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Autore: johnpaulgeorgeringo    08/01/2017    0 recensioni
Lisa è una ragazza italiana, trasferitasi a Londra per cercare fortuna nel suo lavoro.
Le capita l'occasione della sua vita: lavorare per i Beatles.
Cosa succederà alla nostra Lisa?
Amicizia, amori, delusioni e risate, fanno parte di questa storia.
Cosa aspettate? Entrate e leggete, no? ;)
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lisa entrò nel suo ufficio. Respirò profondamente. Si era così divertita a a rispondere a John... era andata bene! Ora doveva concentrarsi sugli abiti e constatò che aveva bisogno di una bella stoffa nera, magari, leggermente satinata. Decise di chiamare Brian e chiedere a lui. Lui rispose al telefono dopo un minuto. -Brian, sono Lisa. Scusa il disturbo, ma mi servirebbe qualche metro di stoffa- gli spiegò come la voleva di preciso. -Benissimo, chiamo subito il negozio dove ci riforniamo che è qui accanto. Te la porteranno nel giro di poco tempo-. Lisa ringraziò il manager e chiuse la conversazione. Ancora faticava a credere di essere lì. Certo, non era il lavoro che desiderava fare e per cui aveva faticato tanto, ma era stata un'occasione che non aveva potuto rifiutare e decise di accontentarsi. Si chiese per un attimo se, qualche volta, gli avessero permesso di mettersi vicino al tecnico del suono ad osservare. Si distolse da quei pensieri e cominciò a rovistare nei cassetti del suo ufficio, in cerca di aghi, fili e tutto quello che le sarebbe potuto servire. Bussarono alla sua porta e lei corse ad aprirla: un ragazzo le poggiò un rotolone di stoffa sul pavimento e, salutandola, andò via. Lisa accarezzò quella stoffa e la trovò bellissima, di ottima qualità. Prese le forbici e cominciò l'opera. Erano passati ormai quattro giorni dal suo primo giorno di lavoro e, nel frattempo, non era mai uscita dal suo ufficio. Aveva lavorato ininterrottamente agli abiti e, difatti, quelli di Paul erano quasi finiti. Anche nel segnare gli appuntamenti non era andata male. Stava finendo di rammendare i pantaloni di Paul e sentì squillare il telefono interno. Rispose ancora con il filo in mano. -Lisa!-si sentì chiamare dall'altra parte del telefono. Era John. -Signor Lennon, mi dica tutto- gli rispose prepararandosi a tutto. -Riguardo alla questione di chiamarti per qualsiasi cosa ci serva... Mi porteresti un caffè?- le chiese. -Certo, sarà fatto- rispose attaccando il telefono. Si stava per avviare nella stanza adibita a "cucina" che si trovava proprio di fronte al suo ufficio, ma poi ci ripensò e tornò a lavorare. Il tono beffardo di John non era cambiato rispetto a qualche giorno prima e sicuramente voleva prenderla di nuovo di mira. Decise di fargli uno scherzo, prima o poi lui avrebbe richiamato. E così fu. Dopo una mezz'oretta il telefono squillò di nuovo e Lisa rispose con tutta calma. -Lisa, di nuovo io- si annunciò John. -Mi dica di nuovo, Signore- -Forse te ne sei dimenticata, e non posso biasimarti, anche io ho una pessima memoria- disse scherzosamente- ma dovevi portarmi un caffè!- -Ops, mi dispiace. Me ne sono proprio dimenticata! - rispose ironicamente, facendo capire che non fosse vero. -Ah, ne porteresti uno anche a Paul?- le chiese John al volo. -Riguardo alla questione 'dipende chi me lo chiede', visto che lo ha chiesto anche Paul, arrivo subito- attaccò il telefono ridendo e andò finalmente a fare quei benedetti caffè. John cominciò a ridacchiare - È forte questa ragazza, davvero- disse rivolgendosi ai ragazzi. -Appunto, non dovresti infastidirla- disse Paul accendendosi una sigaretta. -Ma guardatelo: è davvero cotto- lo prese in giro John. -Credo... Credo. .. Credo che sia piaciuta a tutti, o no?- cercò conforto nei due amici. -Sì, decisamente- rispose George. Anche Ringo annuì solennemente. -Come vi fate ingannare da un bel faccino... - li rimproverò John. -Ma se hai detto anche tu che è in gamba!- alzò la voce Paul. -Paulie, lo sai cosa mi ha detto Lisa per telefono? - John si avvicinò all'amico - che visto che il caffè lo volevi anche tu, allora lo avrebbe portato subito- gli diede una pacca sulla spalla. -John, lo stava facendo di proposito per prenderti per i fondelli... - rispose Paul ancora imbarazzato. -Ringooo- chiamò John- prova a dirmi che non è vero. È di nuovo arrossito! -. Ringo diede ragione a John e si buttarono su di lui. Anche George si unì, e fece il solletico a Paul, cosa che proprio non sopportava. In quel preciso istante, qualcuno bussò alla porta ed entrò Lisa. -Scusate- esordì vedendoli giocare - ma vi ho portato i caffè-. I ragazzi si ricomposero e John afferrò i due caffè porgendone uno a Paul. -Come va il lavoro? - le chiese George. -Molto bene, grazie- gli rispose con un sorriso - anzi, Paul? - chiamò il bassista. Lui, che stava sorseggiando il caffè, se lo mandò di traverso, rischiando di roversciarselo addosso. John soffocò una risata. -Verresti a provare il tuo abito? È tutto pronto- gli chiese - sempre se non vi disturbo- -Nessun disturbo- disse Paul alzandosi prontamente dallo sgabello e andando vicino alla porta. Uscirono insieme dallo studio e fecero in tempo a sentire John dire - Lisa, stai molto attenta a Macca! - prima di chiudere la porta. Paul sbuffò sonoramente e stavolta anche Lisa dovette soffocare una risata. Una volta nell'ufficio, Paul rimase in un angolo fino a che Lisa non gli porse il vestito da provare. Lo mandò dietro un separé di legno a cambiarsi. Non spiccicava una parola, forse era ancora imbarazzato per quello che aveva detto Lennon. -Fatto- disse uscendo dal separé. Era meraviglioso, il vestito gli stava benissimo e Lisa glielo fece anche notare - Stai benissimo, lo sai? Dico davvero! -. Questa volta Paul non arrossì e gonfiò il petto tronfio. Lisa controllò bene tutte le lunghezze e si accorse che doveva accorciare l'orlo dei pantaloni di un paio di centimetri. -Devi scusare John- disse Paul rivestendosi dietro il separé - ma lui è fatto così- -Bè, me ne sono accorta - rispose lei - ma mi diverto molto e se ti può rincuorare, non dò peso a quello che dice di te-. -Meno male. Sai quante ragazze mi prendono per un pervertito dandogli retta?- rise al pensiero - in fondo mi diverto anche io, ma con te è diverso visto che dobbiamo lavorare insieme-. Paul uscì dal separé, di nuovo con i suoi vestiti. -Paul, solo uno scemo non capirebbe come è fatto John- gli disse. Lui sembrò rincuorato, si vedeva che era un ragazzo che teneva molto alle apparenze e a mostrarsi garbato sempre. Le restituì l'abito piegato a dovere e continuò a sorseggiare il caffè, ormai quasi freddo, che aveva poggiato sulla scrivania di Lisa. -Come ti trovi qui? - le chiese osservandola cominciare ad accorciare l'orlo dei pantaloni. -Bene, ma mi sembra ancora tutto così surreale... - gli rispose. -Sei una nostra fan? - le chiese speranzoso. -Direi di sì. Pensa che vi ho visti in concerto una volta qui a Londra. La mia amica, come tutte le altre ragazze, urlava come una pazza . Io no, cercavo solo di ascoltarvi suonare. Non ho capito granché, purtroppo- -Oh, mi dispiace- rispose Paul guardandosi i piedi sconsolato - amiamo le nostre fan, ma fanno troppo casino. Anche noi non ci sentiamo suonare sul palco- Il telefono interno squillò e Lisa andò a rispondere -Oh, Signor Lennon... Sì è qui, glielo passo-. Lisa passò il telefono a Paul, che alzò gli occhi al cielo - John, cosa vuoi?... No, non mi sono dimenticato che dobbiamo registrare. Arrivo - attaccò la cornetta. Poi si rivolse a Lisa - Perdonami, devo tornare in studio- -Non ti preoccupare, il lavoro prima di tutto!- gli rispose solare. -Bè, vorrei che non fosse sempre così. A volte è più bello fare due chiacchiere con una bella ragazza. Grazie, comunque- le fece l'occhiolino e uscì dalla stanza. Altri quattro giorni passarono e Lisa non si diede tregua. Non prese neanche un giorno di riposo perché aveva paura di non finire gli abiti in tempo. Gli abiti di George erano belli che finiti. Pensò che non aveva sentito John quei giorni e le parve strano che non avesse pensato a punzecchiarla. Faceva anche il prezioso perché gli altri ragazzi si affacciavano sempre per salutarla prima di andare via o semplicemente per chiederle come andasse il lavoro, lui no. -Quanto sei strano, Lennon- pensò Lisa. Decise di chiamare George per provare l'abito, ma sentì qualcuno entrare nella cucina. Forse era uno dei ragazzi, forse era proprio lui. Uscì dall'ufficio e ci mise poco ad entrare nella cucina. Trovò John, alle prese con la macchinetta del caffè. -Sai come funziona questo arnese infernale?- le chiese con il barattolo del caffè in mano. Lei in quattro e quattro otto, mise il caffè del filtro e azionò la macchinetta. -Signor Lennon, perché non mi ha chiamata per farle il caffè? - gli chiese scherzosamente. -Ho pensato che non ti facesse piacere farmelo, sempre collegandomi al discorso 'dipende chi me lo chiede' -. Lisa rimase di stucco - No, ma io... io scherzavo, sul serio- cominciò a farfugliare dispiaciuta. John scoppiò in una risata - Ci sei cascata! Oh, davvero? Sono un bravo attore- disse elogiandosi. Elisa lo guardò quasi in cagnesco. -No, sul serio, avevo bisogno di uscire un po' dallo studio- disse con aria stanca - ma ora devo tornarci-. - Può chiamarmi George per provare l'abito? Quando volete, non voglio assolutamente disturbare-. John annuì, poi ridusse gli occhi a due fessure - Ma i miei di abiti? - -Non ci ho messo ancora mano - gli rispose. -Te li lasci per ultimi perché sono il più figo di tutti, vero? - -Torni allo studio, lei deve lavorare! - gli disse Lisa, girando i tacchi e agitando le mani in aria. Si chiuse la porta alle spalle ridendo. Strano, ma simpatico quel Lennon. George bussò alla porta dell'ufficio di Lisa circa un'ora dopo dall'incontro con John. Chiese permesso e, educatamente, le chiese scusa per il ritardo, ma dovevano finire di registrare. -Non preoccuparti, sul serio, non voglio disturbarvi- -Non ci disturbi mai- le rispose galante. Lisa tossì per non farsi sfuggire un verso di imbarazzo e prese tempestivamente il vestito dalla stampella. George si cambiò dietro il separé e uscì guardandosi la giacca. -Forse- le disse - con le scarpe da ginnastica non è il massimo-. Lisa rise, effettivamente quel connubio di cose non andava per niente bene. -Come ti sembra? - chiese al ragazzo mentre si specchiava nel lungo specchio attaccato alla parete. - Bellissimo, sei veramente brava. Meglio della Signora Palmer. Ha gusti un po' antichi quella donna- rispose. Lisa ringraziò George per i complimenti, mentre, come da prassi, controllava che tutte le lunghezze dell'abito fossero giuste. Lo rimandò a cambiarsi. -Sei brava così anche a fare la tecnica del suono? - le chiese il chitarrista uscendo dal separé. -Non sta a me giudicare, ma ho studiato molto e amo quel lavoro- gli rispose rimettendo per bene gli abiti sulla stampella. -Un giorno mi insegni a qualcosa sulle tecniche del suono? Chiedo sempre a Norman, il nostro fonico, ma dice di non avere mai tempo- le disse amareggiato. -Se Norman ce ne darà l'opportunità, molto volentieri- gli rispose cortesemente. Lui aprì un bel sorriso e la salutò, prima di tornare in studio velocemente. Lisa si mise subito a lavorare sugli abiti di Ringo, con un sorriso ebete sulla faccia, provocato da quel ragazzo tanto gentile e curioso. Non era mica da tutti i giorni che George Harrison ti chiedesse di insegnargli qualcosa. E non era mica da tutti i giorni avere a che fare con tanta gentilezza.
   
 
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