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Autore: Kitsunelulu    16/01/2017    0 recensioni
Orlando ama l'arte, le piante, il sole, i dolci. Marco odia tutto, per primo se stesso.
C'è qualcosa nel loro passato, tuttavia, che li accomuna.
Storia di due rette parallele che si incontrano.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lilia giaceva sul mio letto, il volto premuto contro il cuscino. I lunghi capelli neri e lucidi formavano un ventaglio luminoso contro le lenzuola bianche. Io, seduto alla scrivania, la osservavo in silenzio. Era arrivata all’improvviso, come l’estate di quell’anno, e senza dire niente si era stesa in quel modo. Silenziosamente, senza interrompere il mio studio. Io però mi sarei distratto per ogni minima variazione dell’ambiente, soprattutto poiché ero costretto a studiare cose di cui non m’importava, così mi voltai verso di lei e rimasi a fissarla interrogativamente per un po’. Quando se ne accorse girò la testa verso di me.
“Che hai?”, le chiesi. “Non dovresti studiare anche tu?”
“Sai che non ne ho bisogno.”
“Ma tra due giorni c’è il tuo esame orale. Hai davvero già finito?”
“Non ho mai iniziato, se proprio vuoi saperlo.”
“Tu sei pazza.”
“Prenderò comunque un voto più alto del tuo.”
“Questo non lo metto in dubbio. Sei tu quella intelligente tra noi due.”
“Anche tu sei intelligente, ma hai meno memoria e sei pigro, e soprattutto non sei curioso. E ti distrai troppo facilmente, anche.”
“A proposito di distrazioni, perché ti sei stesa sul mio letto? Non vieni spesso in camera mia ormai.”
“Quando eravamo piccoli giocavamo sempre qui. Mi andava di tornarci.”
“C’è qualcosa che ti preoccupa? E’ per gli esami?”
“Ovviamente no, non è per gli esami.”
“E per cosa, allora?”
“Ho un ragazzo. Da due mesi, ma ho trovato solo ora il coraggio di dirtelo.”
“E perché ti preoccupa questa cosa? Mi ritengo fin troppo fortunato come fratello per il fatto che il tuo primo ragazzo l’abbia trovato a diciotto anni.”
“Sei geloso?”
“Un po’. Ma di te mi fido. Davvero ti preoccupa?”
“No, non è la tua gelosia a preoccuparmi.”
“E cosa, allora?”
“Beh, io mi sono sempre sentita inopportuna tra le persone. Non ho mai avuto una comitiva o delle amiche strette a cui confidarmi, né una cerchia di conoscenti da frequentare. Nella classe non ho stretto rapporti con nessuno. E’ la prima volta che riesco ad avvicinarmi ad una persona.”
“Ma è una cosa positiva, no?”
“In un certo senso lo è. Però non riesco a capacitarmi del fatto che sia reale. Lui si chiama Francesco. E’ arrivato all’improvviso, mi ha trattata come ho sempre desiderato che qualcuno, chiunque, anche solo in amicizia, mi trattasse. Come una persona normale. Io ho sempre avuto te, perciò non ho mai imparato come ci si comporta con gli altri. Non ne ho mai avuto bisogno perché non mi sono mai sentita sola. Tu gli amici ce li hai quindi non puoi capirmi, ma per me rimanere in un posto chiuso con tante persone intorno è una tortura. E’ una sensazione opprimente, sono inopportuna, sento che gli altri mi stanno giudicando. Ho paura di sbagliare anche con lui, che si accorgerà di come sono davvero. Ecco, è questo che mi preoccupa.”
“Io invece capisco esattamente qual è il tuo problema: tu sei troppo bella e intelligente. Così tanto da suscitare odio involontario nelle persone. Le intimorisci, pensano che tu viva su un altro pianeta rispetto a loro. In parte hanno ragione, tu sei troppo intelligente. Io lo so perché ti conosco dal primo battito del tuo cuore e so che la tua intelligenza non compromette in alcun modo il rapporto che si può avere con te, gli altri però non lo sanno e si convincono da soli che tu sia chiusa in te stessa, che ti voglia isolare. Così sono loro a isolarti per primi. Non lo fanno per cattiveria, è il loro subconscio che agisce così.”
“Mi sento sempre come se fossi immersa in una teca di vetro piena d’acqua. Tutti sono lì che mi osservano, parlano tra loro, poi proseguono. Non posso sentire ciò che dicono, il suono è ovattato, se provo a raggiungerli c’è il vetro che si interpone. So che si riferiscono a me, ma in qualche modo non sono partecipe del loro giudizio. E’ frustrante. Francesco è l’unico al mondo che non mi fa sentire in questo modo.”
“Deve essere un ragazzo speciale. Si è accorto della tua sensibilità. Voglio solo darti un consiglio: fa’ attenzione. Potrebbe essere che si sia avvicinato a te perché, notando la tua sensibilità, abbia deciso di proteggerti. Ma potrebbe essere anche che quella sensibilità voglia sfruttarla solo per ottenere la tua fiducia. Non essere ingenua, non fidarti mai troppo presto.”
“Io mi fido già di lui, perché mi ha salvata.”
“Da cosa ti ha salvata? Non sei mai stata in pericolo.”
“Invece si. Ci sono cose di cui non ti ho mai parlato. Cose che non potresti capire, perché tu non sei solo. Non ti rimprovero nulla, è giusto che un ragazzo si faccia degli amici prima o poi. Però, quando siamo cresciuti, mi hai lasciata lì in quella teca di vetro. Non è qualcosa di cui ti sto accusando, la colpa è della mia incapacità. Comunque, ci sono tantissime cose, anche le più semplici come passeggiare fino a tardi o guardare un tramonto al mare, che non avevo mai fatto. Sono tanti ricordi della giovinezza che mi ero persa, prima di incontrare Francesco. Lui mi ha tirata fuori da quella prigione e mi sta regalando una vita che vale la pena vivere.”
“Ti prego, non fidarti ciecamente di lui. Va bene amarlo, ma pensa prima a te stessa, sempre.”
Lilia si alzò dal letto, la sua espressione era indecifrabile. Sentivo che se avessimo incrociato gli sguardi mi sarei trasformato in una statua di ghiaccio. Si muoveva lentamente, come un gatto stanco che non ha alcuna fretta di fare ciò che sta facendo. Si avvicinò alla mia sedia, posò le labbra calde sulla mia fronte e poi, senza aggiungere nulla, uscì dalla stanza. Dopo qualche minuto sentii il rumore della porta di casa.
La dura verità era proprio quella: ero geloso. Mia sorella, la mia gemella, che fino ad allora era stata mia e solo mia, si era sempre affidata a me, solo a me, adesso aveva un nuovo punto di riferimento. Un ragazzo del quale non sapevo nulla se non il nome, Francesco, adesso era autorizzato a stringerla tra le sue braccia. Toccarle i capelli, sfiorarle il seno, baciare il suo lungo e sottile collo. Lilia era davvero troppo bella. Qualsiasi ragazzo si sarebbe innamorato di lei, ma nessuno si sarebbe mai sentito all’altezza di avvicinarla. Non solo era bella, il suo carattere introverso e la sua intelligenza brillante la rendevano una specie di divinità greca agli occhi di chiunque. Sembianze umane, ma nella loro forma migliore. Qualcosa che condivide con noi solo le fattezze e la lingua, ma vive sull’Olimpo. Irraggiungibile. Francesco però l’aveva raggiunta. Era forse anche lui bello e intelligente? Era alla sua altezza? Era davvero innamorato di lei o ambiva solo al suo corpo? Io, fino ad allora, non avevo mai pensato alle relazioni amorose. Ero immaturo pur avendo quasi 19 anni. Nessuna ragazza aveva mai suscitato il mio interesse tanto da spingermi a desiderarla. Mi struggevo per cercare di capire quelle meccaniche, per decifrare la situazione di mia sorella. Era un’equazione senza soluzioni. Per quanto ci provassi, non avevo dati a sufficienza per risolverla.
Ma non volli capacitarmene.
 
“Ti capita mai di sentirti solo?”
L’eco di quelle parole rimbomba nella mia mente così forte da svegliarmi. Ho dormito male, sommerso dai pensieri e dai ricordi. Sento come se la mia mente non avesse realmente riposato. Muovendo la mano a casaccio cerco il telefono, per controllare l’orario. Sono le sei e mezzo. Mi sono svegliato mezz’ora prima della sveglia. Un po’ è meglio, odio svegliarmi con quel rumore assordante. Mi alzo lentamente dal letto e decido di prepararmi una colazione abbondante in quella mezz’ora extra. Poi faccio una doccia bollente e mi vesto. Alle sette e quaranta esco di casa. Il freddo pungente mi fa rabbrividire leggermente. Nevica, fiocchi minuscoli, dalla vita breve. La prima lezione dell’anno sta per iniziare, ma mi sento già stanco.
   
 
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