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Autore: Nuel    09/01/2017    7 recensioni
Hogwarts apre le porte per la terza volta per Albus Potter. Quest'anno anche sua sorella minore Lily inizia a frequentare la più famosa scuola di magia e stregoneria del mondo, e mentre James stringe nuove amicizie, la vita familiare dei Potter potrebbe venire sconvolta.
Ogni pezzo è sulla scacchiera, sta ad Albus decidere se giocare quella che forse non è solo una semplice partita.
♦ Serie Imago Mundi, III
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Imago Mundi ϟ'
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Eccomi qui, finalmente, con il terzo capitolo della serie Imago Mundi. So di averci messo molto e spero che la storia sia di vostro gradimento.
Avevo in mente una premessa un po' più lunga di questa, ma visto che vi ho fatti aspettare tanto, non voglio dilungarmi. Solo una cosa: questa storia avrà uno spin-off. Al momento opportuno vi rivelerò perché come quando e dove. ^^
Buona lettura.
Nuel


1
Non proprio un imprevisto



 

Lily Potter non era neppure riuscita a dormire, la notte prima. Albus la guardava saltellare intorno a loro padre, emettendo strilletti entusiasti mentre James sbuffava quasi quanto il treno che stava per riportarli a Hogwarts.
Il binario 9 ¾ era affollato come ogni primo Settembre ma per la prima volta Lily non sarebbe rimasta sulla banchina assieme ai loro genitori, a salutarli con la mano. Aveva compiuto undici anni quell’estate e alla fine della giornata sarebbe stata, a tutti gli effetti, una allieva della più famosa scuola di magia e stregoneria del mondo.
Da quando erano andati a Diagon Alley per comprarle la bacchetta, Alloro e Crine di Unicorno, dieci pollici, flessibile, Lily non aveva smesso un momento di parlare di Hogwarts e degli incantesimi che avrebbe imparato a fare. Loro madre aveva dovuto toglierle la bacchetta di mano prima che, per pura casualità, riuscisse ad usarla, dando fuoco alla casa o avvelenando il pranzo.
Lungo la pensilina c’erano ragazzini che correvano da tutte le parti, genitori che si sperticavano nelle ultime raccomandazioni e animali nervosi chiusi dentro gabbie e ceste. I coniugi Potter, che sembravano più nervosi e preoccupati di tutti gli anni precedenti, cercavano i Weasley tra la folla, forse sperando che la loro irrequieta terzogenita, vedendo le spille appuntate sulle divise di Dominique e Louis, si sarebbe calmata.
    Quell’anno, il ruolo di Caposcuola era stato assegnato a Dominique e non ad Ausia. Scorpius aveva scritto ad Albus pochi giorni prima, raccontando che gli zii erano stati molto infastiditi per la mancata nomina della figlia e che Ausia aveva trascorso quasi tutta l’estate litigando furiosamente con la madre. Quando la nomina a Prefetto di Louis era arrivata, si trovavano tutti alla Tana per uno degli interminabili pranzi di nonna Molly. Zio Bill si era congratulato con lui e zia Fleur l’aveva baciato sulla guancia lasciandogli lo stampo del suo rossetto rosa. Zio George, invece, aveva guardato con orgoglio Fred e Roxanne e aveva esclamato: “Sono fiero che nessuno dei miei figli abbia ereditato quella spilla da Perfetto” e gli era comparso un luccichio negli occhi. Zio Percy si era inalberato in uno dei suoi lunghissimi e noiosi sermoni e, a quel punto, i ragazzi avevano deciso di sgattaiolare via.
    Quando riuscì a scorgere la testa rossa di Ron Weasley, sopra molte altre teste, la signora Potter alzò la mano, agitandola come un aquilone impazzito, fino a quando il fratello non la vide e rispose con un cenno. Anche loro cugino Hugo, il fratello minore di Rose, avrebbe cominciato Hogwarts quell’anno e l’eccitazione di Lily aveva contagiato anche lui, trascinandolo in una sorta di balletto fatto di saltelli e accompagnato da piccole grida acute e risate infantili. Albus e Rose si scambiarono uno sguardo esasperato e, assieme a James, si spostarono di qualche passo. «Avete visto Martin?», chiese loro Rose.
    «No, ma sarà qui da qualche parte», rispose James. «Quando saliremo sul treno lo troveremo di sicuro». Martin era un Corvonero nato Babbano con cui avevano fatto amicizia proprio sul treno, due anni prima. Lui e la sua gatta nera, Erintja, si erano conquistati un posto nella numerosa famiglia Potter-Weasley e durante l’estate si erano mantenuti in contatto scrivendosi almeno una volta alla settimana.
    «Non è Ausia, quella?», chiese Albus, indicando una ragazza che stava salendo su una carrozza un po’ più indietro.
    «Dove?», chiese Rose, girandosi per guardare nella direzione indicata dal ragazzo, ma riuscì a vedere solo Scorpius Malfoy e Lotus Zabini che salivano dietro di lei.
    «Andiamo a salutarli», propose James, ma venne trattenuto dal fratello minore.
    «Aspetta. Non sono da soli», disse Albus. In quel momento una donna alta e bionda si voltò verso di loro. Era Daphne Flint, la madre di Augustus e Ausia. I fratelli Potter l’avevano incontrata l’estate precedente, in occasione del compleanno di Scorpius. Albus le fece un cenno di saluto, ma la donna lo ignorò platealmente. Accanto a lei c’erano i signori Malfoy. Asteria Malfoy sollevò un sopracciglio e inclinò a malapena in capo in un gesto di saluto stentato, ben diverso dal sorriso caloroso che rivolse loro Blaise Zabini, che sollevò una mano per salutarli. Draco Malfoy guardò verso i loro genitori e poi rivolse un cenno di saluto ai ragazzi.
    «Quella gente mi mette i brividi», mormorò Rose.
    Pochi minuti dopo, mentre salivano sul treno e gli occhi di loro madre di riempivano di lacrime malcelate, Albus vide Martin cercare di aprire una breccia nel cordone di parenti degli studenti per arrivare al treno. Era solo, come al solito, dato che i suoi genitori erano molto impegnati col loro lavoro, ed era un po’ più alto e più magro di quanto era stato alla fine del precedente anno scolastico. «Papà», chiamò Albus, «Martin perderà il treno se non riesce a passare».
    Harry Potter tirò fuori la bacchetta, qualche sguardo si puntò su di lui riconoscendo il celebre non-più-tanto-Bambino Sopravvissuto, ormai Capo dell’Ufficio Auror, ma nessuno capì cosa stesse per fare fino a quando non scandì: «Obstacula locomotor». I corpi dei maghi e delle streghe si spostarono, si piegarono e si compressero istantaneamente, formando un corridoio attraverso il quale il ragazzo poté spingere avanti il suo carrello. «Grazie!», esclamò Martin, correndo verso il treno, mentre i parenti indignati dei ragazzi bisbigliavano e borbottavano.
    «Harry!», sibilò con rimprovero la signora Potter mentre Harry e Ron aiutavano Martin a caricare il baule e la cesta di Erintja proprio un attimo prima che il fischio del treno annunciasse la partenza.
    «Questa, domani la leggerete sulla Gazzetta del Profeta!», sghignazzò Ron, strizzando l’occhio a Rose mentre le porte del treno si chiudevano.
    L’ultima immagine che Albus vide, mentre il treno si allontanava dalla stazione di King’s Cross fu suo padre che alzava una mano per salutarli, mentre sua madre sembrava abbaiargli contro e il flash di una macchina fotografica dava ragione alle parole di zio Ron.
    «Dubito che l’abbiano presa bene», sbuffò James, «spostati come oggetti». Scosse il capo e spinse Lily verso il corridoio. «Andiamo a cercare un posto».
    Poco dopo trovarono uno scompartimento in cui sedersi tutti e sei. «Se non fosse stato per vostro padre, avrei perso il treno», disse Martin, ancora ansimante per la corsa, prima di lasciar uscire Erintja dalla cesta. La gatta saltò subito fuori, si stiracchiò dondolando la lunga coda sotto il naso di Martin e andò ad acciambellarsi sulle ginocchia di Albus. «Credo tu le sia mancato durante le vacanze», disse il Corvonero mentre Albus la grattava tra le orecchie. Erintja fissò Lily e Hugo per un istante, come se stesse registrando la presenza di qualcosa di nuovo e di nessun interesse, poi chiuse gli occhi e cominciò a fare le fusa.
    Lily e Hugo accarezzarono il mantello nero e setoso della gatta senza riuscire a ottenere uno sguardo da lei, quindi trascorsero un po’ di tempo guardando fuori dal finestrino, dove il paesaggio cambiava rapidamente, mano a mano che proseguivano verso nord e i prati lasciavano spazio ai boschi. Dominique e Louis passarono a salutarli e rimasero a pranzare con loro: nonna Molly aveva rifornito tutti di fette di torta di rabarbaro e la signora Potter aveva preparato panini in abbondanza, infilandoli nel baule di James. Zia Hermione aveva raccomandato ai ragazzi di non far mangiare a Hugo troppa cioccolata, ma quando arrivò il carrello delle vivande, comprarono tutti Cioccorane, Fildimenta interdentali e Api frizzole. Sembrava che un intero ripiano di Mielandia fosse stato spostato sull’espresso per Hogwarts e, ovviamente, a Hugo venne mal di pancia. Verso la metà del pomeriggio, Scorpius e Lotus li raggiunsero.
    «Avete fatto bene e non venire a cercarci», disse Scorpius, infilando una mano nel sacchetto di Gelatine Tuttigusti+1 che Rose gli offrì. «Ausia ha quasi affatturato vostra cugina, quando è passata davanti al nostro scompartimento».
    «Non l’ha affatto presa bene di non essere diventata Caposcuola», aggiunse Lotus, infilando in tasca una gelatina che, dal colore, doveva essere al gusto cerume.
    «Ma cosa le è successo?», chiese James. I due Serpeverde non avevano una risposta a quella domanda e si strinsero nelle spalle, preferendo chiacchierare d’altro. Scorpius raccontò che Augustus aveva fatto domanda per entrare all’Accademia per Auror e James per poco non si era strozzato con un’Ape Frizzola che gli era andata di traverso. Poco dopo, i due tornarono a fare compagnia alla cugina di Scorpius, “prima che andasse a cercarli”.
    Verso sera, Lily e Hugo sembrarono realizzare che non avrebbero più visto i loro genitori fino a Natale o, forse, iniziarono a sentire la stanchezza del viaggio o la pressione dell’imminente Smistamento. Avevano perso interesse per il paesaggio fuori dal finestrino da prima che diventasse buio e la voglia di sgranchirsi le gambe si stava facendo impellente. «Sarà meglio mettere le divise, adesso», annunciò Rose. A turno si alzarono per recuperare tuniche e mantelli dai bauli nello spazio angusto dello scompartimento. Rose aiutò Hugo, impacciato e ancora nauseato dai dolciumi che aveva mangiato, ad infilare la veste sopra gli abiti babbani che portava e Martin rinchiuse una poco collaborativa Erintja nella cesta di vimini da cui, ancora per un po’, arrivarono le sue proteste.
    «Mi raccomando, state vicino a Hagrid», disse James ai più piccoli prima di scendere dal treno: il mezzo gigante era lì, come ogni anno, con un lanterna in mano, a chiamare i primini. Albus rimase a guardare la sorella raggiungere il Custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts per qualche momento e poi si diresse alle carrozze assieme agli altri.
    «Sarà bello avere Lily e Hugo con noi», disse Rose, accomodandosi in carrozza.
    «Sei sicura che verranno smistati a Grifonfondoro?», chiese Martin, prendendo posto accanto a lei.
    «Tutti i Weasley e tutti i Potter sono Grifondoro, da sempre», sorrise la ragazza e quando Albus chiuse lo sportello della carrozza dietro di sé, il viaggio verso il castello riprese.
    Era una nottata serena, con un cielo trapuntato di stelle che brillavano anche sul soffitto incantato della Sala Grande, che riproduceva la volta celeste al di sopra del castello. Potter e Weasley erano eccitati e orgogliosi: Lily e Hugo erano i più giovani della famiglia e gli ultimi della loro generazione ad entrare a Hogwarts. Tutti attendevano lo Smistamento per poter poi banchettare con le prelibatezze preparate dagli elfi domestici. Una porticina sul lato della Sala Grande si aprì e una fila di ragazzini impettiti iniziò a sfilare, in attesa di calzare in testa il Cappello Parlante. Il primo fu Mathias Burberry, un ragazzino col naso a patata che per poco non soffocò nel trattenere il fiato mentre il Cappello Parlante rifletteva. Per lui l’esito fu “Tassorosso!” e dal tavolo della sua Casa si alzò un’ovazione.
    Una trentina di nomi e di applausi dopo, il professor Sylla scandì: «Lily Luna Potter», e al tavolo di Grifondoro in molti si prepararono ad accogliere con un fragoroso battimano la figlia più giovane di Harry Potter. Lily aveva le guance velate di rosso e lo sguardo lucido quando si sedette sullo sgabello, forte e orgogliosa di una salda tradizione familiare. In pochi attimi, Albus la vide impallidire e stringere le dita sulla gonna. Lily aprì le labbra come per dire qualcosa, ma non fece in tempo: il Cappello Parlante scandì: “Serpeverde!”.
    La Sala Grande tacque.
    Lo sguardo incredulo di Sylla si fissò sulla ragazzina ancora seduta, come pietrificata.
    Al tavolo degli insegnanti, la sedia di Hagrid si spezzò con un ‘crack’ sordo che fece saltare, sulla sedia accanto, un ometto vestito di turchese. Il mezzo gigante finì col sedere a terra e si rialzò borbottando delle scuse imbarazzate.
    Il viso di Lily divenne di una tonalità di rosso più scura dei suoi capelli e tutta la Sala Grande poté sentire il suo singhiozzo echeggiare tra le pareti.
    Senza che nessuno badasse a lui, Scorpius Malfoy si alzò dal proprio posto, raggiunse Lily Potter e le tese la mano. «Vedrai che non è così male», le disse. Il professor Sylla, un po’ impacciato, le tolse il Cappello dalla testa. «Raggiunga il suo posto, signorina Potter», disse, facendo cenno a Scorpius di portarla con sé.
    Lily prese la mano di Scorpius e lo seguì, continuando a guardare verso i fratelli, con gli occhi nocciola sgranati e le guance rigate da due scie di lacrime. Lentamente, i suoi compagni di Casa iniziarono ad applaudire, anche loro troppo sconvolti, ancora, per accoglierla come avevano accolto tutti gli altri, fino a quel momento.
    Albus e James la guardarono sedersi accanto a Scorpius, scossi e ammutoliti. Rose si era portato una mano alla bocca e, quando era stato il turno di Hugo, aveva quasi stritolato la mano di Molly. Hugo era paonazzo quando si era seduto sullo sgabello, e Albus sarebbe stato pronto a giurare che non c’entrava più il mal di pancia, ma riprese colore quando fu smistato a Grifondoro. Rose lo abbracciò, sollevata, e Molly gli diede un buffetto sulla guancia. Lucy e Roxanne si alzarono dai loro posti per accoglierlo e poco dopo anche Dominique e Louis si complimentarono con lui. Solo Albus e James continuarono a tacere, per una volta esclusi dalla festa, non perché lo fossero, ma perché ci si sentivano, come loro sorella che, con ancora gli occhi umidi di pianto, guardava verso di loro senza toccare la cena.
    I piatti d’oro si erano riempiti di cibi prelibati, ma tutto aveva il sapore insipido della carta. Nemmeno Hugo riuscì a mangiare molto, quella sera, e allontanò il porridge al miele come se anche solo l’odore gli desse fastidio. Albus pensò che quello doveva essere ancora l’effetto del mal di pancia.
    Quando la cena finì, i Prefetti fecero mettere tutti in fila per condurli ai rispettivi dormitori. I primini stavano davanti per vedere bene la strada, anche se di certo si sarebbero persi almeno una volta, nei primi giorni, e per essere sicuri che fossero a portata d’orecchio quando avrebbero comunicato loro la parola d’ordine. Poco prima di uscire dalla Sala Grande, Scorpius attirò l’attenzione di Albus e James e mimò con le labbra: “Mi occupo io di lei”: lui e Lotus si erano messi ai due lati di Lily e sembravano decisi a scortarla come se fosse loro sorella.
    Albus si disse che, almeno, non era completamente da sola.
   
 
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