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Autore: Ciccipicci9    11/01/2017    0 recensioni
[A real life in New York City GDR]
Nathan e Clarissa sono come due pezzi di puzzle...totalmente diversi, forse incompatibili eppure riescono ad incastrarsi. Non sono perfetti, non vivono una favola ma la loro realtà è perfetta nell'imperfezione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage
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Quando quella sera tornò a casa, erano ormai le due di notte passate, Mark dormiva come un sasso sulla sua spalla. I riccioli del bambino erano così folti che in quel momento Nathan sorrise ricordandosi che Perla, la moglie di Cameron, era solito chiamarlo sempre "Capellone". Gli sembrò che la somiglianza con suo figlio fosse più vera di quanto mai avesse pensato. Istintivamente abbracciò il piccolo, negli ultimi due mesi era stato la sua roccia, se non ci fosse stato lui avrebbe già mollato, eppure, nonostante tutto, era ancora in piedi. << Adesso dormi, campione. >> La voce di Nathan rimbombò in quella casa, decisamente troppo grande per lui. L'unica cosa che gli piaceva era la staccionata bianca, aveva sempre sognato di averne una. Diversamente da come poteva mostrarsi Nathan era sempre stato un ragazzo romantico e sognatore. Aveva mille idee nella testa e la forza di metterle in pratica. Tendeva a mettere sempre il cuore in tutto, la maggior parte delle volte, restando deluso. Eppure, non gli importava. Lui continuava a farlo, avrebbe dato la vita per le persone a cui voleva bene. << Ehii che ci fai sveglio? >> LuckyAngel scondizolò, premendo il musetto nero sulle scarpe del ragazzo. Nathan gli accarezzò l'enorme pelo beige che lo avvolgeva e poi tirò un sospiro, quasi di sollievo. Seguito dal suo labrador si buttò a peso morto sul divano. L'occhio, inevitabilmente, cadde su quella cornice. I suoi occhi divennero spenti e le mani si strinsero forte a pugno, come se volesse graffiarsi i polsi, come se volesse dare la colpa unicamente a se stesso per quello che era accaduto. La sua mente fece un volo pindarico, era solito farli spesso, aveva la tendenza a partire in quarta, saltando subito a conclusioni affrettate, complicandosi la vita con inutili film mentali. Quella foto era stata scattata il giorno del primo compleanno di Mark, il 17 Giugno. Erano sulla ruota panoramica lui ed Haley e Cameron aveva catturato l'esatto momento in cui le loro mani si stringevano ed i loro occhi guardavano il cielo. Nathan sentì come una pietra sul cuore. Era una sensazione a cui, oramai, si era abituato. Erano stati sposati circa un anno poi Haley era andata via, lasciando lui e Mark per ritrovare se stessa. Era stata una separazione lunga e dolorosa. Lei era andata semplicemente via, lasciando una lettera a Mark in cui gli chiedeva scusa. Era troppo piccolo per capire ma Nathan non era abbastanza forte da affrontare tutto quello da solo. Era stato come se parte del suo mondo fosse crollato, come se nulla avesse senso. Non riusciva a fingere di stare bene e, in quei mesi, l'aiuto di Lucas, suo fratello e di Derek, il fratello di Haley, era stato essenziale. Era partito con loro per un avventura nel deserto, sentiva l'esigenza di distrarsi, di fuggire ma, alla fine, si era ritrovato nuovamente a Los Angeles. Aveva tentato di distrarsi andando a letto con Alex. Non lo ammetteva a se stesso ma voleva bene sul serio a quella ragazza eppure si era ripromesso di non affezionarsi più a nessuno. Era così Nathan, sapeva amare ma aveva paura di farlo. Aveva avuto, dopo Haley, storie senza importanza ed ora, per la prima volta, dopo tanto tempo, si stava concentrando su se stesso. La sua ferita non era guarita ma il cuore stava cominciando di nuovo a battere. Aveva un fratello su cui poter sempre contare, una sorella a cui voleva un bene dell'anima, un figlio meraviglioso e degli amici che sapevano come tirarlo su. Il divertimento era ciò di cui aveva bisogno. << Buono. >> . LuckyAngel abbaiò e ciò fece tornare Nathan con la mente alla realtà. Prese il suo telefono: segnava le 2:58. Il compleanno era finito e non si era rivelato un disastro come credeva. Nel suo strano ma fantasioso modo di vedere il mondo, il compleanno era il giorno più bello dell'anno, da passare in compagnia. Guardando il display del suo iphone cominciò a sfogliare le foto e non potè non soffermarsi sul selfie scattato quella sera. Guardò gli occhi di Clarissa e poi le labbra, quel suo modo di continuare a mordersele lo trovava sensuale. Notò i suoi occhi, quel colore intenso e poi, senza accorgersene, sorrise ripensando a quella serata. Avrebbe potuto portarserla a letto, Clarissa era bella e sexy ma qualcosa lo stava frenando. Eppure, si sentiva stranamente felice di andare con lei al matrimonio. Erano perfetti sconosciuti ...Apparentemente vivevano su due pianeti diversi, adesso, le loro strade si erano appena incrociate. La mattina dopo Nathan si svegliò sul divano sentendo le urla del suo amico Cameron che lo chiamava. Comprare una casa vicino a quella dei Newman era stata una follia ma lui e Cameron erano amici inseparabili, avevano addirittura progettato il matrimonio tra la piccola Sophie e Mark. << Amico avanti, dobbiamo partire. >> Cameron entrò dando una pacca sulla spalla di Nathan che, mezzo addormentato, lo guardò intontito. << Sveglio Mark, prendo la valigia e arrivo. >> Nathan andò nell'altra stanza mentre Cameron cominciò a giocherellare con LuckyAngel. << Allora...si dice in giro che verrai al matrimonio con Clarissa. >> << Chi lo dice? E...comunque..si, è carina... >> << Me l'ha detto Jamie...lei è l'ex di Jhon, il fratello di Katie, lo sapevi? >> << Mmm no, l'ho appena conosciuta, sembra simpatica >> << Si lo è...ma, stai attento... >>. Nathan guardò Cam, scuotendo la testa a quelle parole. << Amico non mi ci devo mica sposare, non è neppure un appuntamento >> Cameron ridacchiò per quella risposta e poi prese Mark in braccio, pronto per uscire. [...] << Tesoro, sei pronta? >>. Clarissa si era fermata a dormire da Katie. Il loro rapporto era come quello tra due sorelle....Katie era la sua persona, la sua metà. Aveva i suoi tempi per aprirsi ma, quando lo faceva, Clarissa correva da Katie perchè voleva i suoi consigli, voleva che qualcuno le sbattesse in faccia la verità cosa che lei aveva paura di affrontare. Ecco perchè si nascondeva dietro quel suo falso menefreghismo che faceva innervosire tanto Katie quanto Jamie. Erano gli unici a sgridarla per le sue cazzate, a farla ragionare e a criticarla per qualche scelta sbagliata. Tuttavia, non l'avevano mai abbandonata. Nonostante le sue stranezze, i suoi modi strani di fare o dire le cose, loro c'erano per lei perchè sapevano quanto fosse buona e fragile anche se si mostrava acida e forte. << Credo di aver preso tutto...Colin è già lì...ed ho un pancione enorme >> Clarissa accarezzò il pancione di Katie, sorridendo. Quanto desiderava avere un figlio. Certo, aveva Willow, ma il suo sogno era sempre stato quello di creare una famiglia, di diventare quella ragazza che non era mai riuscita ad essere. Spesso si chiedeva se fosse colpa sua, ma, poi, subito scacciava quel pensiero, non era pronta ad affrontare il mondo, nonostante si sforzasse di farlo. << Sei bellissima lo stesso >> Katie sorrise per il complimento dell'amica e poi la prese sottobraccio. << Forza, andiamo, c'è un aereo che ci aspetta. >> Insieme uscirono di casa. Willow corse, andando verso Jackson, il figlio di Jamie che le attendeva fuori con il padre. << Ciao Tappa>>. Jamie salutò con il suo modo di fare ironico Clarissa, scompigliandole i capelli. << Tappo ci sarai tu. >>. Rispose prontamente lei, facendogli la linguaccia. Aveva sempre la battuta pronta, per ogni occasione. Il ragazzo le fece l'occhiolino e Clarissa si sistemò una ciocca di capelli dietro le orecchie. La sera prima aveva parlato molto con Jamie. La notte aveva uno strano effetto su di lei: era come se mettesse a nudo la sua realtà più intima. Durante la notte riusciva a farsi vedere per ciò che era realmente: una ragazza con i sentimenti più puri del pianeta, sentimenti che ignorava perchè credeva che fosse meglio così, vivere all'avventura. Quella sera, però, cosa che accadeva di rado, si era aperta totalmente con il suo migliore amico. Gli aveva confessato di aver conosciuto Nathan e parlato molto con lui. Non sapeva cosa di preciso ma sicuramente qualcosa aveva catturato la sua attenzione. Parlare di lui la faceva sorridere. Non doveva essere difficile per una ragazza come lei portarsi a letto chi voleva ma, stavolta, per la prima volta, lei non pensava al sesso. Era rimasta colpita da quanto fosse piacevole parlare con quel ragazzo e aveva il desiderio inspiegabile di farlo ancora. Jamie si era stupito di tutte quelle confessioni. Voleva il meglio per la sua migliore amica ed era per questo che era sempre schietto con lei, a costo di sembrare brutale. La verità è meglio sentirsela dire da chi ci vuole bene, anche e soprattutto quando fa male. << Tappa, vacci piano però...Lui esce da una storia importante e non credo sia pronto per qualcosa... sta attenta>> Era così che Jamie le aveva consigliato. Clarissa, in quel momento, aveva rialzato su se stessa il muro che aveva appena abbattuto, rientrando nella sua corazza di ferro. << Ma cosa dici, è solo un amico >>. Aveva subito ribattuto. Adesso, si trovava seduta in macchina, con i suoi due migliori amici e non poteva fare a meno di ripensare alle parole di Jamie. Perchè doveva stare attenta? Lei non voleva mica qualcosa di serio. Non lo conosceva neppure quel ragazzo. Continuava a guardare fuori dal finestrino mentre il vento soffiava su ogni albero di Los Angeles. Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dal bip del suo cellulare. Si aprìì la chat di Messanger, era Nathan a scriverle: << Buongiorno. Parto con il jet di Cameron e Perla. Ci vediamo in Alaska. >>. In quel preciso momento, senza spiegarsi il perchè, le sue labbra si curvarono in un ampio sorriso. [...] Ad Anchorage c'erano esattamente 2 gradi, un freddo assurdo e neve dappertutto. Jackson e Willow, insieme al piccolo David, il primogenito di Katie, senza pensarci troppo, si buttarono tra la neve bianca, soffice come le nuvole, cominciando a scherzare tra loro e a lanciarsi palle di neve. Jamie si accovacciò a terra, formando un bel mucchietto di neve con le mani per poi lanciarlo esattamente tra i capelli di Clarissa. Fiocchi di neve si incastrarono tra i suoi nodi e, subito, la ragazza prese la rincorsa per saltare sulle spalle dell'amico. << Ma io ti uccido, tappo >>. La sua risata fece voltare Katie che cercava di sistemare l'interno della baita, distratta però dalle urla dei suoi amici. << Ehi, giù le zampe da mio fratello>>. Cameron ridacchiò arrivando davanti la baita con la famiglia e Nathan. Il loro volo era atterrato esattamente un'ora dopo quello degli amici ed ora eccoli, tutti lì, pronti per sostenere Katie durante il grande passo. << Voi Newman siete insopportabili>> Clarissa scese dalle spalle di Jamie, scrollandosi la neve che aveva addosso. Si voltò incrociando lo sguardo di Nathan che la guardava divertito. << Sei venuto Nathanuzzo vecchiuzzo >>. << Ma che soprannome è?? >>. Nathan rise avvicinandosi. Lei lo fece ancora: iniziò a torturarsi pesantemente le labbra mentre i suoi occhi ridevano. << Io posso dare soprannomi che voglio a chiunque>> . Il ragazzo la guardò male, alzando un sopracciglio. Cercava di essere serio ma aveva appena capito che con lei era impossibile. Eppure, gli piaceva stare al gioco. <>. Clarissa scosse la testa. Non amava per nulla essere contraddetta ma, allo stesso tempo, amava qualsiasi sfida le si presentasse davanti. << Avanti, aiutatemi>> La voce di Katie richiamò tutti dentro. Nathan non smise di guardare Clarissa, ogni suo movimento sembrava degno di essere osservato come se volesse catturare ogni dettaglio perchè in fondo, si sa, sono sempre i dettagli a fare la differenza. Grandi e piccini entrarono dentro: la baita era di legno, aveva un gran caminetto in soggiorno e moltissime stanze da letto. Si presentava davvero calda e molto accogliente. << Potete scegliere la stanza che volete>>. Li incoraggiò Katie mentre tutti sembravano incantati da ciò che li circondava. Jamie si era messo ad accendere il fuoco, Cameron e Perla erano andati in cucina e Nathan si era appena buttato sul pavimento per giocare con i bambini. Jackson e Mark gli si erano scagliati contro come dei mostri mentre Sophie, come una vera e propria dittatrice aveva schioccato le dita, era il suo turno di giocare. << E tu...Sei Willow giusto? Non giochi con noi? >>. Nathan si era messo a gattoni davanti la bambina. Lei lo guardava con il musino basso, tenendo il vestitino con entrambe le mani. << Shi... >> Aveva sussurrato con una vocina sottile. A quel punto Nathan l'aveva presa cominciando a farle il solletico. Willow aveva cominciato a ridere e Clarissa, ferma davanti al divano con le braccia incrociate, guardava con attenzione quella scena. [...] << Sei bravo con i bambini.>> Nathan si era voltato tenendo entrambe le mani nella tasca dei suoi jeans preferiti, un paio blu scuro. Clarissa aveva fatto una smorfia con le labbra, continuando a camminare al suo fianco. I loro amici erano a pochi metri di distanza e loro due camminavano fiano a fianco, avvolti nel gelo di quel clima che, però, per qualche strano motivo li metteva a loro agio. << Mark in fondo è un bravo bambino, a parte quando fa la peste. >>. Clarissa rise per quella contraddizione e non perse occasione di prenderlo in giro. << La verità è che non hai più l'età per stare dietro ai bambini>>. Lui rise, contagiato da lei. Era un tipo piuttosto permaloso ma il suo gioco non lo dispiaceva affatto, anzi, era incuriosito dal suo modo di fare. << Allora, conosci Katie da tanto? >>. Le chiese Nathan. Non riusciva a smettere di parlare. Anche la cosa più ovvia e scontata doveva dirla. << Lei è la mia migliore amica...siamo praticamente cresciute insieme e...uscivo con suo fratello >>. Non sapeva neanche lei perchè l'aveva detto ma l'aveva fatto e non se ne pentiva. In quel momento Nathan si ricordò delle parole di Cameron ma non ci badò molto, aveva il desiderio di sapere di più e non soltanto per semplice curiosità. << Uscivi? e ora? >> << Ora cosa? >> Quella domanda l'aveva indispettita e cominciò a scuotere la testa. << è complicato>> Aggiunse. Nathan intuìì che forse non voleva parlarne. Come biasimarla. Lui non parlava di Haley con nessuno, nemmeno con il suo migliore amico. << Io ho conosciuto Katie grazie a Cameron>> <> << Non proprio. Da circa due anni ma è come se ci conoscessimo da sempre>> << Infatti si vede che siete due idioti >> << ehi..>>. Clarissa rise, notando il broncio di lui. Lo trovava sexy. << Non fare il permaloso, idioz >> Nathan la guardò. Continuava a dargli strani soprannomi che non gli dispiacevano affatto. Ancora una volta, nel giro di poco tempo, era come se il resto del mondo si fosse annullato. Erano le loro chiacchere ad avere la priorità. <>. Le rispose facendole una linguaccia ma lei rise e gli diede una gomitata giocosa sul fianco. Fu in quel momento che i loro sguardi si incrociarono. Era come se le parole non servissero più. Si stavano perdendo in quel meraviglioso gioco di sguardi mentre, lentamente, piccoli fiocchi di neve cominciarono a cadere su di loro. << Ho famissima, avanti, Clary aiutami a cucinare>> Katie piombò esattamente in mezzo a loro, prendendo per mano l'amica. Clarissa le lanciò un'occhiataccia, una di quelle che usava quando veniva disturbata. << Devo proprio? >>. Le rispose ma Katie annuì. Era il loro segnale. La ragazza guardò Nathan che alzò le mani come in segno di resa. << Ci vediamo dopo>> Le sussurrò, non staccando gli occhi da lei. [...] << Lo sai che stavamo parlando e ci hai interrotto? >> Borbottò Clarissa mentre cercava di accendere il forno. Non era mai stata un fenomeno in cucina. Preferiva ordinare sushi o cinese. Era decisamente la regina dei cibi pronti. << E cosa stavate dicendo di tanto importante? >>. Katie ridacchiò. Lei e Clarissa erano praticamente opposte ma forse era questo a rendere il loro legame unico. Accese il forno e cominciò a tagliare le carote. << Ma nulla, lo prendevo in giro >>. << L'hai più sentito? >>. La domanda di Katie fu improvvisa, come un fulmine al ciel sereno. Clarissa sapeva esattamente di chi stava parlando, non c'era bisogno di nominarlo. La partenza di John aveva ferito entrambe. << No, è andato via così...>> << Ti manca? >> << A volte... >> Rispose Clarissa, abbassando lo sguardo. La sua relazione con John non era ufficialmente conclusa. Lui era partito, sentendo il bisogno di stare lontano ma non era più tornato e lei, per quanto si sforzasse, stava cercando di andare avanti. Voleva qualcuno che la sostenesse, voleva qualcuno con cui parlava, lei cercava un uomo che potesse affrontare tutto il casino che si trascinava dentro, non che scappasse. << Dai, aiutami >>. Il sorriso di Katie la fece sorridere a sua volta. Erano l'una la forza dell'altra. [...] Dopo aver passeggiato tra la neve, giocherellato con i bambini, scherzato tutti insieme come un gruppo di amici affiatati, si erano seduti a tavola. I bambini erano crollati dopo cena mentre Katie, Perla, Colin, Jamie, Nathan e Clarissa si erano trattenuti a ridacchiare, prendendo in giro Clarissa per le sue pessime doti culinarie, esaltando invece la cucina di Katie. Dopo aver bevuto qualche bicchiere di vino erano andati tutti a dormire, tranne Clarissa e Nathan. Entrambi erano seduti sul divano, davanti al camino. Lui con una birra in mano, lei con un bicchiere di vino bianco. << E così tu e Katie avete un ristorante? >> << Il Kary's Restaurant, si. Più che altro è suo, io mi occupo della parte amministrativa >> << Be, se cucinassi tu io non verrei mai a pranzo >>. Clarissa si mordicchiò il labbro inferiore, sorridendo per quella battuta. Fece un lungo sorso di vino e poi guardò il camino acceso davanti a loro. Il fuoco illuminava il soggiorno mentre, dal davanzale, si scorgevano ancora fiocchi di neve candida. << Perchè tu sai cucinare? >> << Me la cavo. >> Nathan finìì la sua birra e si voltò verso di lei. Sentìì un nodo in gola ma ciò non gli impedì di parlare. << Da quando Haley è andata via ho dovuto arrangiarmi in molte cose >> Clarissa lo ascoltò. Gli occhi di lui, improvvisamente, si erano spenti, come persi in ricordi che ancora non era pronto a condividere. << Anche John è andato via... sarà perchè sono un casino vivente. >> Nathan aggrottò la fronte. Si sporse in avanti per poggiare la birra sul tavolino di cristallo davanti a loro e poi prestò nuovamente la sua attenzione su di lei. << Non ti definirei un casino, piuttosto un uragano di vita. >> Le sue parole erano sincere e vere e a confermarlo fu il sorriso sulle sue labbra. Clarissa rimase colpita, nessuno mai l'aveva definita così. << Non mi conosci ... >> << Hai ragione, ma da quel che ho visto, sei una forza della natura>>. La ragazza arrossì per quel complimento ma prontamente portò una mano sul viso, come per nascondere quell'emozione. << Anche tu mi sei simpatico >>. Clarissa rispose così, senza un nesso logico ma ciò fece ridere Nathan. Lei finìì il suo vino e cominciò a torturarsi il labbro con i denti. Parlare con lui la faceva sentire viva, viva come forse non lo era mai stata davvero nei suoi ventisei anni di vita. E lui, nel frattempo, si sentiva libero di respirare di nuovo... per la prima volta, sentiva di poter essere se stesso, aveva voglia di condividere i suoi pensieri, i suoi viaggi, la sua vita con una persona che aveva appena conosciuto e che desiderava scoprire più a fondo. Lui, con la sua voglia incessante di parlare, cominciò a raccontarle dei suoi viaggi. Di come fosse stata eccitante l'Africa, parlò di suo fratello e di Derek, le raccontò quando erano saliti su dei cammelli e quando avevano dormito in tenda. Lei ascoltava interessata, facendo qualche commento ironico di tanto in tanto. Poi, lui iniziò a parlarle dell'NBA, lei non capiva nulla di sport, e iniziò a controbbattere con la moda, a lei piaceva da impazzire, Nathan invece non ne capiva nulla. Parlarono dei loro amici e lei gli rivelò di quanto fossero indispensabili nella sua vita Jamie e Katie. Gli disse di avere una sorella, Jennifer, con la quale però non parlava da mesi. Lei si era voluta allontanare dalla famiglia dopo la morte della madre e stava cercando di costruirsi una vita propria. Nathan la guardava, ascoltando ogni parola con attenzione. In quel momento gli sembrò che davanti a lui ci fosse un'altra ragazza, non quella sfacciata del giorno del suo compleanno, ma una ragazza piccola e indifesa, che aveva un mondo tutto suo che voleva proteggere ad ogni costo. Parlarono molto, senza stancarsi mai, senza accorgersi del tempo che passava. Quella sera iniziarono a scoprire l'uno qualcosa dell'altro. Quando rientrarono ognuno in camera propria, Clarissa non potè far a meno di stendersi nel lettino di sua figlia. La abbracciò forte e per un attimo chiuse gli occhi. Si sentiva al sicuro, stringendo la piccola Willow. La vibrazione del suo cellulare la fece sussultare. Era Nathan: "Buonanotte, ragazza". << Buonanotte idioz>>. Gli rispose. Parlando con lui aveva capito quanto fosse divertente, quanto estroverso. Anche lei era una chiaccherona ma tendeva a nascondere i suoi pensieri più intimi. Aveva intuito che c'era qualcosa che lo tormentava, riguardo il suo passato, ma non aveva insistito. Non gli era dispiaciuto affatto passare la serata a chiaccherare, chiaccherare soltanto, lasciando intravedere qualcosa di sè, della vera Clarissa, e a ridere come forse non aveva mai riso.
   
 
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