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Autore: Heihei    14/01/2017    1 recensioni
TRADUZIONE
La storia è stata scritta da Alfsigesey e pubblicata su fanfiction.net in lingua inglese.
Bethyl post-finale della 4 stagione
"Nulla sarà più facile di nuovo. Scappare da Terminus, sconfiggere una mandria di vaganti, cercare provviste. Ma niente di tutto ciò sarà difficile come innamorarsi e provare a costruire una vita insieme in mezzo a tutto questo."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Violenza
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IN UNA CHIESA?

 

 

 

In poche ore, Beth poté notare la differenza sul suo torace, anche se la pomata puzzava terribilmente d’aglio.

“Questa roba è disgustosa”, si disse da sola continuando a massaggiarsi le costole.

Padre Gabriel stava preparando la cena, e Beth era sola nella camera da letto che il prete aveva sistemato per lei.

Appena si rimise la canotta, sentì il pianto di Judith rimbombare per tutta la chiesa.

Si precipitò in cucina, dove trovò Daryl, appoggiato al telaio, che osservava vigile il prete mentre cercava di calmare la bambina. Rallentò il passo e si fermò accanto a lui, il quale si voltò e le catturò lo sguardo.

“Sei una bambina così brava”, sentì sussurrare il frate mentre la cullava.

Randal era seduto al tavolo a guardarli, massaggiandosi nervosamente i polsi.

“Ripartiamo domani?”, sussurrò a Daryl.

Era ancora incerta sul da farsi, ma era da quando erano arrivati che stava pensando di ripartire il mattino seguente. Era in ansia per il resto del gruppo e notò che anche Daryl stava diventando irrequieto. Nonostante la sua gamba fosse ancora ferita, non sembrava volesse restare ancora a lungo e, dopo le ventiquattro ore di riposo che si era concesso, si stava riprendendo bene.

“Mmh”, annuì. “Come sta la tua mano? Le costole?”

“Le pomate stanno funzionando, credo. Ma ora puzzo di aglio… è disgustoso.”

“Nah, non lo è.”

Inaspettatamente, le lasciò un bacio delicato sulla bocca.

Beth si sentì scossa da un brivido e, per qualche secondo, gli accarezzò il petto, ricambiando il bacio con più foga.

Lui si staccò e, dopo aver appoggiato la fronte sulla sua, tornò a guardare la bambina.

“Possiamo andare...”, gli mormorò.

Voleva semplicemente portarlo in fondo al corridoio per potergli parlare lontano dalle orecchie del prete.

“Dobbiamo tenere d’occhio Judith.” Fece le spallucce, come per scusarsi.

Aveva sentito dire da qualcuno, una volta, che i bambini sono il miglior metodo contraccettivo esistente. Chiunque fosse stato a dirglielo, aveva davvero ragione.

Non avrebbe potuto combattere l’imbarazzo ancora a lungo.

“Voglio solo… è solo che padre Gabriel ha preparato una stanza per me e Judith… e un’altra per te. Non voglio che tu dorma lì da solo.” Fece un respiro profondo. “Vieni a letto con me.”

Daryl si guardava le mani. “Ci stavo già pensando.”

“Bene.”

“Intendo, stavo già pensando di dormire nella vostra stessa stanza”, si giustificò. “Non ti lascerò sola, Greene, specialmente quando dormi.”

“Io invece non intendevo dire questo.”

Prese la mano di Daryl tra le sue, portandosela sul fianco.

Lui deglutì, e finalmente la portò lontano dalla cucina per avere un po’ più di privacy. La sua gamba doveva stare molto meglio, dato che non zoppicava quasi più.

“Cosa c’è che non va? E’ perché pensi che abbia paura?”

Certo, il pensiero di perdere la verginità la rendeva nervosa, ma non era un problema, aveva intenzione di superarlo.

“E’ perché sono vergine? Posso imparare, dimmi cosa fare...”

Quando vide che aveva assunto un’espressione confusa, un mare di pensieri le balenò in testa.

“Ok, la smetto, però… non voglio sapere nulla di specifico, solo quanta esperienza hai.”

“Mmh… abbastanza?”

“Oppure… è perché non vuoi?”

Beth aveva capito che in parte aveva placato il suo conflitto interiore, però pensava ancora che potesse esserci la possibilità che lui non voleva stare con lei perché pensava che fosse troppo giovane.

“Certo che voglio, però dobbiamo andarci piano.”

“E’ la tua gamba?”

“Potrebbe dare fastidio, ma non è per quello. Ascolta, Beth, io non voglio rovinare tutto. E’ stupido voler fare tutto subito. Ora la cosa importante è che tu stia bene.”

“Te l’ho già detto, Daryl. Io morirò, un giorno.”

Scosse la testa. “Non dirlo”, ringhiò.

“E’ la verità. Non sono fatta per sopravvivere a lungo in questo mondo e tu non puoi rendermi immortale.”

“Cazzo, Beth! Non ti accadrà nulla. Non lascerò che succeda, non di nuovo!”

Daryl alzò così tanto la voce che Beth pensò che il prete si fosse affacciato nel corridoio per vedere che stava succedendo.

“Non hai lasciato che succedesse...”

Gli afferrò il polso, sentendo tutta la sua rigidità. Cominciò ad accarezzarlo.

“E’ successo e basta.”

Daryl strinse i pugni. Lei lo guardò negli occhi e riuscì a vedere tutta la rabbia e la paura che li infestava. Non le credeva, ma forse, se avesse continuato a dirglielo, avrebbe accettato la verità. Magari avrebbe potuto dargli conforto quando lei sarebbe morta e lui sarebbe rimasto l’ultimo sopravvissuto, in cima all’enorme cumulo di cadaveri che il mondo era destinato a diventare.

“Non devi sentirti in colpa per tutto, Daryl Dixon. Devi sapere che io morirò e che non sarà colpa tua. Mi hai sempre salvato la vita. Morirò, ma prima di tutto, voglio vivere.”

Lui smise di guardarla.

“Sono tua. Fammi essere tua.”

Con una mano dietro al suo collo, portò il viso contro il suo.

Daryl le baciò la fronte e poi portò la bocca dietro al suo orecchio.

“Con calma.”

   
 
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