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Autore: Sophja99    09/01/2017    6 recensioni
Sono ormai passati milioni di anni dal Ragnarok, la terribile sciagura che ha provocato la morte di quasi tutti gli dei e le specie viventi e la distruzione del mondo, seguita dalla sua rinascita. Grazie all'unica coppia di superstiti, Lìf e Lìfprasil, la razza umana ha ripreso a popolare la nuova terra. L'umanità ha proseguito nella sua evoluzione e nelle sue scoperte senza l'intercessione dei pochi dei scampati alla catastrofe, da quando questi decisero di tagliare ogni contatto con gli umani e vivere pacificamente ad Asgard. Con il trascorrerere del tempo gli dei, il Ragnarok e tutto ciò ad essi collegato divennero leggenda e furono quasi dimenticati. Villaggi vennero costruiti, regni fondati e gli uomini continuarono il loro cammino nell'abbandono totale.
È in questo mondo ostile e feroce che cresce e lotta per la sopravvivenza Silye Dahl, abile e indipendente ladra. A diciassette anni ha già perso entrambi i genitori e la speranza di avere una vita meno dura e solitaria della sua. Eppure, basta un giorno e un brusco incontro per mettere in discussione ogni sua certezza e farle credere che forse il suo ruolo nel mondo non è solo quello di una semplice ladruncola.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo quindici

Giorni futuri


Provò le stesse cose di sempre: prima solo buio e silenzio, poi rimpiazzati dalle consuete visioni, ma stavolta era diverso. Ogni sensazione era acuita; la provava a livelli di gran lunga più alti del normale. Dolore, solitudine, tristezza, morte: quelle emozioni la colpirono tutte insieme come uno schiaffo, come una spada piantata nel petto senza che se la aspettasse. Intorno a sé era ancora tutto scuro, quando arrivarono le urla. All'inizio erano fioche, lontane, ma in pochi istanti aumentarono così tanto da farle desiderare di potersi tappare le orecchie e sottrarsi a quei forti lamenti. Ma non poteva, perché, per quanto accanitamente tentasse, le mani non rispondevano ai comandi. Anzi, non era più nemmeno sicura di avere delle mani e un corpo. Poi un'immagine accompagnò le grida e prese forma davanti a lei: il cielo, tappezzato di nuvole morbide come batuffoli di lana. Eppure, contrariamente al solito, quel cielo non riuscì a darle il conforto e la calma che aveva inizialmente sperato di trovare. Infatti, era di una tonalità strana e inquietante, tendente al rosso, che rendeva le nuvole tanto scure da risultare nere. Era qualcosa che non aveva mai visto prima, contrario alla natura e ad ogni comune logica. Capì subito che quello non era segno di un buon presagio.

Strisciò fulminea all'interno della scena una figura che si adattava perfettamente all'atmosfera tetra che impregnava quel luogo. Era simile ad una enorme serpe a due zampe e una testa mostruosa tra le cui fauci spuntavano corpi di uomini. Silye si accorse che le urla strazianti che la stavano assordando provenivano da loro. Alcuni erano rimasti attaccati ai grandi denti aguzzi della bestia, altri non trovando alcun appiglio cadevano giù e Silye poteva solo immaginare che fine facessero, dato che la serpe gigante spuntava dai rami di un albero. Anche i primi, cioè coloro risparmiati alla funesta fine che aspettava gli altri al termine della caduta da quella altezza, non avevano maggiori speranze di sopravvivenza. Molti erano mutili di parti del corpo, staccate dalle dentate del mostro, o trafitti e ancora attaccati ai suoi denti tinti di rosso. Dai lati della bocca colava un liquido il cui colore variava dal verde al giallastro, che doveva essere saliva, mischiato al sangue delle vittime agonizzanti.

Per quanto l'albero si ergesse su ogni altra pianta della foresta, era palese che la fiera fosse di gran lunga più grande di esso, poiché la coda ricoperta di squame arrivava fino alle radici. Silye riconobbe subito l'Yggdrasill e, ricodandosi di quello che le aveva detto Vidar, capì che quella serpe fosse Nidhoggr, il nemico che minacciava la salvezza di Midgard e che il dio aveva tutta l'intenzione di sconfiggere.

Silye guardò con più attenzione l'animale e si accorse che i corpi degli uomini moribondi sembravano cadaveri per la pelle bianca e raggrinzita come quella dei morti, nonostante continuassero a dimenarsi ed urlare, sia gli anziani sia i giovani. Non era affatto una cosa normale e doveva essere un effetto provocato da Nidhoggr, da come la sua lingua biforcuta scattava e afferrava i loro corpi, trascinandoli fino giù nella gola. Ci mise un po' per capire cosa stava facendo: non si stava solo nutrendo della loro carne, ma succhiava la loro energia. Le venne quasi da vomitare quando vide una ragazza della sua età afferrata dalla sua lingua e il suo grazioso corpo trasformato in un quello di un morto, pallido e debole, e stritolata dalla sua forza omicida. A nulla servivano le sue ormai sommesse grida.

Aveva una gran voglia di andare ad aiutarli e far cessare il loro dolore, ma dall'altra parte voleva solo che quei lamenti insopportabili smettessero di tormentarla. Quando provò a muoversi, nonostante già sapeva che fosse tutto inutile, rimase sconvolta nell'accorgersi che ora poteva sentire il braccio e tutto il suo corpo. Era accucciata vicino all'albero e alla serpe. Era la prima volta che accadeva che potesse davvero entrare nella visione e partecipare agli eventi che le venivano mostrati. Tentò di alzarsi, ma quasi scivolò su qualcosa di morbido e cedevole. Guardò sotto i suoi piedi e dovette trattenere un conato di vomito. Si trovava su una montagnola di corpi umani e arti staccati dal resto del cadavere. Proprio vicino a lei si trovava abbandonata una testa mozzata che un tempo doveva essere stata di un uomo suppergiù dell'età di suo padre Arild al momento della sua morte. Aveva gli occhi spalancati e la fissavano con un'espressione di stupore e paura stampata in faccia. Stava ancora guardando il capo quando improvvisamente i suoi piedi cedettero e si ritrovò immersa in quella catasta di cadaveri fino alla vita, con le gambe e le braccia imbrattate del loro sangue. Non riuscì a sopprimere un urlo d'incredulità e spavento, mentre continuava a cadere di qualche centimetro e le parti di corpo rotolavano, spostando senza sosta la loro posizione nel cumulo. Provò a reggersi sui cadaveri che sporgevano, ma le mani le scivolarono per la saliva della serpe che impregnava ognuno di essi e in pochi istanti si ritrovò completamente stretta tra quei corpi senza vita e ingombranti. Anche i pochi spiragli di luce che erano riusciti a infiltrarsi in mezzo alla moltitudine di resti sparirono e Silye si ritrovò sempre più risucchiata in quel buco nero, dove non c'era spazio nemmeno per le urla.

All'improvviso toccò terra. Riaprì gli occhi e si accorse che non era più circondata dalle spoglie putride e in decomposizione in cui poco prima era immersa totalmente, ma si trovava di nuovo nella sua confortevole casupola.

Doveva essere caduta dalla sedia perché si trovava a terra in un bagno di sudore. Vidar le era vicino, ma sempre ad una certa distanza. «Cosa hai visto?» la incalzò appena la vide tornare in sé.

«Ho bisogno di un po' d'acqua» disse, accorgendosi solo in quell'istante di avere la bocca asciutta e rialzandosi. Aveva ancora nitide nella mente le orribili immagini che aveva visto e le sensazioni provate nello stare a contatto con i corpi rugosi ed esamini. Vidar andò a prendere un bicchiere in legno e vi mise l'acqua di una caraffa in cui avevano prima messo un po' di neve e aspettato che si sciogliesse davanti al fuoco. Come Silye lo ebbe fra le mani, tracannò l'acqua con avidità e questo le bastò a riprendere un po' delle forze.

«Nidhoggr» affermò, rispondendo alla domanda che lui le aveva rivolto prima. Dopo averle dato il bicchiere, Vidar era andato a prendere dei panni puliti per fermare l'uscita di sangue dalla ferita che Silye si era inferta al braccio, ma il solo sentire quel nome lo fece bloccare. «Era sull'Yggdrasill. Mangiava delle persone. Anzi, succhiava le loro forze.»

Lui riprese ad avvicinarsi con le bende in mano e le prese dolcemente il polso. Lei tentò di ritrarsi, ma subito si fece guidare dal tocco leggero ed esperto di Vidar. Intinse i panni nell'acqua e li premette sul sangue che iniziava già a raggrumarsi, togliendo quello ancora vivo, per poi avvolgerle il polso con delle fasce asciutte. Come vi passò sopra le bende, queste si tinsero di rosso, del suo sangue.

«Solo questo?» chiese tranquillamente quando ebbe finito l'opera.

«Solo questo?» trillò Silye, indignata. «Dopo tutto quello che ho fatto per darti questa dannata visione, tu non sei ancora soddisfatto?»

«I patti erano che tu mi avresti mostrato la posizione di Nidhoggr. Dovevi darmi delle informazioni importanti per trovarlo, non cose che già sapevo.»

«Ma ti ho dato qualcosa! La serpe stava sull'Yggdrasill... Dovrà pur significare qualcosa.»

«Ci siamo già stati e non c'era. Devo sapere dove si nasconde, dove potrò trovarlo per batterlo sul tempo e ucciderlo prima che possa nuocere a qualcun altro...»

«Perché vuoi saperlo così disperatamente?» chiese lei, cogliendolo alla sprovvista, e lo vide sbiancare. Aveva appena toccato un nervo scoperto.

«Non sono cose che ti riguardano.»

«Sì che mi riguardano. Ho rischiato di dissanguarmi, mi sono tagliata le vene per aiutarti!» sbraitò.

«Non fare tanto la melodrammatica! Non ci si dissangua per qualche graffietto» ribatté lui. «E poi non erano questi gli accordi: dovevi darmi qualcosa di utile su Nidhoggr e ancora non mi sembra che tu l'abbia fatto. Perciò, datti da fare per diventare una völva degna del tuo nome e dei tuoi poteri.»

Lei lo guardò con uno sguardo infuriato e per un po' si fronteggiarono senza dire una parola, entrambi con il mento alzato in segno d'orgoglio e gli occhi che mandavano tuoni e lampi. Ciò che avrebbe tanto desiderato urlargli contro era che non gli interessava nulla della sua stupida serpe e che non se li era cercati lei quei poteri da veggente, ma questo non avrebbe risolto nulla. «E va bene» concesse infine Silye. «Ultimo tentativo.»

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Angolo dell'autrice:

Colgo l'occasione per ringraziare tutti i lettori, sia quelli silenziosi, sia quelli che mi hanno regalato una recensione con i loro pareri e pensieri. Vi ringrazio infinitamente, perché in tal modo mi invogliate a continuare questa storia a cui tengo moltissimo. <3

   
 
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