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Autore: OnnanokoKawaii    17/01/2017    2 recensioni
Un mondo in cui il suicidio diventa una malattia contagiosa che colpisce gli adolescenti. Un futuro prossimo in cui viene trovata una Cura: Il Programma.
Ma davvero il Programma è la risposta? Come può essere una cura valida se gli individui poi perdono il loro passato?
Riusciranno Oikawa e Iwaizumi a raggiungere la maggiore età senza ammalarsi nonostante la morte e la tristezza che li circondano? Ma soprattutto... riusciranno a sfuggire al Programma e a conservare i ricordi della loro infanzia e del loro amore?
Genere: Angst, Avventura, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Issei Matsukawa, Takehiro Hanamaki, Tooru Oikawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Quando rinvenne, o si svegliò, non sapeva come definire lo stato di incoscienza che lo aveva cullato fino a quel momento.
Tooru era rilassato e si concesse di assaporare, ancora avvolto nell’oscurità degli occhi chiusi, la consapevolezza di non dover perdere i ricordi, i suoi segreti.

-Buongiorno bella addormentata, hai dormito 8 ore. Hai saltato il pranzo e ho deciso di tenerti in caldo la cena.

La voce monocorde di Ushijima lo accolse non appena aprì gli occhi. Si sentiva stordito e ancora assonnato, ma nel complesso non stava male.
Si stupì del gesto di riguardo dell’Istruttore e per una volta decise di lasciare da parte la sua avversione nei suoi confronti in onore dell’educazione.

-Grazie. Sei stato gentile.

Con suo sommo stupore le gote del ragazzo si tinsero di una leggera sfumatura rosa. Interessante. Quindi non era così freddo e distante come voleva sembrare.

-Sì. Con te voglio essere gentile. Abbiamo iniziato col piede sbagliato e mi piacerebbe rimediare.

Soprendendolo ancora il ragazzone si avvicinò al letto e un po' impacciato gli porse una mano che meccanicamente Tooru si trovò a stringere con energia.
Ogni amicizia era una benedizione in quel momento. Ogni alleato poteva essere un’utile risorsa.

-Sì, non abbiamo iniziato bene, ma abbiamo un mese per rimediare.

Gli angoli della bocca di Ushijima tremarono prima di piegarsi timidamente all’insù. Quel ragazzo aveva decisamente problemi nei rapporti interpersonali, constatò Oikawa.
Ma, vista la piega positiva che stavano prendendo gli eventi, poteva anche chiudere un occhio e insegnargli a socializzare. Mangiò godendo della compagnia del suo nuovo alleato.

Chiacchierarono più che altro dei tempi in cui i club scolastici erano ancora permessi. Scoprirono di essere stati entrambi capitani delle rispettive squadre di pallavolo e di avere davanti una concreta possibilità di entrare a far parte della Nazionale.
Trascorsero così un’oretta piacevole, almeno fino al momento in cui si spensero le luci. L’ora del coprifuoco.
Nell’attimo di smarrimento in cui Tooru cercò di abituare gli occhi all’oscurità che regnava nella stanza sentì l’amico muoversi, e in un attimo un paio di calde e soffici labbra coprirono le sue in un lievissimo bacio.

Non fece in tempo a rendersi conto di cosa stesse succedendo, e quando finalmente riuscì a mettere a fuoco la stanza il ragazzo era già uscito chiudendosi la porta alle spalle.
Il cuore di Oikawa batteva lento e pesante nel petto mentre con la punta delle dita si sfiorava la bocca stupito di quanto un semplice contatto così casto e rapido potesse lasciare una traccia così persistente.
Era la prima volta che veniva baciato da qualcuno che non fosse Iwaizumi.

Iwaizumi Hajime.

Sentì il cuore sprofondare. Aveva baciato qualcuno che non era l’amore della sua vita.
Si sentiva così colpevole che avrebbe voluto sotterrarsi o pregare la Dottoressa Namba di cancellare dalla sua memoria gli ultimi minuti appena vissuti.
Crollò sul letto con le labbra formicolanti. O forse era solo la sua immaginazione a fargli sentire quel lieve fastidio?

Dopo una notte insonne accolse di buon grado la colazione servita dalla solita inserviente zoppa e silenziosa e abbandonò volentieri il disagio provato nel percorrere i corridoi bianchi che portavano allo studio della dottoressa seguendo le ampie spalle di Wakatoshi, il quale era stato stranamente silenzioso e distante.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa. Accennare a quanto accaduto la sera prima premurandosi di specificare che non sarebbe mai più dovuto accadere ma qualcosa lo bloccava.
Era solo lì, senza amici, senza alleati. Buttare alle ortiche il solo legame che si stava creando sulla base di un singolo bacio che forse non era nemmeno interamente voluto…
A sentirsi gli sembrava di essere alla disperata ricerca di una giustificazione. Stava cercando di scusare quel bacio classificandolo come un errore di percorso.

Voleva giustificarlo nonostante fosse un tradimento.

Iwaizumi ne sarebbe stato terribilmente scontento…

No. Hajime non poteva esserne scontento, perché non ricordava nulla. Nemmeno quel bellissimo sentimento che li univa prima del Programma. Non lo stava tradendo.
Semplicemente perché non si poteva tradire chi non sapeva nemmeno di essere un amante, la parte indispensabile di un rapporto basato sull’amore reciproco.
Senza quell’amore, tutto perdeva senso, perdeva peso… Non era reale.

Così Oikawa rimase in silenzio e quando entrò nello studio della Dottoressa Namba, prese di buon grado e in silenzio la pillola rossa che lo attendeva sulla scrivania.

-Vedo che sei molto più rilassato. Come ti sei sentito ieri dopo la seduta? So che hai dormito molto, ma vorrei sapere se hai avuto altri disturbi in modo da capire se il dosaggio è appropriato al tuo peso.

Il sorriso con cui lo aveva accolto era come un balsamo per i suoi pensieri cupi.

-Ho dormito molto sì. Non ho avuto nessun altro disturbo.

Il lieve fruscio della penna a sfera che scriveva sulla cartelletta una nota lo cullò. SI sentiva come in un bozzolo, protetto dai mali del mondo esterno. Era assurdo eppure stava iniziando a trovare piacevole il soggiorno nella Clinica del Programma.

-Bene Tooru, in base ai miei appunti di ieri uno degli eventi che ti ha causato più problemi a livello emotivo è stata la tragedia di Matsukawa Issei. Se per te va bene vorrei che ti concentrassi su questo evento doloroso e lo analizzassi.

Fece una pausa e allungò una delicata mano candida a sfiorargli il viso, sporgendosi sulla massiccia scrivania. Quel semplice contatto ruppe la diga dei ricordi che dall’accenno a Mattsun avevano iniziato a turbinargli in testa con rabbiosa prepotenza.
Raccontò ogni dettaglio della sua amicizia con Issei, il momento in cui si erano conosciuti, alle medie. Descrisse con un timido sorriso il carattere pacato, eppure ironico dell’amico, la sua invidia per la stazza fisica che aveva sviluppato crescendo e la sua dolcezza nei confronti di Hanamaki.
Si perse nel viale dei ricordi riesumando aneddoti, episodi che riemergevano dalle nebbie del tempo portandolo a riscoprire il bello di essere stato un ragazzino felice, circondato da amici che gli volevano bene. Giunse a ricordare come Matsukawa fosse perdutamente innamorato di Hanamaki, della tenerezza nel suo sguardo quando lo ascoltava parlare rapito.
Ricordò l’aspettativa di quando, grazie alla sua malizia, aveva intravisto che Hana corrispondeva quel sentimento e sorrise a ripensare e come il suo zampino aveva fatto sì che le cose tra quei due tontoloni si sbloccassero e scorressero nel giusto verso.
Arrivò a parlare, con una certa reverenza, del momento in cui tutto per loro aveva perso senso.
Quando il Programma aveva interferito.

Raccontò con il cuore pesante di come Matsukawa avesse tentato di farsi riconoscere, di come la depressione lo avesse corroso nel giro di poche ore, di quanto fosse stato sconsiderato a vanificare tutti i tentativi di coprire quel momento di ambasce agli occhi del sistema.
Infine arrivò a quella sera.

Al sentiero percorso stanco e in silenzio insieme a Iwaizumi, alla chiamata di Mattsun, alla sua voce tremante e spaventata mentre spiegava cosa avesse combinato. Di nuovo gli si inumidirono gli occhi nel descrivere i suoi ringraziamenti per la loro amicizia, per i bei ricordi e per il muto sostegno mentre iniziava a rantolare, segno che il veleno stava iniziando a fare effetto.
Chiuse gli occhi per non mostrare il suo dolore mentre le parole ormai fluivano da sole in un turbinio di descrizioni sconnesse come i colpi in sottofondo, le urla, ancora i respiri raschianti e umidi dell’amico morente che fiero diceva loro di non volersi far prendere dal Programma, ed infine l’ultimo flebile sospiro prima che l’apparecchio cadesse di mano al ragazzo ormai esanime.
Rivangò la corsa a perdifiato, l’arrivo davanti alla casa e la vista della barella, della mano che mollemente pendeva fuori dal lenzuolo e l’urlo straziato di una madre che aveva perso il suo unico amato figlio.

-Basta per oggi.

La voce della Dottoressa lo interruppe strappandolo dalla dolorosa morsa dei ricordi troppo freschi per essere rivissuti con distacco.

-Fermiamoci qui, Tooru. Non voglio sovraccaricare la tua analisi emotiva. Hai fatto un ottimo lavoro e soprattutto vorrei sapere come ti senti ora.

Già… aveva fatto un buon lavoro. Era sempre stato bravo con le analisi. Dopo tutto quel pensare e parlare e analizzare si sentiva… svuotato.

-Mi sento… tranquillo.

Il sorriso radioso che gli giunse in risposta lo ripagò dello sforzo fatto per aprire l’argomento Matsukawa.

-Prendi la pillola gialla, Tooru, vai a riposare. Domani faremo un’altra seduta prima di dare alla tua mente un giorno di pausa.

Ingollò la pillola con due grandi sorsi di acqua fresca e quando la sensazione di torpore iniziò a serpeggiargli tra i pensieri dovette farsi forza per alzarsi, salutare e seguire di nuovo Ushijima nel percorso che attraverso i vari corridoi l’avrebbe riportato in camera.

Quando giunsero nella sua stanza stava per crollare sul letto soffice, ma due grandi mani calde lo afferrarono per la vita con possessività e lo fecero voltare.
Con la vista sfocata e la mente annebbiata prese nota che stava per essere baciato da Wakatoshi.
Non riuscì a seguire il pensiero.
Sapeva che doveva resistere.
Sapeva che doveva allontanarsi, ma le gambe non rispondevano più ai comandi della sua mente quasi dormiente.
Il bacio iniziò come quello precedente. Un lieve e dolce sfiorarsi di labbra per poi farsi meno casto, meno incerto strappandogli un gemito che risuonò lontano alle sue orecchie ovattate quando con la lingua gli invase la bocca. Registrò con un angolo della mente che le mani del ragazzo gli erano scivolate sotto i vestiti fino a raggiungere la pelle. Era sbagliato, vero?
Non avrebbe dovuto, ma nella nebbia non riusciva più a trovare un vero motivo. Era da così tanto che qualcuno non lo toccava con tanta dolcezza e tanto desiderio, da quando Iwa-chan…

-No!-

Nonostante la sua mente fosse completamente spenta quella parola suonò limpida alle sue stesse orecchie.

-Lasciati andare, Oikawa. Vedrai che ti piacerà… Ti desidero. E’ così sbagliato volere qualcuno che ti stia vicino? Siamo soli qui…

Cavolo… erano parole così vere.
Era solo.
Sia dentro alla clinica, sia fuori.
Su chi poteva contare?
La sua famiglia lo aveva consegnato al Programma senza nemmeno chiedere un suo parere, senza prepararlo, trattandolo come un degente inconsapevole.

E lì dentro?
Chi aveva? La dottoressa? Non poteva far conto su una persona che da un momento all’altro era libera di decidere di applicare su di lui una cura terribile e devastante.

-No…-

Se c’era una cosa che poteva salvare non dovendo sottoporsi alla cura del Programma era la sua fedeltà a Iwaizumi Hajime. Il suo amore per lui. Almeno finché non fosse stato pronto a lasciarlo andare.

-Basta…-

Le mani sulla pelle lo strinsero per un attimo con possessività, prima di scostarsi e ricadere inermi.
Ormai stava quasi dormendo in piedi, ma seppur nel dormiveglia notò l’espressione determinata che per un attimo balenò sul viso della guardia prima che senza una parola lasciasse la stanza.

Crollò sul letto e fu completamente inghiottito dal dolce torpore del sonno. Dormì senza sognare, senza peso attraversando un buio confortevole e pacifico.
Quando si svegliò fu infastidito dalla sensazione di non aver riposato affatto.

Gli sembrava tutto diverso, gli pareva di aver dormito per una settimana intera e contemporaneamente di non aver chiuso per mesi. Nonostante l’orologio gli stesse dicendo che aveva riposato solo qualche ora si rese conto di aver perso il giro del pranzo che però qualcuno si era premurato di lasciargli sulla scrivania. Mangiò e rimase indeciso sul da farsi.

Aveva la libertà di andare nella sala comune, ma l’idea non lo allettava.

Come suo padre, aveva la tendenza a isolarsi quando si sentiva l’unico al di fuori del gruppo, così decise di restare in camera a rimuginare su quanto pensava fosse successo con Ushijima.
Perchè qualcosa era successo; e nonostante i suoi ricordi fossero annebbiati e parziali sapeva che il ragazzo si era approfittato degli effetti della pillola. Tentò di ripercorrere le ore precedenti per avere un’idea delle tempistiche.

Con la memoria andò indietro, quando aveva fatto il colloquio con la Dottoressa, si ricordava bene di aver parlato molto di Matsukawa, un suo amico.
Per poco non cadde a terra dallo shock. Come mai non ricordava altro che il suo nome? Era un suo amico giusto? Giusto?!
Come poteva non ricordare nemmeno il suo viso o qualche aneddoto? Il cuore gli batteva forte nelle orecchie mentre cercava di capire cosa gli stesse succedendo.
Pensò a Iwaizumi, il suo amore, ogni ricordo era al suo posto. Erano sempre stati loro due, gli inseparabili…
Un senso di disagio lo pervase quando tentò ancora di farsi venire in mente chi fosse Matsukawa… e il suo nome?
Se non ricordava nemmeno il nome, probabilmente non era stato un amico così importante… vero?
Non riusciva più a reggersi in piedi mentre il cuore gli rimbombava nelle orecchie con tanta forza da assordarlo.
Il problema con la guardia era ormai dimenticato mentre sondava la propria memoria alla ricerca di buchi e incongruenze.
Gli si appannò la vista.
Cercò di calmarsi e si sedette prendendo un bel respiro profondo.
Stava bene, vero?
Non lo stavano sottoponendo alla cura, quindi non correva il pericolo di perdere i propri ricordi, di perdere tutto.
Vero? VERO?!



Spazio di OnnanokoKawaii :3
Bene bene.... come promesso Ushijima non è un cattivone, è un ragazzo solo e un pò incapace a rapportarsi. Non avrà una parte rilevantissima ma sarà determinante per arrivare al finale. 
Se questo capitolo vi è piaciuto lasciatemi due righe sulle vostre impressioni,  se non vie è piaciuto sarei felice di conoscere le vostre opinioni in modo da poter correggere il tiro :)
Alla prossima puntata!!! Spero di aggiornare presto! 


 
   
 
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