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Autore: Antonio Militari    13/01/2017    2 recensioni
Era inquietantemente affascinante, per la sua semplicità e per... qualcosa, che lo attirava senza alcuna motivazione apparente. Se la rigirò nelle mani e la osservò da tutti i punti di vista, ma non sembrava esserci niente di strano se non l'assenza assoluta di qualsiasi indicazione, escluso quell'unico 'non giocare', evidentemente il titolo del gioco, che lo incitava ancora di più
Matteo si perde nei ricordi quando ritrova uno dei suoi vecchi giochi da bambino, ma nulla è più così innocente, e si ritroverà presto immerso in qualcosa di molto più grande di lui...
La storia prende spunto dal racconto 'The Game', pubblicato su EFP da Akira Yuki, con il permesso dell'autore.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'opera è ispirata al racconto The Game di Akira Yuki con il consenso dell'autore.
Inoltre tutti i marchi e titoli registrati citati vengono utilizzati senza alcuno scopo di lucro.
L'autore della storia non fa propri gli eventuali diritti.

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FREEDOM

Anche la missione successiva fu molto semplice, ma a Matteo rimase un senso di vuoto dentro e di fastidio. Continuava a pensare alle parole del giovane prete, a quello che aveva detto mettendogli il rosario tra le dita: 'non si gioca con il demonio'. Che strana coincidenza: non era quello che stava facendo? 'Giocare' con il demonio?
Quando il demone comparve nella stanza decise di affrontarlo di petto.
«Voglio essere libero» Disse con forza.
L'altro scoppiò in una fragorosa risata «La libertà non mi appartiene, non posso donartela».
«Ma puoi liberarmi da questo gioco!» Disse con rabbia.
«Hai firmato un contratto. L'unico modo per liberarti è quello di distruggere la console... è quello che vuoi?» Chiese con finta innocenza.
Matteo rabbrividì all'idea «No. Non è quello che voglio».
«Allora che cosa vuoi» Si sentiva che il demone si stava divertendo un mondo.
Matteo mise una mano in tasca, giocando istintivamente con il rosario. Cosa voleva lui, veramente? Qual'era il suo desiderio? Ovviamente essere libero, ma libero da cosa? Gli sarebbe bastato tornare a vivere la sua vita di prima? Quel demone, in fondo aveva ragione: lui odiava la sua vita.
«Allora? Che cos'è che vuoi?» Chiese ancora il demone.
Morire? Sparire nell'oblio della morte sarebbe bastato? La pace dei sensi, l'annullamento della coscienza, la fine di ogni problema o sofferenza. Non era questo quello che voleva? 'chi avesse la certezza che i demoni esistono sarebbe altrettanto sicuro dell'esistenza di Dio'. E se il prete avesse ragione? Se Dio esistesse realmente?
Effettivamente avrebbe avuto un suo senso. Ma se Dio esisteva, allora dov'era? Perché non si mostrava anche lui, come il demonio? Perché non squarciava i cieli e non veniva a salvarlo?
Strinse il rosario tra le dita, e gli capitò in mano la croce di legno che chiudeva la corona. E se Dio fosse stato la? Se Dio fosse stato in quel dolore che provava, in quell'abbandono totale che sentiva? Se Dio fosse stato nelle persone che aveva ucciso (almeno quattro, cinque contando Franco) e in quelle che odiava e disprezzava (più o meno tutto il mondo)? E se Dio avesse osato amare uno schifo come lui? E se Dio si fosse fatto uccidere per salvare uno schifo come lui?
«Vuoi dirmi che cosa vuoi?» Il demone stava perdendo la pazienza».
«Voglio essere libero» disse a bassa voce.
«Ti ho detto che la libertà non mi appartiene!» sibilò il mostro dalle fattezze umane.
«Ma io non la stavo chiedendo a te» Disse Matteo semplicemente, stringendo il rosario che teneva in tasca fino a sentire le nocche fargli male…
«E pensi di chiederla a qualcuno che ti ascolta? Credi veramente che Dio abbia del tempo da perdere con te: un assassino?» Per un momento Matteo vacillò: e se avesse avuto ragione lui? Non bisogna essere buoni per meritare la salvezza? Non era quello che i preti inculcavano nella mente delle persone: non peccare?
«Hai ucciso delle persone, almeno questo lo ricordi?» Il demone sembrava più calmo adesso: si passò una mano tra i capelli e fece un respiro profondo, come se avesse appena rischiato di finire sotto una macchina.
«Tu mi hai costretto a farlo. Tu li hai uccisi» Si sentì girare la testa; sentiva la nausea che lo prendeva sempre quando mangiava troppo. Neanche lui riusciva a credere alla propria giustificazione.
«Ti ho costretto?» Il demone finse platealmente sorpresa, poi continuo ghignando «Si, forse l’ho fatto, lo ammetto, ma questo cambia qualcosa? Voi esseri umani siete dotati di libero arbitrio, quindi avevi sempre una scelta: potevi sacrificarti tu per loro».
«E perché avrei dovuto».
«Bravo!» Ora il demone sembrava una specie di oratore nel pieno del fomento «Perché avresti dovuto? Perché questo mondo vi costringe a farlo! Chi tu stai cercando di chiamare contro di me ha creato questo mondo in questa maniera! Ha creato un mondo nel quale per salvare qualcuno devi sacrificarti tu, per salvarti tu devi uccidere l’altro: mors tua vita mea ti dice niente? Darwin? La legge del più forte? Non hai studiato a scuola? Segui il mio ragionamento: se Dio esiste è un mostro, io esisto e quindi esiste Dio, quindi Dio è un mostro: semplice logica aristotelica. Ora che hai capito questo, che cazzo ti importa della morale? Dio ha creato la morale, quindi l’ha creata un mostro. Smettila di sentirti in colpa per aver ucciso delle persone: Dio le ha uccise! Se avesse voluto fermarti lo avrebbe fatto: avrebbe ucciso te al loro posto, ma non lo ha fatto! Tu credi veramente che un essere così ripugnante possa essere un Dio? Meglio regnare all'Inferno, che servire in Paradiso sotto un imperatore tanto crudele!» il demone sembrava ora invasato: gli occhi fuori dalle orbite, la bava agli angoli della bocca e il volto rosso di rabbia, continuava a tirare fuori tutto l’odio che aveva dentro di sé. Si fermò, si passò una mano sul viso per risistemarsi e si aggiusto il bavero della giacca che indossava. Con un tono più calmo continuò «Dimmi questo, adesso: che cosa ha fatto Dio di buono per questo mondo?».
Matteo era sconvolto: non riusciva a trovare un solo argomento che potesse contrastare gli argomenti del demone, ma sapeva che erano sbagliati, che c’era qualcosa che non andava: lo sapeva perché… perché… perché l’aveva visto negli occhi del prete. “Non si gioca con il demonio, fratello” gli aveva detto solamente, e lo aveva guardato con uno sguardo duro, quasi cattivo, ma vero… Era una sensazione strana da spiegare, ma era uno sguardo vero, non come quello che adesso lo fissava: il prete era vero, il demone no. Si ritrovò a mormorare poche parole confuse…
«Non credo di averti sentito».
«È morto per noi!» Si ritrovò ad urlare, stringendo nella mano la croce di legno del rosario che teneva in tasca, sentendone ogni dettaglio stamparsi sulla pelle; si sarebbe reso conto, poi, che sulla croce era scolpita la medaglia di Benedetto, con l'esorcismo impresso sopra. «e se proprio vogliamo cominciare dall’inizio ci ha creati, senza che nessuno lo avesse ordinato, ma lui lo ha fatto lo stesso, e poi ci ha dato la vita, che poteva anche non darci, e poi ci ha evoluto, per renderci sempre più simili a lui, e ci ha perdonato ogni azione malvagia che abbiamo fatto, ed è venuto sulla terra a morire per noi, perché hai ragione: per salvare qualcuno devi sacrificarti tu, e Dio lo ha fatto per noi. E poi ha continuato a perdonarci, e ha inviato sempre persone per ammonirci, anche quando non li abbiamo ascoltati, e continua, ogni giorno, ogni giorno della nostra vita a spingerci alla salvezza. I mali del mondo non sono colpa sua, ma nostra. Lui ci lascia liberi, sei tu che cerca di legarci. E io non dovrei giocare con il demonio…»
«Che diavolo è quella roba» il demone iniziava a innervosirsi, mentre si spostava un passo indietro per ogni passo che Matteo faceva in avanti: senza neanche pensarci, aveva tirato fuori il rosario del prete, tenendolo alto davanti a sé.
Matteo non gli rispose. Non ricordava che una sola preghiera di quelle che gli erano state insegnate da bambino: l'ave Maria. Cominciò a ripeterla sussurrando, mentre avanzava contro il demone. Per la prima volta nella sua vita si sentiva amato da qualcuno.
Qualcuno, dall'alto, lo aveva guardato con amore e, nonostante i suoi peccati e i suoi difetti, aveva deciso di liberarlo, di dargli una seconda possibilità, di dargli un'altra vita. Il demone, che ora si trovava spalle al muro, gli stava urlando contro qualcosa. Sembrava come trasformato, più simile ad una bestia che all'uomo elegante che era stato.
Sembrava un lupo in un angolo, mentre cercava disperatamente di colpirlo, fermandosi sempre a poca distanza, incapace di avvicinarsi. Ormai vicinissimo al mostro, Matteo si fermo, e recitò l'unico versetto della Bibbia di cui conosceva anche la versione latina: Vade retro satana!


Angolo dell'autore: Questo era l'ultimo capitolo, chiedo scusa per l'enorme ritardo. Oggi stesso caricherò l'epilogo e potremo dichiarare conclusa questa nostra avventura. Escludendo le one-shot, di cui comunque vado molto fiero, questa è la prima opera che pubblico su EFP completa, dall'inizio alla fine, perché, fondamentalmente, mi soddisfa. Ci sono molto punti che avrei voluto cambiare, e molti che avrei voluto approfondire. Inoltre mi rendo conto di aver accellerato eccessivamente il finale, ma ormai è andata.
Non pretendo di aver scritto un capolavoro, ma spero solo di essere riuscito ad intrattenervi, magari ad inquietarvi un poco, o anche solo avervi strappato un sorriso.
Colgo l'occasione per ringraziare Akira Yuki che mi ha concesso di rielaborare il suo racconto, CANDY01, Clitemnestra e Fan of The Doors che hanno aggiunto questa storia tra le loro preferite, ed Eman, che l'ha messa tra le sue storie ricordate, a cui devo aggiungere fenris, tra quelli che hanno recensito la storia. Infine ringrazio anche tutti i lettori silenziosi, che sono arrivati fino a qui dandomi fiducia, e facendomi sentire, veramente uno scrittore. Di nicchia, mediocre, inesperto, ma comunque uno scrittore.
Grazie mille a tutti.
   
 
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