Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: il dolce bacio di Harry    17/01/2017    0 recensioni
Stephanie trema di paura al sol pensiero che lui, la sua unica ragione di vita possa andarsene e lasciarla senza un motivo preciso tanto da chiedersi cosa fare, dire e di conseguenza come agire.
Tom non facilita decisamente le cose, anzi...
Esce di casa in piena notte di fretta e furia e girovaga per la città senza una meta o una data destinazione.
Lei è lì ad attenderlo; non vede l'ora di riabbracciarlo e di riabbracciarlo piena di sogni, speranze ed aspettative di vita.
Cosa dovrà dirle Tom alla persona più importante della sua vita?
E perché si sente un emerito vigliacco a dover dire quelle fatidiche parole alla sua Steph?
E lei che da sempre lo segue e lo ama come reagirà ad una notizia inaspettata?
Quando ami ti perfori l'anima, è inutile.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come stai?
Solite domande.

Solita storia.

< Mhh bene > tento di dire più a me stessa che al vero interlocutore.
In questo caso Tom.
Mi gratto distrattamente il viso prima di enunciare un < dai saliamo a casa che è freddo >.
Senza ascoltare la risposta apro la macchina e calo giù con un piccolo salto; poi a grandi falcate salgo le scale e mi dirigo come una furia verso quella che da due giorni è diventata la mia camera.
Da due giorni.
Due giorni dal terribile accaduto del...
Del maniaco seriale.
Rabbrividisco inconsapevolmente e scuoto la testa più volte come per non pensarci.
Fosse facile è Stephanie?
Non è facile per niente porca la miseria.
Sento ancora le sue mani sul mio povero collo ma soprattutto rivedo i suoi occhi spiritati e il suo sorriso demoniaco.
Oh Phil, perché mi chiedo?
Non riesco a trovare una risposta sensata e credo che mai ce la farò.
Mi sembra tutto così surreale.
Essere vivi per miracolo; per grazia di Dio insomma.
Distratta come sempre apro l'enorme fascicolo che precedentemente ho buttato sul letto sparpagliando le diverse carte alla rinfusa.

"Phil Thompson: il caso".

Esatto, sto per leggere tutto sul mio quasi assassino.
Voglio capire ogni minima cosa e provare a dare un senso anche se non lo ha.

Lo stai facendo davvero Stephanie?
Si.
Si e ancora si.


Che d i a m i n e!

‘Posso prendere il fascicolo?’
È proprio questa la domanda che poco fa ho rivolto all’agente di polizia in centrale sotto lo sguardo sconcertato di Tom che mi guardava come se fossi impazzita.
E forse lo sono, chi lo sa.
< Ti rendi conto di quello che hai appena fatto? > domanda la voce del moro.
Rivedo il mio volto impassibile e duro annuire sicura e decisa come non mai.
Il volto di chi ha sfiorato la morte con la punta della mano.
Il volto di chi stava per essere ucciso da una mano.

Una mano potente, tenace, piena di vigore e forza.
La sua mano.
Apro la prima pagina.

E la seconda.

E la terza.

E la decima.
E la trentesima.



Non riesco a fermarmi, a fare una pausa.
A captare bene ogni parola.
Mi fermo, prendo un respiro e inizio a sottolineare la prima pagina.
‘Soggetto con evidenti problemi psichiatrici con tendenze lesioniste, maniacali e sataniche’.
Mhhh bene se non benissimo.
Continuo a leggere imperterrita quasi frenetica fermandomi alla fine del primo ciclo del fascicolo.
Sbuffo e respiro lentamente per pendere aria, forse così mi tranquillizzo.
O forse no, ma almeno ci provo.
O no?
Faccio mente locale sulle cose lette e mi soffermo quando descrive l`uccisione delle vittime in Virginia.
Essi proprio così.
Ha ucciso due ragazze; non so se mi spiego.



U c c i s o.


Le frasi dell'agente le ho ben stampate in testa.
‘Signorina lei è stata veramente fortunata e soprattutto in gamba a chiedere aiuto.
Glielo dico col cuore in mano...
Se non avesse inviato quel messaggio al suo ragazzo l'avrebbe uccisa.
Perché l'avrebbe uccisa questo è quanto’.
Senza rendermene conto stringo il maglione addosso grugnendo in silenzio per il dolore delle varie ferite sul mio corpo sfrigiato ed emaciato.
Ho ancora i segni a farmi ricordare dell`episodio.

Lividi.
Sfrigi.
Tagli.
Ematomi.

E più.

Non ho il coraggio di guardami allo specchio proprio per evitare di ricordare.
So che ho un taglio sul labbro inferiore che ogni tanto mi brucia tirando la pelle ma ovviamente non è l'unico segno presente sul mio viso.
< Stephanie passeranno > mi ripeto più e più volte sperando che mi si ficchi in questa testolina bacata che mi ritrovo.
Annuisco a me stessa e sobbalzo non appena sento il cellulare vibrare.
Poi si illumina il display e lì mi sale il panico nel vero senso della parola.
E se è lui ?
E se mi continua a torturare?

Mi do della deficiente, della povera stupida incapace di pensare.
Con un gesto fulmineo leggo il messaggio.

Come va? 
Bill.
P.s se stasera vuoi posso passare così ci vediamo un film.


Distolgo lo sguardo e sposto il telefono più in là.
Non ho voglia.
Non ho proprio voglia di fare un cazzo.
Questa è la dura realtà.
Cruda ma vera.
Bussano alla porta ed io volto la testa per vedere di chi si tratta anche se so benissimo chi è.
< Avanti > dico mentre aspetto che Tom entri.
< Puoi anche non bussare Tom, d'altronde è casa tua >annuncio guardando il panorama spettacolare alla portafinestra.
Sbuffa e mi chiede di guardarlo.
Poi vedendo la mia non reazione si siede sul letto facendolo ballare leggermente.
Mi dispiace tantissimo, mi duole il cuore ma proprio non riesco ad alzare il volto ed accontentare la sua richiesta di guardarlo.
È più forte di me giuro.
È una reazione involontaria come ha spiegato il medico durante la visita; reazione post traumatica come è stata definita specificamente.
‘Deve darle del tempo Tom, deve capirla’ è questa la frase ripetuta più volte al ragazzo che annuiva a braccia incrociate sempre più triste e desolato.
Povero.
Povero il mio Tom che non riesce a darsi pace, a trovare (forse è meglio specificare) un po' di pace e per questo sono molto dispiaciuta e confusa.
< Allora? > tenta di chiedermi portando indietro un ciuffo ribelle dietro l'orecchio.
< Allora niente, dimmi tu > ribatto piatta e monotona.
< Che cosa stavi facendo? > chiede.
< Leggevo il fascicolo >.
Annuisce e confuso domanda il perché.
Il perché di tale decisione.
Decisione a suo parere ingiusta.
< Senti Tom io devo capire, capire chi è veramente Phil Thompson e soprattutto cercare di trovare una risposta al perché di tutto ciò > dichiaro prima di essere interrotta < come diamine puoi leggere ed imparanoiarti con ste scartoffie inutili?
Ormai è finita, lui è in carcere, a marcire, a patire il freddo e la fame.
Ed è giusto così Stephanie >.
Inclino la testa e dico più calma possibile < Tom non puoi capire >.
< Ci risiamo con la storia del non puoi capirmi Tom >.
< Perché è vero > affermo sbattendo le ciglia velocemente.
< Io... cerca di dire prima che io mi affretti a riprendere il discorso alzando la voce < tu niente, non so se capisci ma due ragazze sono state uccise.
Uccise è chiaro?
Ci siamo salvate solo in due; a quest'ora potrei essere a marcire sotto terra e proprio per questo sto cercando di conoscerlo.
Conoscere chi con tanta nonchalance mi avrebbe strappata alla vita.
Mi avrebbe strappata a te.
Ma tu non puoi comprendere giustamente >.
< Cazzo, certo che posso Stephanie! > urla rosso di rabbia per poi continuare < anche se non ero lì con te ti giuro che riesco a capire come ti senti, quello che provi; lo leggo dai tuoi occhi, lo sento dalla tua voce e soprattutto dal tuo cuore.
Siamo connessi in un modo indelebile oramai >.

Sbam!

Spalanco gli occhi e non trattengo un sospiro così mi scuso col mio interlocutore usando dei toni più moderati e placati < hai ragione, scusami tanto...
È che questa situazione mi sta facendo impazzire nel vero senso della parola.
So che tu lo fai per il mio bene e ti ringrazio per tutto veramente ma voglio andare avanti con la ricerca soprattutto per me stessa, per poter finalmente uscire da sto tunnel oscuro >.
< Anche se non approvo sappi che ti sono vicino qualunque cosa tu faccia o dica.
D'ora in poi te lo giuro nessuno potrà più farti del male o che, ti proteggerò sempre e comunque.
Da tutto e da tutti >.
Lo ringrazio continuando a guardare fuori.
Proprio non ci riesco a guardarlo negli occhi cazzo...
Son proprio bloccata.

Lo vedo annuire e mordersi il labbro inferiore, poi guardandomi esplica < direi che è ora di pulire le ferite >.
Detto ciò si alza ed io lo seguo fino ad arrivare in bagno dove mi siedo sulla lavatrice sempre a testa bassa.
Ovviamente.
Pff.
Osservo di sbieco Tom che con molta cura si lava le mani per togliere lo sporco e si china per prendere tutto l`occorrente necessario a disinfettare.
Poi con cura prende il disinfettante spruzzandone in abbondanza sul batuffolo di ovatta e si avvicina.
Purtroppo senza rendersene conto avvicina la mano con uno scatto così mi ritraggo impaurita in un batter baleno.

Ops.

Volto la testa di lato ritrovandomi a rabbrividire non per il freddo.
< Steph > tenta di spronarmi il moro non ottenendo alcun tipo di risposta.
O reazione.
Solo silenzio.
< Stephanie, ti prego se ti fidi di me lascia che ti aiuti > confida a cuore aperto.
Ed io zitta.
Zitta come se fossi una muta.
Complimenti Stephanie!
Vedendo che non rispondo prova ad avvicinarsi cautamente, mostrandosi paziente e in grado di comprendere anche un rifiuto.
A tratti lenti e decisi porta la mano vicina al mio viso che porto indietro fino a raggiungere il muro.

Stephanie è Tom.
Tom.

Non devi temere nulla ma lasciarti andare.
Chiudo gli occhi e annuisco inconsapevole mentre aspetto che la sua mano raggiunga la mia guancia emaciata.
Mi accarezza a lungo e dopo diversi secondi mi tocca le labbra con un dito prima che io sobbalzi come una molla.
Fa per tirare indietro la mano ma succede una cosa di inaspettato: gli blocco la mano, la porto sul mio viso e voltandomi gliela inizio a baciare delicatamente prima di chiedere un abbraccio che prontamente arriva.


Come il sole dopo un temporale da film, come la guarigione dopo la malattia.
Ecco lui è la mia guarigione.


La mia medicina di vita.


Un abbraccio senza aver bisogno di parole dove cerco di trasmettere tutta me stessa.
Mi beo del momento inspirando a pieni  polmoni il suo profumo, la sua essenza, il suo essere cercando di rammentare ricordi che piano piano fanno capolino nella mia testa.
Le sue mani accarezzano i miei capelli tenendomi saldamente mentre il suo viso esplora ogni centimetro di pelle scoperta annusando e lasciando piccoli baci simili a fiori appena sbocciati.
Non so quanto tempo passi prima di staccarci e guardarci negli occhi.
Nell'immensità della nostra interiorità.
Della nostra essenza.

Una lacrima scivola lungo la guancia che io prontamente asciugo mentre Tom prende a baciarmi il volto.
Dal naso alla fronte, dagli occhi alle guance.
< Mi vuoi medicare o continui a mangiarmi la faccia? >
Domando abbozzando un sorrisino da ebete.
E così riprende a disinfettare il taglio alle labbra che ancora butta sangue soffermandosi poi ad ungermi il contorno occhi con una pomata adatta ai lividi.
Dopo essermi tolta la maglietta di lana ovviamente nera mi spalma creme varie sostituendo le vecchie garze con le nuove.
Successivamente con un dito sfiora il mio collo rosso ed ingrossato rimarcando il segno delle dita lasciate dal buon Phil mentre io lo guardo scrutando il suo volto per captarne emozioni e sensazioni.
Rabbia, tristezza, delusione, sconforto.
Continuo ad osservarlo mentre mi infila la maglietta come se fossi una bambina piccola che ha bisogno di cure.
Sta per dire qualcosa ma è costretto a fermarsi visto che suonano al campanello.
E adesso chi cavolo è?
Mi ritrovo a chiedermi mentre lo seguo mano nella mano prima di sedermi sul divano.
< Dov'è? Possiamo vederla? > chiede la voce di una donna che riconosco essere Simone.
Esattamente.
Sua madre.
Sento Tom farfugliare un < non è il momento mamma, è ancora molto scossa sarebbe meglio che... >.
Purtroppo non riesco a capire nient'altro così urlo un < Tom falli entrare >.
Prendo dei respiri mentre ascolto gli avvertimenti del moro sul fatto di non toccarmi e soprattutto sul fatto di non obbligarmi a guardarli.
< Stephanie, ciao > dice la bellissima donna accompagnata da Gordon.
Sorrido voltandomi per osservarli.
Vedo Simone incredula guardarmi distrutta, ferita e piena di lividi e tagli.
Boccheggia più volete portandosi una mano sul viso.
Sono esausti e si nota.
Sono partiti non appena sono venuti a conoscenza della vicenda.
E tutto per me quindi non posso che essergli profondamente grata e riconoscente.
< Ciao Gordon > saluto guardando l'uomo sedersi di fronte a me.
< Ti ho vista meglio in altre occasioni Steph > ironizza facendo adirare la compagna che immediatamente gli lancia un'occhiataccia.
Oh tranquilla Simone, non mi da assolutamente fastidio- mi affretto a rispondere in modo sereno.
Poi rivolgendomi a Gordon < beh effettivamente è vero, non sono proprio in forma anzi ma ce la farò in fondo sono una dura >.
Annuiscono tutti simultaneamente e sta cosa mi fa sorridere.
< Scusaci se siamo venuti solo ora ma lo abbiamo scoperto da poco perché mio figlio Thomas Kaulitz non dice mai nulla > si giustifica la mamma.
< Oh mamma non ricominciamo con la storia del `non dici mai niente Thomas` te ne prego >.
< Lascialo stare dai > sprona Gordon prima di raccontare come sono andate le cose < effettivamente ero a lavoro quando ad un certo punto entra nel mio ufficio un mio carissimo collega che mi guarda con una faccia da morto.
Al che mi chiede di te Tom, di come te la passi e di come sta la tua ragazza e sbam mi racconta per filo e per segno tutto quanto.
Una volta arrivato a casa racconto tutto a Simone e succede il casino, chiama Bill, Georg, Gustav insomma chiunque e si dispera andando a cercare notizie su notizie per chiarirsi le idee >.
< Mhhh immagino la mamma > sghignazza Tom beccandosi un pugno leggero sul braccio da parte della citata madre.
< Io stavo per morire ti giuro Stephanie, ho subito chiamato a lavoro per chiedere dei giorni ed ho prenotato il volo più imminente; stavo male, ero insofferente e volevo vederti subito >.
< Ah ha anche vomitato in aereo > specifica il compagno facendo scoppiare il moro in una fragorosa risata.
< Shhh non dovevi mica dirlo > si lamenta la donna mettendo le mani davanti al viso rosso per l'imbarazzo.
Così mi affretto a chiarire < tranquillizzati Simone, non preoccuparti l'importante è che siate qui e questo quello che conta >.
Mi annuisce e senza rendersene conto mi porge la mano che io stringo per infonderle sicurezza.
< Quel pazzo deve pagare > aggiunge Simone abbastanza infervorata.
< Adesso? Come funziona il processo? > domanda Gordon.
< Adesso è in carcere fino a nuova udienza dopodiché sarà il giudice a decidere quanto scontare > spiega Tom guardandomi.
Senza aspettare aggiunge < sarà chiamata a testimoniare in maniera privata di fronte al giudice per fornire prove e quant'altro; successivamente inviteranno a prendere parola all'altra ragazza che è riuscita a scampare alla morte >.
< Un'altra ragazza? > chiedono esterrefatti i due presenti.
< Esatto, purtroppo ha ucciso due ragazze ma l'altra è riuscita a scappare fortunatamente > emetto di sasso.
< Stephanie sta leggendo il fascicolo > dice il mio ex senza giri di parole.
Simone e Gordon mi guardano  aspettando una risposta che non tarda ad arrivare < nel fascicolo praticamente spiega tutta la vicenda, come ha agito, strumenti usati ecc.
Mi aiuta a capire perché lo ha fatto e soprattutto da cosa è dipeso tutto ciò >.
< Fai bene > annuncia Gordon, poi mi chiede < ma come è successo? >.
< È entrato in casa e ti ha torturata povera piccola? > balbetta una Simone tremante.
< Ma tu dov`eri in quel momento? > chiedono rivolgendosi al figlio.
< Io ero con Gustav in giro per delle commissioni, mi ha chiamato un paio di volte ma non prendeva il telefono in autostrada >.

Lo conoscevi?
Lo avevi mai visto?
Come sei riuscita a chiedere aiuto?


Queste sono le domande che mi rivolgono.
Troppe domande che mi fan girare la testa.
Mi fanno venire il mal di stomaco.
È normale sono molto preoccupati e vogliono delle risposte, vogliono conoscere.
Però al tempo stesso mi fanno star male, molto male.
Dopo aver preso la decisione che mi sembra più giusta sbiascico un < scusate > e mi dirigo a passo svelto verso il balcone andando a sbattere sulla vetrata della porta finestra
Mi appoggio alla ringhiera mentre il cuore va all'impazzata correndo come una furia facendomi vacillare.


Immagini su immagini
Emozioni e sensazioni.
Brividi.
Paura e ansia.


Buio.



Rischio di impazzire se non mi calmo o peggio di svenire.
Mi volto e con grande sollievo noto il pacchetto di sigarette che Tom ha lasciato sul tavolino, come un'anima in pena lo prendo tirando fuori una sigaretta che porto repentinamente alle labbra.
Inspiro a tutto spiano il fumo che mi invade le narici oltre che i pensieri.
Ma almeno così mi tranquillizzo un po'.
Di là si staranno chiedendo se è tutto apposto ma no, no che non lo è.
Ho il terrore che mi attanaglia le mie aggiornate, ho l'ansia che mi divora l'anima e la vita.
E non posso vivere così.
Assolutamente no, non è nel mio stile.
Io che ho sempre amato la vita in tutte le sue caratteristiche; dai momenti felici a quelli più bui.
Tutto e quando dico tutto è perché è veramente così.
Mi sto perdendo la bellezza di quella che è diventata casa mia: Los Angeles.
La bellezza dei paesaggi, la spensieratezza della gente che la abita.
Che la vive.
Che la interiorizza talmente tanto da assumerne le medesime peculiarità.

Osservo le macchine correre sull'asfalto bagnato, le persone trascinarsi chi più lentamente chi più velocemente.

Pace e tranquillità.
Caos e confusione.


Getto la sigaretta finita e mi stringo incrociando le braccia sottili al petto.
Il vento mi scuote i cappelli con il suo movimento anti lineare.
Chiudo gli occhi pensando a cose belle.
A scene vissute.
Ad una Stephanie così diversa da quella che è al momento.
Ad una Stephanie sorridente, spensierata, innamorata, delusa ma soprattutto...
Forte.
Tenace.

Come voglio essere.
< Posso > chiede una voce calma e sottile dietro di me.
Annuisco ed aspetto che Simone si avvicini per voltarmi.
< Anche tu hai preso il buttato vizio dei miei figli? >.
Alzo le spalle per far capire la mia non comprensione.
< Il fumo > esplica sorridendo teneramente prima di dire < lo sento, il tuo profumo è mischiato di fumo dandoti nuovo carattere.
Direi molto particolare anche se non ne hai assolutamente bisogno >.
< Lo faccio perché mi calma > spiego corrucciando le labbra in una smorfia.
Poi giustifico < sai perché gli incubi ecc.
Aiuta >.
Annuisce e sussurrando mi chiede scusa per prima per come si sono comportarti, per le troppe domande.
Faccio un gesto con la mano come a voler dire `lascia stare, nessun problema`.
< Sono io che devo farmi passare tutta l'ansia altrimenti non riuscirò più a vivere >.
< Non ti dirò che ce la farai perché è così Stephanie, sei sempre stata molto risoluta e decisa nei tuoi obiettivi in ogni momento, in ogni tipo di situazione > annuncia osservandomi di sbieco.
Trattengo un sospiro e mi limito ad annuire silenziosa.
< Ero nella tua stessa situazione quando ho conosciuto Gordon inizia prima di continuare a raccontare ero disillusa, piena di rancore e di odio verso il mondo.
Mi sentivo così sola e soprattutto amareggiata per la piega che stava prendendo la mia inutile vita.
Dopo quello che era successo non volevo alzarmi dal letto, non volevo vedere, toccare i miei figli nemmeno a pagarmi.
Passavo le giornate in silenzio, da sola nella mia stanza da letto a riflettere e a rimuginare sul perché fosse successo proprio a me; mi addossavo colpe che in realtà non avevo facendomi del male allucinante.
Ero fuori di me, fuori dal mondo e dalla mia vita >.
< Ma non capisco il perché di... > cerco di dire ma vengo interrotta poiché la donna riprende il discorso da dove l'ho interrotta < la domanda era sempre quella: perché?
Perché proprio a me?
Perché proprio a me era toccata quella sorte?
Perché che non mi spiegavo, proprio non ci riuscivo.
Era successo così senza preavviso.
Perché proprio mentre tornavo a casa quell'uomo si era avvicinato?
Potevo spiegarmi perché mai avesse tentato di stuprarmi?
Così, senza motivo?!
>.
Una lacrima involontaria scende a bagnare la sua guancia.
Immagini su immagini.
Ricordi su ricordi.
< Ricordo perfettamente il mio stato d'animo non appena sono tornata a casa Stephanie.
Ricordo i miei figli vogliosi di un abbraccio, di calore e ricordo benissimo la mia apatia.
Apatia totale.
Senza fine.

Ricordo la lunghissima doccia che feci quella sera pensando a come mettere fine alla mia insulsa vita.
Vedevo i miei lividi del mancato abuso e mi facevo schifo.
Schifo ma che più schifo non si può.
Sono andata avanti per giorni, settimane e mesi a pensare a come morire.
A come salutare i miei adorati piccoli.
A come salutare mia madre.
A come salutare il mondo e la vita.

Ed ecco che un bel giorno nella mia vita solitaria e depressa compare lui: Gordon che con pazienza ed umiltà si è riuscito a far amare amandomi come non mai.
Come se fossi una rosa da far risbocciare.
Da far rinascere nel mio caso.
L'ho ringraziato tanto, lo ringrazio tutti i giorni e lo ringrazierò per tutta la mia vita.
Quindi Stephanie non disperare, arriverà il giorno che la tua visione di vita tornerà a splendere ad illuminare ogni singola cosa.
Arriverà l'amore a darti la forza e la speranza facendoti cadere e rialzare.
Facendoti piangere e sorridere.
Semplicemente facendoti vivere.

Ed io te lo auguro con tutta me stessa perché io so cosa tu provi e cosa stai passando, e per questo ti dico di rialzarti di provare con tutte le forze ad aggrapparti a ricordi e persone che ti fanno star bene.
Che ti amano >.
Boccheggio letteralmente e strano gli occhi ammutolita.
Sono senza parole.
< Ma Tom e Bill... > provo a dire incespicando e balbettando.
< Loro non sanno nulla purché non c'è n'è bisogno.
Sono tornata ad essere la loro mamma > esplica asciugandosi le lacrime che copiose scendono.
Annuisco e l'abbraccio stretta stretta sempre in assoluto silenzio.
Ci abbracciamo per un'infinità di tempo prima di sorriderci come a ricordarci chi siamo.

Stephanie.
Simone.


Due donne che ce l'hanno fatta grazie alla vita.
Grazie all'amore e grazie alla loro forza e spirito.


< Rientriamo > dico prendendole la mano ossuta.
< Eccovi finalmente! > esclamano in coro i due uomini mentre bevono birra e guardano una partita di football.
< Cose tra donne > sentenzia Simone andando ad abbracciare Gordon.
< Che palle che siete > giudica Tom facendo ridere Gordon.
< Come ti permetti Thomas? > domanda la madre bacchettandolo a dovere.
< Lascialo stare cara > sprona Gordon suscitando l'ira della compagna che lamentandosi < ci fosse una volta che mi dessi ragione oh, mai >.
Continua con la manfrina prima di essere zittita da un tenero bacio.
< Bleah che schifo > si lamenta il figlio schifato come se stesse per vomitare.
< Sta zitto > dico avvicinandomi e sedendomi vicino, poi mi avvinghio al suo braccio abbracciandolo come un koala prima di sospirare un < ah! L'amore >.
< Adesso vi scatto una foto! >
 Esclama Simone osservandoci teneramente.
< Assolutamente no > si affretta a rispondere Tom.
< Oh sì per forza, siete così carini e dolci >.
< Nein nein > scuote la testa più volte a ribadire il concetto.
< Mhh va bene, che palloso che sei Thomas Kaulitz > ribatte acida.
Poi continua a punzecchiare il figlio domandando < allora? Quando mi fate un nipotino? >.
Apro gli occhi fino all'inverosimile strozzandomi con la saliva.
< Mamma! >.
< Eh io credo che dovreste tornare insieme, ci spero tantissimo >.
< Simone dagli tempo dai > cerca di recuperare Gordon.
< Io scommetto che se vi chiudessimo dentro una stanza finireste con l'andare a letto insieme > punzecchia la mamma.
< Basta ti prego > confessa Tom rosso per la vergogna.
Ancora con la storia del nipotino?
Oh mamma mia.
< Ma dai che te la mangi con gli occhi > tenta di dire prima che i due uomini la interrompino urlando un < Simone! >.
< Ok,ok > si giustifica portando le mani avanti prima di domandare a Tom dove si trova suo fratello.
< Dovrei scrivergli forse dato che prima ha chiesto se guardavamo un film insieme > intervengo io mentre Tom domanda perplesso < un film? Tu e lui? >.
Alzo le spalle mentre Simone riprende a stuzzicarlo per bene < sei gelosissimo Thomas, fai due conti e scoprirai il dannato perché >
Scoppio a ridere vedendo la faccia del moro farsi sempre più cupa.
Sto per intromettermi ma suonano insistentemente il campanello di casa.
Chi sarà?
< Calmati dannazione! urla il mio ex ragazzo.
A quello che so essere Bill.
< Oh ciao secondo figlio! > sbotta la madre guardandolo per bene.
Poi si risponde da sola stile teatrino < oh ciao mamma che bello vederti! 
Mi sei mancata un sacco.
Come stai tutto bene? >.
Ma al contrario di quanto sperato il figlio non la degna di una benché minima attenzione perché troppo preso ad osservarmi stupito.
< Posso? > domanda indicandomi.
Annuisco flebilmente ed aspetto che l'uragano Bill mi travolga.
Ed è proprio così perché in un attimo mi salta addosso stringendomi ma con delicatezza.
< Mi sei mancata troppissimo > sussurra tra i miei capelli sciolti.
< Ehmm ehm > si schiarisce la voce il fratello prima di intimargli un < l'hai abbracciata a lungo dai spostati >.
< Non pensarci neanche >.
< Ora spostati > lo intima il barbuto.
< Nein nein nein >.
< Non fartelo ripetere più volte > lo ripicca il moro; < sono il fratello maggiore te lo ordino >.
< E che cazzo c'entra adesso? > domanda il biondo ridendo e sfottendo il fratello che invece lo guarda in cagnesco.
< Ok adesso ti sposto io con la forza brüdah >.
Detto ciò Tom si avvicina e mi abbraccia spostando il fratello che non contento fa la stessa cosa.
Mi abbracciano, si scansano a vicenda quasi come in un fantastico girotondo.
< Ragazzi! > sgrida Simone non ottenendo la  reazione sperata.
E proprio mentre sta per continuare il discorso serio Gordon non trattiene un rutto.
Senza rendermene conto scoppio a ridere vedendo la faccia da assassina di Simone bianca cadaverica e dopo di me anche Bill e Tom che si voltano per vedere coi loro stessi occhi.


C l i c k.
Una foto scattata da Gordon trionfante.


Io.
Bill.
E Tom.

Sorridenti e gioiosi.

< Mamma, Gordon adesso vengo ad abbracciarvi! > urla entusiasta il biondo.
< Ma che cazzo ti urli? > domanda Tom scortese.
< Urlo quanto mi pare e piace >.
< Certo perché sei una dannata gallina > confessa il moro mentre il biondo lo chiama urlando a gran voce con il nomignolo Tomi che lui odia.

Odia da morire ed ama da morire.

E così riprendono a bisticciare e a insultarsi come due bimbi piccoli mentre io li osservo.


Ferita, distrutta ma felice.
Perché è proprio così quando si è parte di una famiglia.
Si è felici, distrutti ma pur sempre felici.




Attention please.
Ciao a tutte, non scrivo mai ma questa volta devo.
Devo scusarmi per la mia assenza prolungata ma ahimè il pc si è rotto e quindi ho posticipato (di tanto) la pubblicazione del capitolo.
Non so in quante saranno pronte a rileggere la mia storia quindi fatemi sapere attraverso una piccola recensione che cosa ne pensate.
Per ora ringrazio tutte per continuare a sostenere il mio piccolo sogno e progetto.

See you soon!
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: il dolce bacio di Harry