dire a bocca piena, salutando con la mano la madre che emergeva dalla cucina con una tazza di thè fumante in una mano e una di kafè nell’altra.
Scese i pochi gradini dell’ingresso e prese dal tronco di una albero del giardino, dove l’aveva appoggiata la sera prima, la sua bicicletta, si mise in spalla la borsa che aveva preparato e in cui aveva infilato la mela e si mise a pedalare contenta per le strade di Issa. A quell’ora del mattino, ed essendo un giorno festivo, c’erano poche persone per la via, il che era bello perché Darilla odiava con passione i mezzi motorizzati che si stavano diffondendo da un paio d’anni a quella parte e che con i loro fumi rendevano irrespirabile l’aria.
Pedalò velocemente, schizzando per i vicoli stretti per fare prima, rischiando un paio di volte di investire i pochi passanti che le urlavano dietro insulti, ma Darilla rideva contenta, con il sangue che le pompava in corpo per lo sforzo fisico e l’aria fresca del mattino che ancora profumava di mare ad accarezzarle il viso. Passò come un razzo per il piazzale dell’imperatrice, salutando con un cenno scherzoso la statua in bronzo dorato della regina Deja che dava il nome alla piazza. La statua svettava su un piedistallo di marmo bianco in cui era inciso il suo nome e la ritraeva con la corona, in piedi e con il viso sereno rivolto verso est, verso la porta dell’imperatore, con in una mano una ghianda e nell’altra la bilancia della giustizia.
Uscita dalla città rallentò la sua corsa, anche perché la via lastricata diventava più sconnessa. Invece di proseguire lungo la strada imperiale svoltò a destra, per i campi, e poi scese per percorrere a piedi l’ultimo tratto, un semplice sentiero d’erba, fino alla scogliera. Lasciò la bicicletta appoggiata dietro a un cespuglio di more, si sistemò meglio lo zaino e si mise a percorrere lo stretto declivio che portava alla sassosa spiaggetta sottostante, appoggiandosi ai grossi massi per mantenere l’equilibrio.
Era sudata quando finalmente arrivò a destinazione, lasciò cadere sui ciottoli grigi lo zaino e sollevò le braccia, stiracchiando i muscoli e respirando a pieni polmoni il profumo dell’acqua di mare. Poi, sogghignando contenta, si tolse i sandali, arrotolò i pantaloni fino alle ginocchia e con uno strillo, sentendosi molto infantile, si lanciò sul bagnasciuga, incontro alle onde. Schizzò l’acqua fresca e limpida per un po’, prima di tornare allo zaino e stendere la coperta che si era portata. Si distese supina, allargando le braccia per abbracciare la luce del sole, poi rotolò sulla pancia e scavò nella borsa per prendere il libro che stava leggendo e che aveva intenzione di finire proprio quel giorno.
A metà mattina si distese sulla schiena, dopo aver fatto una passeggiata sulla spiaggia, camminando immersa nell’acqua fino a mezza gamba, mangiando la sua mela. Finì il libro poco prima di mezzogiorno e si mise a guardare il cielo chiaro con le braccia sotto al testa. All’Accademia seguiva le lezioni di storia economica della professoressa Garfinda e proprio lei il semestre precedente aveva suggerito quel libro, per comprendere meglio il clima politico e sociale che stavano studiando. E poi era una storia così romantica! Il matrimonio della regina Deja con l’imperatore Zaron era stato lo scandalo del secolo, Darilla fece una smorfia rabbrividendo al pensiero di sposarsi così giovane, eppure capitava all’epoca. Quella che era partita come una fredda unione politica si era trasformato in un matrimonio d’amore, e questo stuzzicava la sua anima romantica. Certo, la coppia imperiale aveva avuto i suoi problemi e dei terribili lutti: il primo principe era morto a tre anni per una malattia improvvisa ma il loro secondogenito, l’imperatore Malyasin, era stato un grande imperatore, illuminato e universalmente amato dai suoi sudditi, re di Issa e al tempo stesso khan di Rakon, aveva definitivamente riunito i due regni e aveva portato l’impero creato da suo padre al suo massimo periodo di fioritura e benessere economico e sociale. Era stato anche molto legato alla madre, recandosi spesso a visitarla a Issa, dove lei si era trasferita dopo la morte del marito, a cui era sopravvissuta di ben venticinque anni. Alla morte dell’imperatore Zaron la regina aveva abdicato dal trono issiano, facendo di suo figlio il primo a detenere entrambe le corone e il nuovo imperatore l’aveva nominata governatrice di Issa a vita. Alla sua morte, all’età di ottantacinque anni, la sua salma era stata tradotta a Rakon con tutti gli onori ed era stata, secondo le sue volontà, tumulata assieme al marito, nel mausoleo imperiale, per condividere con lui l’eternità.
Accorgendosi che ormai era ora di pranzo, cosa di cui il suo stomaco la informò rumorosamente, Darilla raccolse le sue cose, tra cui il tomo rilegato in cuoio che aveva appena finito di leggere: “L’imperatore Zaron e la regina Deja: la rivoluzione silenziosa. Di Oscia Kalijif”, prima di inerpicarsi per la salita, sulla via di casa.
 
 
 
FINE
 


NOTE FINALI:
Salve a tutti voi che avete letto la mia storia! Ebbene sì, è finita. Se leggendo l’epilogo avete sospirato dispiaciuti perché era il mio ultimo post allora vuol dire che ho fatto un buon lavoro!
Di solito le mie note finali sono lunghe e tendono all’infinità, ma dato che sono malata ho davvero poca voglia… vorrei solo mettermi sotto il piumino e dormire per un mese…
Quindi bando alle ciance e avanti con i ringraziamenti!
Innanzitutto grazie a tutti voi che avete letto, capitolo per capitolo, tutta la mia storia. Grazie e un bacio!
Poi grazie a tutti voi che avete messo la mia storia tra le preferite/da ricordare/seguite: grazie di tutto cuore, mi sono sentita amata!
E infine un grazie speciale a tutti coloro che hanno lasciato un commento, questo vuol dire voi: morganglasses, Wasabi e NancyZquad_1D. I vostri commenti mi hanno scaldato il cuore e dato l’ispirazione ad andare avanti!
Per la versione con rating rosso, l'ho scritta con il titolo "Il cuore di un drago" e contiene raggruppati in una sola storia tutti i capitoli. Per trovarla basta che andiate sul mio profilo.
Se vi state chiedendo se scriverò un seguito: no, mi pare che la storia sia bella e conclusa. Inoltre stavo pensando di farla pubblicare… Comunque forse, e sottolineo forse, scriverò qualche vignetta, magari di Perla, è un po’ che penso al suo background…
Scriverò ancora? Decisamente sì, ho una storia nel cassetto da almeno 5 anni, direi che è il caso di rispolverarla, ma ricomincerò a scrivere solo a giugno, se mi richiamano a lavorare avrò un sacco di tempo.

Aggiornamento febbraio 2017: ho terminato la correzione, ma se qualcuno vede ancora errori, vi prego di segnalarmeli. Inoltre, per i nuovi lettori: non siate timidi, lasciatemi pure un commento, io controllo sempre!!!!
  
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