V
Dato che c'erano
state le lezioni, Harry si rese conto che Halloween, quell'anno, non
era caduto in un weekend. Quando avvistò in Sala Grande i
troppi
dolciumi e le varie bevande apparentemente analcoliche, fu felice di
sapere che, in ogni caso, il giorno dopo sarebbe stata comunque una
festività.
Non che gli
cambiasse di molto la vita. Le ore di lezione le passava comunque a
dormire.
Alla fine, era stata
Hermione a preparargli un costume, con quello che aveva. Poco, in
realtà. Alla fine aveva solo indossato una camicia bianca,
un
pantalone nero, e un cappello.
«Sarà il trucco il
tuo travestimento. Cosa preferisci? Sei cresciuto tra i Babbani,
saprai qualche film. Cosa vuoi? Joker? Arancia Meccanica? Zombie? Te
lo dico, Harry, il trucco da zombie non mi riesce molto bene.»
«Hermione, io non
ho neanche una tv a casa dei Dursley, so giusto cosa sono gli
zombie.»
La ragazza, alla
fine, ha finito con il solo piastricciargli un occhio cercando di
somigliare vagamente ad un tizio di un film che aveva visto tempo
prima. Ok, grandioso, l'aveva anche ringraziata perché il
risultato
non era neanche peggio di quello che si era aspettato, ma si era
raccomandato più e più volte di tenersi libera la
sera per
togliergli quella roba.
Così come l'aveva
messa lei, era suo compito anche toglierlo. Un po' come un dio che
dà
e toglie la vita.
Merlino, come era
stanco. Sentiva ancora gli incubi di quella notte strisciargli lungo
la schiena.
«Com'è che la
McGranitt ha accettato... tutto questo?»
«Solo per il sesto
e settimo anno. Un'idea di Silente, per non far sentire la tensione,
credo. Sai, per Tu-Sai-Chi e il resto...» chiarì
Ron, lanciandogli
uno sguardo che sembrava dirgli che quella doveva essere una cosa che
avrebbe dovuto sapere. Probabilmente Silente aveva persino fatto un
annuncio in Sala Grande durante un pranzo o una cena, mentre lui
stava dormendo sul suo piatto vuoto.
La musica era
assordante, le luci psichedeliche e le bevande già corrette.
Gli era
bastato un sorso di quello che doveva essere succo di zucca ma che in
realtà era un'altra cosa per capirlo. Già gli
girava la testa,
maledizione.
Ginny lo prese a
braccetto e lo avvicinò ad un banchetto. Lei era vestita da
sposa,
una sposa fantasma, o zombie, o boh, Harry non ne era molto sicuro,
ma stava divinamente. I capelli rossi macchiavano il vestito bianco
già sporco come fosse sangue. Gli tolse con delicatezza il
calice
con quella roba che non era assolutamente succo di zucca e lo
posò
su un tavolo lì vicino. «Questa è roba
dei gemelli. Non so come,
ma hanno fatto in modo che entrasse qui per la festa. Già
non dormi
bene di tuo, Harry, è meglio che non bevi.»
«Che Voldemort mi
fulminasse se non hai ragione» gracchiò, posando
una mano –
gelida, lui non aveva mai le mani gelide
– sulla fronte,
dandosi un po' di sollievo.
Ron e Hermione erano
poco lontano, anche loro non molto originali nei loro costumi: una
strega e un cavaliere. Wow. Morgana e Artù, Harry.
Riecco Hermione
sotto forma di coscienza.
La stessa voce,
però, forse un po' più maligna,
sussurrò all'orecchio che forse
Ron stava meglio come Merlino, che come Artù. Neanche nella
sua
mente Harry osò contraddire Hermione.
Cercò
distrattamente per la Sala dei capelli biondi di sua conoscenza, ma
non vide nessuno che anche solo si avvicinasse al colore che cercava.
Era sempre un biondo troppo scuro, o troppo brutto, o troppo ruvido.
Vide i Serpeverde, però, vestiti in modo osceno –
la Parkinson
vestita da infermiera fin troppo navigata avrebbe sostituito presto i
Dissennatori che invadevano il suo letto – ma di Malfoy
neanche
l'ombra.
Forse era troppo per
lui presentarsi ad una festa senza usare il suo amatissimo schifo di
gel, quindi aveva dato forfait. O meglio, gli aveva dato buca.
Alla Parkinson,
voleva dire.
Aveva dato buca alla
Parkinson.
«Harry,» il tono
apprensivo di Ginny riportò la sua attenzione su di lei,
«sicuro di
star bene?»
«Vuoi la verità,
Ginny?» Lei annuì. «Sto da
schifo.»
«Non dovevi bere.»
«Quello è stato il
meno, credimi» si passò una mano dietro la nuca,
«Ho passato una
delle nottate peggiori della mia vita. Sono solo... stanco.»
«Come lo sei
dall'inizio dell'anno.»
«Sì ma oggi un po'
di più» Le sorrise stirando le labbra stanche,
sperando di poterla
tranquillizzare in quel modo. Odiava che la gente si preoccupasse per
lui, non voleva essere un problema. Non più del solito,
almeno. «Sei
davvero bella, stasera.»
Lei si illuminò,
nonostante non perse, però, il leggero cipiglio preoccupato.
«Grazie, Harry. Fossi in te, adesso, andrei a darmi una
rinfrescata
lontano dalla musica,» indicò il tavolo,
«e da quello.»
Sospirò, dandole
ragione. Si sentiva proprio una mezza sega, fatta pure male, mentre
con il suo ormai solito passo ciondolante, camminava verso i bagni
del primo piano. Uscì dalla Sala Grande che si sentiva
già meglio –
quella musica alta e quelle luci malefiche, forse, non facevano molto
bene al suo sistema nervoso già particolarmente provato
– ma si
infilò lo stesso in bagno, aprendo l'acqua di un lavandino e
buttandoci la testa come un assetato davanti ad un'oasi nel deserto.
Stette subito
meglio, con il forte getto a bagnargli la testa e la nuca.
Rinsavì,
quasi. La testa, almeno, smise di pulsare come un martello
pneumatico. E divenne particolarmente leggera.
Rimase così per un
po', immobile, senza neanche respirare, e ci sarebbe rimasto ancora
di più se qualcuno non gli avesse tirato il colletto molle
della
camicia, facendogli perdere l'equilibrio e facendolo,
irrimediabilmente, cadere sulle mattonelle fredde del bagno.
«Ma che... Malfoy?»
«In persona,
Potter» rispose, scrollando la mano che aveva usato per
buttarlo per
terra, in modo che piccole gocce d'acqua schizzassero ovunque. Chiuse
il lavandino. «Si può sapere perché
stavi cercando di farti fuori?
Quando mi avevi detto che morire soffocato con il... muco... non era
nei tuoi piani, non avevo capito che stavi cercato un altro modo per
soffocare. Avrei qualche idea, ti piacerebbe ascoltarle?»
Harry sbatté le
palpebre, ma quando non riuscì a vedere chiaramente, si rese
conto
di avere ancora addosso gli occhiali bagnati che gli coprivano la
visuale con le gocce d'acqua. Come ad averlo letto nella mente,
Malfoy pronunciò un incantesimo asciugante che lo fece
tornare lindo
e pinto proprio come stava prima di entrare in bagno.
Fu lì che lo vide.
E che diamine. La
prima cosa che pensò, alla sua vista, fu che l'Amortentia
non aveva
poi tutti i torti.
«Da che ti sei
vestito?» gli chiese, chiudendo la bocca che probabilmente
aveva
spalancato nel momento esatto che i suoi occhi si erano posati su di
lui. Era imbarazzante sentire la bocca secca... per Malfoy.
«Da Casanova,
Potter. Nella tua ignoranza, non mi aspettavo che l'avresti
riconosciuto.»
Gli abiti che
indossava sembravano fatti con gli stessi ricami del divano di zia
Petunia, quello nuovo sul quale Harry non aveva mai avuto il permesso
neanche di guardare da lontano. Color panna dai ghirigori dorati. I
capelli erano magicamente – supponeva almeno –
allungati e tenuti
in una stretta e bassa coda. In mano aveva ancora la bacchetta che
aveva usato per asciugare Harry, ma all'estremità che non
usava per
lanciare incantesimi ci aveva attaccato una maschera veneziana dello
stesso colore e decorazione dei vestiti.
«Da Casanova.»
«Da Casanova,
esatto.»
«Da Casanova.»
«Potter, hai per
caso battuto la testa?»
«No. Non sei
Casanova,» scosse la testa, per enfatizzare le sue parole, e
vide
appena Draco sollevare le sopracciglia, divertito. «Sei un
dio
greco.»
Draco lo fissò per
pochi istanti, poi sogghignò. «Non so se esserne
lusingato, Potter,
ma i greci non indossavano tali vestiti.» Si piegò
sui talloni, per
essere alla sua stessa altezza, e Harry non era per niente pronto a
guardarlo da così vicino.
Ma eravamo sicuri
che l'Amortentia non l'aveva per sbaglio bevuta?!
«E tu cosa saresti,
di grazia?»
«Non lo so. Un film
Babbano.»
«Un che?»
«Un qualcosa
Babbano, non preoccuparti.»
«Non sapevo che i
Babbani maschi usassero il trucco» disse, come se stesse
parlando di
una razza animale, «Sei già sulla via per andare
sull'altra
sponda?»
«Sicuro quanto il
ritorno di Voldemort.»
Vide Draco
rabbrividire a sentire quel nome, ma prima che potesse lamentarsi
perché no, non si diceva ad alta voce, si bloccò
quando metabolizzò
a pieno cosa le parole dette significassero. Harry ricambiava
semplicemente il suo sguardo sgranato, sentendosi troppo stanco e
troppo imbarazzato. Poggiò con delicatezza la testa sul muro
di
pietra dietro di sé, socchiudendo gli occhi.
«Cosa?»
Sospirò, prima di
rispondergli. «Sono stanco, Draco, voglio solo dormire. Non
voglio
pensare al fatto che in questo momento, probabilmente, sono
più
sull'altra sponda che qui, voglio solo... dormire. Riposare senza
avere gli incubi e non avere paura di poter passare un'altra notte
terribile come quella appena passata. Sono stanco e, nonostante
adesso capisco a pieno cosa l'Amortentia mi stesse dicendo qualche
settimana fa, l'unica cosa che davvero voglio adesso è
chiudere gli
occhi e svegliarmi minimo tra qualche anno.»
Si fissarono per
minuti interminabili. Harry tranquillamente poggiato al muro, con le
palpebre che lo stavano per tradire e chiudersi per non aprirsi mai
più; Draco, invece, aveva il viso totalmente libero da
qualsiasi
emozione, più pallido del solito ma bello come sempre. Lo
guardava
dritto negli occhi.
Ad un tratto, Draco
si sedette al suo fianco, molto vicino, così tanto vicino
che le
spalle non solo si toccavano, sembrava che si stessero per amalgamare
come una ciambella con la sua glassa. E lui si sentiva proprio come
la glassa, voleva scivolare lungo la sua spalla e giacere lì
finché
morte non l'avrebbe separato dalla sua ciambella.
E così fece. La
testa cadde quasi a peso morto sulla sua spalla, che si
incastrò
perfettamente nell'incavo del collo teso di Draco. Chiuse gli occhi e
la mente divenne all'improvviso sgombra da qualsiasi pensiero.
Un movimento veloce
della spalla di Draco lo disturbò, ma non poi troppo.
«Che hai
fatto?» mugugnò, con voce impastata e la gola
ancora secca.
Un click, simile ad
una serratura appena chiusa, e tutto tornò come prima.
«Niente,»
una mano leggera tra i capelli, «dormi, Potter.»
Ed Harry dormì.
Draco
Malfoy aveva
un solo punto debole.
Ormai non gli
importava più niente di nessuno: se appena l'anno prima
avrebbe dato
la vita per quella dei suoi genitori, dopo che l'avevano ripudiato
–
o meglio, che suo padre l'aveva ripudiato e sua madre aveva finto di
farlo solo per poter salvare sia lei che Draco stesso –
quando
aveva rifiutato il Marchio, aveva deciso che, alla fine, non gli
importava niente neanche di loro due. Erano salvi, dopotutto. Il
Signore Oscuro non sembrava essersela presa con sua madre per il
fallimento di Lucius, ancora rinchiuso ad Azkaban, e per il suo
abbandono.
Finché Narcissa
Malfoy lo nascondeva nella sua stessa casa, in fondo andava bene. Era
lui che ormai non sapeva più dove andare, ma poco importava
anche
questo, al momento.
Aveva paura del
Signore Oscuro, ma quello non era un vero e proprio punto debole,
dato che chiunque con un po' di sale in zucca ne
aveva paura.
Gli facevano impressione i serpenti – per quanto questo fosse
ironico – e rabbrividiva quando vedeva delle bambole di
porcellana
tra le mani delle bambine purosangue del primo anno, ma neanche
questi potevano essere definiti punti deboli. Poteva andare avanti
anche se gli avrebbe attraversato la strada un serpente. Magari
avrebbe urlato un po', ma sarebbe riuscito ad addormentarsi anche se
nel suo letto si fosse misteriosamente materializzata una bambola di
porcellana che l'avrebbe fissato con i suoi occhi vitrei.
Alla fine di tutto
questo ragionamento, Draco era arrivato all'unica conclusione di
avere un solo, piccolo punto debole.
E quel punto debole
era proprio niente di meno che Harry Potter.
L'aveva capito una
volta per tutte quando era entrato in quel bagno soltanto per
ammirarsi un'ultima volta prima di andare alla festa e l'aveva visto
con la faccia affondata in una pozza d'acqua in uno dei lavandini, la
schiena immobile segno che non stava neanche respirando. Aveva
sentito una sensazione strana alla bocca dello stomaco, come quando
da bambino volava sulla scopa e cadeva in picchiata per nascondersi
dietro agli alberi in modo da non farsi vedere da suo padre. Non era
piacevole, era paura mista a terrore e vertigine.
Si rese conto in
quel momento che – nonostante i precedenti e nonostante
neanche ci
fosse molto altro tra loro se non sporadiche conversazioni vagamente
civili – se Potter non c'era, non sarebbe riuscito ad andare
avanti.
Quella sera di
Halloween, Draco rimase a fissarlo tutto il tempo, vegliando sul suo
sonno tranquillo. Stranamente gli importò poco della nottata
insonne, o che Potter gli stesse imbrattando il costume con il trucco
sull'occhio, o che restavano in ogni caso sul pavimento del bagno del
primo piano e, nonostante avesse chiuso la porta poco prima che
l'altro si addormentasse – dopo che l'aveva chiamato per
nome –,
non era molto sicuro restare lì. Ma ci rimasero. Tutta la
notte.
Draco non si mosse
mai.
L'unica cosa che
mosse, fu la sua mano ancora affondata in quella chioma informe che
Potter aveva al posto dei capelli, dando carezze lente e delicate
come ali di farfalla. Di solito non usava tanta delicatezza, con
Potter men che mai, ma quella notte avrebbe fatto qualche strappo
alla regola.
Affondò anche il
naso nella matassa di capelli e inspirò a fondo.
Da domani,
avrebbe
sentito un altro odore nella sua Amortentia che parlava di Potter.
Spazio Autrice:
Questo è uno dei capitoli che più ho adorato scrivere, il "colpo di fulmine" di Harry è stato divertentissimo da immaginare!
Tra l'altro, questo, almeno per ora, sarà l'unico punto di vista di Draco. Mi serviva, così più o meno abbiamo un quadro generale di lui sulla sua vita e su cosa frulla in quella testolina. La paura delle bambole l'ho presa dalla fobia di una mia amica, sembrava azzeccata XD
Ovviamente, Harry ha il trucco di Alex di Arancia Meccanica, anche se il costume era alla meno peggio perché non si era preparato per tempo.
Ringrazio tutte le persone che hanno messo tra i preferiti/seguite/ricordate (siete in tanti, grazie!), quelle carine che recensiscono e anche quelle che leggono in silenzio. Ricordo sempre che una recensione non la disdegno mai XD
Grazie <3
Emily ♦