Accostamenti Irrazionali.


Amicizia. Etimologicamente parlando essa è un vivo e scambievole affetto tra due o più persone, puramente disinteressato e profondo.

Personalmente, intimamente e irrazionalmente parlando, invece, essa è vicina quanto lontana al sentimento comunemente chiamato paura.

La paura, nell'immaginario collettivo, appare come un qualcosa di negativo, di irrazionale; spinge verso luoghi immaginari dediti alla protezione di se stessi al fine di non dover imbattersi in vicissitudini insicure e dal risultato indefinito o del tutto ignoto.

Amicizia e paura.

Un ossimoro bello e buono a primo impatto, tuttavia analizzato l'improbabile accostamento in ogni sua sfaccettatura, esso non apparirà più tanto irrisorio, tanto improbabile; bensì apparirà talmente tanto lampante da colorare il viso di un sorriso amaro, di un sorriso stordito dalla scoperta ma assai veritiera.
Quale essere umano non cede talvolta ad un percorso più semplice anziché ad uno più complesso ed intricato? Sarebbe ipocrita smentirà ciò e si sa, l'ipocrisia è un tratto comune.

Apparire, mostrare ciò che si vuole, elaborare un bel discorso da far invidia ai migliori oratori per convincere qualcuno e per apparire più limpidi di quel che si è in realtà è una dote, certo, ma è anche una punizione.

Mostrare ciò che si vuole talvolta diviene un'azione talmente tanto abitudinaria e perfezionata con il tempo che, fare il contrario, apparire per ciò che si è, è un qualcosa che risulta inconcepibile, incalcolabile nella maestosa equazione della vita.
Per cui, è una punizione poiché, quando si ha bisogno, semplicemente non si può.

Ed è anche questa l'amicizia. È denudarsi, è riso, è pianto, è pensiero, è fisico, è il non calcolare, è la razionalità mista in un miscuglio omogeneo all'irrazionalità, è cercare insieme il risultato dell'equazione senza aver timore di sbagliare un passaggio poiché c'è qualcun'altro a far notare l'errore, ma non con malizia o vanità, bensì come crescita.

Ma l'uomo, quanto pronto può essere a ciò? Quanto può essere pronto a denudarsi completamente, a dire "questo sono io" in tutti i suoi pregi e difetti, vizi e virtù?
Ed è da qui che subentra la paura, è da qui che subentra quell'incessante bisogno di preservarsi, di non lasciare tutte le proprie carte scoperte per paura che qualcun'altro possa minare i nostri spazi.

L'uomo, per quanto possa essere un animale sociale, talvolta ha bisogno della propria solitudine poiché, la paura di esserci e di non ricevere lo stesso trattamento, talvolta è più forte del desiderio stesso di lasciar cadere la propria maschera in pubblico per mostrarsi per ciò che si è.

L'uomo ha bisogno della propria solitudine per far ciò, per togliersi la maschera e lasciar scorrere le salate e dolci lacrime della sua linfa vitale per poi, asciugarle con ardore, indossare nuovamente la propria maschera, sbeccata, rovinata, ma sempre e comunque perfetta e tornare nell'arena dove la legge non è pensare all'altro, ma a se stessi per sopravvivere.



Salve a tutti, mi chiamo Martina. Sono una ‘’scrittrice’’ silenziosa, una di quelle che lo fa per se stessa e non per gli altri ma, questa volta, non so per quale spinta di una qualsiasi entità, ho deciso di pubblicare una mia riflessione.
Non sarà di certo una storia romanzata, ricca di capitoli avvincenti; ma personalmente vedo la scrittura come un’arte e l’arte non è sempre bella, ma fa sentire qualcosa. 

Detto ciò, se questa breve mia riflessione vi ha fatto sentire qualcosa, una recensione o altro mi renderebbe felice e mi spronerebbe a pubblicare altro.
Grazie mille. :)