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Autore: MAFU    14/01/2017    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 35

Il cuore di Lamia si era come fermato mentre cercava di mantenere il sangue freddo. Succedeva di rado che si agitasse e quella era una delle poche volte in cui si stava sentendo mancare. Lilith non era ancora riemersa dall’acqua e i secondi passavano lentissimi. Mephisto ad occhi spalancati aveva lanciato un’occhiata fulminea ad Amaimon, e non sembrava affatto contento della cosa. Mentre invece il ragazzo pareva sulle spine con una faccia che lasciava trasparire tutta la sua gioia malsana. I suoi muscoli facciali erano miracolosamente riusciti a muoversi per cambiargli espressione. Alcuni studenti erano rimasti a guardare la scena, dopo aver visto il tuffo magistrale di Lilith che adesso sembrava non accennare a riemergere. Era completamente scomparsa sotto la superficie cristallina mossa soltanto da piccole ondine di riverbero degli schizzi della colonna principale della fontana. Il corpicino della ragazza era totalmente sommerso e non accennava a riapparire. Lamia si accorse del fatto che quel gesto avventato avesse attirato l’attenzione di molti, al che digrignò i denti incrociando le dita. Con la coda dell’occhio sbirciò il muso attonito di Mephisto e pensò che gli sarebbe stato bene se Lilith avesse richiamato Eva in quell’istante demolendogli la scuola. Poi però si rese conto che non sembrava affatto contento e rimase interdetta di fronte alla dimostrazione della sua apparente innocenza. D’un tratto però, l’acqua tornò a muoversi. Molto lentamente, il capo di Lilith riaffiorò dalla superficie col volto coperto dai capelli grondanti ma tutti poterono intuire che la sua espressione rasentava la furia cieca. Non vi era però ombra di corna di alcun genere. “Grazie al cielo lo shock termico ha bloccato appena in tempo la mutazione.” Lamia tirò un sospiro di sollievo ma come se lo lasciò sfuggire, l’aria parve cambiare. La pressione aumentò a dismisura mano a mano che anche il busto della ragazza tornava a galla e quando i suoi pugni stretti in una morsa fecero la loro comparsa, i presenti si sentirono come schiacciati in una pressa. “Non vorrei proprio essere nei vostri panni.” Sibilò Lamia sbirciando Amaimon e Mephisto rimasti assolutamente immobili. Dalle loro facce si capiva che avevano percepito quel repentino cambio atmosferico, “L’avete fatta proprio incazzare.” Aggiunse la donna lavandosene le mani. “Non… Non si è trasformata.” Amaimon si morse l’unghia del pollice arrivando a spezzarla per la delusione e pareva incredulo. Mephisto allora si chinò rapido raccogliendo la mela morsa facendola sparire in uno schiocco di dita come se nulla fosse successo. “Oh beh, io me ne vado.” Lamia vedendo la piega che stavano prendendo gli eventi alzò le mani facendo per girare i tacchi ma la voce di Lilith la fermò. “Lamia!” ringhiò la ragazzina mettendo un piede fuori dalla fontana con ancora i capelli incollati alla faccia. La donna si voltò sudando freddo piuttosto confusa. “Ce l’hai con me!?” spalancò la bocca congelandosi. Mephisto deglutì rumorosamente sistemandosi i guanti nervoso e lanciò un’occhiataccia ad Amaimon facendogli cenno di andare. “Fermo lì.” Lilith aveva posato entrambi i piedi a terra e con un gesto deciso si scostò l’ammasso di capelli bagnati dalla faccia respirando affannosamente. I suoi occhi erano fiammeggianti. “Non provarci mai più.” Incenerì Amaimon con lo sguardo. Le tremavano le labbra. Non si capiva però se per il freddo. La rabbia o la paura. Amaimon la guardò rimasto di stucco e Mephisto smettendo di respirare non disse beo. “Lamia!” la ragazzina tornò a rivolgersi alla sorella che rizzò le orecchie guardandola, “Andiamo.” Disse in un soffio dandole le spalle. A passo lento e moderato si allontanò dal gruppo cercando di fuggire il più lontano possibile. Lamia serrò la bocca sbattendo un paio di volte le palpebre per poi riacquisire la facoltà di pensiero. “Spero che abbiate un’ottima scusa da darle.” Guardò di sottecchi gli altri due azzardando un passo seguendo la sorella, “Soprattutto tu, pizzetto.” Voltò il capo evitando di guardarlo sbiancare.
“Che delusione… E io che speravo che l’avrei finalmente vista trasformata…” Amaimon mise piede nell’ufficio privato del preside, quello che si trovava nella sua dimora personale, subito prima del legittimo proprietario. “Tu. Siediti, immediatamente.” Mephisto ordinò al fratello di sedersi in poltrona di fronte a lui. Non aveva sfoderato né tè né biscotti e questo suggeriva si trattasse di un discorso serio. “Sì, fratellone.” Il demone obbedì senza scomporsi accucciandosi coi tacchi degli stivali piantati nell’imbottitura della seduta. “Ti avevo dato quella mela solo per mostrargliela e indurla a cedere col passare del tempo. Il tuo essere troppo precipitoso ci è quasi costato molto caro.” L’uomo gli rivolse un’occhiata nerissima e parlò con un timbro di voce alquanto greve, viste le circostanze.  “Credevo che potessi usarla da subito.” “Nient’affatto, non ti ho mai detto di farlo immediatamente.” Mephisto lo guardò mordendosi un labbro “Ma tu ovviamente non ascolti mai.” Alzò gli occhi al cielo abbandonandosi contro lo schienale del divano. “Devi cercare di domarti, e dopotutto ormai ci dovresti riuscire con giogo del battesimo allentato.” “Credi che abbia rovinato i tuoi piani?” Al che Amaimon socchiuse la bocca senza alcuna espressione in volto, “No, non direi. Per tua fortuna…” il fratello schioccando le dita fece ricomparire la mela morsa da Lilith rigirandosela rapito tra le mani, “Ma, dobbiamo andarci con calma… Senza spaventarla…” disse sogghignando osservando intensamente il frutto, “Più sarà determinata lei a farlo e più avremo possibilità di successo.” Aggiunse posandola sul tavolino di fronte a lui, “E renderla definitivamente libera.”.
“Lilith, rallenta.” Lamia l’aveva raggiunta sulla via del dormitorio seguendo la scia di gocce d’acqua che si era lasciata alle spalle. Era ancora completamente fradicia e di umore nero. “Sei proprio su tutte le furie eh? Non te l’aspettavi…” “Non ti conviene sfottere adesso.” Rispose secca Lilith alle provocazioni della donna. Lamia ammutolì limitandosi a seguirla in silenzio, seppur trattenendo a stento un ghigno trovandosela davanti in quello stato vergognoso. Sembrava un cane bagnato. “Ti sento che stai ridendo.” “Scusami è più forte di me!” scoppiò la succube tappandosi la bocca e la ragazza frenò di botto. “Ti sembra forse il momento di scherzare!?” la piccola le si avvicinò come una furia alzando il braccio piantandole due dita davanti al naso, “Ci è mancato tanto così all’ecatombe.” Disse enfatizzando la frase con un gesto concitato. “Per di più non immagini quanto mi senta umiliata in questo momento!” aggiunse ringhiando tra i denti abbassando di scatto la mano tornando sui suoi passi. Lamia senza sbilanciarsi riprese a seguirla. “Se solo potessi vederti coi miei occhi…” continuò a sghignazzare sommessamente Lamia “Posso immaginare che aspetto pessimo devo avere ed è uno dei motivi per cui mi sento così incazzata. Che affronto! Così, alle spalle. Un colpo basso! Inaccettabile!” rizzò il sedere sempre più inasprita, “E Mephisto non ha mosso un dito!” strillò facendo echeggiare la sua voce lungo il sentiero. “A proposito di lui…” Lamia non abbandono quel suo sorrisetto irritante, “Non sembrava affatto contento della cosa.” “Ah, davvero?” la ragazza la guardò di sfuggita cercando di calmare i nervi, “Eh già. Penso che non sia intervenuto perché rimasto spiazzato. Credo che nemmeno lui se l’aspettasse. Dovevi vedere che faccia ha fatto.” “Quindi…” Lilith rimuginò ora con più giudizio grattandosi distratta le labbra con una mano, “Pensi che lui non c’entri niente con tutto questo?” si fermò guardandola senza più ombra di ira funesta negli occhi, “A quanto pare…” fece spallucce Lamia affiancandola, “Meno male…” sospirò la ragazzina rincuorata. Un accenno di sorriso comparve sul suo volto rilassato, “Sapevo che di lui potevo fidarmi… Anche se ultimamente è stato parecchio ambiguo… Ma è pur sempre Samael.” Guardò in basso sospirando, “Magari adesso che ha visto fino a che punto Amaimon si è spinto si deciderà a fare qualcosa…” disse poi alzando la testa ricominciando a camminare. “Resta però un dubbio…” aprì bocca Lamia incrociando le braccia, “Come avrà fatto a capire il tuo punto debole?”. Al che Lilith si ricordò di quella chiacchierata fatta con Amaimon prima di partire per Kyoto, quando era in preda alla follia e deglutì rumorosamente. “Penso ci sia arrivato da solo…” disse a voce bassissima. Ma non sembrava del tutto convinta. “In ogni caso ora ho assoluto bisogno di un asciugamano.” Cambiò argomento cominciando a tremare nonostante il caldo. “Oh, già.” Ribattè Lamia senza battere ciglio. Mentre le sorelle avevano quasi raggiunto il loro alloggio, dalla parte opposta dell’accademia, Mephisto si era appena alzato in piedi dal divano del suo ufficio dopo una brevissima telefonata. “Amaimon, spero che ora sia tutto chiaro.” “Sì fratellone.” Rispose il ragazzo dondolando avanti e indietro, “Però posso mangiarmela io la mela, intanto?” alla domanda, Mephisto alzò gli occhi al cielo per poi annuire “Fa come ti pare. Io per il momento devo congedarmi un paio d’ore.” Gli disse poi frugandosi in tasca mentre lo guardò afferrare il frutto e azzannarlo con tutta calma. Estrasse una chiave che posò sul tavolo dove prima vi era la mela. “Ti restituisco la tua chiave dell’ubiquità. Fatti un giro nel frattempo. E sta alla larga dai pasticci per cortesia. Tieniti impegnato” “Sarà fatto.” Rispose Amaimon leccandosi la punta delle dita buttandosi alle spalle il torsolo spolpato. Mephisto trattenendo un sospiro di fronte a quell’esibizione di maleducazione, andò a indossare il suo completo per le convocazioni ufficiali e schioccando le dita scomparve dallo studio terminando la conversazione col fratello. Riapparve magicamente nei sotterranei del vaticano dove stava per cominciare una riunione molto importante. “Allora… Mi state dicendo che quella donna si è trasformata in un demone spontaneamente mangiando la principessa dell’impurità?” la voce di uno dei Grigori echeggiò nella sala del congresso. Attorno a un lungo tavolo ovale al centro di una bizzarra isola in mezzo a un abisso nero, erano accomodati i principali esponenti delle succursali e gli esorcisti di categoria più alta ammessi a discutere gli argomenti più delicati. E Mephisto era uno di loro. “Esatto.” Il Paladin Arthur Angel aprì bocca seduto accanto al suo collega Lightning, “Mi pare che abbia farfugliato qualcosa come non sono stata accettata e infine è morta.” “I rapporti ci dicono che anche durante la vicenda di Kyoto, Saburota Todo abbia mangiato un demone, non è così?” “Sì. Ed è stato spiccato un mandato di cattura a livello internazionale nei suoi confronti.” Parlò uno degli altri esorcisti del tavolo, “Chissà, forse Todo è riuscito a fondersi in armonia con questo demone… Sarei proprio curioso di sapere se ci è riuscito.” Disse Lightning sorridendo, “Ci sono dei punti in comune con entrambe le vicende e uno di questi è che tutti e due i soggetti coinvolti hanno ingerito un demone con un alto potere di rigenerazione cellulare.” Continuò a parlare senza mutare espressione, “I due casi sono collegati. Faremmo meglio a controllare tutti i demoni conosciuti della famiglia dell’impurità e quelli immortali.” Propose infine e uno sguardo inquietante s’intravvide dietro i folti capelli che gli coprivano gli occhi. Mephisto gli lanciò una rapida occhiata sembrando pensieroso. “Potrebbe manifestarsi un demon eater.” Disse un altro rompendo il silenzio, “Un demon eater… Dobbiamo prendere provvedimenti al più presto.” Parlarono i Grigori. “Bisogna battere a tappeto tutti gli ordini religiosi demoniaci, i gruppi contro gli esseri umani e le associazioni segrete, ogni organizzazione sospetta insomma.” Continuò un altro di loro, “Va tenuto sotto controllo qualunque demone risponda alle condizioni di cui ha parlato Ruin Rite, alias Lighting.”. Mephisto sembrò cominciare ad avere carenza d’ossigeno ma dissimulò con grazia. La sua faccia da poker non lo tradì. Però non poté fare a meno che alzare un dito per ottenere la parola: “Ehrm… Scusate.” Disse schiarendosi la voce, “Come dobbiamo procedere con il trattamento da riservare a Rin Okumura?” sviò il discorso su altro tempestivamente facendo calare il gelo. “Per il momento la decisione in merito è sospesa. La questione del demon eater ha la precedenza. Limitatevi a continuare a sorvegliarlo e tenerlo tranquillo.” “Nice choice, sarà fatto! ⋆” Mephisto strizzò l’occhio soddisfatto. Angel lo incenerì con lo sguardo fiutando probabilmente qualcosa di strano in quel suo repentino cambio di discorso. “Splendido. Potete andare.” Il terzo Grigorio sciolse la riunione a conti fatti e ognuno si alzò dalla propria postazione imboccando la stretta via alle spalle di quest’ultime, giusto per non cascare nel burrone. I Grigori furono i primi a congedarsi e lentamente ciascuno raggiunse la porta che conduceva ai propri domini. Mephisto con molta tranquillità si avviò verso quella per la sua accademia senza badare alle occhiate di Angel. “Pheles.” Lo chiamò quest’ultimo fermandosi accanto alla propria sedia. Il demone si voltò con garbo restando imperturbabile, “Desideri?” domandò sprezzante, “Mi è giunta voce di due tue studentesse non molto promettenti…” a quelle parole, l’uomo sgranò impercettibilmente gli occhi, “In che senso? Mi spiace contraddirti ma i miei studenti sono tutti molto dotati.” “Oh, eppure così non pare.” Sorrise beffardo Angel sotto lo sguardo di pietra di Mephisto. Persino Ruin Rite lo guardava immobile. “Un uccellino mi ha detto che sono state promosse da Page a Esquire senza un vero e proprio esame e che partecipano alle missioni dell’Accademia pur non avendo apparentemente superato il test finale. Strano, non credi? Sembrerebbe anche che non abbiano ancora sfoggiato le loro doti da esorcisti in alcun modo.” “Interessante teoria, illustre collega.” Rispose secco Mephisto, “Ho però intenzione di risponderti per punti. Punto uno, ho incaricato io stesso uno dei miei più promettenti professori affinché le valutasse privatamente avendo già effettuato la prova d’esame in forma ufficiale con gli altri cadetti. Ho fatto tale scelta per non interferire ulteriormente con l’andamento delle lezioni e dal momento che le esaminande erano soltanto due, sarebbe stato uno spreco di tempo e materiali organizzare una cosa in grande solo per loro, che tra l’altro giungendo a corso già iniziato dovevano recuperare alcune materie base.” Prese fiato osservando con soddisfazione che Angel aveva cambiato espressione, “Punto due… L’incidente accaduto nella foresta durante la prova ha tecnicamente invalidato tale impresa e onde evitare di impedire ai miei valorosi scolari di imparare sul campo di battaglia ho preferito dare a tutti indistintamente l’opportunità di fare pratica con le missioni. Le studentesse in questione si sono dimostrate degne di questa scelta, per cui non vedo il problema. In una situazione di emergenza come questa, poi, tutto l’aiuto possibile è richiesto. Non vedo come due esorcisti attivi in più possano nuocere.” Angel stava lentamente incassando lo smacco. “Terzo punto…” “Va bene, ho capito. Non serve dilungarti oltre.” Il Paladin gli fece sciò con una mano interrompendo il discorso. “Padroneggi fin troppo bene l’arte del parlare, ma non finisce qui.” Dandogli le spalle si avviò verso la sua porta. “Andiamo, Lightning.” Chiamò il compagno che facendo un sorrisone a Lord Pheles s’incamminò in silenzio. Mephisto li osservò torvo sparire nell’ombra e rimasto solo nel silenzio pressante schioccò le dita sparendo in una nuvola di fumo.
“Fammi indovinare, sei tu quella che si è lanciata dentro alla fontana questo pomeriggio.” Yukio si trovò per caso a passare davanti alla porta del bagno al piano di sopra trovandola spalancata. Di fronte a lui, Lilith aveva posato i vestiti fradici nel lavandino e stava tentando di districarsi i capelli annodati, da ore. Quasi completamente asciutti erano diventati un groviglio indistricabile. “Yukio!” si voltò di scatto mollando la spazzola che cadde a terra. Anche Lamia alzò il naso intenta ad asciugarle le scarpe con un phon che aveva rubato dalla camera dei ragazzi. “E quello è il mio phon.” “Tranquillo, non te lo consumo.” La donna lo spense un istante per rispondergli. “Che ci fai tu qui?” Lilith si coprì reggiseno e mutandine con le braccia in imbarazzo, “Stavo venendo a chiamarvi per la cena e passando di qua ho semplicemente trovato la porta aperta. Sai, non siete le sole inquiline di questo posto, ma ormai dovreste saperlo.” “Non mi guardare!” “Oh… Scusa.” Il ragazzo accorgendosi in che condizioni l’aveva affettivamente sorpresa si voltò grattandosi una guancia lievemente arrossito. Lamia lo guardò con gli occhi a mezz’asta riaccendendo il phon. “Bene, allora vi lascio alle vostre cose.” Disse poi schiarendosi la voce cercando di coprire il rumore dell’asciuga capelli, “Aspetta!” balbettò Lilith afferrando un asciugamano legandoselo addosso, “Hai detto cena?” fece un passo verso di lui camminando a piedi scalzi sulle mattonelle sbeccate del bagno, “Sì… Rin si è messo in testa di voler cucinare anche per voi stasera.” Yukio fermò il passo senza però voltarsi. “Non fateci l’abitudine.” Guardò di sfuggita Lamia per poi incamminarsi nuovamente. “Bah.” Sbuffò la donna girando una scarpa per asciugarla dall’altro lato.
“Dai, dimmi! Com’è stato?” Rin si sedette di fronte a Lilith non appena le ebbe servito la cena. Tutti e quattro si erano radunati alla mensa del dormitorio come una specie di famigliola felice. Rin aveva tutto l’aspetto della massaia, con ancora addosso il grembiule da cucina. “Com’è stato, cosa?” domandò la ragazza guardando altrove prendendo la prima ciotola che componeva la sua cena. A Lamia era stato semplicemente servito un bicchiere d’acqua e la succube non poteva che esserne più felice. “Tuffarsi dentro alla fontana!” Rin la guardò sorridendo tutto eccitato e lei non poté che mezza strangolarsi col primo boccone. Voleva dimenticarsi di quel triste episodio. “Oh, attenta!” il ragazzo si sporse rapido verso di lei battendole una spalla con una mano. Yukio accanto a Lilith la guardò alzando un sopracciglio senza muovere un dito. Lamia d’altra parte sorseggiava dal suo bicchiere fissandolo. Stava cercando di agganciare il suo sguardo per comunicargli che più tardi avrebbe gradito mangiare qualcosa anche lei ma lui non cadde in tentazione evitando i suoi occhi magnetici. “Ecco…” Lilith riuscì a mandare giù il cibo aiutandosi con un sorso d’acqua, “Folle, diciamo.” “La domanda non è com’è stato, ma perché…?” Yukio aprì bocca vagamente sconcertato, “Avevo caldo.” S’inventò prontamente la ragazza guardando Lamia. “Capisco…” Yukio chiuse gli occhi prendendo un grosso sorso della sua zuppa appannandosi gli occhiali. Sospirando posò la ciotola togliendoseli un attimo per pulirli con la maglietta. “Piuttosto… Grazie per la cena, Rin.” Lilith cambiò argomento sforzandosi di sorridere. “Non c’è di che! Anzi… È un piacere avervi come ospiti… Insomma, più si è meglio è!” ridacchiò grattandosi la testa, “Poi così posso farvi… Beh, farti assaggiare un sacco di piatti di Assiah che non hai mai provato.”. A Lilith s’illuminarono gli occhi. “Davvero?” “Stipendio permettendo…” S’intromise Yukio guardando male il fratello. “Ops… Sì, certo…” si ricompose Rin tornando a mangiare. “Non avrei mai pensato che un giorno mi sarei trovata a un tavolo di esseri umani… Più o meno… A mangiare.” Disse dal nulla Lamia studiando il bicchiere vuoto tra le sue mani. Lo alzò alla luce della lampada alogena facendolo scintillare e lo guardò sognante con una guancia appoggiata al palmo della mano. Attirando l’attenzione dei presenti riuscì finalmente ad agganciare lo sguardo di Yukio che non proferì parola in merito. “Che dici, Yukio… Dopo mi faresti il favore di concedermi un pasto?” “Vedremo.” Rispose lui prendendo l’ennesimo boccone. La donna allora posò il bicchiere guardando intensamente il ragazzo che aveva nuovamente abbassato lo sguardo sulla sua cena. “Andiamo Yukio, non si dice mai di no a una signora!” disse Rin ridacchiando ormai alla fine del suo pasto, il fratello lo incenerì con lo sguardo facendolo sudare freddo. “Come non detto, sono affari tuoi.” Continuando a ridere posò le bacchette stiracchiandosi. Lilith che aveva osservato la scena in silenzio non proferì parola limitandosi a masticare in silenzio.
“Bentornato signore.” Il maggiordomo di Mephisto lo accolse alla porta della sua dimora prendendogli il cappotto, “Riferisci quanto detto alla riunione a tutti i reparti.” Gli disse avanzando verso le profondità della villa, “Subito signore.” L’uomo baffuto accennò a una reverenza obbedendo. Mephisto giunse al suo studio privato e non vi trovò ombra di Amaimon. La chiave sul tavolino era sparita. Abbandonandosi sulla sedia alla scrivania si lasciò sfuggire un lungo sospiro chiudendo un istante gli occhi. Fuori dall’enorme finestra alle sue spalle, il sole stava tramontando. Davanti a lui un monitor di computer lo guardava immerso nella luce del crepuscolo. “Assiah parrebbe essere in costante pericolo… In fondo da sempre ma adesso più che mai.” Posò un gomito sul bracciolo della poltrona voltato verso la finestra intento ad ammirare il paesaggio, “Quelle due non potevano scegliere un momento peggiore per tornare… O migliore. Dipende un po’ dai punti di vista. Dato che con molta probabilità sono loro l’origine di tutto quanto.” Assottigliò lo sguardo pensieroso. “Sarà meglio pensare alla prossima mossa.”.

 
   
 
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