Storia di un fallimento
Non doveva farlo. Nell'ottica del
MACUSA non doveva prodigarsi per salvare Credence dalle grinfie di
sua madre. Non doveva intervenire in alcun modo se questo avesse
voluto dire essere scoperta in quanto strega. Non doveva agire senza
permesso. Non doveva pensare con la propria testa e, soprattutto, con
il proprio cuore. Questo non glielo avevano detto, ma Tina sapeva
quanto avrebbero voluto farlo, lo aveva sentito negli sguardi
infamanti che le avevano rivolto quando le avevano comunicato di
esser stata tolta dalla squadra, che ora sarebbe stata relegata ad
una scrivania, ad un misero ruolo d'ufficio che mai e poi mai la
strega avrebbe desiderato ricoprire. Era nata per l'azione, ma a
quanto pareva i suoi superiori non lo avevano capito.
Aveva salvato un bambino indifeso da
una madre stupida, retrograda, meschina, e aveva perso il posto. Più
provava a rileggere la situazione in termini diversi, più non capiva
in cosa avesse sbagliato.
-
Le si gelò il sangue nelle vene. Per
un attimo fu colta dalle vertigini e solo con un grande sforzo di
volontà si impedì di svenire. La valigia conteneva solo ciambelle e
pasticcini, rovinati nell'aspetto dal viaggio improbabile che avevano
dovuto fare, dalle Smaterializzazioni e tutto il resto. Tina guardò
l'oggetto in pelle e il suo tesoro con somma disperazione. Pregò che
da un attimo all'altro uscisse fuori la creatura bizzarra di prima,
ma niente. Solo dolci.
«Tina»
La voce di Graves aveva solo
pronunciato li suo nome, ma fu devastante. La strega si sentì
morire: il rimprovero la penetrò a fondo fino a farla tremare tutta.
Era stata la sua occasione. Incastrare
un criminale appena sbarcato a New York e consegnarlo al MACUSA. La
sua occasione per tornare alla ribalta, per dimostrare di essere
ancora la Tina di un tempo. Con quella valigia avrebbe dimostrato di
essere all'altezza del compito, di poter tornare ad occuparsi delle
cause importanti. Aveva visto una speranza grande, immensa nei gesti
e nelle azioni di Newt Scamander. E invece...
Chiuse gli occhi con un sospiro: era
solo caduta più in basso.
-
Quando si era seduta sulla valigia,
chiudendola con due click simultanei, Tina si era chiesta cosa stesse
facendo. O meglio, se quello che stava facendo fosse giusto. Si era
posta il problema perché sapeva che nella questione sarebbero finiti
sia il bizzarro mago inglese sia il babbano Jacob Kowalski, l'unico
finito per puro caso nei disastri operati dal primo dei due, l'unico
che davvero non meritava di essere portato di fronte al MACUSA. Per
Newt il discorso era anche diverso: era un mago, era giusto che
rispondesse dei propri crimini relativi all'ambito magico. Eppure,
sotto quel ponte la giovane donna non aveva idea di cosa fosse giusto
e cosa fosse sbagliato.
Di fronte ad una plateale riunione di
maghi e streghe, Tina si ripeté quella domanda. C'erano innumerevoli
paia di occhi che guardavano il trio, ma a lei importava il giudizio
di soltanto due persone: Madama Presidente, granitica nella sua veste
scura, e Percival Graves, indecifrabile. Sentiva la voce di Newt che
descriveva un Obscuriale, sentiva anche se stessa replicare, ma la
sua mente correva ai fatti di quella giornata folle. Newt meritava
questo? Le sue creature lo meritavano? Avevano davvero ucciso loro il
senatore Shaw? Jacob meritava questo?
Quando sentì di esser stata
Incarcerata, Tina era già consapevole di aver collezionato un altro
fallimento.
-
Gli occhi di Tina si posarono sulla
figura in ombra di Newt. Non lo conosceva per davvero, si era
lasciata guidare da un pregiudizio stupido e infondato. Non gli aveva
dato una possibilità, e purtroppo se ne stava rendendo conto solo in
una cella buia e fredda. Troppo tardi. C'era qualcosa di più in Newt
al di là della stravagante passione per gli animali. C'erano una
grande bontà d'animo e uno spirito libero cacciato da Hogwarts per i
suoi ideali. A Tina non sembrava che ci fosse niente di sbagliato in
questo.
La sciocca era stata lei, lei che
accecata dal suo desiderio di rivalsa aveva portato tutti e tre alla
condanna.
Ma era davvero sbagliato il suo sogno
di tornare ad essere parte di un disegno più grande? Non lo era. Era
stata la scelta operata per selezionare il percorso ad essere
fallimentare, lo vedeva con chiarezza.
Avrebbe voluto credere nelle idee e
nelle possibilità della vita come Newt, come quel giovane uomo che
aveva provato in tutti i modi a salvare una bambina irretita da un
parassita, che non ci era riuscito e che era andato avanti, che non
aveva mollato.
Lei cosa aveva fatto della sua vita? La
sua mente le suggeriva una risposta troppo crudele perché potesse
darle ascolto, perché potesse anche solo esprimerla a parole e così
renderla reale, tangibile.
Potrei fare qualcosa per il futuro,
si disse invece, un piccolo sorriso che le aleggiava sulle labbra.
Poi ricordò all'improvviso: Porpentina
Goldstein era stata condannata a morte.
Porpentina Goldstein non aveva più un futuro.
FINE
Angolo
dell'autrice: Salve!
Questa
storia, come dice anche l'introduzione, nasce da un prompt di Hiromi
Chan sul gruppo Facebook
“We are out for prompt”.
La ringrazio tantissimo perché mi ha dato l'occasione di scrivere
seguendo il POV di Tina e, dunque, di analizzare il suo personaggio
più a fondo di quanto abbia fatto guardando il film.
Ragionevolmente
ho deciso di interrompere la storia in questo punto perché dal
salvataggio in poi Tina è un crescendo di riscatto personale, quindi
sarebbe andato fuori dal tema e dallo spirito della FF.
Ringrazio
di nuovo Hiromi Chan, chi vorrà leggere, chi vorrà recensire e chi
aprirà semplicemente la OS!
Alla
prossima,
Menade Danzante