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Autore: julsshood    19/01/2017    1 recensioni
«Sai qual è il significato del nome Deianira?» sussurrò in modo poco udibile, giocando con le dita di lui, quasi ad aver paura del fatto che qualcuno potesse sentire ciò che aveva da dire. Il ragazzo la guardò in silenzio, che con lei non sapeva mai che parole usare. Osservò le sue labbra mentre: «'Colei che distrugge il proprio amato'» diceva, un sorriso colpevole e distrutto sul volto.
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Credeva che la vita ce l'avesse un po' con lui. In realtà, sapeva che la vita era bastarda a prescindere. Solo che, no, non riusciva proprio a capire il fatto che la vita gli avesse concesso di conoscere una cosa, una persona così bella come lei. Lei che, alla fine, lo avrebbe portato alla distruzione.
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Baltimora, Maryland, USA.
Venerdì, 4 Novembre, 17:01


Novembre portava una sorta di malinconia, con sé. Quando arrivava ti entrava dentro senza neanche lasciarti il tempo di accorgertene, e ti invadeva. Ti invadeva lo spirito e l'anima con il freddo e la malinconia. Con i colori caldi che facevano da contrasto alle temperature basse. Novembre era un po' strano per Luke. Il mondo girava e la natura moriva, ma lui...lui si sentiva vivo più che mai.
Camminava a passo felpato, senza fretta, che tanto nessuno lo reclamava. Aveva saltato scuola e restava in religioso silenzio mentre percorreva quel marciapiede che lo avrebbe portato chissà dove. Il sole stava calando su Baltimora, ricoprendola di quella solita malinconia. Una malinconia che colpiva Luke in pieno viso, mentre con un calcio colpiva le foglie cadute per terra.
Morte e secche, arancioni e rosse. Luke rimase incantato da quella visione. Una cosa con colori così vivaci, come poteva esser morta?
Si diede un risposta da solo, come faceva sempre d'altronde, ed essa era che l'apparenza inganna. Che c'entrasse meno o no quella risposta con delle foglie morte, non gli importava più di tanto. Nella sua mente, quella risposta, era dettata da un ragionamento logico. Le foglie, in quel momento, lo indussero a pensare che, non tutti quelli che abbiano una determinata facciata al di fuori, siano allo stesso modo anche all'interno. In parole povere, pensava che non tutti quelli che si dimostrassero felici in realtà lo fossero per davvero. Mentre si sedeva in quel marciapiede, circondato da foglie, pensò a suo padre.
Lo associò un po' a quelle foglie con colori vivaci ma in realtà morte. Pensò anche che suo padre fosse un bugiardo dalla testa fino ai piedi per il semplice fatto che diceva di stare bene. Stava bene, stava bene. Luke sapeva che non era così, ma stava in silenzio, annuiva e cambiava discorso. In realtà non stava bene neanche lui. E il discorso non gli interessava in modo particolare, andava bene in quel modo: con le emozioni tenute dentro fino a quando il cuore non si fosse lacerato.

In quel momento, tuttavia, Luke era bloccato in una bolla. Si sentiva totalmente fuori dal mondo ma gli andava bene così; i pensieri non lo tormentavano e un'insolita pace lo cullava. Un vento leggero gli scompigliava i capelli color grano, alzati in un ciuffo disordinato, una melodia triste risuonava dalle cuffiette bianche. Luke intonava la melodia a bocca chiusa, gli occhi azzurri saettavano da una parte all'altra, cercando qualcosa che smuovesse il suo interesse. Non ci sperava tanto, tuttavia, poiché Luke era divenuto un ammasso di ossa e carne senza sentimenti. Era esilarante il pensiero di come, il Luke quindicenne, alle prime esperienze con il mondo, avesse voluto diventare apatico; così, per delle sciocchezze. Il mondo era stato stronzo con Luke, se lo ripeteva sempre, come un mantra, perché, come per accontentarlo, era divenuto apatico grazie alla morte della madre.
Niente lo smuoveva. Niente amore, dolore, paura, ansia. Vedere Luke era come vedere un cadavere camminare.
Una persona vuota. Bianca e nera.

Eppure, per volere di qualche forza maggiore, quel giorno, qualcosa -o meglio dire qualcuno- aveva attirato l'attenzione di Luke. I suoi occhi azzurri si erano fermati sulla figura di una ragazza. Ad occhio e croce, Luke, le avrebbe dato una sedicina d'anni; ella era di media statura, i capelli color caramello erano legati in due trecce ai lati del viso. Camminava a testa bassa, le mani cacciate all'interno del suo giubbotto, il passo cadenzato e il labbro inferiore tra i denti.Luke seguì i suoi passi, osservando come le trecce si muovessero quasi impercettibilmente ad ogni suo passo, notando che ogni mossa corrispondeva quasi ad un ritmo specifico; tra i capelli color caramello, Luke, notò due cuffiette bianche identiche alle sue. Si domandò cosa potesse star ascoltando, mentre Goner, nel frattempo, stava quasi terminando la sua riproduzione. La ragazza alzò la testa per un fratto di secondo, cambiando e attraversando la strada. Luke ebbe la possibilità di scorgere il colore dei suoi occhi, un marrone talmente scuro da sembrare nero. Occhi che sembravano di cioccolato fuso, a Luke fece quasi male averli visti soltanto di sfuggita.

Luke doveva capir qualcosa, però, nel momento esatto in cui lo sguardo di quella ragazza si posò dritto sul suo; nel momento esatto in cui il calore di quei occhi sembrava trafiggerlo. Per la prima volta dopo tanto, sembrò provare dolore.

Luke aveva appena visto la sua rovina, e non poteva pensare altro a quanto fosse bella.

 



Sono le 23:23, sto morendo di sonno, domani ho scuola ma sono qui ad aggiornare
anche se nessuno si caga la storia hahah sad
bando alle ciance, eccovi il primo capitolo di Deianira :) 
Spero possa piacervi tanto quanto piace a me, tanti baci!

   
 
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