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Autore: Chemical Lady    16/01/2017    3 recensioni
[[ Spoiler su tutto Tokyo Ghoul :re - Presenza di personaggi OC nella storia ]]
La figura che troneggiava su di lei sembrava un angelo.
Distinta, si stagliava verso il cielo possente, spezzando il buio notturno con la sua bianca presenza. Il cappotto candido cadeva fino al terreno, immacolato ad eccezione di qualche piccola ma visibile goccia di sangue. Una costellazione vermiglia, spaventosa, che impregnava il tessuto sovrapponendosi ad altre più vecchie, marroni e rapprese, ad alta velocità.
Il volto, invece, pareva quello di un demone. Gli occhi dall'innaturale sclera nera spiavano impassibili e annoiati il solo superstite della squadra Hidaishi.
Riversa sul marciapiede, in una pozza della sua stessa urina, c'era una ragazza dai capelli neri, che spuntavano arruffati da sotto il casco della divisa antisommossa del CCG. Teneva gli occhi ambrati fissi su quelli del ghoul dalla maschera rossa, incapace di distoglierli.
Sto morendo , si diceva in una lenta litania. Sto morendo.
Aiko Masa, vent'anni sprecati a compiere scelte inutili, stava morendo.
[[ Quinx Squad center ]]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Sasaki Haise, Sorpresa, Un po' tutti, Urie Kuki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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saboteur

僕は孤独さ  No Signal

Parte prima: il caso Embalmer

 

 

 

 

Capitolo due.

 

Il primo incontro di Kuki Urie con la sua nuova partner non fu affatto eclatante. Non aveva avuto il piacere di fare la sua conoscenza la sera precedente per il semplice motivo che non era rincasato in tempo per la cena. Non lo aveva fatto con l’intenzione di evitare il nuovo componente dei Quinx, ma il tempo era volato via e si era ritrovato a uscire dalla sede centrale che ormai erano passate le ventitré.

Al suo arrivo aveva trovato in piedi solo Saiko, tatticamente posizionata di fronte al megaschermo del salotto con la consolle accesa su un videogioco rumoroso. Dalla stanza di Shirazu, quella accanto alla sua, proveniva ovattata la riproduzione casuale di qualche playlist di dubbio. Mutsuki e Sasaki già dormivano o fingevano di farlo, giusto per non iniziare la settimana col piede sbagliato la mattina successiva.

Per quel che riguardava la nuova venuta, non s’era affacciata dalla porta per tutta la notte, nonostante la luce fosse rimasta accesa fin quasi all’alba. Quando però Urie la vide, seduta al tavolo della cucina con una tazza di the nero in mano e una penna con cui stava scarabocchiando qualcosa su un foglio nell’altra, non gli parve assonnata o stanca. Come faceva a sapere che non aveva quasi chiuso occhio? Nemmeno lui ci era riuscito e le loro stanze erano divise solo da una sottilissima parete di cartongesso. Il suo udito potenziato dall’incremento delle cellule rc nel suo organismo lo aveva costretto a sorbirsi ogni spostamento e ogni passo nella camera adiacente.

Contando anche quella collegata alla parete opposta, in cui dormiva Shirazu – che russava e parlava nel sonno- era stata una vera festa.

Addossare il letto all’altro muro, appena trasferitosi lì, si era rivelato inutile.

Nonostante non avesse grandi aspettative di partenza, Urie rimase comunque abbastanza perplesso dal modo in cui l’altra lo aveva liquidato in fretta, con una stretta di mano frettolosa, fatta alzando a mala pena gli occhi dal questionario che Sasaki si era ricordato all’ultimo momento di farle compilare circa lo spostamento dalla squadra Hirako alla Quinx. Si erano già visti, dopotutto. Di fronte alla macchinetta del caffè per esempio, visto che quello era il vero ufficio di Ito e Masa.

Ogni preoccupazione in merito però annegò in una tazza di caffè nero, il vero buongiorno che l’agente di secondo grado (ancora per poco, sarebbe stato promosso ad aprile) pretendeva.

Sasaki smise di spignattare, appoggiando al centro del tavolo una torre di Babele di pancakes americani fatti in casa, prima di prendere posto fra Saiko e Mutsu.

«Itadakimasu!» disse allegramente, congiungendo le mani sotto al mento. Fu imitato solo da Tooru. Shirazu non ci riuscì, sbadigliando a bocca larga e rischiando di cavarsi un occhio con le mani giunte, mentre Masa e Urie sembravano troppo presi da altro per considerare il povero leader. Nemmeno a dirlo, Saiko si stava già ingozzando con i primi due pancakes e un lago di sciroppo d’acero.

«Ora che siamo tutti insieme» iniziò quindi Sasaki, lanciando a Urie un’occhiata paterna alla ‘so che sei tornato tardi anche ieri’ che non solo venne contraccambiata da uno sguardo di puro menefreghismo, ma non ottenne nemmeno come risposta una pallida scusa. Non gliene fregava proprio niente di niente «Ho un paio di annunci. Per prima cosa, tra quattro giorni si terrà una riunione della squadra Mado al completo, in cui riporteremo i dati delle indagini in corso. Secondariamente, Urie ti sollevo dal caso Lavandaia.»

Solo a quel punto, Kuki si sentì in dovere di aprire, finalmente, bocca «Per quale motivo?»

«Da oggi lavorerai insieme a Masa a un altro caso.»

Una caso da solo? Va bene, non proprio da solo, ma Urie non aspettava altro da tanto, troppo tempo. In realtà, aveva sempre fatto un po’ quello che gli importava, lavorando per conto suo anche nelle indagini con il resto della squadra, ma in quell’occasione avrebbe avuto solo un’altra persona da portarsi dietro e poteva provare a sopportarlo. Senza contare che Masa non sembrava particolarmente sveglia. Avrebbe senza dubbio fatto la sua figura, spiccando su quel manipolo di stupidi.

«Cosa abbiamo?» domandò la ragazza, appoggiando la penna e scaldando anche l’altra mano contro la porcellana bollente della tazza, soffiando piano attraverso le labbra sottili sul liquido scuro, prendendo un piccolo sorso.

Haise tirò su col naso, come per spezzare il silenzio ricco di aspettativa dei due sottoposti, deciso poi a sganciare la patate bollente con molta calma. «Questo è un caso molto vecchio, passato da così tante mani da non capirci più nulla. Era stato archiviato, ma hanno ritrovato un altro cadavere un paio di mesi fa e-»

«Si tratta del caso Embalmer, vero?»

Urie capì perfettamente il motivo per cui il tono di Aiko era uscito dimesso e demotivato, nel chiedere una conferma. Sasaki annuì, dopo tanto tergiversare, facendo sospirare entrambi con una certa rassegnazione.

Le indagini sul caso Embalmer erano aperte da oltre quindici anni. Seppure Urie non avesse mai avuto sotto mano i fascicoli delle indagini, poteva immaginare quanto fosse intricata la faccenda. L’assegnazione al caso aveva fatto il giro degli uffici in quel lasso di tempo, un po’ di qua e un po’ di là, come la pallina di un flipper. Anche la squadra Hirako l’aveva avuta in gestione per quasi nove mesi, due anni prima.

Il problema di base, anche senza aver svolto una lettura preliminare i rapporti, era la penuria di prove e le indagini all’acqua di rosa, in quanto il periodo di inattività del killer ghoul variava dai due ai sei anni di buco totale. Nei momenti di inoperosità del soggetto, nessuno era stato in grado di far luce su di esso. Quando era stato rinvenuto l’ultimo cadavere, alla fine di novembre, tutti avevano iniziato a temere l’assegnazione al caso. Dopo più di un giorno in cui la scena del crimine era rimasta a raffreddarsi nelle mani della polizia di Tokyo, esso era stato preso in gestione dalla squadra Ui.

A quanto pare, l’agente speciale Koori era troppo oberato di lavoro per perdere tempo.

«Ci stai scaricando un caso impossibile, Sasaki?»

Kuki non aveva avuto nemmeno un problema a domandarlo, anche se quella suonava più come un’affermazione, che un vero e proprio quesito.

Haise lo guardò un po’ imbarazzato «No, ecco io non pensavo a questo», gli disse, appoggiando la mano al mento e spostando gli occhi dalla parte opposta del tavolo, guardando Yonebashi spazzolare gli ultimi due pancakes «Solo, Masa sa sicuramente qualcosa in più di noi avendoci già lavorato e noi siamo presi dall’altra indagine. Tu, poi, sono mesi che mi domandi di poter lavorare un po’ per conto tuo e mi sembra un’ottima possibilità per te. Sono certo che lavorerete bene insieme! Per questo ho deciso di accoppiarvi

In quel giro scombinato di parole, Haise aveva messo troppa carne al fuoco. Intanto, aveva esplicitamente detto loro che avrebbero lavorato in coppia da quel momento in poi. Secondariamente, non aveva dato alcuna speranza per l’avanzamento delle indagini.

Aveva solo detto che avrebbero lavorato bene insieme, il che era tutto un programma.

La mazzata finale la diede Aiko che, alzando una mano per attirare su di sé l’attenzione, non si fece scrupoli a confessare che «Non lavoravo al caso Embalmer. Forse ne so poco più di voi, in realtà, ma io al tempo lavoravo con il prima classe Orihara e il caso era di Michibata e Masami.»

Ottimo, sei inutile,  fu tutto ciò che Urie pensò in merito.

Fece due conti mentali veloci.

Se anche avesse fatto un solo, piccolo avanzamento, sarebbe stato riconosciuto come una grande vittoria. Era realistico, difficilmente sarebbero riusciti a risolvere qualcosa, ma potevano comunque far avanzare di una casella le indagini, no? Non avevano molto da perdere. Quel caso era rimasto infruttuosamente adagiato sul groppone di diversi investigatori di alto profilo, non avrebbe rovinato la carriera a due livelli così bassi.

Poi sarebbero stati soli, liberi di agire.

Valeva la pena provarci.

«Dove è la documentazione?» domandò quindi al leader dei Quinx, dando il suo  via libera. Lo avrebbe fatto, il classe speciale Sasaki poteva prenderne nota.

«Al ccg.»

La risposta fu così tanto stupida che nessuno si sentì in grado di rilanciare.

Finirono la colazione più o meno in silenzio.

 

 

 

 

«Soggetto sconosciuto numero 098, meglio conosciuto come Embalmer.»

Urie non poteva credere ai suoi occhi. Di fronte a lui, disposti in tante piccole pile, dovevano esserci qualcosa come centocinquanta cartelline, più o meno rigonfie di fogli. Molte di esse erano scritte a mano, perché risalenti ai primi anni di indagini, quando i computer ancora non avevano preso il loro posto nelle vite degli investigatori. Sarebbe stato delirante cercare di barcamenarsi fra tutte quelle testimonianze che, per la maggiore, non avevano niente da dire.

«Ci impiegheremo una vita a leggere tutto.» fece notare alla collega, che stava appoggiando un’altra scatola piena di documentazioni sul tavolo. Non sono finite? si chiese avvilito il giovane agente, domandando poi a una qualsiasi entità celeste cosa avesse fatto di male nella vita.

«Sembra una puntata di Accumulatori Seriali» gli rispose divertita Aiko, lanciandogli un sorrisetto, indicando poi un paio di scatole vuote e dall’aria sana, contrariamente a quelle che avevano disposto più o meno ordinatamente sotto al tavolo, che pareva stessero insieme con lo sputo «Riempiamo queste con i fascicoli definitivi della chiusura del caso o di trasferimento a un’altra unità. Sarebbe inutile prendere anche quelli dei resoconti preliminari. Tanto dicono tutti le stesse cose e a noi servono solo i nominativi delle vittime, no?»

Avevano deciso di procedere alla vecchia maniera, analizzando una ad una le vittime e cercando qualcosa in comune. Qualsiasi cosa. Apparentemente, non sembravano esserci connessioni. Uomini e donne adulti, ragazzi, un bambino e un pensionato.

Giapponesi e stranieri, sia in visita che trasferiti a Tokyo.

Avrebbero potuto lavorarci per mesi.

«Ripetimi il modus operandi» disse senza domandarlo, mentre iniziava a rendersi collaborativo almeno a fatti, divedendo le cartelle come Aiko aveva chiesto. Uno dei fascicoli che gli spasso fra le mani era di Kureo Mado e sembrava scritto nell’anteguerra con una calligrafia a dir poco ignobile.

«Non sappiamo come sceglie le sue vittime, ma sappiamo che le rapisce, lasciando sulla scena tracce del liquido secerne dal kagune» iniziò la mora, cercando di ricordare attentamente quello che Michibata le aveva detto al telefono nemmeno quaranta minuti prima, facendole poi le condoglianze per l’assegnazione «Le porta poi in un luogo che non conosciamo, le sventra e probabilmente si nutre degli organi. Poi le imbalsama usando un metodo superato, con composti chimici che andavano di moda negli anni venti, e per qualche strana ragione ce li fa trovare in posa, in un luogo pubblico» girò verso Urie una fotografia eloquente. Una giovane donna, vestita come una bambola, seduta sui gradini di fronte al Senso-Ji. «Sembra stia leggendo, mentre in realtà è più dura di una tavola da surf.»

Kuki ignorò volutamente l’ultimo commento «Quindi non sappiamo niente?»

«Sappiamo che opera nell’undicesima» gli rispose, porgendogli un fascicoletto leggero, ma eloquente. La stesura portava una sola firma.

«Come è possibile che sia vivo se il classe speciale Arima ha indagato su di lui?»

«Perché non stava seguendo lui. Si è imbattuto nell’Embalmer per caso mentre si occupava dello smantellamento di un gruppo di Ghoul nel quartiere di Bunkyo. Ha rilasciato una descrizione abbastanza accurata della sua maschera e del suo kagune. Tuttavia, nel rapporto c’è scritto che aveva altre priorità e lo ha lasciato scappare. Si suppone però che Embalmer l’abbia condotto fino al quartiere in cui vive, visto che conosceva abbastanza bene il luogo da scomparire nel nulla di punto in bianco.»

Soggetto maschile di età indefinita post puberale, bikakou, maschera nera e azzurra, parziale a coprire il volto solo nella metà inferiore.

Almeno sapevano da dove partire.

«Quindi, la undicesima?»

«Così pare.»

Avrebbero indagato sulle attività dei ghoul in quella zona, anche se non sarebbe stato semplice. Sapevano che Ōta, undicesima circoscrizione, era sotto l’influenza di Aogiri. Sarebbe stato complesso tirare fuori uno solo di quei mostri dai cunicoli del quartiere, ma non avevano prove che il ghoul fosse collegato in qualche modo alla cellula terroristica.

Speravano non fosse così, non volevano alimentare quella che era già una guerra aperta. Sarebbe stato come buttare benzina sul fuoco.

Decisero di iniziare a portare a casa tutti i fascicoli, ritrovandosi con cinque scatoloni pieni zeppi da trasportare fino alla macchina. Urie ne prese tre, impilandoli davanti alla faccia mentre Masa arrancava di fronte a lui tenendone due, che però sembravano più pieni.

«Sento il cartone che cede.»

«Non farci caso o ci ritroveremo a raccogliere dei documenti per sei piani di scale.»

Dovevano parlare con un investigatore assegnato all’undicesima, fare un’indagine vittimologica su ogni caso per carpirne le similarità e leggere tutti i rapporti di chiusura, uno ad uno.

Forse non sarebbe bastata una giornata intera di lettura, se non avessero iniziato subito.

Arrivati in ascensore, impilarono tutti gli scatoloni, già stanchi del caso. «La cosa peggiore è sapere che stiamo lavorando per niente.» Il commento amaro di Aiko arrivò lieve alle orecchie del secondo livello, che finse di non aver sentito affatto. Non voleva pensarci. Stava per premere il pulsante del piano terra, quando una figura di per sé massiccia si ficcò nell’ascensore stipato. Urie non si voltò a guardarlo. Bastò la sua voce per fargli provare immediatamente un forte senso di fastidio e un’emicrania incipiente.

«Ei Aiko, ti hanno licenziata finalmente?»

«Ciao Takeomi!»

Takeomi Kuroiwa era forse la persona che Urie tollerava meno nel grande circo itinerante che era diventato il ccg negli ultimi anni. Non solo non poteva perdonare al padre del ragazzo quello che aveva fatto al suo, ma non riusciva nemmeno a guardare in faccia il compagno di accademia senza provare un forte senso di nausea. Il modo in cui Masa gli stava anche parlando, amichevole e confidenziale come era normale che fosse fra ex compagni di squadra, gli diede ancor di più sui nervi. Stava ponderando di uscire dall’ascensore e fare le scale a piedi, ma avrebbe fatto la figura del pazzo e no, non ne aveva voglia. Senza contare che, a prescindere, le porte si erano già chiuse a un palmo dal suo naso.

Fu il minuto più lungo della sua vita.

Una volta arrivati nella hall, dopo aver firmato i documenti di rilascio per prendere i fascicoli, Kuroiwa ebbe anche la faccia tosta di essere così gentile da portare ben tre scatoloni fino alla loro auto, non rompendone nessuno durante il tragitto, seppur Urie pregasse affinché succedesse.

Una figura pessima da parte del perfettino avrebbe avviato con un altro spirito quella che sarebbe stata l’indagine più estenuante della sua vita.

 

 

 

 

Che venga chiamata ironia, che venga chiamato Karma, alla fine tutti vengono puniti per i loro stessi pensieri malevoli.

Urie aveva percepito che quella non sarebbe stata la sua giornata nel momento in cui, di fronte alla porta di casa, gli si ruppe uno degli scatoloni in mano. Fece tutto da solo, rovesciando cartelle su cartelle per tutto il patio in legno dello chateau.

Si scambiò solo uno sguardo con Masa, entrambi apatici in viso, prima di chinarsi per iniziare a raccogliere quel disastro prima dell’arrivo di Sasaki, riuscendo anche a darsi una testata nel mentre. Non stava andando bene.

La loro collaborazione era nata sotto una cattiva stella.

In un modo o nell’altro riuscirono ad organizzare il loro campo base. Si sistemarono attorno al kotatsu del salotto, non facendosi scrupoli di accendere la stufetta elettrica sotto di esso e coprendosi le gambe col il piumino per scappare al freddo di gennaio che aveva attanagliato tutta la casa. Il resto della squadra era impegnato nelle investigazioni e, di conseguenza, avevano spento tutto, uscendo di casa . Qualche Nobel aveva pensato anche di lasciare basso il termostato.

«Ora, se i pinguini non ci portano via i fogli, possiamo iniziare» aveva esordito Masa, guardando Urie disporre ogni singolo fascicolo in ordine cronologico. Erano le dieci meno due minuti del mattino e i giochi si aprivano ufficialmente.  Dieci minuti dopo erano immersi in una lettura esasperante, che li tenne impegnati fino al pranzo, che consumarono alternati per non smettere di lavorare e poi, fino alle sei. Quando Shirazu e Yonebashi rincasarono, i due erano alla fine della seconda di tre pile di documentazioni di indagini.

Ci vollero altre tre ore prima di riuscire a finire di leggere tutto quanto. Undici ore e un quarto dopo aver iniziato a scartabellare, avevano ufficialmente il cervello in fiamme, ma un quadro completo della situazione.

Da soli ci avrebbero impiegato giorni.

Urie quanto meno, poté constatare che a parte qualche distrazione –Masa non aveva perso di vista il cellulare nemmeno un secondo, ma era abituato a Saiko che era di gran lunga peggiore- la sua partner faceva ciò che le veniva detto. Non risparmiandosi costanti battute che non facevano ridere e lavorando al computer per prendere appunti e tracciare diagrammi o segnare semplicemente i punti sulla mappa della città. Per quanto insipida sembrasse, Aiko aveva una sua utilità: aveva studiato scienze forensi e aveva anche preso un master negli ultimi due anni. Sapeva muoversi molto bene durante le indagini.

Finalmente, a mezzanotte e quaranta, avevano finito di fare tutto.

«Vado a chiamare Sasaki.»

Così Haise venne brutalmente buttato giù dalla branda. Con un pigiama composto dai soliti pantaloni grigi e da una felpa nera troppo grande per lui scese in salotto, passando una mano nella zazzera spettinata dei capelli bicolori, al seguito di Urie. Sorprendentemente, anche il resto dei Quinx sembrava non aspettare altro, ad eccezione di Saiko che aveva detto di essere troppo occupata da una sessione di D&D. Shirazu, che aveva bighellonato tra il salotto e la cucina, con il portatile sempre con sé e una qualche serie tv a tenergli compagnia fu il primo ad avvicinarsi al leader, sedendosi con lui in attesa di sentire come avanzava il recupero delle informazioni.

Quindici anni di casi, dovevano essere parecchie.

Mutsuki invece arrivò per caso, mentre Shirazu proponeva un caffè che tutti rifiutarono, convinti ad andare a dormire appena finita la discussione. Anche lui aveva addosso un pigiama esageratamente grande, che cadeva scomposto sui fianchi e sul petto. Si sedette sul bracciolo del divano, accanto al caposquadra, mentre il leader dei Quinx guardava i due accaniti lavoratori tirare le somme fra fogli di appunti e fotografie di scene del crimine.

«A che punto siete nella rilettura dei rapporti?»

Masa alzò gli occhi stanchi dallo schermo del suo laptop, concedendosi un brave sorriso sfiancato, ma vittorioso «Abbiamo finito.»

Haise la guardò, non capendo «Nel senso che…?»

«Nel senso che abbiamo finito.»

Sasaki, a quel punto, non sapeva come reagire. Sollevò le sopracciglia, passando gli occhi su tutte le piccole torrette di fascicoli che circondavano il tavolino basso, cercando anche solo vagamente di contarle.

Shirazu fischiò ammirato «Quanto ci avete messo, ragazzi?»

Urie lanciò uno sguardo a Masa, che controllò l’ora sul computer «Quattordici ore, ventidue minuti e qualche secondo che non ho voglia di calcolare.»

«Pazzi» fu il solo commento, seppur vagamente ammirato di Mutsuki.

«Avete fatto un buon lavoro, vero?» intimidito dalla sua stessa domanda, Haise tirò verso di sé un ginocchio, abbracciandolo per tenerselo al petto.

Urie non gli diede nemmeno l’importanza di una risposta. Piuttosto si schiarì la voce, mettendosi in ginocchio accanto a Masa che stava ancora digitando qualcosa e iniziò a parlare «I rapporti sono un po’ carenti. Molti dei fascicoli delle autopsie sono andati smarriti o peggio ancora, in un paio di casi non sono state proprio eseguite se non in modo sommario. Domani andremo dall’anatomopatologo di turno e ci faremo dare la loro copia delle documentazioni. Ho già inoltrato richiesta oggi pomeriggio.»

Il caposquadra Shirazu sorrise, sornione, appoggiandosi col braccio alla gamba di Mutsuki, che gli mise una mano sul capo «Spera che non ci sia Aizawa.»

«Lo stiamo sperando tutti» aggiunse Aiko, prima di guardarli a sua volta, rompendo la concentrazione. Aveva finito, era pronta «Ci siamo concentrati su due metodi di ricerca criminologica: seriale e vittimologica. Purtroppo, per quello che riguarda la ricerca standard di metodologia per i crimini seriali ci siamo arenati subito perché è impossibile tracciare una spirale di violenza territoriale sulla mappa della città.» per dimostrazione, girò il laptop verso il divano su cui sedevano i presenti, mostrando loro cosa intendeva. «Più che una spirale è una linea, se non si tiene conto di due casi molto distanti rispetto agli altri. Non abbiamo potuto circoscrivere il centro, perché tutti i corpi sono stati portati in quartieri differenti, anche se non possiamo escludere che la preparazione dei corpi sia avvenuta in un luogo in particolare.»

«Ipotizziamo che il fatto di non trovare una localizzazione precisa geografica sia voluto» Urie sistemò un plico di fogli, prima di proseguire «Di conseguenza, abbiamo tracciato un profilo delle vittime per trovare correlazioni fra loro e identificare un tipo comune che possa avere attirato il killer ghoul.»

«Sentiamo allora.» li incitò Sasaki con un sorriso incoraggiante.

Aveva così tanta voglia di andare a letto che glielo si poteva leggere in viso.

Nonostante ciò, nei suoi occhi brillava anche una certa fierezza di fronte alla dedizione al lavoro che avevano  i suoi sottoposti. In realtà, si erano voluti levare dai piedi un mucchio di scartoffie per rivederle solo in caso di estremo bisogno.

«Vai, inizia.» disse la ragazza, passando a Urie uno dei fogli più lontani.

Lui lo prese, tirando vicino anche uno dei moltissimi post it che aveva scarabocchiato lui stesso «Prima vittima: Tadashi Hayashida, un uomo di sessantaquattro anni, vedovo, ex insegnante di matematica presso un liceo di Kita.  È stato ritrovato il sette febbraio del 2001 in un parco del medesimo quartiere, imbalsamato ad arte su una panchina vicino al laghetto. In mano aveva un cannocchiale e vestiti nuovi, comprati per l’occasione. Ad investigare sul caso, così come per i tre successivi, sono stati gli allora prima classe Kami Horata e il secondo livello Kureo Mado, entrambi deceduti nell’adempimento del loro dovere.» mentre parlava, Masa selezionò le foto della scena del crimine facendo partire un’anteprima, così da farle scorrere da sole. Si era divertita peggio che durante un progetto scolastico «Sono stati interrogati sia la figlia di trentadue anni che un vicino di casa, che aveva segnalato la scomparsa dopo non averlo visto rincasare per oltre trentasei ore. Così è stato possibile risalire ad una identità. Non è stata formalizzata nessuna accusa.»

«La seconda vittima è Shintaro Kono, atleta di diciannove anni, attivo nella primavera della squadra di calcio del Machiva Zelvia.» proseguì da dove era arrivato lui Masa, incrociando le gambe sotto al piumino per mettersi comoda «Il giovane Kono è stato ritrovato due mesi dopo il primo omicidio, in piedi di fronte ad uno specchio del bagno del Shibuya Club Quattro, durante il concerto dei the Gazette, nel quartiere Shibuya.  Mado e Horata hanno interrogato gli amici e la famiglia e, anche in questo caso, non sono emersi elementi probatori che hanno portato a individuare un sospettato. Anzi, nessuno sapeva spiegarsi come fosse sparito il ragazzo, semplicemente non era tornato dagli allenamenti.»

«Poi abbiamo» Urie cercò il nome con gli occhi, trattenendo uno sbadiglio. Si concentrò parecchio per riuscire a pronunciarlo bene «Ivan Novikosvkji, un dipendente salariato di trentasei anni, divorziato, trasferitosi in Giappone da circa dodici anni. È stato trovato imbalsamato alla sua scrivania, pressi gli uffici di una compagnia telefonica di Adachi. Le telecamera di sicurezza non hanno ripreso niente e Mado ha ipotizzato che l’omicida sia entrato da una finestra. È stato possibile interrogare solo i colleghi di lavoro, poiché dal divorzio Novicoso si era chiuso in se stesso. La moglie, di nazionalità giapponese, aveva non solo l’affidamento esclusivo die due figli, ma anche Horata la possibilità di impedirgli di vederli. Qui però entra in scena il primo sospetto.» Urie allunga un braccio, passando a Sasaki un foglio con le generalità della sola persona mai accusata seriamente degli omicidi «Il dottor Yoshiro Shinya viene accusato dalla madre della seconda vittima, la signora Hakina Kono, che sostiene di averlo visto troppo interessato al caso del figlio. e Mado indagano alacremente, ma non emerge nulla. Inoltre, la conta delle cellule rc risulta nella normalità e il dottore viene immediatamente prosciolto.»

«Come mai hanno indagato così tanto su di lui? » chiede a sua volta Mutsu, prendendo in mano il foglio e dandovi un’occhiata veloce «Un rispettabile chirurgo dell’undicesima?»

«Le prime due vittime sono collegabili a lui. Sono state sue pazienti.» rispose Kuki, «Ma non la terza.»

«Tutta un’altra storia per la quarta» Masa riprende a parlare, recuperando il post it e cercando di capire cosa Urie vi avesse scarabocchiato. «Taro Watabe viene ritrovato il ventuno di agosto del 2004, tre anni e mezzo dopo il primo caso, presso un parco divertimenti del quartiere di Nerima. Gli elementi macabri della vicenda sono essenzialmente due: il corpo è stato spostato in pieno rigor mortis, post imbalsamazione e in pieno giorno. L’assassino l’ha collocato sulla giostra sotto il naso di tutti e nessuno si è accorto di niente. Secondariamente, la vittima è un bambino di otto anni, affetto da idrocefalia congenita che, seppur curata, gli ha lasciato un latente ritardo mentale.»

«Ricordo questa storia, in televisione non si parlava d’altro» Shirazu si sporse, guardando le foto del bambino sorridente in braccio al padre, con un cipiglio intristito «Ha fatto clamore.»

«E ha anche lanciato l’Embalmer.» Haise non riusciva a non guardare a sua volta quelle foto, «Come si fa a fare una cosa del genere a un bambino?»

«Parliamo di un ghoul» fu la risposta secca di Urie, assolutamente priva di qualsivoglia tatto, che zittì il leader.

Masa si sbrigò a continuare «Il bambino è stato rapito da scuola il diciotto di agosto, tre giorni prima il ritrovamento del corpo imbalsamato. Gli investigatori addetti al caso hanno interrogato le maestre, i genitori e anche tutte le persone presenti nel parco al momento del ritrovamento. Come per ogni altro caso, nessun sospettato è emerso dalle investigazioni, anche se il numero di segnalazioni anonime a maniaci e pedofili è stato ingente.»

«Non spiegherebbe le vittime precedenti, in ogni caso» Haise sfogliò il fascicolo del caso che si era alzato a cercare in mezzo a quel marasma di fogli, soffermandosi a pensare a un dettaglio «Chi erano i titolari del caso?»

Aiko non riuscì a non lanciare uno sguardo al suo partner, prima di rispondere a Sasaki «Il classe speciale Mikito Urie, deceduto durante uno scontro con il Gufo col Sekigan e l’allora livello uno Mina Tomashi, che ha accettato di parlare con noi, domani.»

Nessuno fece commenti, ma era lampante per tutti che il padre di Kuki fosse la persona di cui si parlava. Il capo delle indagini. Nemmeno Urie disse nulla o fece niente per dimostrare interesse sulla questione. Aveva però insistito molto per essere lui ad occuparsi della documentazione di quel caso specifico, quel pomeriggio. Anche in quel caso, la cartella era stata compilata a mano. «Quinta vittima, uccisa nel 2009. La sua è forse la fotografia più famosa, perché prima dell’arrivo degli investigatori addetti al caso, molti curiosi hanno scattato foto del suo corpo messo in posa, con in mano un libro, seduta sulle scale di fronte al tempio buddista di Senso-Ji, a Asakawa.» riprese il ragazzo, «Sakura Tsukawaki, una modella da passerella di ventiquattro anni, fidanzata. La prima vittima di sesso femminile del nostro psicopatico.»

«Qui riappare anche il nome del dottor Shinya» Masa passò un altro foglio ad Haise, che ormai non sapeva più dove metterli «Ha operato la ragazza qualche mese prima dell’omicidio, rifacendole gli zigomi e installandole un paio di impianti ai seni.»

«Il fidanzato è stato a lungo sospettato dai titolari del caso, ovvero Kureo Mado, promosso alla prima classe proprio posteriormente a queste indagini e allora seconda classe Shinohara. Nessuno dei due può più parlare con noi per ovvi motivi.» Urie fece una pausa, prima di riprendere «Alla fine delle loro indagini, hanno nuovamente congelato il caso, ipotizzando che il ghoul abbia deciso di attendere cinque anni per il clamore generato dall’omicidio di Tako Watabe e la paura di essere preso. Nonostante questo, ha scelto una modella mediamente famosa, per far parlare di sé.»

«Abbiamo di fronte un narcisista» Mutsu sospirò, pregando che ci fossero ancora pochi casi da analizzare. Non per stanchezza, ma perché era deleterio vedere quelle persone e poi quelle scene del crimine.

«La sesta vittima è anche la più anomala.» Aiko si passò una mano fra i capelli, stringendo gli occhi per ricordare come si pronunciava quel nome difficilissimo «Fernando Harnandez, trent’anni, padre di famiglia nato e cresciuto a Barcellona. Era in viaggio con la famiglia a Tokyo, quando la moglie e il figlio di otto anni l’hanno perso di vista. È stato ritrovato dieci giorni dopo, il quattordici maggio 2013 nella chiesa cristiana di Santa Maria a Bunkyo. Lo ha trovato un prete, che stava chiudendo la chiesa, seduto su una delle prime panche sotto all’altare. Lui è l’unica vittima ad essere stata rapita fra i turisti. Di nuovo, il killer ha trovato un modo di stupire il suo pubblico. » Masa girò il computer verso di lei, riaprendolo poi su un paio di schermate internet «Sono nati in questo periodo i primi siti internet dei suoi…. Fans. Persone che idolatrano la sua bravura e il suo talento artistico nell’utilizzo dei corpi umani come materia prima. Ha una rete di supporter accaniti che aspettano sempre nuove opere, tra di loro ci sono anche quelli che dicono di essere ghoul. I titolari del caso, che hanno offerto la loro totale collaborazione sono Machibata e Umeno della squadra Hirako. Ciò che sappiamo di per certo, è che questa volta, il ghoul ha commesso un passo falso. Mentre collocava il corpo, è stato visto dall’investigatore di classe speciale Kishou Arima che lo ha inseguito fino a Ota, prima di perderlo. Ha anche disegnato la sua maschera e dato il miglior identikit che poteva. In questo modo abbiamo potuto comprendere quanto meno da dove proviene il colpevole.»

Haise prese in mano quel disegno con la stessa grazia che avrebbe riservato alla sacra sindone il povero Hernandez «Lo ha fatto davvero Arima-san?»

«L’ultima vittima, uccisa due mesi fa, è una ragazza di diciotto anni di nome Rieko Mishima» Tagliando corto, Urie iniziò a parlare di quel macabro epilogo, parecchio recente se tenuto conto degli altri «studentessa all’ultimo anno di superiori, single e residente con la madre vedova, Mishima è stata trovata sulla linea blu della metropolitana, nel quartiere di Meguro in direzione Nakano. Gli investigatori addetti al caso sono stati il classe speciale Ui e il suo secondo, Hairu Ihei, prima classe. Abbiamo parlato al telefono con entrambi e ci hanno comunicato che a parte il contenimento mediatico e la raccolta delle prove sulla scena, non hanno praticamente investigato. Il caso è quindi passato a noi ancora vergine, con l’interrogatorio alla madre della ragazza e a un paio di amiche.»

«Dovreste interrogarla di nuovo» propose Shirazu «La madre è l’ultima persona che l’ha vista viva, immagino. È successo da poco, la pista è tiepida.»

«Impossibile» gli rispose Masa, chiudendo il portatile «Si è suicidata.»

Tutti si presero qualche secondo per incamerare tutte le informazioni registrate. Haise portò le mani agli occhi e li stropicciò, prima di guardarli entrambi «Avete fatto un ottimo lavoro in poco tempo. Bravi. Però così non va molto bene.»

Entrambi lo guardarono male.

Molto male.

Tanto che lui dovette correggere il tiro «L’approccio vittimologico è un po’ debole, però è notevole come siate arrivati alla conclusione che…. Queste persone non hanno nulla in comune fra loro.»

«Ma è sempre così gratificante?» domandò Masa a Shirazu e Mutsu, come se Haise non fosse nemmeno presente nella stanza.

«Vi consiglio di parlare con gli investigatori ancora in vita dei casi» proseguì Sasaki, sperando di farsi capire meglio «Quando avrete più elementi, che magari non traspaiono dai registri, allora potremo riparlarne. Dovreste indagare anche dal punto di vista legale e scientifico. Disponiamo di mezzi che quindici anni fa non avevamo.»

«Ho pensato di chiedere l’analisi delle ceneri dei corpi sperando di trovare qualche sostanza anomala» gli fece sapere Urie, mentre si alza, sentendo le ginocchia dolere dopo tutte quelle ore seduto.

Aiko sembrò pensare a qualcosa molto intensamente, prima di sospirare rassegnata «Quando ho fatto il master ho conosciuto un professore dell’università Imperiale del Giappone. Era molto bravo come patologo e aveva tenuto un seminario sulla conservazione dei cadaveri. Potrei contattarlo e mostrargli i dati delle autopsie.»

«Mi sembrano due ottimi punti di partenza» anche Haise si alzò e, come il Papa, fu imitato da tutti «Ora a letto e voi due» indicò Aiko e Kuki «Prendetevi la mattinata. Recuperate un po’ di ore di sonno e poi iniziate ciò che abbiamo concordato.»

«Puoi scommetterci che mi prendo la mattina» Masa passò una mano fra i  capelli di Sasaki, che si pietrificò per la loro vicinanza, prima di alzarla per salutare.

Sparì in due secondi netti, verso la sua camera.

Urie fece lo stesso, ma non prima di averli minacciati. Dovevano passare parola anche a Saiko: ciò che c’era su quel tavolino non doveva spostarsi di un millimetro. Ci aveva messo ore a trovarci un senso.

Mutsuki, che stava già pensando di sistemare, lo seguì con la coda fra le gambe, dando la buona notte ai capisquadra.

«Sembra che se la stiano cavando bene, Urie e la nuova arrivata.»

Haise guardò verso Shirazu, abbassando lo sguardo sul tavolino.

Poi annuì convinto «Così pare! Lo sapevo che avevano il carattere giusto per lavorare insieme.»

 

Contina…

 

 

 

 

---------N.d.A--------

 

 

Sono incredibilmente veloce, non so per questo il furor artistico durerà, ma proviamo a farlo durare v.v

Grazie mille a coloro che hanno letto e alle ben tre persone che hanno commentato!

Sono rimasta piacevolmente sorpresa anche dal numero delle letture, grazie davvero.

 

Grazie anche a Maia per aver betato di nuovo il capitolo.

 

Non mi dilungo, se non dicendo che questo è un capitolo molto incentrato sulle indagini e sulla sfiga di Urie, di come ce ne saranno pochi.

Il caso andava introdotto bene e ora ci saranno anche molte interazioni più personali dei personaggi, come penso che alla fine sarete interessati a leggere.

 

Grazie di nuovo!

A presto!

C.L.

 

 

Come sempre, rinnovo il mio vito a visitare la mia pagina face book Chemical Lady (EFP), dove ho postato un paio di disegni fatti dalla mia amica Luna su questa storia!

 

  
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