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Autore: emylee    14/01/2017    2 recensioni
Harry ha iniziato il suo sesto anno già stanco di tutto e di tutti, e mentre sembra che Voldemort si sia preso una vacanza lontano dalla sua testa, Harry sospetta che abbia lasciato il compito di ucciderlo a qualcosa che non fa parte né dei Mangiamorte, né di tutto il resto delle minacce che incombono su di lui.
In ogni caso, Malfoy c'entra sempre.
E fu proprio per quello scontro che le sue giornate si trasformarono e non erano più opache.
Perché fu in quel momento, nell'istante in cui i capelli perfettamente pettinati di Malfoy solleticarono le sue narici, che iniziò a starnutire.
E starnutire.
E starnutire.
E starnutire ancora.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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V


Dato che c'erano state le lezioni, Harry si rese conto che Halloween, quell'anno, non era caduto in un weekend. Quando avvistò in Sala Grande i troppi dolciumi e le varie bevande apparentemente analcoliche, fu felice di sapere che, in ogni caso, il giorno dopo sarebbe stata comunque una festività.
Non che gli cambiasse di molto la vita. Le ore di lezione le passava comunque a dormire.
Alla fine, era stata Hermione a preparargli un costume, con quello che aveva. Poco, in realtà. Alla fine aveva solo indossato una camicia bianca, un pantalone nero, e un cappello.
«Sarà il trucco il tuo travestimento. Cosa preferisci? Sei cresciuto tra i Babbani, saprai qualche film. Cosa vuoi? Joker? Arancia Meccanica? Zombie? Te lo dico, Harry, il trucco da zombie non mi riesce molto bene.»
«Hermione, io non ho neanche una tv a casa dei Dursley, so giusto cosa sono gli zombie.»
La ragazza, alla fine, ha finito con il solo piastricciargli un occhio cercando di somigliare vagamente ad un tizio di un film che aveva visto tempo prima. Ok, grandioso, l'aveva anche ringraziata perché il risultato non era neanche peggio di quello che si era aspettato, ma si era raccomandato più e più volte di tenersi libera la sera per togliergli quella roba.
Così come l'aveva messa lei, era suo compito anche toglierlo. Un po' come un dio che dà e toglie la vita.
Merlino, come era stanco. Sentiva ancora gli incubi di quella notte strisciargli lungo la schiena.
«Com'è che la McGranitt ha accettato... tutto questo?»
«Solo per il sesto e settimo anno. Un'idea di Silente, per non far sentire la tensione, credo. Sai, per Tu-Sai-Chi e il resto...» chiarì Ron, lanciandogli uno sguardo che sembrava dirgli che quella doveva essere una cosa che avrebbe dovuto sapere. Probabilmente Silente aveva persino fatto un annuncio in Sala Grande durante un pranzo o una cena, mentre lui stava dormendo sul suo piatto vuoto.
La musica era assordante, le luci psichedeliche e le bevande già corrette. Gli era bastato un sorso di quello che doveva essere succo di zucca ma che in realtà era un'altra cosa per capirlo. Già gli girava la testa, maledizione.
Ginny lo prese a braccetto e lo avvicinò ad un banchetto. Lei era vestita da sposa, una sposa fantasma, o zombie, o boh, Harry non ne era molto sicuro, ma stava divinamente. I capelli rossi macchiavano il vestito bianco già sporco come fosse sangue. Gli tolse con delicatezza il calice con quella roba che non era assolutamente succo di zucca e lo posò su un tavolo lì vicino. «Questa è roba dei gemelli. Non so come, ma hanno fatto in modo che entrasse qui per la festa. Già non dormi bene di tuo, Harry, è meglio che non bevi.»
«Che Voldemort mi fulminasse se non hai ragione» gracchiò, posando una mano – gelida, lui non aveva mai le mani gelide – sulla fronte, dandosi un po' di sollievo.
Ron e Hermione erano poco lontano, anche loro non molto originali nei loro costumi: una strega e un cavaliere. Wow. Morgana e Artù, Harry.
Riecco Hermione sotto forma di coscienza.
La stessa voce, però, forse un po' più maligna, sussurrò all'orecchio che forse Ron stava meglio come Merlino, che come Artù. Neanche nella sua mente Harry osò contraddire Hermione.
Cercò distrattamente per la Sala dei capelli biondi di sua conoscenza, ma non vide nessuno che anche solo si avvicinasse al colore che cercava. Era sempre un biondo troppo scuro, o troppo brutto, o troppo ruvido. Vide i Serpeverde, però, vestiti in modo osceno – la Parkinson vestita da infermiera fin troppo navigata avrebbe sostituito presto i Dissennatori che invadevano il suo letto – ma di Malfoy neanche l'ombra.
Forse era troppo per lui presentarsi ad una festa senza usare il suo amatissimo schifo di gel, quindi aveva dato forfait. O meglio, gli aveva dato buca.
Alla Parkinson, voleva dire.
Aveva dato buca alla Parkinson.
«Harry,» il tono apprensivo di Ginny riportò la sua attenzione su di lei, «sicuro di star bene?»
«Vuoi la verità, Ginny?» Lei annuì. «Sto da schifo.»
«Non dovevi bere.»
«Quello è stato il meno, credimi» si passò una mano dietro la nuca, «Ho passato una delle nottate peggiori della mia vita. Sono solo... stanco.»
«Come lo sei dall'inizio dell'anno.»
«Sì ma oggi un po' di più» Le sorrise stirando le labbra stanche, sperando di poterla tranquillizzare in quel modo. Odiava che la gente si preoccupasse per lui, non voleva essere un problema. Non più del solito, almeno. «Sei davvero bella, stasera.»
Lei si illuminò, nonostante non perse, però, il leggero cipiglio preoccupato. «Grazie, Harry. Fossi in te, adesso, andrei a darmi una rinfrescata lontano dalla musica,» indicò il tavolo, «e da quello.»
Sospirò, dandole ragione. Si sentiva proprio una mezza sega, fatta pure male, mentre con il suo ormai solito passo ciondolante, camminava verso i bagni del primo piano. Uscì dalla Sala Grande che si sentiva già meglio – quella musica alta e quelle luci malefiche, forse, non facevano molto bene al suo sistema nervoso già particolarmente provato – ma si infilò lo stesso in bagno, aprendo l'acqua di un lavandino e buttandoci la testa come un assetato davanti ad un'oasi nel deserto.
Stette subito meglio, con il forte getto a bagnargli la testa e la nuca. Rinsavì, quasi. La testa, almeno, smise di pulsare come un martello pneumatico. E divenne particolarmente leggera.
Rimase così per un po', immobile, senza neanche respirare, e ci sarebbe rimasto ancora di più se qualcuno non gli avesse tirato il colletto molle della camicia, facendogli perdere l'equilibrio e facendolo, irrimediabilmente, cadere sulle mattonelle fredde del bagno.
«Ma che... Malfoy?»
«In persona, Potter» rispose, scrollando la mano che aveva usato per buttarlo per terra, in modo che piccole gocce d'acqua schizzassero ovunque. Chiuse il lavandino. «Si può sapere perché stavi cercando di farti fuori? Quando mi avevi detto che morire soffocato con il... muco... non era nei tuoi piani, non avevo capito che stavi cercato un altro modo per soffocare. Avrei qualche idea, ti piacerebbe ascoltarle?»
Harry sbatté le palpebre, ma quando non riuscì a vedere chiaramente, si rese conto di avere ancora addosso gli occhiali bagnati che gli coprivano la visuale con le gocce d'acqua. Come ad averlo letto nella mente, Malfoy pronunciò un incantesimo asciugante che lo fece tornare lindo e pinto proprio come stava prima di entrare in bagno.
Fu lì che lo vide.

E che diamine. La prima cosa che pensò, alla sua vista, fu che l'Amortentia non aveva poi tutti i torti.
«Da che ti sei vestito?» gli chiese, chiudendo la bocca che probabilmente aveva spalancato nel momento esatto che i suoi occhi si erano posati su di lui. Era imbarazzante sentire la bocca secca... per Malfoy.
«Da Casanova, Potter. Nella tua ignoranza, non mi aspettavo che l'avresti riconosciuto.»
Gli abiti che indossava sembravano fatti con gli stessi ricami del divano di zia Petunia, quello nuovo sul quale Harry non aveva mai avuto il permesso neanche di guardare da lontano. Color panna dai ghirigori dorati. I capelli erano magicamente – supponeva almeno – allungati e tenuti in una stretta e bassa coda. In mano aveva ancora la bacchetta che aveva usato per asciugare Harry, ma all'estremità che non usava per lanciare incantesimi ci aveva attaccato una maschera veneziana dello stesso colore e decorazione dei vestiti.
«Da Casanova.»
«Da Casanova, esatto.»
«Da Casanova.»
«Potter, hai per caso battuto la testa?»
«No. Non sei Casanova,» scosse la testa, per enfatizzare le sue parole, e vide appena Draco sollevare le sopracciglia, divertito. «Sei un dio greco.»
Draco lo fissò per pochi istanti, poi sogghignò. «Non so se esserne lusingato, Potter, ma i greci non indossavano tali vestiti.» Si piegò sui talloni, per essere alla sua stessa altezza, e Harry non era per niente pronto a guardarlo da così vicino.
Ma eravamo sicuri che l'Amortentia non l'aveva per sbaglio bevuta?!
«E tu cosa saresti, di grazia?»
«Non lo so. Un film Babbano.»
«Un che?»
«Un qualcosa Babbano, non preoccuparti.»
«Non sapevo che i Babbani maschi usassero il trucco» disse, come se stesse parlando di una razza animale, «Sei già sulla via per andare sull'altra sponda?»
«Sicuro quanto il ritorno di Voldemort.»
Vide Draco rabbrividire a sentire quel nome, ma prima che potesse lamentarsi perché no, non si diceva ad alta voce, si bloccò quando metabolizzò a pieno cosa le parole dette significassero. Harry ricambiava semplicemente il suo sguardo sgranato, sentendosi troppo stanco e troppo imbarazzato. Poggiò con delicatezza la testa sul muro di pietra dietro di sé, socchiudendo gli occhi.
«Cosa?»
Sospirò, prima di rispondergli. «Sono stanco, Draco, voglio solo dormire. Non voglio pensare al fatto che in questo momento, probabilmente, sono più sull'altra sponda che qui, voglio solo... dormire. Riposare senza avere gli incubi e non avere paura di poter passare un'altra notte terribile come quella appena passata. Sono stanco e, nonostante adesso capisco a pieno cosa l'Amortentia mi stesse dicendo qualche settimana fa, l'unica cosa che davvero voglio adesso è chiudere gli occhi e svegliarmi minimo tra qualche anno.»
Si fissarono per minuti interminabili. Harry tranquillamente poggiato al muro, con le palpebre che lo stavano per tradire e chiudersi per non aprirsi mai più; Draco, invece, aveva il viso totalmente libero da qualsiasi emozione, più pallido del solito ma bello come sempre. Lo guardava dritto negli occhi.
Ad un tratto, Draco si sedette al suo fianco, molto vicino, così tanto vicino che le spalle non solo si toccavano, sembrava che si stessero per amalgamare come una ciambella con la sua glassa. E lui si sentiva proprio come la glassa, voleva scivolare lungo la sua spalla e giacere lì finché morte non l'avrebbe separato dalla sua ciambella.
E così fece. La testa cadde quasi a peso morto sulla sua spalla, che si incastrò perfettamente nell'incavo del collo teso di Draco. Chiuse gli occhi e la mente divenne all'improvviso sgombra da qualsiasi pensiero.
Un movimento veloce della spalla di Draco lo disturbò, ma non poi troppo. «Che hai fatto?» mugugnò, con voce impastata e la gola ancora secca.
Un click, simile ad una serratura appena chiusa, e tutto tornò come prima. «Niente,» una mano leggera tra i capelli, «dormi, Potter.»
Ed Harry dormì.


Draco Malfoy aveva un solo punto debole.
Ormai non gli importava più niente di nessuno: se appena l'anno prima avrebbe dato la vita per quella dei suoi genitori, dopo che l'avevano ripudiato – o meglio, che suo padre l'aveva ripudiato e sua madre aveva finto di farlo solo per poter salvare sia lei che Draco stesso – quando aveva rifiutato il Marchio, aveva deciso che, alla fine, non gli importava niente neanche di loro due. Erano salvi, dopotutto. Il Signore Oscuro non sembrava essersela presa con sua madre per il fallimento di Lucius, ancora rinchiuso ad Azkaban, e per il suo abbandono.
Finché Narcissa Malfoy lo nascondeva nella sua stessa casa, in fondo andava bene. Era lui che ormai non sapeva più dove andare, ma poco importava anche questo, al momento.
Aveva paura del Signore Oscuro, ma quello non era un vero e proprio punto debole, dato che chiunque con un po' di sale in zucca ne aveva paura. Gli facevano impressione i serpenti – per quanto questo fosse ironico – e rabbrividiva quando vedeva delle bambole di porcellana tra le mani delle bambine purosangue del primo anno, ma neanche questi potevano essere definiti punti deboli. Poteva andare avanti anche se gli avrebbe attraversato la strada un serpente. Magari avrebbe urlato un po', ma sarebbe riuscito ad addormentarsi anche se nel suo letto si fosse misteriosamente materializzata una bambola di porcellana che l'avrebbe fissato con i suoi occhi vitrei.
Alla fine di tutto questo ragionamento, Draco era arrivato all'unica conclusione di avere un solo, piccolo punto debole.
E quel punto debole era proprio niente di meno che Harry Potter.
L'aveva capito una volta per tutte quando era entrato in quel bagno soltanto per ammirarsi un'ultima volta prima di andare alla festa e l'aveva visto con la faccia affondata in una pozza d'acqua in uno dei lavandini, la schiena immobile segno che non stava neanche respirando. Aveva sentito una sensazione strana alla bocca dello stomaco, come quando da bambino volava sulla scopa e cadeva in picchiata per nascondersi dietro agli alberi in modo da non farsi vedere da suo padre. Non era piacevole, era paura mista a terrore e vertigine.
Si rese conto in quel momento che – nonostante i precedenti e nonostante neanche ci fosse molto altro tra loro se non sporadiche conversazioni vagamente civili – se Potter non c'era, non sarebbe riuscito ad andare avanti.
Quella sera di Halloween, Draco rimase a fissarlo tutto il tempo, vegliando sul suo sonno tranquillo. Stranamente gli importò poco della nottata insonne, o che Potter gli stesse imbrattando il costume con il trucco sull'occhio, o che restavano in ogni caso sul pavimento del bagno del primo piano e, nonostante avesse chiuso la porta poco prima che l'altro si addormentasse – dopo che l'aveva chiamato per nome –, non era molto sicuro restare lì. Ma ci rimasero. Tutta la notte.
Draco non si mosse mai.
L'unica cosa che mosse, fu la sua mano ancora affondata in quella chioma informe che Potter aveva al posto dei capelli, dando carezze lente e delicate come ali di farfalla. Di solito non usava tanta delicatezza, con Potter men che mai, ma quella notte avrebbe fatto qualche strappo alla regola.
Affondò anche il naso nella matassa di capelli e inspirò a fondo.

Da domani, avrebbe sentito un altro odore nella sua Amortentia che parlava di Potter.



Spazio Autrice:
Questo è uno dei capitoli che più ho adorato scrivere, il "colpo di fulmine" di Harry è stato divertentissimo da immaginare!
Tra l'altro, questo, almeno per ora, sarà l'unico punto di vista di Draco. Mi serviva, così più o meno abbiamo un quadro generale di lui sulla sua vita e su cosa frulla in quella testolina. La paura delle bambole l'ho presa dalla fobia di una mia amica, sembrava azzeccata XD
Ovviamente, Harry ha il trucco di Alex di Arancia Meccanica, anche se il costume era alla meno peggio perché non si era preparato per tempo.
Ringrazio tutte le persone che hanno messo tra i preferiti/seguite/ricordate (siete in tanti, grazie!), quelle carine che recensiscono e anche quelle che leggono in silenzio. Ricordo sempre che una recensione non la disdegno mai XD
Grazie <3

Emily


  
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