Capitolo 5
“Ehi
Nic,
eccoci…piaciuto lo spettacolo?” dissi
avvicinandomi al ragazzo che mi fissava
stralunato, “non avresti dovuto ucciderlo? Da quanto avevo
capito la pena per
chi entrava nel vostro territorio era la morte”
sussurrò fissando il nostro
nuovo compagno. “Beh diciamo che non è colpa sua
se è entrato nel nostro
territorio…” dissi prendendogli dalle mani la
fialetta con al suo interno
l’anima che avevamo recuperato. Me la misi davanti agli occhi
e scrutai il fumo
presente al suo interno: era grigiastro e sembrava del tutto innocuo.
“Nic,
dobbiamo muoverci, non ho idea
di quanto possa resistere fuori da un corpo” dissi e
cominciai ad incamminarmi
nel bosco, diretta al Pick up, “di questo tizio che ce ne
facciamo? Non dirmi
che viene con noi eh! Ne basta uno di lupo, e poi neanche lo conosci
non possiamo
fidarci di lui” sbraitò Nic parandomisi davanti.
“Ehi tizio! Guarda che se c’è
uno che deve portare rispetto qui sei tu, si da il caso che tu sia un
semplice
umano mentre noi due, siamo ad un livello superiore”
intervenne Simon irato dal
comportamento di Nic.
“Ragazzi,
calmiamoci okay?” dissi,
mettendomi tra i due che sembravano già in procinto di
iniziare una scazottata.
“Si Nic, il tizio verrà con noi, essendo scappato
dal suo territorio dovrà
parlare con il nostro Fenrir per vedere come risolvere la questione, e
l’unica
che può portarcelo in questo momento sono io, quindi vedete
di andare d’accordo
per un paio di ore oppure non parlatevi per il resto del tempo che
resteremo
insieme” dissi mettendo fino ad ogni possibile replica da
parte dei due, e
ricominciai ad incamminarmi verso la fine del bosco.
“Mi
dispiace
Simon, ma prima di portarti dal nostro Sköll dobbiamo fare una
cosa che non può
aspettare, visto che c’è in gioco una vita
umana” chiarii con il lupo mentre ci
stavamo dirigendo all’ospedale. Il ragazzo non
sapeva della mia doppia natura ne di
quella di Nicholas e questo doveva restare un segreto. Non erano molti
i lupi
del mio branco che lo sapevano ed era molto meglio così.
Arrivammo in
pochissimo tempo all’ospedale
e ci dirigemmo alla svelta verso la stanza della signora Collins.
Lasciammo
Simon fuori dalla stanza. Quando entrai mi stupii di quanto la donna
sembrasse
morta.
“Che
cavolo…brucia” esclamò Nic
appoggiando la fialetta su un tavolino di legno,
“l’anima avverte che è
presente un corpo libero e smania per uscire” dissi
avvicinandomi alla fiala,
“svelto, chiudi tutte le finestre e abbassa le
tapparelle” ordinai a Nic,
“quando aprirò la fiala l’anima dovrebbe
volare direttamente dentro al corpo,
dobbiamo però evitare di avere qualsiasi tipo di contatto
con essa”. Aprii la
fiala e lentamente fuoriuscii l’anima, che, al posto di
disperdersi nella
stanza come della normale aria, restò compatta e
cominciò a spostarsi, sempre
in maniera unita, verso il letto sul quale vi era disteso il corpo.
Quando si
ritrovò in prossimità di esso cominciò
a cambiare colore, passando da un grigio
a un rosa pallido, fino a quando alla fine entrò nel corpo
della donna
attraverso le narici.
Gli unici
testimoni di questo strano avvenimento eravamo io e Nick, che in
silenzio, con
la bocca spalancata e un espressione sbigottita sui visto avevamo
assistito ad
un evento raro, se non unico nel suo genere. Non avevo mai sentito,
durante
tutto il mio addestramento di Aingeal, parlare di un caso del genere,
certo
c’erano un sacco di altre storie strane, ma mai una cosa
così. Per quanto
riguarda Nick, non sapevo se conosceva o era stato partecipe di altri
eventi
simili, ma dalla sua faccia sbigottita ne dubitavo fortemente. Eravamo
restati
in disparte, davanti alla porta, per evitare intromissioni, ma
più l’anima si
riavvicinava al suo corpo e più noi ci avvicinavamo al
tutto, per trovarci alla
fine a fianco della donna, in attesa di qualche segnale di vita.
“Perché
non succede niente? Sembra
più morta di prima.”
“Come
faccio a saperlo, ti pare che
io abbia già assistito ad una cosa del genere?”
sbottai in agitazione, avevo le
mani che tremavano, stava passando troppo tempo. Cominciai a scuotere
leggermente la donna, cercando di svegliarla mentre Nick alzava le
tapparelle,
facendo entrare nuova luce nella stanza. Stavo iniziando a preoccuparmi
seriamente, doveva succedere qualcosa! Non era possibile che dopo un
ricongiungimento di un anima, essa morisse, era una cosa impossibile.
Avevo appena
finito di fare questi pensieri, quando all’improvviso la
donna cominciò a
tremare violentemente ed ad avere degli spasmi. Cercammo di tenerla
ferma, ma
si dimenava e cercava di lottare contro la nostra presa, fino a quando
non
aprii gli occhi.
Viva, era viva.
Per quanto riguarda
invece il settore mentale, non ero del tutto sicura che fosse sana. Ci
stava
guardando come se fossimo dei mostri e soprattutto come se gli avessimo
fatto
del male. “Si calmi signora, non vogliamo farle del male,
siamo qui per
aiutarla” provò a chetarla Nick, con voce calma e
dolce, ma lei al posto di
ascoltarlo cominciò a dibattersi ancora più
forte. Dovevamo riuscire a calmarla
e a spiegargli perché si trovava in ospedale, ovviamente
raccontandogli una
qualche cavolata, visto che non potevamo sbandierare ai quattro venti
quello
che era successo e lei di sicuro non ricordava niente come tutte le
altre
vittime che avevo salvato.
“Voi,
dovete lasciarmi stare, siete
solo dei mostri, solo dei mostri…” urlava,
dimenandosi e cercando di liberarsi.
Ci guardammo per un istante negli occhi, mostri? Non era possibile che
sapesse…
Tutto ad un
tratto la porta si
spalancò ed in fretta e furia ci trovammo circondati da
infermiere e medici che
presero i nostri posti nel cercare di calmare la donna. “Come
è possibile che
si sia svegliata? Quando l’ho visitata si trovava sotto stato
vegetativo e
nessuna tecnica che ho usato l’ha risvegliata, quindi come
è possibile che ora
si sia risvegliata?” ci chiese un medico che era rimasto
sulla porta, sbalordito
dalla scena a cui aveva assistito. “Non ne abbiamo idea,
siamo entrati e dopo
pochi minuti ha aperto gli occhi e ha cominciato a urlare”
sorrisi al medico,
“beh, ora vedremo di capire cosa le è successo, e
meno male che il vostro amico
qui fuori ha sentito le urla…” borbottò
il medico avvicinandosi alla paziente.
“Andiamo?
Non possiamo restare qui…”
sibilò Nicholas lanciandomi un chiaro sguardo di impazienza,
annuii e uscimmo
dalla porta quando la sua voce disperata della signora Collins mi
blocco; “mi
aveva avvertito, mi aveva avvertito che sarebbero arrivati e che mi
avrebbero
fatto del male. Lui, il ragazzo con Iona
tatuato su un braccio, il diavolo mi disse…sta vendendo a
prenderti.”
****
La notte era
scesa da parecchio tempo. In lontananza sentivo gli ululati di alcuni
lupi.
Lupi veri, non licantropi. C’è n’erano
parecchi nella nostra regione e fin da
piccola ascoltare i loro ululati mi rilassava. Non erano tanto diversi
dai
nostri, ma quella piccola differenza, io l’avvertivo e
cercavo di captarla
concentrandomi e ascoltando anche tutta la notte se necessario.
Questa notte
però era differente. I loro canti non mi aiutavano a
rilassarmi, anzi mi
ricordavano chi avrei già dovuto dimenticare da un pezzo.
Sentivo il vociare di
Simon e di Vic in salotto e avvertii l’arrivo
dell’auto di Fia. Mi alzai e
rientrai dalla finestra della mia stanza.
Fia era lo
Sköll del branco, ovvero la seconda in comando se mio zio, che
era Fenrir de
branco, non era presente, come appunto in questo caso. Mentre Vic era
l’Hati.
Era colui che si occupava della protezione del Fenrir.
“Salve
ragazzi” disse Fia abbracciando Vic, facendo un cenno a me ed
andando a
stringere la mano a Simon che era seduto composto sul divano. Lo
guardai
stringere la mano a Fia leggermente intimorito e non potei fare a meno
di fare
un sorrisetto. Solitamente i licantropi, sia uomini che donne, avevano
un
fisico abbastanza imponente, erano molti alti e con un fisico ben
piazzato. Ero
cresciuta in un branco di licantropi, quindi ero abituata a vedere
donne alte e
grosse come normali uomini, ma Fia era molto più grande di
un uomo normale. Era
molto alta e questo creava spesso soggezione soprattutto negli uomini
che erano
più bassi di lei. Anche il carattere non aiutava, era molto
scontrosa e non
accettava che si disubbidisse agli ordini. Per questo io e Fia non
andavamo
molto d’accordo, io avevo la predisposizione ad ignorare ogni
tipo di ordine e
fregarmene mentre Fia era la persona più ligia alle regole
che io abbia mai
conosciuto. Ovviamente nel mio caso, cercavo di disubbidire solo agli
ordini
che non prevedevano una punizione mortale, anche se la tentazione a
volte mi
prendeva. Un'altra cosa che mi rendeva molto differente, non solo da
Fia ma da
tutte le donne licantropo, era la mia struttura fisica. Non ero bassa,
ma
raggiungevo a malapena il 1.70, mentre le altre donne arrivavano
tranquillamente al 1,80, e
non ero molto
muscolosa. Purtroppo gli allenamenti da Aingeal a cui mi avevano
sottoposto non
mi avevano irrobustito, anche se sapevo difendermi niente male grazie
alle
lezioni di corpo a corpo che avevo seguito. Ovviamente tutto questo
cambiava
del tutto una volta che mi trasformavo. Ero forte, ero la femmina
più forte del
branco e anche tra i maschi mi difendevo bene, se era difficile tenermi
testa
in un combattimento dal lato fisico era impossibile dal lato mentale.
Ero un
Freki, un cacciatore nato, avevo un senso molto più
sviluppato del combattimento
e strategico molto più evoluto degli altri. Riesco a
prevedere come un attacco,
quindi ad anticiparlo e uccidere se dovesse essere il caso. Potevo
vantarmi di
essere il Freki più temuto di tutto il Canada.
Quindi capivo
come si sentiva Simon
in presenza di Fia, versione umana. Era esattamente come si sentivano
le mie
prede, quando le braccavo.
“Allora,
Fia, come ti ho detto per
telefono, questo è Simon. Ci siamo incontrati nel bosco nei
pressi di Black
Diamond dove mi ha spiegato il motivo della sua incursione nel nostro
territorio” dissi dopo un attimo di silenzio, mentre Simon
annuiva lentamente.
Gli raccontai del nostro piccolo scontro, tralasciando il motivo per il
quale
mi trovassi nel bosco con un poliziotto sicura che Fia avesse capito
che erano
questioni che riguardavano la mia seconda identità. Ero
rimasta stupita dal
fatto che Simon non avesse chiesto niente, mi era parso un tipo di
natura
curiosa, quindi mi sarei aspettata un paio di domande, anche dopo la
situazione
in cui ci siamo trovati all’ospedale. Invece niente. Ero
molto turbata dopo
quello che era successo, e le ultime parole della donna avevano
scatenato dentro
di me emozioni contrastanti, il mio spirito di lupo mi spingeva a
indagare. Ero
talmente agitata che dopo avermi accompagnato a casa Nick aveva
chiamato Vic
per tenermi d’occhio, non ascoltai cosa si dissero ma
immaginai fosse qualcosa
del genere, visto che dopo il loro breve colloquio, Vic non mi
mollò per un
secondo.
“Quindi
sei stato attaccato da dei
cacciatori e probabilmente da un licantropo traditore, eh?”
sospiro Fia, “avremmo
dovuto aspettarcelo che qualcuno alla fine avesse tradito…
non possiamo farti
tornare al tuo branco, è troppo pericoloso, ma
parlerò con il tuo capobranco e
lo avvertirò del pericolo che corre. Vic tu chiama le
sentinelle di turno sta
sera e accertati che sappiano del pericolo che corrono mentre io mi
metterò in
contatto con il nostro Fenrir, per avvertirlo. Vika tu ti occuperai di
preparare una stanza per Simon, che resterà qui con te e tuo
fratello che
dovrebbe tornare a breve. Potrai restare qui fino a quando non
sistemeremo
questa faccenda, se per te va bene” abbaiò ordini
per poi rivolgersi a Simon
che si affrettò ad annuire.
“Wow,
così quella è lo Sköll del
vostro branco? ” disse Simon seguendomi per i corridori
labirintici della casa.
“Abbastanza impressionante vero? Ma, silenzio, ti ricordo
che…” e gli feci
segno le orecchie, un licantropo sente molto meglio di un umano medio e
io non
volevo che Fia provasse a staccarmi un braccio la prossima volta che mi
avrebbe
avuto a portata di mano. Ridacchiò e continuammo fino alla
sua stanza. “E così
hai un fratello…un altro licantropo immagino, ed
è per caso il nuovo Fenrir?”mi
chiese mentre appoggiavo degli asciugamani puliti sul letto.
“Più di uno, per l’esattezza
quattro fratelli, tutti maschi e tutti più grandi di me.
Quello che sta tornado
a casa, è il terzo e non è un Fenrir.
È un normalissimo lupo e d’è
l’unico che
fa parte del branco
di mio zio, altri
due invece fanno parte dello stesso branco mentre quello più
piccolo, togliendo
me, fa parte di ancora un altro branco.” Era molto complicato
da spiegare ma
anche se eravamo molto distanti tra di noi, eravamo molto uniti.
“Ecco spiegato
il motivo per cui il branco di Alberta è così in
buoni rapporti con tutti,
avete al famiglia dispersa ovunque che vi aiuta” disse
sorridendo divertito,
risposi con un sorriso.
Di sotto
sentimmo che Vic aveva
finito di chiamare le nostre sentinelle e ora stava chiamando la pizza
d’asporto
mentre Fia stava finendo. Scendemmo e ci sedemmo a chiacchierare con
Vic.
“Il
fenrir è stato avvertito, e ha
detto che puoi restare quanto vuoi e che tornerà dopodomani.
Passate una buona
serata e…credo non ci sia bisogno di puntualizzare ancora
che non dovete uscire”
fece una pausa e poi continuò guardando me
“nessuno deve uscire per i boschi in
questi giorni, a parte chi di dovere, e soprattutto non questa
notte” disse
Fia, ammonendomi ancora con lo sguardo prima di uscire dalla casa. Se
Simon non
avesse capito della mia particolare predisposizione nel mettermi nei
guai, beh
grazie a questo miracoloso intervento di Fia l’aveva
sicuramente capito.
Entrambi gli
uomini seduti di fianco
a me, scoppiarono a ridere mentre io borbottando andai ad aprire la
porta al
fattorino che era appena arrivato con sei fumanti pizze.