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Autore: Lady Windermere    11/01/2017    1 recensioni
-No, Mr Horace, non credo di aver mai raccolto delle rape in vita mia.-
Mr Goldwin sembrò assai stupito da tale affermazione –Mia cara, dovete assolutamente provarci! Potrei insegnarvelo io se mi permettete l’ardire di farlo.-
Scarlett sorrise amabilmente –Vi permetto tutto ciò che volete mio caro Mr Horace…-
Basta che non mi secchiate più in questo modo! concluse nella sua testa.
Il giovane pretendente arrossì –Beh…co-comunque n-non credo di es-esserne all’altezza.-
balbettò.
-Però potrei affidarvi al mio maestro di botanica, con lui sarete in buone mani…- continuò serio.
Lady Scarlett sbuffò di noia e annuì distrattamente.
Mr Horace prese erroneamente lo sbuffo per un sospiro e credette di essere gradito.
Ripartì all’attacco –E non dovreste fermarvi solo alle rape, ma potreste coltivare qualsiasi altro ortaggio voi desideriate. I cavoli, vi assicuro, danno molta soddisfazione…-
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quattordici

 

Quando Rosalba si svegliò la mattina del suo sedicesimo compleanno, si ritrovò tra le sue braccia. Sorrise, ripensando a tutto quello che le era accaduto: aveva desiderato un’avventura e l’aveva avuta, aveva sognato l’amore ed era stata accontentata.
Beh, non era andata esattamente come aveva previsto, ma non poteva lamentarsi.
Alexander mugugnò nel sonno.
E pensare che ho sempre pensato che il mio tipo fosse il classico stereotipo del principe azzurro, sospirò tra sé e sé.
Accarezzò di sfuggita i capelli corvini del giovane. Sembrava così vulnerabile mentre dormiva…così innocente…
Rosalba si protese verso di lui e gli sfiorò la guancia con le labbra. Il contatto con la sua pelle le provocò un brivido. Era sempre freddo, in qualsiasi momento in qualsiasi luogo.
Suppongo che ci farò l’abitudine…pensò, percorrendo con la bocca una linea immaginaria sul volto del redivivo.
Quando le sue labbra giunsero a sfiorare l’incavo del collo del ragazzo, questi non riuscì a reprimere un gemito di piacere.
-Buongiorno…- lo salutò lei, quando aprì gli occhi.
-Vedo che siamo di buon umore, stamattina- commentò Alexander, facendole passare un braccio sotto la vita e, così facendo, stringendola a sé.
-È il mio compleanno…- sussurrò Rosalba.
Il vampiro si rabbuiò per un attimo per poi sorridere raggiante –Allora dobbiamo festeggiare!- esclamò, rimettendosi in piedi ed aiutando la ragazza ad alzarsi.
Rosalba lo guardò interrogativa.
Alexander le sollevò una ciocca di capelli –Fidati di me- le bisbigliò all’orecchio –Voglio farti passare il compleanno migliore della tua vita…- concluse, mordendosi le labbra, con un gesto che suscitò in Rosalba l’irreprimibile desiderio di baciarlo.
Dopodichè le prese la mano e la condusse via con sé.

 

-Cosa ci fate voi qui?- chiese Scarlett ai tre sbalorditi fratelli.
-La domanda giusta è che cosa ci fate voi qui…- replicò Soren –Sinceramente non avrei mai pensato…- concluse, scuotendo il capo.
Lady Scarlett lo guardò stranita –Non avreste mai pensato cosa, per esattezza?-
-Non credevamo che aveste questi gusti….- intervenne Florence.
-Questi…? Oh cielo!- proruppe la Principessa quando comprese ciò che i tre intendevano –Non penserete mica che sia cannibale vero?- terminò con una risata cristallina.
Faust avvampò di vergogna –Dovete ammettere, Vostra Altezza, che c’erano tutti i presupposti per poterlo pensare.-
Scarlett si piegò in due dalle risa –Oh! Lo credo bene!-
-Scusatemi- continuò, cercando di mantenersi seria –Il mio contegno è imperdonabile.-
Quando i tre furono slegati la Principessa fece le dovute presentazioni –Mr Gideon, questi sono i tre consiglieri di Melancholy, nonché cari amici di mia madre: Faust, Florence e Soren De Rosenoir.-
-Gideon. Piacere di conoscervi- disse il Capo, stringendo loro frettolosamente la mano –Ma avrei una domanda da farvi: che cosa ci facevate nel mio accampamento?-
-Ah- ribattè Soren –quindi quei terribili bambini sono tutti figli vostri…?-
Il Capo alzò un sopracciglio –Non credo siano affari vostri. Comunque no.-
Un bambino dall’aria vivace si avvicinò al gruppetto, incuriosito.
Vedendolo Gideon lo strinse a sé –Questo è mio figlio…Henry, saluta i nostri ospiti.-
Il bimbo mimò il gesto di azzannare un pezzo di carne, al che tutti e tre i fratelli sobbalzarono all’unisono.
-M-morde?- chiese Florence, spaventato.
-Non è mica un cane…- commentò la Principessa, sempre più divertita.
-Non credo mi abbiate ancora risposto…- ribattè Gideon, serrando le mani a pugno.
Faust si schiarì la gola –Ci stavamo recando a Palazzo, ma la nostra carrozza si è rotta e siamo stati costretti a continuare a piedi. Siamo arrivati qui per puro caso: siamo accidentalmente caduti dentro un buco in una quercia e poi…beh, poi siamo stati aggrediti da una masnada di bambini urlanti…ed eccoci qui.-
Gideon sorrise sollevato –Questo spiega tutto.-
-Stavate venendo a Palazzo?- domandò Scarlett.
-Sì, a cercare Jul…il Reggente di Melancholy- rispose Florence.
-Non è a Palazzo- constatò la ragazza –Se n’è andato con voi dopo il Consiglio e poi non l’ho più visto.-
Blackpool si avvicinò, insieme agli altri Reggenti –Julien è scomparso?-
Soren annuì –Da qualche giorno.-
-Non era in cella con noi…- replicò Inverness, scuotendo il capo.
Faust lo fissò –In cella?-
-C’è stato un colpo di stato- spiegò la Principessa –Goldwin si è impadronito del regno.-
-Lo sapevo che era stato lui!- esultò Florence, guadagnandosi un’occhiata stupita da parte di tutti i presenti –A rapire Julien intendo…-
-Vi spiegheremo tutto a tempo debito, De Rosenoir- concluse Lady Cassandra.
-De Rosenoir?- chiese Henry al padre.
-È il loro nome caro…- spiegò il Capo.
-Proprio come…- continuò il bambino.
-…Rosalba!- dichiarò Vincent, che finora era stato zitto.
-È vero! La ragazza aveva detto di chiamarsi così!- confermò Stephen.
Faust prese Vincent per le spalle –Voi conoscete Rosalba?-
-È rimasta con noi per un paio di giorni…lei e quel vampiro.- spiegò Danny.
-Con voi?!- ripeté Soren, stupito.
-Vampiro?!- si accertò Florence, inquieto.
-Signori- disse Faust, in tono di comando –Qui urge un Consiglio Speciale.-
-Oh no!- gemette la Principessa.

 

-Dove mi stai portando?- s’informò Rosalba, evitando un ramo che sembrava avere l’assurda intenzione di finirle in faccia.
-È un segreto- replicò il vampiro, facendole un rapido sorriso.
La ragazza aveva notato il repentino cambio d’umore del redivivo e non era riuscita a spiegarselo.
-Alexander….- era la seconda volta che lo chiamava per nome e si sciolse il suo nome nella bocca.
Il giovane la guardò distrattamente –Mmm?- rispose, pensieroso.
Rosalba si morse le labbra –C’è qualcosa che ti turba?-
Alexander scosse la testa –Non è nulla, piccola. Nulla di cui tu debba preoccuparti- soggiunse.
Rosalba rimase in silenzio, guardandosi intorno.
La Foresta. Il suo mondo.
Lì aveva abitato i suoi primi quindici anni di vita, lì aveva deciso di scappare per cercare risposte alle sue innumerevoli domande, lì aveva vissuto tutte quelle meravigliose avventure che aveva sempre voluto vivere, lì si era cacciata nei guai, era stata salvata in extremis o aveva salvato lei la vita agli altri, lì aveva fatto nuove conoscenze, nuove amicizie…lì aveva incontrato per la prima volta Alexander.
Eppure, la Foresta era anche la sua prigione.
Non era mai uscita. Non aveva mai visto il mondo al di fuori di quegli alberi. Non aveva mai visto la City e nemmeno la capitale del suo Regno. Non aveva mai ammirato pienamente tutta la splendente bellezza del sole, visto che le fronde facevano trasparire solo qualche pallido raggio.
Ma Rosalba non sapeva che non era destinata certo a rimanere rinchiusa in quella foresta.
Non sapeva che il Destino le avrebbe riservato un’esistenza del tutto diversa.
-Rosie…- mormorò Alexander alle sue spalle, riscuotendola dai suoi pensieri.
La ragazza alzò lo sguardo.
Un castello. O, almeno, ciò che ne restava.
Infatti mancava tutta la parte superiore e metà dell’ala destra.
-Di chi era?- domandò.
Alexander fece un’espressione vaga –Nessuno lo sa di preciso. Di sicuro qualcuno di molto importante. Ti piace?-
Rosalba osservò nuovamente i rimanenti pinnacoli del castello, le mura tappezzate di edera e rose rampicanti, l’aspetto rovinato e consunto delle pareti, il colore ormai tendente al grigio-nero: sembrava che tutto contribuisse ad aumentare il fascino romanticamente decadente della struttura.
-Sembra un dipinto…- sussurrò in risposta –È bellissimo.-
Gli occhi del redivivo si soffermarono soddisfatti sull’aria sognante di Rosalba –Ne sono felice- disse –perché è lì che siamo diretti.-
La prese tra le braccia –È lì che passerai il più bel compleanno della tua vita…-

 

-Dichiaro ufficialmente aperto questo Consiglio Speciale- annunciò Faust, guardando il resto dei presenti, seduti a cerchio vicino a lui nel bel mezzo dell’accampamento ribelle –Ed ora sono lieto di lasciare la parola alla Principessa.-
Lady Scarlett ne sembrava assai meno lieta –Bene- esordì –Avendo già spiegato a coloro che non ne erano informati del colpo di stato di Mr Goldwin, possiamo discutere liberamente.-
-Noi crediamo- l’interruppe Blackpool –che Goldwin abbia avuto una spia tra noi. Tra quelli di noi che sono stati messi in carcere- precisò.
De Lavinelle annuì –E siccome l’unico assente sembra esseve Lovd Dvenlincouvt, noi cvediamo che possa tvattavsi di lui.-
-Ciò spiegherebbe anche la scomparsa del signor Andrew Jacoby…- aggiunse Inverness, lanciando un’occhiata alla Principessa.
-Mi sembra impossibile che James ci abbia venduti a quel rubizzo tiranno!- esclamò Florence –Insomma conosciamo tutti Drenlincourt, no?-
-Conoscevamo anche Hamilton, ma questo non gli ha impedito di uccidere Moonscape…- ribattè Blackpool, amaro.
Faust si morse le labbra –Sul tradimento di Lord Drenlincourt possiamo anche tornare più avanti. Ora, in questa radura sono presenti: Inverness, Mr Dorlain, Mr Delacroix, Lord Redford, Holyhead, Lord Deveroux, Lord De Lavinelle, Mr Branagh, Moonlight, Lady Cassandra, Lord De Nantine, Mr Trintot, Blackpool, Lady Scarlett e noi tre…- man mano che sciorinava i nomi i presenti facevano un segno con la testa.
-Insieme a Mr Danny McFinnigan, Mr Stephen Rooper, Mr Vincent Wood e il Capo…- replicò Danny, guadagnandosi un’occhiata riconoscente da parte di Gideon.
-E, anche se non qui tra noi, ma in infermeria, Stratford- soggiunse Deveroux.
-Che fine hanno fatto gli altri? A parte Julien, naturalmente…- chiese Soren.
-Redstone è morto, Moonscape pure, Moonshine e Montmercy hanno avuto il buonsenso di andare via prima che si scatenasse il putiferio, Greylight, Moodiness e rispettivi delegati hanno tradito- spiegò Dorlain.
-Il nostro piano è riprenderci il Regno- dichiarò Scarlett.
Soren roteò gli occhi –Vostra Altezza sta facendo il passo più lungo della gamba. Siamo troppo pochi per riprenderci un regno!-
-È appunto per questo che ci siamo anche noi…- replicò Gideon, sorridendo.
-Che consolazione! Quanto conta il vostro campo? Trenta, quaranta ribelli massimo…non possiamo fare una guerra con cinquanta persone!- proruppe Soren.
Scarlett alzò un sopracciglio –Rosenoir, voi dimenticate che ognuno dei Reggenti possiede un esercito…-
-La Principessa ha ragione, Soren, se mettiamo insieme i nostri eserciti e le forze ribelli, potremmo anche riuscirci- asserì Holyhead.
-Inoltre potremmo chiedere aiuto anche ai Ribelli del Nord…- provò Delacroix.
Danny sbuffò –Quelli non ci aiuteranno mai! Sono dei maledetti anarchici!-
-Non sono anarchici- lo corresse Gideon –Non appoggiano la Regina Clarisse, ma erano fedeli a Re William.-
-E perché sono ostili a mia madre?- chiese Scarlett –E poi, chi è Re William? Mio padre si chiamava Frederick!-
I reggenti e i loro delegati si guardarono tra loro.
Lady Cassandra sorrise alla ragazza -Vi manca un pezzo di storia, Principessa. Re William era il legittimo re di Enchantment e vostra madre, la Regina Clarisse, era sua moglie. A causa di fatti non ben accertati (pareva che il Re avesse un’amante), vostra madre cercò l’amore tra le braccia del marito di sua sorella, Frederick Reverton, re del regno vicino.-
-Ma era suo cognato!- si meravigliò Stephen.
-E sua sorella come l’ha presa?- chiese Danny, divertito.
-È morta prima di venire a saperlo- rispose Moonlight –Era di salute cagionevole.-
Scarlett era bianca come un cencio –Quindi mio padre era anche mio zio?-
-Mi dispiace, Vostra Altezza. Tutti hanno qualche scheletro nell’armadio- la rincuorò Inverness.
-Quando Re William venne a conoscenza della cosa, condannò la Regina a morte, ma re Frederick accorse in suo aiuto e dichiarò guerra ad Enchantment- continuò Lady Cassandra, mentre la Principessa diventava sempre più pallida –Le forze di vostro padre vinsero e il Regno passò alla dinastia dei Reverton. Dopo la morte della moglie, vostro padre sposò vostra madre e tutto continuò come prima.-
-I Ribelli del Nord- l’interruppe Blackpool –non sono altro che un gruppo di nobili decaduti che non vollero giurare fedeltà al nuovo re e per questo si esiliarono spontaneamente nelle Terre Desolate.-
-Per questo sono ostili a vostra madre, Principessa- concluse Holyhead.
-In pratica non abbiamo speranze di farli combattere per noi, visto che l’intera operazione è guidata dalla figlia della loro nemica- osservò Trintot.
De Nantine aggrottò la fronte –Eppure ci sarebbe una speranza. Dicono che vostra madre ebbe una figlia che Re William riconobbe come sua. Se poi fosse effettivamente sua o no questo probabilmente non lo sapremo mai…Però l’aveva comunque designata come sua legittima erede. Se noi ritrovassimo quella bambina…-
-Quella bambina è morta- tagliò corto Redford –Parecchi anni fa.-
I tre Rosenoir si gettarono delle occhiate allusive.
-Ecco- iniziò Florence, massaggiandosi la mascella –A proposito di scheletri nell’armadio…credo che dovremmo dirvi una cosa.-

 

-È un sogno!- gridò Rosalba, correndo tra le colonne del castello.
Vedendo la ragazza sprizzante di felicità Alexander ebbe un nodo allo stomaco.
Si era legato a lei ben più di quanto volesse. Ben più di quanto dovesse.
-Credo che potrei morire di felicità!- sospirò Rosalba, accarezzando un bocciolo di rosa che sporgeva da una feritoia.
-Spero proprio di no…- le sussurrò il vampiro, prendendola da dietro e allacciandole le mani sopra la vita.
Rosalba girò la testa per guardarlo negli occhi –Mi brucia doverlo ammettere, ma sei la cosa più bella che mi sia mai capitata nella vita…-
Quelle parole risultarono al redivivo come un calcio nello stomaco.
Cosa gli stava succedendo? Si era forse innamorato di quella ragazzina viziata?
Alexander le mordicchiò l’orecchio –Non avevo mai provato niente di simile nemmeno io, se ti può consolare- rispose, forse più sincero di come avrebbe voluto.
Rosalba prese coraggio e glielo disse -Io credo…di amarti, Alexander.-
Il vampiro rimase di sasso.
Cos’era quel terribile fastidio alla bocca dello stomaco? Rimorso? Rimpianto?
Una cosa era certa. Era arrivato il momento.
Alexander la strinse più forte tra le braccia e la baciò. Lei si avvinghiò a lui come se ne andasse della sua stessa vita.
Il vampiro rafforzò il bacio, conscio di quello che stava per fare.
La girò verso di lui e la spinse addosso alla parete, senza staccarsi da lei. Rosalba gli passò le mani tra i capelli, sentendolo rabbrividire sotto il suo tocco. Sentiva il freddo del muro dietro di lei sulla sua schiena. Gli accarezzò il viso: stava piangendo.
Alexander le baciò l’incavo del collo, salendo rapidamente verso la sua gola.
Rosalba si lasciò andare del tutto. Sapeva solo questo: che lo amava e che voleva rimanere con lui per tutta la vita.
E fu allora, quando sentì che lei si fidava completamente di lui, che Alexander le affondò le zanne nella pelle candida del suo collo.
Il piacere s’impadronì della ragazza, come era già successo quella volta alla locanda.
Ma questa volta era diverso…questa volta non glielo aveva chiesto.
-Cosa stai facendo?- gli domandò, la mente annebbiata dall’estasi.
Ti sto uccidendo. Fu la risposta mentale di Alexander, prima di iniziare a succhiare con più forza.

 

Redford si alzò in piedi –Rosenoir! Non ditemi che avete avuto con voi la legittima erede al trono di Enchantement per tutto questo tempo!- gridò, quando Faust finì il suo racconto.
-Re William ci aveva fatto giurare in punto di morte di mantenere il segreto!- si difese Faust.
-Abbiamo solamente eseguito gli ordini del sovrano!- diede man forte Soren.
De Nantine era parecchio confuso –Quindi la bambina…?-
-Sì, è viva- dichiarò Florence –Almeno per quel che ne sappiamo noi…-
-Cosa vorrebbe dire “per quel che ne sappiamo noi…”?- chiese Dorlain, sospettoso.
Florence deglutì –Ecco…lei è fuggita…-
Redford divenne paonazzo –Ve la siete fatta scappare? Era una ragazzina di quindici anni, santo cielo!- tuonò.
-Sedici- corresse Soren –Oggi è il suo compleanno. E le consiglio di non sottovalutare Rosalba, quella ragazza è un demonio…-
Questa volta fu Vincent ad alzarsi in piedi –Rosalba?! Rosalba è una principessa?!-
Faust annuì debolmente con il capo.
Stephen sogghignò –Non l’avrei mai detto…beveva come una spugna…-
Florence divenne livido -Aspetta un momento, Rosalba si è ubriacata?!-
-Ma qualcuno sa dove si trovi?- chiese Delacroix, in mezzo al trambusto.
-Era qui qualche giorno fa…ora non saprei- rispose Gideon –Se n’è andata con quel vampiro.-
Redford rischiò un attacco apoplettico –Mi state dicendo signore che l’unica speranza di sconfiggere Goldwin se ne va a spasso nella Foresta con un vampiro?!-
Scarlett, che era rimasta in silenzio persa nei suoi pensieri, rinvenne –Questo vuol dire che io ho una sorella!- esclamò entusiasta.
-Ancora per poco…- commentò Redford, funereo.
-Sì- assentì Faust –Di un anno più grande.-
-Ma allora cosa stiamo aspettando?- gridò la Principessa, frenetica –Dobbiamo trovarla!-
Soren la guardò seccato –Se volete farci strada accomodatevi…-
Scarlett incassò il commento –Dove erano diretti?- domandò a Gideon.
Il Capo scrollò le spalle –A est credo…ma non hanno voluto dircelo con esattezza…-
Danny sorrise –In realtà non lo sapevano nemmeno loro.-
-Di bene in meglio…- commentò sarcastico Redford.
Gideon accavallò le gambe –Non credo che quel vampiro volesse farle del male. Mi sembrava parecchio preso da lei.-
-Preso da lei?!- ripeté Faust, sgomento.
-VAMPIRO? DOV’È QUELLA CREATURA DEL DEMONIO? LASCIATELA A ME, LA RISPEDIRÒ NEGLI ABISSI DELL’INFERNO!- urlò Fra Timoteo, comparso improvvisamente dal nulla con una torcia in mano.
-Chi è questo pazzo?- s’informò Dorlain, per nulla turbato.
-IL FUOCO DIVINO BRUCIA DENTRO LE MIE VENE!- replicò il frate, brandendo la torcia accesa.
-SIGNORINA- disse, rivolgendosi alla Principessa e posandole nelle mani un rosario –NON VOLETE PREGARE ANCHE VOI IL SIGNORE AFFINCHÉ VI LIBERI DAI VOSTRI PECCATI?-
La Principessa rimase attonita –I- i miei peccati?-
Gideon si passò una mano sulla fronte –Vincent, ti prego, portalo via…prima che incendi tutto il campo.-
Il ragazzo si alzò ed eseguì, trascinando per un braccio un riluttante Fra Timoteo, che continuava a lanciare improperi verso i vampiri, i demoni e tutte le Creature della Notte in generale.
-Lo sapevo che sarebbe finita così…-commentò Scarlett, memore del precedente consiglio.
Beh, almeno questa volta non hanno intenzione di linciarmi, è già un passo avanti… riflettè.
Branagh richiamò il silenzio –Ma siamo sicuri che i Ribelli la riconoscano come loro legittima regina?-
Faust scrollò le spalle –Se non ci proviamo non possiamo saperlo. È la nostra unica chance di salvare il Regno.-
-Ma come facciamo a contattarli?- domandò Inverness –Le Lande Desolate sono nel bel mezzo del nulla!-
Gideon sorrise –Per questo potete lasciar fare a me. Diciamo che ho i giusti contatti.-
-Mi assomiglia?- chiese Scarlett, esitante.
Florence alzò la testa verso di lei e la guardò con dolcezza –Per nulla, Vostra Altezza. Voi avete preso tutto da vostro padre, mentre lei è il ritratto sputato di vostra madre da giovane.-
La Principessa annuì, commossa. Aveva una sorella!
Deveroux si grattò il collo -Insomma, dobbiamo ritrovare per forza quella ragazza…-
-Esatto- rispose Faust –Ora come ora, Rosalba è la nostra unica speranza.-

 

Quando Alexander si staccò da lei, Rosalba crollò a terra.
Le aveva succhiato tutto il suo sangue. Era stata debole. Era debole.
-Perché?- fu la sua unica domanda.
Il redivivo si cacciò indietro le lacrime –Ho dovuto farlo, Rosie, credimi…-
Rosalba appoggiò la testa contro una colonna –Ah, dovrei anche crederti?-
La sua mente si faceva sempre più appannata, le sue membra più pesanti.
La ragazza capì che non le rimaneva più molto tempo.
Non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe finita così.
Non avrebbe mai potuto immaginare che una volta realizzato il suo sogno, sarebbe stata riportata nella realtà in modo così brutale.
Non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe morta.
E per mano di colui a cui aveva donato il suo cuore, per giunta.
-Rosie…- il vampiro la prese tra le braccia –Rosie ti prego. Devi credermi! La mia famiglia…lei mi ha obbligato…-
Rosalba lo guardò con disprezzo -Spero che tu sia felice allora. Mi hai tradito. Non riuscirò mai a perdonarti.-
Il vampiro non riuscì più a trattenere le lacrime –Rosie…ti prego…-
Rosalba rabbrividì di freddo -Mi hai sedotta per far in modo che mi fidassi di te, non è vero? Quanto sono stata stupida! Tutto quello che c’è stato tra noi era…-
-Era tutto vero! Rosie, per favore, devi credermi!- proruppe Alexander, tremante.
La ragazza sentì le palpebre farsi pesanti. Troppo pesanti.
Sentì la vita scivolare via pian piano dal suo corpo.
E solo allora sentì il dolore. Ma non era un dolore fisico, era rimpianto.
Rimpianto di non avere il tempo di realizzare i suoi sogni.
Rimpianto di morire lontana da coloro che amava e che l’avevano sempre amata.
Rimpianto di non morire ignara delle sue origini.
Rimpianto di non poter avere l’opportunità di conoscere i suoi genitori.
Tutto questo perché si era fidata di lui.
E, in quei pochi secondi che le rimanevano, lo odiò. Lo odiò con tutta l’anima.
E odiò sé stessa.
Per essersi lasciata ingannare.
Per aver creduto ad un sogno che non era altro che cenere.
Per averlo amato.
Ma soprattutto perché, anche in quegli ultimi istanti, non riusciva a dimenticarlo.
-Rosie! Rosie!- il redivivo era fuori di sé dalla disperazione –Non ho potuto fare altro, ma credimi…i-io ti amo!-
Rosalba percepì il suo cuore farsi sempre più lento –Ormai è troppo tardi, Mr Black.-
Quelle parole ferirono Alexander più di quanto lei avesse potuto concepire.
La ragazza chiuse definitivamente gli occhi.
A nulla valsero i singhiozzi disperati di Alexander, le sue profferte d’amore, le sue richieste di perdono.
E, proprio quando il sole cedeva il passo alla luna; esattamente in quel momento, Rosalba si addormentò tra le braccia del suo assassino, destinata a non risvegliarsi mai più.
O almeno così credeva.

 

 

 

  
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