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Autore: Crilu_98    19/01/2017    3 recensioni
C'era una volta... Una bambina sperduta. Una ragazza innocente nelle mani di una crudele matrigna. Una fanciulla addormentata. Una sensibile lettrice dal cuore puro. Una bellissima principessa in cerca di libertà. Una valorosa guerriera.
O forse no.
C'era una volta un bosco oscuro, dove tutte le storie hanno inizio. Storie che narrano di segreti pericolosi ed antiche umiliazioni, ma anche di amicizia, d'amore e di magia. La lotta tra il bene e il male è più confusa di quanto siamo abituati a credere e la strada verso il lieto fine non è mai stata così tortuosa.
Siete pronti a scoprire le verità nascoste delle fiabe?
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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“Non può essere vero, non può essere vero!” pensava Biancaneve, seduta con la testa fra le mani nel bel mezzo del bosco. Quante volte aveva ripetuto quella frase, nel corso degli ultimi anni? Tante, troppe per contarle tutte.
La prima era stata quando tutta la corte si era dovuta arrendere al fatto che sua madre, la Regina, stava morendo; poi quando suo padre si era risposato, quando anch’egli l’aveva abbandonata, lasciandola nelle crudeli mani di Grimilde… E poi quando era stata costretta a prendere i panni e le mansioni di una serva, umiliata e dimenticata da tutti in quel castello ogni giorno più tetro e trascurato.
La ragazza ricordava con amara nostalgia i giorni della sua infanzia, quando tutto il palazzo era illuminato a festa e lei ancora non aveva alcun pensiero se non quanto fosse felice.
“Che sciocca bambina che ero…” pensò tra sé e sé.
Il “problema”, come Biancaneve lo chiamava, non si era manifestato subito, lasciandole vivere in pace i pochi anni in cui la sua famiglia era stata unita. La principessa ricordava quel giorno come il peggiore di tutta la sua vita, anche dopo l’arrivo di Grimilde.
Un pomeriggio, qualche mese dopo la morte della madre, stava osservando con tristezza l’ampio quadro che la raffigurava e che era appeso in uno dei tanti saloni. Sua madre era una donna splendida e gentile, amata dai nobili, ma anche dal popolo e soprattutto da suo marito: con le lacrime agli occhi la bambina aveva alzato una mano verso quel viso così amato e perduto troppo presto, sfiorandolo con una delicata carezza. E d’un tratto successe una cosa inaspettata e terrificante: il dipinto si disfece sotto le sue dita, la pittura sbiadì, la tela si accartocciò e divenne polvere. Spaventata, Biancaneve aveva ritratto la mano, ma ormai era troppo tardi: il volto di sua madre era stato quasi del tutto distrutto e al suo posto c’era il bianco intonaco del muro.
Solo quando si era rintanata al sicuro nelle sue camere si era accorta delle sottili e sinistre venature nere che le solcavano le dita della mano incriminata.
Da allora era stato un crescendo di paura e frustrazione: il suo segreto cresceva con lei di anno in anno e si manifestava ogni qualvolta la ragazza fosse triste, spaventata o agitata. D’improvviso ogni cosa che toccava – cibo, mobili, vestiti - deperiva e si trasformava in una fine polvere grigia. Tenerlo nascosto diventava sempre più difficile; forse, se sua madre fosse stata ancora viva, ne avrebbe parlato con lei… Ma no, al suo posto era arrivata Grimilde.
Biancaneve aveva dodici anni all’epoca, ma era abbastanza intelligente per capire che c’era la ragion di stato dietro a quel matrimonio: lei era la principessa, ma un erede maschio sarebbe stato di certo più gradito al regno e ai sudditi. I primi tempi la cosa sembrava anche funzionare e suo padre nutriva un sincero affetto per Grimilde, che era una donna fredda, ma tutto sommato gradevole. Quando il Re si era ammalato di un morbo sconosciuto, la sua matrigna aveva improvvisamente cambiato atteggiamento: aveva pian piano accentrato tutto il potere della Corona nelle sue mani, iniziando a manifestare il suo odio nei confronti della figliastra. La ragazza ricordava ancora l’amarezza e lo sconforto che l’aveva invasa quando si era ritrovata sola al capezzale del genitore morente. In quei giorni il “problema” si era fatto sempre più insistente, rovinando buona parte del banchetto funebre e anche un prezioso monile di Grimilde, che si era infuriata tremendamente facendo punire dei servi innocenti. Biancaneve fu lacerata dai sensi di colpa ed iniziò a prendersi cura dei più deboli, soprattutto di chi la sua matrigna bistrattava; questa sua bontà d’animo le guadagnò il favore del popolo e l’astio sempre più profondo della nuova Regina, quello che l’aveva condotta fin lì.
“No!” pensò poi, mentre le lacrime tornavano a premere ai bordi dei suoi occhi “No, è colpa mia se sono qui! Se non avessi mai frugato tra le sue carte in primo luogo…”
Era stato in questo modo, infatti, che Biancaneve aveva scoperto che Grimilde era una strega. Di più, era anche una negromante: stringeva patti con le anime dei defunti per ottenere favori sovrannaturali. Era convinta che fosse riuscita così a sposare suo padre e quando trovò anche un ricettario di pozioni, capì che era stata lei ad avvelenarlo a poco a poco, senza destare il benché minimo dubbio nella corte. Del resto, tutti i cortigiani erano ormai totalmente asserviti a quella donna, troppo spaventati dal suo potere e dalla sua crudeltà per opporsi in qualche modo.
La principessa non aveva alcuna intenzione di seguire le orme della matrigna: se aveva iniziato di nascosto a consultare i suoi libri era perché sperava che ci fosse un modo per eliminare la maledizione che la perseguitava da oltre un decennio.
Una settimana prima non era stata abbastanza svelta e si era dovuta nascondere in una nicchia dello studio perché Grimilde era rientrata prima nelle sue stanze: l’aveva vista togliere un panno drappeggiato da un oggetto molto particolare. Era uno specchio, ma non rifletteva ciò che aveva di fronte, brillando di luce propria. Grimilde sembrava parecchio nervosa e camminava avanti e indietro:
-Specchio, specchio delle mie brame!- esclamò poi, con tono solenne -Chi è la più bella del reame?-
-Sai già la risposta!- sibilò una voce profonda. Un volto di età e sesso indefinibili si affacciò nella cornice dello specchio.
-E’ Biancaneve, o mia regina!-
-Ma non è possibile!- urlò Grimilde, stringendo i pugni -Ho fatto gli incantesimi che mi hai suggerito, specchio, e la risposta non cambia! Tu mi hai ingannato!-
Lo Specchio aggrottò la fronte e la luce assunse una tinta sinistra:
-Bada a come parli, Grimilde: io ti ho dato il potere ed io te lo posso togliere, riversando nel mondo le anime che hai sacrificato per raggiungere i tuoi scopi!-
A quella minaccia la donna sembrò calmarsi:
-Hai ragione. Devo trovare una soluzione.-
-Forse una nuova pozione?- consigliò lo Specchio con tono distaccato.
-No. Farò uccidere Biancaneve.-
“Ma scherziamo?” pensò la principessa sgomenta “Mi vuole davvero mandare a morte per un motivo così stupido?”
Ragionandoci sopra, Grimilde non era neanche tanto inferiore alla ragazza per bellezza: si manteneva giovane grazie alla magia e il suo volto era perciò di una perfezione quasi angelica. Ma c’era qualcosa che brillava nei suoi occhi grigi e che si rifletteva nella piega severa delle sue labbra carnose, un guizzo oscuro e crudele che vanificava tutti gli sforzi che la Regina compiva per superare la figliastra.
Biancaneve aveva iniziato a progettare la sua fuga quella notte stessa: non aveva più nessun amico lì, quel castello le portava alla mente solo ricordi dolorosi e anche la speranza di trovare nei libri di Grimilde una soluzione al “problema” era ormai svanita.
Era nel prato dietro al palazzo e lo stava osservando con un moto di nostalgia, pronta a fuggire in poche ore: il futuro che le si prospettava era incerto e sconosciuto, ma sicuramente, pensava, non poteva essere peggio di tutte le umiliazioni vissute lì dentro.
Se non avesse assistito casualmente allo scambio di battute tra la Regina e lo Specchio, la ragazza non si sarebbe mai allarmata per il fruscio che proveniva dalle sue spalle; quando si era voltata, aveva visto con gli occhi sbarrati il vecchio guardiacaccia (un uomo robusto e mite che l’aveva vista crescere) che aveva già alzato il coltello su di lei.
La Regina l’aveva battuta sul tempo, prendendo in ostaggio la sua famiglia. William, che era già in là con gli anni, si era sentito morire nel sentirsi ordinare di dover uccidere la principessa; ma visto che l’alternativa era veder sgozzare i propri figli, si era imposto di obbedire.
-William…- aveva balbettato la ragazza, sbarrando gli occhi. -William, cosa fate?-
Il poveretto piangeva e tremava, consapevole di star commettendo un orribile delitto, ma continuava ad avanzare:
-Sono desolato, principessa, davvero… Ma vedete, lei ha i miei bambini, non posso disobbedirle! Vi prego di perdonarmi… Sarà veloce!-
Mentre il guardiacaccia stava per affondare il colpo nel petto della ragazza, lei aveva alzato le mani in uno spontaneo gesto di difesa, afferrandogli il polso. La forza della ragazza non era nulla se confrontata con la sua, ma all’improvviso William si era sentito spossato, come se tutte le energie lo stessero di colpo abbandonando. Posando lo sguardo sul punto in cui Biancaneve aveva serrato le dita aveva notato sorpreso che delle sottili linee scure partivano da lì per correre velocemente lungo la sua pelle.
Il corpo del guardiacaccia era stato scosso da un tremito, poi da una sorta di bruciore; poi, con un grido strozzato, William si era accartocciato su sé stesso, la pelle e gli arti erano diventati sottili e fragili ed infine tutto si era tramutato in polvere.
Per qualche minuto Biancaneve era rimasta immobile ad osservare con espressione vacua il mucchietto di cenere che una volta era stato un uomo:
“Sono stata davvero io a fare questo?” aveva pensato, mentre una lacrima le solcava la guancia. Si era inginocchiata accanto a quello che restava del vecchio William, chiedendo perdono ed osservando con disgusto le proprie mani: le linee nere, che erano apparse fino a metà dell’avambraccio, avevano iniziato lentamente a svanire.
-Cosa hai fatto a quell’uomo?- le aveva chiesto una voce sconosciuta. La ragazza non aveva percepito rimprovero o biasimo, solo un’estrema sorpresa; ma era comunque scattata in piedi guardandosi intorno terrorizzata. Appoggiato ad un albero, a poca distanza da lei, sostava un ragazzo vestito da cacciatore che la squadrava incuriosito. Con una mano si reggeva al tronco, mentre con l’altra faceva ondeggiare con noncuranza un’ascia affilata; un’enorme quantità di coltelli e lame faceva bella mostra di sé appesa alla cintura. Alcune ciocche di capelli erano sfuggite dal laccio che le teneva legate, cadendo a coprire due iridi azzurre ed attente.
-Chi sei?- provò ancora a chiedere lo sconosciuto, senza mostrare alcun segno di spavento.
Biancaneve, al contrario, era terrorizzata:
“E’ forse un altro sgherro di Grimilde?” aveva pensato. E senza pensarci due volte gli aveva voltato le spalle e si era inoltrata nella pericolosa Foresta di Mezzo.
 
Ora, sperduta in mezzo a quegli alberi centenari ed immersa in quella penombra infinita, comprendeva di aver agito da stupida. Avrebbe dovuto uscire dalla Foresta di Mezzo alla prima occasione, dopo aver seminato il cacciatore, e prendere un sentiero che la portasse il più velocemente possibile fuori dal reame. Invece aveva continuato a correre senza una meta, graffiandosi con i rovi e le piante, sobbalzando per ogni ombra o rumore insolito.
Alla fine si era accasciata in quella radura e prendendo la testa tra le mani aveva dato libero sfogo al pianto che era bloccato nel suo petto fin da quando Grimilde aveva deciso di eliminarla.
“Perché a me! Perché?” pensava. Una presenza silenziosa la distolse dai suoi rimuginii: alzò gli occhi e scattò in piedi alla vista di una bambina dai lunghi capelli biondi, che indossava un mantello rosso. Biancaneve sentì montare nuovamente la paura.
“Lo sanno tutti che questo bosco è pieno di streghe!”
Ma la bimba sembrava innocua, anche se parecchio strana: sotto il mantello portava un vestito sgualcito e rovinato ed aveva un’aria selvatica che la armonizzava con il bosco in cui si trovavano.
La bambina piegò il capo da un lato, quasi stesse ascoltando qualcuno, poi annuì e riprese ad avanzare… E come si chinò verso di lei per prenderle la mano ed invitarla a seguirla, Biancaneve lanciò un urlo terrorizzato.
 
 
 
Angolo Autrice:
 
Una Biancaneve un po’ diversa da come ce la immaginiamo di solito, vero? xD
 
Crilu
 
 
 
   
 
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