Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Tada Nobukatsu    09/01/2017    1 recensioni
Eccoti qua! Sai, mi aspettavo una tua visita. Ho visto come lo guardi, ho letto la curiosità e il disagio nei tuoi occhi. Hai bisogno di una guida, non è così? Un guida per poter leggere i pensieri del capitano Levi, perché vedere costantemente quel suo sguardo freddo, come se disprezzasse ogni cosa, ti turba. È normale, lui è fatto così. Ma, vedi, Levi in realtà è più semplice di quello che sembra e, che tu ci creda o no, nemmeno lui è immune ai sentimenti profondi di affetto. Posso assicurartelo, io c'ero, l'ho visto con i miei occhi.
Per il momento però tutto ciò che ti serve sapere è che ci sono tante cose che Levi può disprezzare, ma tra queste quelle assolutamente da evitare sono tre: lo sporco, il colore rosso e le Calendule.
Sii tenace, non demordere e avrai la meglio, perché, vedi, alla fine Levi ha il cuore tenero.
Adesso però siediti e lascia che ti racconti una storia...
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mani sporche di sangue


La mattina dopo Mari si svegliò che era appena l'alba. Saltò giù dal letto con forza e raccolse rapidamente tutte le sue cose, mentre una delle compagne di stanza, quella che dormiva nel letto sotto al suo, borbottava infastidita per il rumore.

«Scusami, a più tardi!» si limitò a bisbigliare prima di scappare fuori che ancora si stava vestendo.

"Ho solo tre giorni, non sprecherò neanche un istante!" pensò, raggiungendo il cortile. L'aria era fresca, pungente, ma frizzante, per niente fastidiosa. Da quando aveva raggiunto la superficie, abbandonando l'artificiale tremolio delle lampade a olio e concedendosi del vero sole, aveva scoperto che le piaceva l'alba più di qualsiasi altro momento. Il nero della notte veniva lentamente spazzato via da quei primi timidi raggi, pulito come veniva pulito un viso ricoperto di terra e sporcizia e tutto tornava a risplendere nel più completo silenzio. Quel silenzio che le riempiva le orecchie e le dava la sensazione di vivere in un luogo paradisiaco, tanto poteva risultare irrealistico ma pacifico. Tirò un grosso sospiro, riempiendo i polmoni di quella prima abbondanza di ossigeno, e mormorò a nessuno in particolare: «Buongiorno.»

Qualche altro sguardo intorno, solo per godersi la solitudine e la freschezza della mattina, poi cominciò con il riscaldamento e lo stretching. Quando più tardi le prime reclute si svegliarono, la trovarono ancora impegnata negli esercizi fisici in solitudine, ma nessuno la degnò di molta considerazione. Cosa che a dirla tutta faceva solo piacere a Mari, che di aver gente intorno al momento proprio non ne aveva voglia.

Finì l'ultima serie di piegamenti e si accasciò a terra, con lo sguardo rivolto al cielo, prendendo ampie boccate d'aria. Il mondo da quella prospettiva era davvero incredibile e le nuvole, con le loro forme sfumate, rilassavano lo sguardo.

"Sì, vorrei proprio imparare a volare" pensò sorridendo tra sé e sé, poco prima che un volto entrasse nel suo campo visivo. I capelli castani sciolti, lunghi, cadenti verso di lei e un sorriso gioviale sul viso le diedero il saluto.

«Ti dai da fare già di prima mattina, eh?» chiese Angelica, osservandola dall'alto. Poi mostrando il pollice, le fece un occhiolino e mormorò soddisfatta: «Il tuo capitano ti ha notata, ben fatto!»

Mari a quell'espressione voltò lo sguardo curioso verso la via principale, dove passavano cadetti e ufficiali, diretti alla mensa per la colazione. Scorse un paio di visi e infine notò anche Levi, che si stava allontanando proprio in quel momento, dopo essere passato anche lui di lì.

«Mi ha notata mentre cadevo a terra per riprendere fiato e avrà pensato che batto la fiacca!» piagnucolò.

«Che pessimismo!» si allarmò Angelica. «Non devi abbatterti! Stai facendo un ottimo lavoro, continua così! Al resto ci pensa la tua Angy!» disse con un altro occhiolino.

"La tua Angy?" pensò Mari un attimo sorpresa. Quella ragazza si era avvicinata a lei con naturalezza, forse il tutto spinto dal senso di gratitudine per averla aiutata, ma ora risultava così strano. Non aveva mai avuto una vera amica in vita sua, non una che non fosse una gatta, e non poteva non provare un po' di disorientamento quando Angelica si mostrava così aperta con lei. Come avrebbe dovuto comportarsi?

«Avanti, adesso vieni a fare colazione. Hai bisogno di energie» la invitò Angelica.

«Vai pure avanti, mi do una ripulita e ti raggiungo.»

«Sbrigati o non potremo studiarlo!»

«Ma chi sei? Una spia?» sobbalzò Mari, vedendola strana e trovando inquietante il suo modo di fare. Era interessata a studiare Levi, certo, e voleva capire come convincerlo a darle un'opportunità ma trovava il modo di fare di Angelica un po' esagerato. La cosa la metteva a disagio.

«Io lo seguo, tu sbrigati!» le disse Angelica, scappando via.

"Chissà se avrò fatto bene a coinvolgerla" pensò Mari alzandosi e dirigendosi verso i bagni, pronta a lavarsi e poi raggiungere i compagni cadetti. La faccenda l'aveva esaltata più di quanto si fosse aspettata, e data la sua scarsa capacità a tenere per sé i pensieri il rischio che combinasse pasticci era alto.


Levi camminava solitario attraverso il cortile, in quel momento abbastanza trafficato. Sembrava assorto nei suoi pensieri, come sempre succedeva, ma d'altro canto era difficile leggere veramente attraverso quegli occhi così affilati. In realtà osservava bene tutto quello che aveva attorno, e inutile negare che aveva notato anche Mari già sveglia intenta a far esercizi. Non era sciocco e certamente lei non era l'unica che vantava buone capacità osservative: sapeva che il motivo di tutto quel esagerato impegno era lui e la sua promessa di impedirle di entrare nell'Armata Ricognitiva. Promessa che aveva scosso il suo animo più di quanto si fosse aspettato, date le sue reazioni. Non sapeva ancora cosa avesse spinto quella ragazza a desiderare così fortemente di mettere le ali della libertà, sicuramente doveva esserci qualche motivazione di fondo che non fosse il semplice e banale "voler imparare a volare", ma al momento i perché non gli interessavano e si limitò a valutare solo ciò che aveva da offrire. L'intensità con cui compiva i suoi esercizi, la furia con cui si lanciava in ogni missione, l'attenzione che riponeva in qualsiasi compito e la prontezza nell'offrirsi volontaria per qualsiasi lavoro extra, anche il più degradante, tutto questo aumentava esponenzialmente quando lui le volgeva gli occhi. Non notarlo era difficile, così come era difficile non riuscire a cogliere i suoi continui sguardi pretenziosi, come se implorasse: "guardami!".

"Chissà che magari non riesca a convincermi" pensò divertito da tutto lo sforzo che la ragazza stava facendo. Non aveva mai visto nessuno più testardo, determinato e disposto a sacrificarsi come stava facendo lei. E per il momento lui si divertiva altrettanto, rispondendo a tutta quella richiesta implicita d'attenzioni con l'indifferenza. Forse, se qualcuno avesse colto quei pensieri e quella situazione, avrebbe potuto recriminarlo di starsi prendendo gioco di lei. Avrebbero potuto dire che era un bastardo che giocava con i sentimenti altrui, ma al momento non c'era nessuno che avesse potuto dire una cosa simile -e anche ci fosse stato, certo non gli avrebbe dato peso.

Era un'ottima strategia, dove vincevano tutti. Lei migliorava a vista d'occhio e lui si allietava un po' le giornate. Incredibilmente, sentiva meno il peso del fiato dei Giganti sul collo, quando lei gli gironzolava attorno. Che potesse considerarla una vacanza? Chissà, magari era proprio quello l'obiettivo di Erwin, fin dall'inizio.

Ebbe una strana sensazione, un pizzicore alle spalle, e si fermò, voltandosi a guardare cosa ci fosse dietro di lui. Persone che andavano, persone che tornavano, la mattina che svegliava tutti quanti e in mezzo a tutto questo Angelica, la ragazza salvata da Mari pochi giorni prima, fischiettava guardandosi attorno. Levi l'osservò qualche secondo, assottigliando lo sguardo, poi sospirando riprese a camminare.

«Potevi sceglierti un'alleata più capace» mormorò tra sè e sè.

Raggiunse la mensa e si guardò momentaneamente attorno, studiando la situazione, prima di raggiungere Erwin in un angolo separato dal resto, intento a sorseggiare del tè. Aveva dei fogli tra le mani e li studiava assorto, come al solito. Levi gli si sedette davanti e anche lui si servì una tazza, restando silenzioso a sorseggiare.

Erwin alzò gli occhi dopo qualche minuto, guardando un punto lontano, oltre il profilo di Levi, senza sorprendersi di trovarselo davanti.

«Una dei cadetti ti fissa» comunicò.

«Ignorala» rispose seccamente Levi, prima di bere un altro sorso del suo tè. Era ovvio che fosse già a conoscenza della presunta spia.

«Che intenzioni ha?» chiese Erwin con semplice curiosità.

«Chissà... magari imbavagliarmi e torturarmi. Ti terrò aggiornato.» E quella che sembrava essere una vaga battuta, riuscì a strappare un sorriso divertito al comandante. «Sei di buon umore stamattina» osservò, tornando con noncuranza ai suoi fogli. L'osservazione sorprese Levi più del dovuto. «Tu dici?» chiese sorpreso e Erwin rispose con un cenno del capo affermativo, non distraendosi troppo da ciò che stava facendo. Voltò una pagina, leggendone il retro ed ebbe tempo di finirla che ancora entrambi sorseggiavano ognuno i propri tè in silenzio, pensierosi ognuno per i fatti propri.

Mari entrò nella mensa in quel momento e Levi potè vederla con la coda dell'occhio correre verso Angelica. Non notare quella sfumatura rossa in mezzo a tutti quei colori tenui era difficile e per quanto spesso si sforzasse di ignorarla, l'occhio ne veniva come attirato. Erano davvero irritanti.

Lanciò una fugace occhiata nella loro direzione, guardando Angelica riempire la poveretta di parole, che nel frattempo non faceva che allungarsi in direzione della pentola per poter riempire un piatto e cominciare a mangiare. Si portò nuovamente la tazza alle labbra, ma non bevve, interrotto un profondo sospiro proveniente dal comandante al suo fianco.

«Qualcosa non va?» chiese, notando come fosse stato più scocciato del solito.

Erwin esitò un po', prima di posare quella che sembrava  una lettera di convocazione sul tavolo, tra lui e Levi. Non lo stava invitando esplicitamente a leggerla, ma lo stava mettendo nelle condizioni che se avesse voluto farlo avrebbe potuto.

«Sarò via fino a domani, probabilmente. Sono stato convocato al tribunale, nella capitale.»

«Questioni importanti?»

«Per la salvezza del genere umano e la nostra missione? No, proprio no. Solo faccende e impicci personali» disse Erwin allungandosi verso la teiera e versando un altro po' di tè nella sua tazza. Chissà a che numero era arrivato, da quando si era svegliato. Era ovvio che il fatto di doversi spostare e stare dietro a tutto ciò che non riguardasse il suo lavoro, lo irritava terribilmente.

«Sono stato io ad accusare e arrestare Harvey, perciò adesso che sta per essere scagionato hanno bisogno della mia presenza per spiattellarmi in faccia il presunto fallimento» spiegò, senza che Levi gli avesse chiesto esplicitamente di farlo.

«Harvey?» chiese, curioso più perché Erwin sembrava intenzionato a voler condividere quella faccenda con lui che per la storia in sé. Di ciò che faceva Erwin nel suo tempo libero e della sua vita privata certo gli importava ben poco.

«Il fratello di Mari» spiegò il Comandante, lanciando una rapida occhiata alla ragazza ancora intenta a prendersi da mangiare mentre Angelica l'assediava e non stava zitta un solo momento. Si sorprese a fissarla più del dovuto, incuriosito dalla scena. Era la prima volta che non la vedeva sola e soprattutto che qualcuno le stesse addosso più di quanto  non si aspettasse.

«Ha fatto amicizia» notò, con uno strano sollievo nella voce. Levi interpretò quello come un ulteriore segno del fatto che, secondo lui, Erwin l'avesse presa fin troppo a cuore. Aveva sentito parlare alcune delle reclute, durante quei giorni che stava soggiornando lì, accennando al fatto che fosse stato proprio il comandante a portarla in addestramento benché il corso fosse già iniziato da un anno e mezzo, smuovendo e mandando in tilt ogni sorta di burocrazia. Aveva sentito dire, da quelle stesse reclute, che il motivo di tanto accanimento nei suoi confronti risiedeva nel fatto che lei era una prostituta e lui probabilmente veniva ripagato della gentilezza di darle una vita dignitosa con qualche favore poco pulito e poco morale. Se non avesse conosciuto abbastanza Erwin da sapere quanto fosse poco interessato a quel genere di attenzioni, anche lui avrebbe potuto dubitarlo, visto il modo in cui la considerava. Era discreto, silenzioso, sembrava quasi che non la conoscesse, eppure era il primo a intervenire in suo aiuto quando ce n'era  bisogno, proprio come due sere prima, quando lei aveva avuto quella crisi di panico: per primo si era alzato da tavolo, andando a controllare, e proprio il suo richiamo era riuscita a riportarla indietro. Erwin non era proprio tipo da prostitute e favori sessuali, eppure non poteva escludere che tra quei due non ci fosse stato qualcosa che l'avesse marcato nel profondo.

«Le ha salvato la vita e probabilmente ora la sta ripagando in qualche modo» spiegò Levi, lanciando una rapida occhiata al duo su cui si era concentrato Erwin e tornando poco dopo alla sua tazza.

«È la ragazza dell'incidente dell'altro giorno?» chiese il Comandante.

«Già» e Levi lasciò nuovamente cadere il silenzio, prima di aggiungere, deciso a togliersi quell'ultimo dubbio: «Non mi hai mai raccontato come l'hai trovata.»

«La cosa ha importanza?» chiese Erwin tornando a guardare i fogli che stringeva tra le mani.

«Potrebbe» si limitò a rispondere Levi. Non gli interessava davvero, ma aveva messo insieme alcuni dei pezzi e voleva in qualche modo completare il quadro. A partire dal motivo per cui Erwin si fosse preso la briga di far arrestare un qualunque ragazzo dei bassifondi e salvare la sorella dalle sue grinfie, portandola in Armata. Aveva sospettato che ci fosse di mezzo un omicidio, ma inizialmente aveva creduto che ad essere morto fosse proprio il fratello. Invece ora veniva a scoprire che non solo il fratello era vivo, ma lo stesso Erwin aveva fatto in modo che finisse in cella. Per quale motivo? Costrizione alla prostituzione? Davvero si era mai interessato a certe storie strappalacrime? E allora quell'uccisione che ancora macchiava le mani della ragazza, di chi era? Sorrise, rendendosi conto di quanto si sentisse ridicolmente interessato a tutta quella faccenda. Forse un po' poteva anche definirsi curioso e sicuramente quella fu la giustificazione che si diede, ma probabilmente la verità che mai avrebbe ammesso a se stesso era che sapere che c'era qualcun altro tra quelle persone che aveva vissuto i primi anni nella merda in cui aveva vissuto lui gliela faceva sentire un po' più vicina. Come se lei avesse potuto capire molte delle cose a cui chiunque sarebbero state incomprensibili, e, di contro, che lui avrebbe potuto comprendere realmente molte delle cose che la riguardavano. Se c'era qualcuno al mondo che avesse avuto il diritto e la capacità di sapere e capire, quello era solo lui. Sensazioni, solo sensazioni, ma a cui quei dannati capelli rossi continuavano a richiamare l'attenzione. Glieli avrebbe fatti rasare, un giorno o un altro.

«Conoscevi Gerwin Roff?» chiese Erwin, interrompendo lo scialacquio dei suoi pensieri.

«Era un caporale dell’Armata Ricognitiva, abbiamo lavorato insieme, come potrei non conoscerlo?» rispose Levi, chiedendosi se non stesse cercando di eludere la domanda andando a parare su un altro argomento.

«Gerwin Roff è stato dichiarato morto per malattia, anche se il suo corpo non è mai stato somministrato ad analisi accurate e il caso è stato chiuso con frettolosità» spiegò Erwin, serio e corrucciato nel volto. No, non aveva cercato di sviare la domanda, ma cominciava a mettere insieme i primi pezzi e Gerwin Roff doveva essere un altro dei tasselli mancanti del puzzle.

«La verità su di lui è stata ritenuta vergognosa per il corpo militare e hanno cercato di infangare la cosa. Era vergognoso che un capitano militare frequentasse bordelli nei sotterranei con cadenza quasi settimanale. Lì le donne sono più facili da reperire e meno costose e quando Roff è venuto a conoscenza di una ragazza dagli occhi di ghiaccio e i capelli dalla colorazione singolare del fuoco non ha saputo resistere alla tentazione. Di quel colore rosso poi lui ne ha visto sicuramente in abbondanza prima di morire.»

Levi restò in ascolto senza smuoversi. Bloccato come una statua, con le gambe accavallate e la tazza a fior di labbra. Lo sguardo fisso davanti a sé, che sembrava mostrargli le immagini di un libro mentre venivano svelate le prime verità su quell'assurda storia.

Il sangue di Gerwin Roff, era quello che macchiava ancora le mani di Mari tanto da trascinarla ancora nei propri incubi. E dato che si trattava di uno degli uomini di Erwin, cominciava ad essere chiaro anche come fosse venuto a conoscenza di un'anima invisibile come lo era lei.

«Un'assassina che ha ucciso un pezzo grosso del corpo militare» osservò Levi, muovendo semplicemente le labbra, continuando a restare fisso con lo sguardo davanti a sé. «Perché hai voluto portarla qua?»

«Tu stesso hai detto di aver conosciuto Roff. Era forte, era grosso e violento abbastanza da essere pericoloso. Lei invece aveva solo la sua veste. Le condizioni in cui era ridotto Roff non lasciano spazio a dubbi: lei ha combattuto e ha vinto, uscendone miracolosamente indenne. Sono venuto a conoscenza di Mari e di suo fratello perché Roff faceva parte della nostra legione e sono stato chiamato in tribunale. Doveva essere solo burocrazia, ma quando ho sentito quello che era successo ho capito che lasciarla alla pena di morte sarebbe stato uno spreco. Sono intervenuto, ho indagato personalmente sul conto di Harvey e sono riuscito a trovare un accordo, permettendole di venire qua e lasciando a suo fratello l'onore di occupare quella stanza vuota.»

«L'hai accusato di un omicidio che non ha commesso.»

«Pensi che non se lo sia meritato?» chiese Erwin con provocazione.

«Sai bene cosa penso» disse Levi lasciando trapelare un certo astio. L'avrebbe volentieri preso a pugni lui, quell'Harvey, così come avrebbe preso a pugni Roff ora che sapeva quali schifose pratiche amava attuare durante il suo tempo libero. Sapere di aver lavorato spalla a spalla con un sacco di merda come lui gli faceva venire solo il voltastomaco. «L'accordo dunque è saltato? Lo stanno liberando?» chiese ancora Levi.

«Non conosco ancora tutti i particolari, ma credo che sia dovuto al fatto che qualche ricco mercante fosse un suo cliente fidato e non abbia apprezzato che fosse potuto venir fuori il suo nome.»

«Tsk» si lasciò sfuggire Levi, increspando il viso. «Inutili mangia merda.»

«Probabilmente il verdetto è già deciso e io servo solo per ritirare formalmente le accuse» osservò Erwin, sapendo già come certe cose giravano nei piani alti. Lanciò un'altra occhiata a Mari, che finalmente era riuscita ad appropriarsi del suo piatto, e rese partecipe Levi di una sua personale preoccupazione: «Si rifarà vivo. La sorella gli fruttava un bel guadagno.»

«Che ci provi» si limitò a rispondere Levi, prima di posare bruscamente la tazza sul tavolo. Si alzò e senza dire un'altra parola si allontanò, dirigendosi a passi svelti e pesanti verso l'uscita.

Mari abbandonò il contatto visivo con Angelica, che non aveva cessato un solo istante di parlare di quanto trovasse eccitante quella missione e cosa fosse riuscita a scoprire -ancora niente, ma c'era quasi, affermava-, e guardò Levi sparire all'esterno.

«Chissà cos'è successo...» si chiese, un po' preoccupata.

«Mh, credi sia successo qualcosa?» chiese Angelica, non capendo cosa avesse potuto destare così la preoccupazione dell'amica. Anche lei aveva visto Levi uscire, concentrata nella sua missione di scoprire quanto più su di lui era ben intenzionata a non lasciarselo sfuggire nemmeno per errore, ma non aveva colto niente di diverso dal solito.

«Aveva qualcosa nello sguardo...» rifletté Mari. «Non lo so, mi sembrava cupo.»

«Lui è sempre cupo» disse Angelica con naturalezza. Che ci trovava di strano?

«Sì, beh... ma è diverso» insistè Mari, accennando un sorriso divertito per l'affermazione -esageratamente vera- dell'amica.

«Magari gli hanno raccontato una barzelletta» alzò le spalle la castana e questo bastò per far dimenticare a Mari ogni sorta di preoccupazione, lasciandosi andare a una fragorosa e intrattenibile risata.

E Angelica, colpita piacevolmente da quella reazione, si sentì stimolata a continuare su quello stesso filone: «Magari quello è il suo modo per esprimere ilarità, non puoi saperlo.»



Nda.

Rieccomi e buongiorno! Finalmente si apre un’enorme porta sulla vita di Mari (un’altra xD) e scopriamo di chi è il sangue che ancora le macchia le mani (per chi non ricordasse, qualche capitolo addietro, quando ebbe l’attacco di panico, restò per un po’ confusa a mormorare cose tipo “non volevo ucciderlo” “lui mi ha afferrata” ecc…).

Inoltre, scopriamo il prezioso ruolo di Erwin in tutto questo. Le voci sul conto di Mari la proclamavano la personale prostituta del comandante (ed ecco perché in molti la guardano male), ma in realtà lui l’ha tirata fuori dalla prigione, ritenendola forte abbastanza da dar un buon contributo alla propria causa, e in cambio ha rinchiuso il fratello. Fratello che in realtà dai primi ricordi che vi ho riportato sembrava tanto gentile e premuroso… (invito a rileggere “la bambina delle pere” se non ricordate).

Cos’avrà portato al cambiamento? Cosa l’avrà spinto a diventare il suo aguzzino e a venderla come fosse merce?

Vi rivelo che nel prossimo capitolo faremo un altro salto nel passato e darò risposta anche a queste domande.

Vi aspetto Lunedì prossimo con “La ragazza Rubino”.

Cià cià!


Tada Nobukatsu-kun


<> mormorò Harvey alla sorella un istante prima di lanciarsi coraggiosamente contro l'uomo. Mari lo guardò un po' preoccupata, chiedendosi come ne sarebbe uscito vivo, ma sapeva che la parola di suo fratello era legge perciò obbedì e scappò all'interno del vicolo, sapendo che avrebbe potuto usare qualsiasi aggancio per saltare sul tetto e sparire. Ma tutte le sue previsioni andarono in frantumi quando si scontrò contro un altro uomo, altrettanto terrificante come il primo, ma più sottile di corporatura. L'afferrò per il polso e la bloccò, evitandole di fuggir via.

<>

Voce fuori campo: E Levi intanto si domanda "chissà cosa ha spinto la ragazza a desiderare tanto di mettere le ali della liberta"... non vien voglia di prenderlo per il collo e urlargli "Sei tu, brutto scemo!!!! Sei tu!!!"? XD
   
 
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