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Autore: pi8f    15/01/2017    1 recensioni
Il vento. Un foglio. Una poesia. Una canzone. E due ragazzi che si rincorrono.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Carta canta cap.1

Carta canta

La poésie est dans la rue


Matty aveva sempre pensato che per sentirti a casa tu debba trovare un posto che ti è affine. Per questo non aveva avuto dubbi nel consigliare Adam: quel che faceva al caso suo era un appartamento in quell'edificio un po' all'antica ma non vecchio, nel pieno centro della città ma introvabile a chi non vi si recava apposta. E proprio lì stava andando lui, la seconda sigaretta della giornata stretta tra le dita. Entrò sotto il grande gazebo che dava accesso al cortile interno del complesso, e come sempre indugiò qualche minuto a guardare i giochi di luce in cui si cimentavano i raggi del sole tra le foglie, che erano già diventate dorate ma non avevano ancora spiccato il volo.
Si ritrovò a canticchiare pensoso mentre suonava il campanello, tanto che in un primo momento non sentì la voce dell'amico che chiedeva chi fosse. 
"Ehi, c'è nessuno lì sotto?" chiese appena più forte una voce calma e profonda.
"Oi Hann, ce li hai dieci minuti per una consulenza letteraria?"

Di tutte le richieste con cui il riccio si era presentato alla sua porta a tutte le ore del giorno e della notte, quella era senza dubbio la più strampalata, e non pensava che avrebbe mai potuto battere quella volta che era arrivato con una ragazza chiedendogli se gli lasciava la casa per qualche ora (e Dio solo sa perchè aveva detto di sì).
Appena questi fu entrato nell'appartamento, Adam lo squadrò da capo a piedi, sospettoso, ma non disse nulla e si preparò mentalmente a qualsiasi storia il suo amico stesse per tirare fuori. Non che sembrasse intenzionato a farlo a breve:  si era infatti accomodato sul divano di pelle marrone del salotto, coi piedi sul tavolino da caffè, e fissava il soffitto come in cerca di ispirazione.
"Matty, tu mi preoccupi. Non rispondi subito al citofono, poi spari una domanda assurda e ora stai lì a fissare il soffitto. Si può sapere che hai fatto stanotte?"
L'altro sembrò riprendere vita. Posò lo sguardo su di lui e rispose con tutta calma: "Andando con ordine: grazie di preoccuparti per me, anche io ci tengo a te ed effettivamente è inusuale che tu pronunci una frase così lunga, sicuro di sentirti bene? Per quanto riguarda il citofono, a mia discolpa posso dire che la tua voce, sebbene io adori la sua soavità, rasenta la soglia dell'udibile dall'orecchio umano medio. Per il seguito versami un bicchiere di rosso, grazie."
Adam sospirò, ma sapeva come era fatto Matty, quindi si alzò e tornò con il calice di vino. "Sei consapevole del fatto che siano appena le nove del mattino, vero?"
"L'ora esatta vi è stata offerta da: Adam Hann, un uomo, una garanzia." Buttò giù un sorso, poi sorrise all'amico, che non aveva raccolto la provocazione.
"Torniamo a noi prima che tu mi mandi al diavolo. Sei troppo buono con me, Hann. E sei anche la persona più colta che conosca. Per cui, quando sulle ali del destino mi è volato in faccia questo, ho subito pensato a te." Mentre parlava, mise sul tavolino un foglio sgualcito dal vento e dalla breve permanenza nella tasca del suo cappotto rosso.
Adam lo prese delicatamente, e lo aprì. A un primo sguardo, capì subito che era la pagina di un'antologia universitaria, con in particolare una poesia; alcuni versi erano stati sottolineati con mano tremante, e a fianco vi erano scritte alcune parole in una grafia senza dubbio femminile.

I lunghi singulti
dei violini
d'autunno
mi lacerano il cuore
d'un languore
monotono.

Pieno d'affanno
e stanco, quando
l'ora batte
io mi rammento 
remoti giorni
e piango.

E mi abbandono
al triste vento
che mi trasporta 
di qua e di là
simile ad una         Sono una foglia morta e neanche per  qualcosa di utile come della carta .
foglia morta.               Dimmelo tu perchè mi hai uccisa, io devo ancora capirlo.

Il
tempo che Adam impiegò a leggere quelle tre strofe, che lui aveva già imparato a memoria, sembrò a Matty interminabile. Lo fissava impaziente, aveva fatto crollare la sua maschera di apparente calma e disinteresse per il foglio. Non sapeva perché, ma si sentiva particolarmente attratto da quel pezzo di carta, come se avessero un legame speciale.
Più di tutto, lo avevano trafitto come una lama le parole scritte a margine di quei versi struggenti. "Allora? La conosci?" incalzò il suo pacifico amico.
Adam non resistette alla tentazione di punzecchiarlo: "La poesia o la ragazza che ha scritto la nota a margine? Perché per le perizie calligrafiche devo ancora attrezzarmi".
Matty non fu da meno: "Non sapevo frequentassi essere umani, di sesso femminile per di più, per cui non mi sarebbe venuto in mente di chiedertelo".
Adam alzò le mani in segno di resa: "Touchè. Tornando a noi, giurerei che è uno dei poeti maledetti francesi, vediamo... Verlaine? Dovrebbe essere lui. Fammi controllare".
Dette queste parole, si alzò e andò a colpo sicuro a prendere un libro vecchissimo, ma tenuto con la cura di chi ama i libri più di ogni altra cosa. "Ecco qui. Paul Verlaine, Chanson d'automne. Tratta dai Poemi Saturnini, composti nella prima stagione poetica dell'autore, che risentiva ancora dell'influsso di Charles Baudelaire e dei parnassiani."
 "E dunque?" chiese il riccio impaziente.  
"Dunque cosa? Vuoi informazioni sulla metrica?"
"Intendo, che cosa mi consigli di fare di questo foglio?"
"Non so, mi sembra di capire che la poesia ti piaccia, e non sono certo il tipo che ti consiglierebbe di gettare via della carta stampata, quindi mi pare sottinteso che tu debba tenerlo, se vuoi."
"Solo tenerlo?" Matty aveva uno sguardo strano nel pronunciare queste parole, vi era una punta di delusione, ma era principalmente un lampo di malizia che lo illuminava.
Adam lo squadrò, preoccupato. "Che ti frulla per la testa, Matthew Timothy Healy? Sono quelle parole scritte a matita il motivo per cui ci tieni particolarmente a questo foglio, vero?"
"Si, e vorrei rintracciare chi le ha scritte, insomma magari per lei questo foglio è importante e..."
"E vuoi scoprire che cosa l'ha spinta a scrivere quella nota straziante, sbaglio?" Adam sospirò. "L'unico indizio che hai è che è una studentessa universitaria, e non saprei ricavarne altri se non che probabilmente studia lingue e letterature straniere".
"Be', è un inizio, no?"
"Matty, hai una vaga idea di quante persone siano iscritte all'università? Per di più sfortunatamente questo non è un libro preso dalla biblioteca, cosa che avrebbe reso molto più semplice la ricerca, ma appartiene proprio alla tua misteriosa fanciulla, oppure potrebbe averglielo prestato una compagna di corso... capisci in che impresa ti stai andando a impelagare?"
"Oh si, e so anche chi è perfetto per mettersi in questo casino con me" pensò Matty mentre un sorriso si dipingeva sul suo volto.




Lexie attraversava il giardino dell'ateneo con il suo solito passo scattante e la sua precaria pila in braccio, e intanto pensava che quel giorno il campus si era dato da fare per apparire esattamente come lo stereotipo da film  di ogni università inglese, complice il tappeto di foglie che ricopriva completamente il prato. In giornate come quella, le sembrava di vivere in una brochure, e se il mondo intorno a lei era bello, si sentiva bella anche lei. È probabilmente l'unica forma giusta di egocentrismo, quella di considerare ciò che di più bello il mondo come una cornice per i nostri occhi e per la più bella curva del corpo, quella delle labbra.
 Il suo sorriso poi era ancora più radioso perchè quella mattina aveva la sua materia preferita, di cui non si perdeva una lezione nonostante non avesse obbligo di frequenza per quel corso e il docente fosse la persona più sgradevole che avesse mai incontrato.
Stranamente in orario, entrò nell'aula del corso di estetica, e si accomodò su uno dei sedili di legno pieghevoli delle file centrali.
Mancavano dieci minuti all'inizio della lezione; la ragazza aveva così tutto il tempo di rendere meno pericolante sul banco la sua inseparabile torre di Babele di carta, portatile ma non troppo. Prese in mano il primo libro della pila, e lo guardò con gli occhi sognanti e un sorriso di tenerezza e malinconia sul volto.
"Non ci credo! Davvero sei riuscita a non perderlo!" una voce squillante fece rimbalzare queste parole per tutta l'aula, facendo voltare incuriositi gli studenti delle prime file. Lexie lanciò un'occhiataccia alla sua migliore amica di una vita, mentre si nascondeva dietro la catasta di libri che per fortuna non aveva ancora smontato.
"Sei dello stesso colore del tuo cappellino" la punzecchiò Libby. L'altra fece cenno all'amica di sedersi, decisa a non parlare finché non avesse visto nuovamente le nuche dei compagni di corso.
"Accidenti Libby, sembra che tu sia una matricola che non conosce le regole dell'università! Lo so che questa antologia è preziosissima per te, ma non potevi aspettare il nostro appuntamento per pranzo per riaverla? L'ho trattata benissimo, tranquilla, e avevo bisogno di un paio d'ore in più per abituarmi all'idea di dovermi staccare da lei" Lexie era così, non riusciva a stare arrabbiata più di un minuto, e finiva ogni frase sorridendo.
"Te l'ho lasciata UN GIORNO INTERO, penso possa bastare; e poi volevo accertarmi che sia tutto in ordine, voi laureandi in filosofia avete la testa tra le nuvole e tu in particolare..." replicò l'amica con tono canzonatorio. "Esaminiamo il corpo del delitto..." disse poi con voce impostata.
Lexie rise: "Dai, te l'ho trattato benissimo! Ovviamente è tutto perfetto, no?" Lo sguardo dell'amica però diceva il contrario. "Be', che c'è che non va?" le chiese un po' preoccupata.
"Alexandra. Il tuo stramaledetto vizio di aprire i libri fino a piegare la costa. SI È STACCATA UNA PAGINA".
Lexie, rassicurata, mise su un faccino buffo per farsi perdonare: "Era già staccata, e ho pensato fosse destino perchè mi sono innamorata di quella poesia sai? Non temere, mia paladina della carta stampata, l'ho diligentemente messa nella fasciatura della copertina per non perderla. Vedi, proprio qu.." Dal vinaccia del cappellino la ragazza diventò pallida come il suo colletto.
"Diamine Libby, ti giuro che la avevo messa qui apposta, te lo giuro Betty.. Betty, mi parli? Betty? Beth? Elizabeth? Liza? Liz? Lizzie? Libby?"
L'altra prese un lungo respiro: "Ti credo, Alexandra. E nella mia magnanimità voglio concederti un'altra possibilità. Oggi pomeriggio ripercorreremo
esattamente il tragitto che hai fatto stamattina per venire qui. Portati parecchie paia di occhi, ne avremo bisogno per trovare quel foglio".
Molto più silenziosamente di come era entrata, l'esuberante ragazza uscì, lasciando la sua migliore amica ad avere giusto il tempo di pensare che era stata la scelta giusta quella mattina mettere addosso praticamente tutta la lana che aveva nell'armadio, prima che facesse il suo ingresso in aula il professore.

F's spot

Ecco qui il primo capitolo :) rileggendolo ho notato che Lexie, la nostra protagonista, ride e sorride un sacco, ma a me piace così. Fatemi sapere che ne pensate del capitolo e se vi piacciono i personaggi finora, ogni critica e ogni consiglio sono ben accetti :) Prometto di aggiornare il prima possibile! A presto. F.

   
 
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