Plot: Pan ha perso i genitori au!
Partecipa alla challenge: Prompt sotto l'albero di Il giardino di efp. Prompt: Ci credi nei sogni?
Scritta sentendo: Butterfly.
My butterfly
Pan
accese dei bastoncini
di incenso, da essi si alzavano dei fili di fumo. Congiunse le mani e
guardò la
fotografia in bianco e nera, semicoperta sia dal fumo che dai drappi
neri che
la circondavano. Ritraevano Gohan intento a sorridere, Videl accanto a
lui a
sua volta con un’espressione felice e in braccio aveva la
figlia neonata.
L’odore di incenso punse le narici della moretta, che aveva
gli occhi liquidi,
ma un sorriso sul volto. Si rialzò in piedi, le ginocchia le
dolevano. Si voltò
e si allontanò dall’altarino, si
massaggiò il petto all’altezza del cuore. Vide
Bra all’altezza della porta e la raggiunse.
“Anche
oggi li hai
pregati?” domandò. Pan annuì, sentendo
gli occhi pizzicare.
“Loro
mi proteggono, io
lo so” disse. Bra scrollò le spalle.
“Non
so proprio come fai
a essere sempre così serena” borbottò.
Pan le prese la mano nella sua.
“Perché
sono stata
fortunata. Tua madre mi ha adottato e, anche se burbero, Vegeta
è stato un
ottimo padre” disse. Bra sospirò e negò
con il capo.
“Tu
riesci a essere
gentile persino con tua nonna. Quella donna è
terribile” si lamentò. Pan
scoppiò a ridere.
“Su
questo hai ragione”
ribatté. Lasciò andare la mano di Bra.
“Perché
eri qui?”
domandò. La migliore amica le sorrise.
“Mio
fratello è tornato
dalla vacanza studio dell’università e sono
convinta che non vedevi l’ora di
rivederlo” disse. Pan avvampò e Bra le fece
l’occhiolino.
“È
in soggiorno. Sta
studiando mentre aspetta il pranzo” spiegò. Pan le
diede un bacio sulla
guancia.
“Grazie”
disse. Corse
fuori dalla stanza e percorse il corridoio, scese le scale e raggiunse
il piano
di sotto. Sgranò gli occhi vedendo i capelli viola del
giovane sovrastare una
poltrona. Camminando sulle punte dei piedi, cercando di essere
silenziosa,
raggiunse la poltrona. Si mise davanti al giovane, intento a fissare un
libro
di testo.
Trunks
sfogliò una pagina, i suoi occhi scattarono leggendo le
parole minute.
“Che
cosa
stai studiando?” domandò Pan. Trunks
rabbrividì e abbassò il libro.
“Pan,
piccola mia, come sei cresciuta!” gridò.
Appoggiò il libro sul bracciolo del
divano e si alzò in piedi.
“Che
bello
rivederti” disse. La abbracciò e Pan
appoggiò la testa sul suo petto. Il
battito cardiaco le accelerò e sentì le orecchie
fischiare.
“Mi
sei
mancato” disse Pan. Trunks la lasciò andare e
chinò il capo, il corpo della
giovane era minuto, il seno prosperoso faceva contrasto con il ventre
piatto.
Sentì un leggero calore all’altezza delle orecchie
e volse lo sguardo.
“Ti sei fatta grande” sussurrò. Pan si
alzò sulle punte e gli strinse la
cravatta che indossava.
“Non
sei
stato via così tanto” sussurrò.
<
È proprio
perché ti stai facendo grande che sono scappato da te
> pensò Trunks. Si
premette gli occhiali contro il viso.
“Parliamo
meglio a tavola, va bene? Vorrei prima finire di studiare”
mormorò. Deglutì a
vuoto un paio di volte.
“Certamente”
rispose Pan e la voce le tremo. Indietreggiò di un paio di
passi e lo vide
sedersi nuovamente e recuperò il suo libro.
Sbuffò rumorosamente e gli diede le
spalle.
<
La sua
felicità nel rivedermi è durata veramente
poco” pensò. Si allontanò e raggiunse
l’ingresso. Accarezzò la porta color panna e ci
passò le dita. Si girò e
osservò il glicine, lo sguardo sulle pagine e
l’aria assorta. Proseguì lungo
l’ingresso
continuando a guardarlo, la luce pallida del sole filtrava dalle
finestre. Pan
si fermò e si voltò a guardare i fiori violetti
di una pianta in vaso e vide
una farfalla appoggiata su una delle foglie.
Sgranò
gli
occhi e si portò le mani alla bocca. Saltellò sul
posto e si voltò, facendo
ondeggiare i lunghi capelli mori.
“Trunks”
chiamò. Dimenò il braccio e indicò un
paio di volte la pianta. Trunks alzò lo
sguardo dal libro e batté le palpebre.
“Cosa
c’è?”
domandò.
“Vieni
qui”
lo chiamò Pan. Trunks mise il segnalibro e chiuse il tomo,
appoggiandoselo
sulle gambe accavallate. Inarcò un sopracciglio e la
fissò da dietro gli
occhiali.
“C’è
un
insetto?” domandò.
“Sì!
No,
cioè non proprio” farfugliò Pan. Mise
le mani sui fianchi e gonfiò le guance.
“Dai,
vieni!”
si lamentò. Trunks ridacchiò e scosse il capo, si
sporse e appoggiò il libro su
un tavolinetto. Si alzò in piedi e percorse il salotto,
raggiunse Pan all’ingresso.
La giovane indicò la farfalla muovendo su e giù
l’indice. Trunks la guardò, gli
occhi febbricitanti, le labbra piene piegate in un sorriso, la pelle
liscia e
le gote accese. Avvampò a sua volta e sentì la
gola secca.
“È
bellissima” sussurrò. Pan congiunse le mani al
petto e osservò le ali candide
della farfalla.
“Io
amo le
farfalle” sussurrò. Trunks si sporse e le mise una
ciocca mora dietro l’orecchio.
“Anche
io.
Decisamente è la più bella che io abbia mai
visto” sussurrò. Pan batté le
palpebre.
“Dici
cose
strane” sussurrò. Briefs si voltò e
osservò a sua volta la farfalla.
“Si
è
nascosta in casa perché fuori fa troppo freddo”
sussurrò. Si massaggiò il collo
un paio di volte. “È fortunata che nel giardino
interno abbiamo un piccolo
gazebo di vetro dove teniamo proprio delle farfalle. Altrimenti, a
girare così
in casa liberamente, avrebbe fatto una brutta fine nelle fauci del
gatto di mio
nonno” borbottò. Pan gli strinse il braccio e lo
strattonò.
“Ti
prego,
salvala” lo supplicò. Trunks si tolse gli occhiali
e le sorrise.
“Fidati
di
me. Non le succederà niente” la
rassicurò. Pan lo lasciò andare e si
massaggiò
una spalla.
“Tu
che tipo
di insetto pensavi che fosse?” domandò. Trunks
attivò la supervelocità e scattò
in volo, percorse il corridoio e Pan lo vide scomparire. Socchiuse gli
occhi,
incrementò la propria aura e con la propria supervista
saiyan riuscì a vederlo
allontanarsi. Rimase immobile, ascoltando il proprio battito cardiaco.
Guardava
davanti a sé, osservando ripetutamente con la coda
dell’occhio la farfalla.
Trunks
riapparve, continuando a mantenere attiva la supervelocità e
atterrò davanti a
Pan. Lei strinse i pugni trattenendo il respiro.
Trunks,
senza sfiorare le ali o il corpo della farfalla, riuscì a
chiuderla dentro una
scatola di plastica trasparente con dei buchi grandi quanto due
capocchie di
spillo.
“Non
mi hai
risposto” brontolò Pan, mentre l’altro
disattivava la supervelocità.
Trunks
strinse al petto il contenitore e guardò in viso la mora,
piegandosi in avanti.
“Credevo
fosse un ragno, da piccola mi chiamavi sempre per portarli fuori dalla
tua
camera” spiegò. Pan incassò il capo tra
le spalle.
“Non
sono
più una bambina” rispose alzando leggermente la
voce. Trunks ticchettò con la
punta della scarpa di vernice nera sul pavimento.
“Lo
so, ma
mi chiedo se dentro di te ci sia ancora un po’ della bambina
con cui sono
cresciuto” rispose. Si sporse e le sue iridi azzurre si
rifletterono in quelle
nere di lei.
“Ci
credi
nei sogni?” domandò. Pan guardò il
contenitore con dentro la piccola farfalla e
rialzò nuovamente lo sguardo su di lui.
“Sì.
Ho un
sogno impossibile che desidero ardentemente che si realizzi”
ammise. Trunks
poggiò le labbra su quelle di lei e Pan ricambiò,
chiudendo gli occhi. Trunks
si staccò e indietreggiò.
“S-scusa,
non so cosa mi sia preso” si giustificò. Pan le
sorrise.
“Avevo
ragione! Si è appena realizzato!”
gridò. Strinse i pugni al petto, il viso
completamente vermiglio.
“T-ti
piaccio?” chiese Trunks con voce tremante.
“Ti
amo”
ammise Pan. Abbassò lo sguardo e si fissò le
scarpe. “Dovresti portare al
sicuro la farfalla” disse. Trunks si piegò e le
diede un bacio a stampo sulle
labbra.
“Certo,
mia
farfallina” disse. Saltò all’indietro
spiccando il volo e si allontanò.
Pan
si
nascose il viso tra le mani.
“È
il giorno
più bello della mia vita” sussurrò.